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Bagni a S. Giuliano, di Pisa - Bagni antichi della Toscana - Cave di Marmi

 

(S. Giuliano Terme (e Casa Monte Bianco))

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    BAGNI ANTICHI DELLA TOSCANA. Comecchè il nome Bagni (balnea) possa applicarsi ad ogni sorta d’immersione dei corpi in un liquido qualunque, e più che altro nell’acqua naturale o preparata, potabile o minerale, terrestre o marina, qui non debbe avere luogo che l’indicazione topografica dei bagni minerali della Toscana, stati segnalati da una qualche remota autorità o almeno che portino seco indizi non equivoci di antiche terme.
    Poche province contano altrettanta copia e varietà di bagni minerali quanto quelli che possiede la Toscana; quindi non fa meraviglia, se a’tempi di Augusto, l’Etruria sola in genere di acque termali superava, al dire di Vitruvio, tutte le altre contrade d’Italia. – Vero è che la parte più ricca di bagni e la più frequentata dai Romani era quella porzione di Etruria da gran tempo assorbita nello Stato della Chiesa sotto nome di Patrimonio di S. Pietro. Infatti i
    Bagni Acquensi denominati Taurini presso Civitavecchia, quelli Ceretani sotto il vocabolo di Terme Stiliane nei contorni di Cerveteri, le Acque Apollinari di Tarquinia, e tanti altri Bagni delle romane Maremme, ai quali riferirono Strabone, Tibullo, T. Livio, Valerio Massimo, Plinio, Marziale, Scribonio Largo, Rutilio Namaziano e qualche antico Itinerario, erano situati tutti nell’Etruria meridionale, attualmente fuori dai confini prescritti alla presente opera. – Appartengono bensì alla Toscana nostra fra gli antichi bagni quelli delle acque Pisane, e di Populonia; i bagni Volterrani, Vetuloniensi, Rosellani, i Senesi di Vignone, i Sarsinatensi di S. Maria in Bagno; e forse entrano nella serie degli antichi anco le Terme di Saturnia, di Vignale, di Ripoli presso Firenze, e di molte altre località, dove furono o dove esistono polle di acque minerali, mercè cui molti paesi portano tuttora il vocabolo generico di Bagnara, Bagnaja, Bagno, Bagnolo, Bagnone, Bagnoro, ai quali
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    nomi rinvio il lettore.

    BAGNI A S. GIULIANO o di Pisa (
    Aquae calidae Pisanorum). Terme antiche, presso le quali esiste il Villaggio de’Bagni a S. Giuliano circa 3 miglia toscane a greco di Pisa, Capoluogo di Comunità e sede di un Potestà nella Diocesi e Compartimento pisano. – Risiedono i Bagni sulla strada Regia alle falde occidentali del Monte Pisano, e segnatamente sull’orlo di uno scavo semicircolare del Monte Bianco, così detto dal colore, e più comunemente di S. Giuliano, da una piccola chiesa distrutta. – Trovansi nel grado 28° 6’ longitudine e 43° 46’ latitudine mezzo miglio toscano distanti dall’antico Acquedotto delle calidae acquae, trasforamato con poca variazione in Caldaccoli.
    Generalmente si crede che a queste acque termali volesse riferire Plinio Seniore, quando citò come una rarità, che le ranocchie nascevano nelle acque calde dei Pisani. Una meno incerta testimonianza dell’uso che sino dai tempi Romani si faceva de’Bagni di Monte Pisano ci resta nel frammento di un’iscrizione riportata dal Cocchi, relativa a un’edicola dedicata dal liberto di nome Erote, mentre esercitava le funzioni di Aquario, o custode de’Bagni in questione.
    La verità del fatto narrato da Plinio fu riscontrata e confermata anche dal Cocchi nella sua bella descrizione dei Bagni di Pisa. – Nei secoli susseguenti a quell’età non si trova più menzione alcuna dei medesimi sino al secolo XII. Fornì occasione di parlarne uno scontro ostile seguito nel 1105 tra i Pisani e i Lucchesi, nei contorni dei Bagni di Monte Pisano. (COCCHI
    opera citata)– È invalsa altresì la comune tradizione, comecchè di ciò non si abbia alcuna sicurezza, che anche queste terme, come quelle di Casciana furono edificate o restaurate dalla famosa contessa Matilde. Non lascia dubbio però che i Bagni
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    medesimi fossero sin da quel secolo molto a cuore al Comune di Pisa l’Editto Pretorio intitolato Breve Pisani Communis, pubblicato sino dal 1161. Ivi fra i diversi doveri del Potestà, sono distinti in un apposito capitolo quelli relativi alla pulizia e governo dei Bagni di Monte Pisano, nelle stagioni della bagnatura, cioè dal marzo sino a tutto ottobre. – È in tale statuto, dove si conosce la diligenza adoperata dai pisani per li scoli delle acque, la costruzione e manutensione del ponte sul canale navigabile tra i Bagni e la Città, reso nel decorso secolo più facile e più copioso di acque mediante l’ingegnosa e magnifica impresa, idraulica che porta una porzione delle acque del Serchio a Pisa, passando allato ai Bagni.
    Al principio del secolo XIV furono dalla Repubblica di Pisa restaurate le Terme, ampliate le fabbriche, e circondato il luogo di mura castellane, nella stessa guisa che fu contemporaneamente (cioè nel 1311) praticato per il Bagno a Acqua nelle Colline pisane, mentre era potestà di Pisa Federigo conte di Montefeltro.
    A questo stesso muramento de’Bagni occidentali riferiscono due iscrizioni in marmo riportate dal celebre Cocchi nell’opera citata. Ritornarono in credito, e di nuovi comodi furono ornati dopo, il 1370, quando Pietro Gambacorta signore di Pisa per consiglio del suo medico Ugolino da Monte Catino vi si recò più stagioni a fare uso dei Bagni Pisani, dove fece costruire una decente abitazione.
    Caduta Pisa in potere dei Fiorentini, anche i suoi Bagni ebbero a soffrire la loro sventura, poiché il capitano del vincitore, Bertoldo degli Orsini conte di Sovana, fece rovinare le Terme e diroccare tutte le fabbriche.
    Furono esse ripristinate nel 1597 dal Granduca Ferdinando I, nel tempo stesso in cui, per rimettere questi Bagni in riputazione, il Sovrano medesimo ordinò al medico Mercuriale un’elegante descrizione sui pregi delle Terme
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    Pisane, e decretò un regolamento economico e amministrativo da servire di norma nella stagione delle bagnature. – Trascurato in seguito sì utile stabilimento, Ferdinando II ordinò il ristauro degli edifizi, e quindi Cosimo III, nel 1684, per 2000 scudi vendè albergo e Bagni con tutti i gli annessi alla pia casa della Misericordia di Pisa, la quale vi fabbricò una decente casa d’alloggio.
    Per lungo tempo le Terme pisane si mantennero in mediocre fortuna, sia per scarsezza di comodi privati, sia di necessari lavori economici e idraulici intorno ai Bagni, i quali languirono al pari di tutte le cose pubbliche del Granducato, in proporzione che languiva e poi si estinse la Dinastia Medicea. Salito però sul trono della Toscana l’imperatore Francesco I, rianimando esso una lunga e fatale inerzia, non perdè di mira i Bagni di Pisa; allorchè comandò nel 1742 una più solida e magnifica riparazione con l’aggiunta di varii edifizi per uso pubblico e privato. Alla munificenza di quel monarca dobbiamo la dotta e forbita descrizione pubblicata dal filosofo Mugellano, cui Algarotti rimproverò di avere decantato le Terme pisane quasi rimedio universale, scrivendo più da gentile cortigiano che da medico fisico, onde gratificare il suo benefattore.
    In una piazza ornata di due Fontane sono i Bagni distribuiti in due stabilimenti isolati, dove trovansi combinate commodità, pulizia ed elganza. Sono distanti uno dall’altro circa 70 passi; si chiama uno il
    Bagno Orientale, l’altro il Bagno Occidentale.
    Esistono in queste Terme varie scaturigini; la più copiosa fra esse porta il distintivo di sorgente
    Maestra e somministra acqua a sei bagni grandi e a un maggior numero di bagnetti e alle docce.
    Nel Bagno orientale la polla del
    Pozzetto è la più calda di tutte. Quella del Bagno denominato degli Ebrei, fuori
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    dei due recinti, è la più fredda. La prima si trova a 33 gradi, l’altra a 24. L’acqua è limpidissima e senza sensibile odore, finchè è calda, il calore naturale è un poco vario nelle diverse polle, le quali segnano dai 24° sino ai 33° del termometro di Réaumur. Tutte formano alla superficie una pellicola tartarosa che abbandonano col tempo, e ne incrostano il bacino, i continenti tutti, e qualunque corpo che vi si tiene immerso, per la quantità di carbonato calcareo magnesiaco che abbandonano con una parte di calore.
    Alle opere pubbliche fu aggiunta quella di una decente chiesa, mentre non vi era che una piccola cappella contigua a un ospedaletto, intitolata a S. Bartolommeo. Fu l’arcivescovo di Pisa Francesco Guidi quello che ne fece erigere una sotto l’invocazione dei SS. Luigi e Ranieri, la quale posteriormente venne eretta in cura di anime addetta alla Primaziale di Pisa.
    Le sorgenti di queste Terme appartengono alle
    acque acidule terminali, a differenza di quelle che scaturiscono poco lungi di là appiè del monte medesimo presso Asciano (Vedere ASCIANO nel Pian di Pisa)– Secondo l’analisi che di esse pubblicò il professor Giorgio Santi sulla fine del secolo XVIII, ogni cento libbre d’acqua della sorgente Maestra contengono le seguenti sostanze:

    Acido carbonico, poll. cub. 187

    Carbonato di calce,
    grani 281
    Carbonato di magnesia,
    grani 87
    Idroclorato di soda,
    grani 265
    Idroclorato di magnesia,
    grani 199
    Solfato di soda,
    grani 203
    Solfato di calce,
    grani 969
    Solfato di magnesia,
    grani 325
    Alluminia,
    grani 46
    Silice,
    grani 12
    Totale,
    grani 2387

    L’utilità dei Bagni di che si tratta viene segnalata e confermata da molti scrittori che hanno trattato di queste Terme, e che conobbero di efficacia più costante nelle seguenti affezioni morbose. –
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    Usate in bevanda si rendono esilaranti, ed antisettiche, sciolgono gli umori viscosi, sono mondificanti, astersive, antelmintiche; promuovono la traspirazione e le orine, calmano i vomiti eccessivi e i dolori dello stomaco; distruggono le cagioni delle diarree, e dissenterie ostinate; sono efficacissime a curare l’itterizia, a far sparire la clorosi, e la cacchessia, ad espellere le renelle, e giovano in tutti i casi d’iscuria, di diabete e di altre malattie dei reni e delle vie orinarie. – Per immersione sono indicate giovevoli ai romatismi, podagra, micranie periodiche, affezioni ipocondriache, isteriche, rogna, erpeti, scorbuto, itterizia, rachitide. – Per doccia astergono le ulceri, distruggono gl’ingorghi, i tumori, gli ascessi ec.
    Comunità de’Bagni a S. Giuliano. – Fu eretta con motruporio del Gran Duca LEOPOLDO I, emanato li 17 giugno 1776 quando furono riuniti in una sola amministrazione 31 comunelli già spettanti alla Potesteria di Ripafratta. La medesima Comunità subì verso il 1812 una diminuzione di territorio posto alla destra del Serchio, quando fu eretta la Comunità di Vecchiano (Vedere VECCHIANO); e una più recente dal lato australe, allorchè furono assegnati alla Comunità di Pisa i popoli della pieve di Calci, di S. Bartolomeo a Tracolle e di S. Andrea a Lama nel valloncello di Calci. – Attualmente il territorio comunitativo de’ Bagni a S. Giuliano comprende 22 popoli con sei annessi. Ha una superficie di 27114 quadrati, dei quali 1508 quadrati sono occupati da corsi di acqua e da strade ed ha una popolazione di 13631 abitanti che corrispondono a circa 400 persone per ogni miglio quadrato.
    Quanto fia mai consolante un tal quadro statistico per il Principe, per il suddito, per l’amico degli uomini, lascio dirlo a chi riflette che nella stessa superficie di suolo non si trovavano, nell’anno 1551, per ogni miglio quadrato più che 81 abitanti, quasi nantes
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    in gurgite vasto, aumentati sino al numero di 175 nell’anno 1745, mentre appunto la dinastia Austro-Lorenese felicemente regnante dava eccitamento e vigore a tutte le membra della invecchiata Toscana.
    Confina da maestro a levante con tre Comunità del Granducato, dal lato di greco e settentrione con altri due Comuni del Ducato di Lucca mediante la cima del Monte:
    Per cui i Pisan veder Lucca non ponno. – A maestro-ponente tocca la Comunità di Vecchiano lungo il fiume Serchio, a partire dall’ultimo sprone occidentale del Monte Pisano sino alla bocca del Serchio, e di là per il lido sino alla foce del fiume Morto, il di cui corso rimonta dal lato di ostro, avendo a confine la Comunità di Pisa, con la quale prosegue per il fosso di Maltraverso vecchio, quindi per quello dei mulini va a trovare lo stradone di Ghezzano. Di costà si dirige lungo la destra sponda dell’Arno che percorre nella sinuosa arcata che forma il fiume attorno a S. Vittorio in Campo, dove ha di fronte la Comunità di Cascina sino alla confluenza del torrente Zambra di Calci. Ivi volgesi a scirocco rimontando verso il canale di Calci, dove ritrova la Comunità di Pisa: e con essa sale il poggio del Romito sino al monte Verrucchino. Qua essa incontra i termini artificiali, lungo i quali percorre a contatto del Ducato di Lucca per l’alto piano di S. Maria del Giudice passando alle spalle del poggio del Castellare di Asciano, del monte Bianco, di quelli della Mulina di Ripafratta e Pugnano, di dove per rio Magno scende all’Eremo di Rupe Cava, e di là al luogo detto Farneta, presso il quale taglia la strada Regia Lucchese, e quindi ritrova il fiume Serchio dirimpetto a Nozzano.
    Il territorio della Comunità de’Bagni dal lato occidentale e
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    meridionale consiste in pianura, stata in origine fondo di mare, quindi divenuta palustre e poscia bonificata dalle torbe trascinate dalle acque correnti e precipuamente dai due fiumi maggiori che fiancheggiano il territorio dei Bagni. Il suolo di questa pianura è d’indole in generale palustre ed umida: e tale specialmente si mantiene nella direzione di scirocco del Capoluogo, dove tuttora esiste un buon spazio di suolo occupato dalla palude di Agnano. Ben è vero altresì che la palude suddetta va di giorno in giorno a restringere di grandezza mercè le attuali operazioni idrauliche. (Vedere AGNANO del Pian di Pisa) Dal lato di settentrione e di levante fanno spalliera le rupi calcaree del Monte Pisano. – Però non di solo terreno calcareo è costituita la parte del Monte Pisano compresa nella Comunità de’Bagni, mentre è questo uno di quei pochi monti della Toscana dove riscontrare si possono le tre rocce fondamentali stratiformi che costituiscono la grande ossatura dell’Appennino. Se non che le medesime vedonsi costà cambiate alquanto di fisionomia, e di un tessuto diverso dal terreno appenninico, mediante un incognito agente intestino che sollevò queste masse stratiformi, convertendo quelle di natura calcarea in marmo, in calcareo fetido, o cavernoso, o subgranulare; e all’incontro modificando le arenarie in una specie di breccia quarzosa, cui fu dato il nome di Verrucano per trovarsi più che altrove sul Monte Verruca; mentre lo schisto argilloso vedesi trasformato in un’ardesia talcosa. – Vedere MONTE PISANO.
    Le grandi masse calcaree convertite in bardiglio, o in marmo così detto pisano, costituiscono quasi tutta quella parte del Monte che sporge a occidente dal lato dei Bagnia S. Giuliano. – Sopra ai monti di Asciano predomina la breccia del Verrucano, cui fanno corona piccoli poggetti marmorei a quello addossati. All’opposto, dal lato delle Moline e a Rupe Cava
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    le rocce arenarie sovrappongono immediatamente alla calcarea. Quest’ultima in molte località trovasi ridotta in marmo bianco pagliato e venato di giallo, o di colore celestognolo consimile al così detto Bardiglio, adoprati tutti per usi architettonici sino dai tempi romani. A questi marmi del Monte Pisano probabilmente riferire volle Strabone, quando disse che Pisa era doviziosa di marmi e di materiale da costruzione navale.
    Già si è avvertito che una delle minerali ricchezze di questo territorio ha dato nome e celebrità alla Comunità de’Bagni. Del restante non vi hanno che deboli indizi di sulfuri di ferro e di rame fra le Mulina e Pugnano. (
    Vedere GIORNALE PISANO fascicoli 70 e 71. Studi Geologici sulla Toscana del professor P. Savi).
    In quanto ai prodotti di suolo, sovrabbondano in pianura le granaglie, le pasture e i frutti. Fra questi havvi anche la vite, sebbene essa dia un vino che maledirebbe il Redi quanto quello del pian di Lecore. Migliore vino però e migliori frutte forniscono i poggi che fanno corona ai Bagni, in parte vestiti di vigneti, di ulivi, di castagni ed altri frutti, e in parte rimasti nudi e spogliati di piante di alto e basso fusto, e di quelle folte pinete decantate dal Poliziano (
    Vedere AGNANO). Forse anche le Farnie lasciarono il nome al luogo di Farneta in Rupe Cava, e il faggio al monte di Faeta sopra a Agnano.
    Il clima de’Bagni è tiepido e mite in inverno, rinfrescato in estate dal soffio del maestrale che regolarmente si desta verso le ore undici del mattino. Senza il qual refrigerio la calda stagine sarebbe molesta in cotesta situazione, dove si respira un’aria salubre sì, ma alquanto umida nelle ore vespertine. Questo difetto però và sensibilmente a diminuire mercè le operazioni idrauliche e le
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    cure che si adoprano dall’Ufizio dei Fossi, e dai possidenti terrieri ad oggetto di prosciugare gli acquitrini, far sparire le paludi, e tener puliti li scoli delle tante dogaje, fossi e canali, che attraversano in vari sensi la pianura Pisana, di cui fa parte la quella de’Bagni. Il maggiore di questi fossi è quello chiamato Maltraverso, quasi Martraverso, il quale riceve li scoli del fosso della Vicinaja e del padule di Agnano prima di entrare nell’alveo del fiume Morto, e dopo raccolti li scoli di un vistoso numero di minor dogaje.
    Influisce in esso tra i fossi maggiori, a destra il Fosso dell’Anguillara, a sinistra la Fossa Cuccia, canali tutti rammendati nelli statuti pisani del 1284.
    Quasi tutta la campagna compresa nella Comunità de’Bagni, se si eccettua il
    Fosso Macinante, confluisse per vari rami nel Fiume Morto, il quale anticamente era un ramo del fiume Serchio, e ritornava a vuotarsi in esso prima di giungere alla spiaggia. Fu pensiero del cel. Castelli quello di voltare lo scolo della pianura fra l’Arno e il Serchio direttamente nel mare, progetto che riescì felicemente, e da quel tempo in poi questa parte della pianura pisana cominciò a prendere un migliore aspetto: essendo stati a poco a poco con i soli mezzi dell’arte agronomica spurgati, ristretti e fatti anche sparire diversi paludetti, fra i quali ve n’erano ancora intorno a’Bagni, bonificati durante il governo dell’Augusto Bisavo di chi regge attualmente i destini della Toscana.
    Il canale del
    Fosso Macinante o di Ripafratta che dal Serchio si dirige rasente il Monte Pisano ai Bagni, e di là alla vicina città, offre un gran commodo per i navicelli che fanno il tragitto da’Bagni a Pisa. Fu opera di grande spesa e di sommo artifizio ordinata dal Gran Duca
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    Cosimo I, onde condurre dal Serchio una gran gora per servizio di più mulini, la quale gora riceve nel tempo stesso li scoli dei poggi del Monte che avvicina.
    Magnifico è l’acquedotto che attraversa sopra 400 arcate la pianura de’Bagni da Asciano a Pisa, e di cui si è fatto cenno all’articolo ACQUEDOTTI DI PISA.
    Molte, ampie e ben tenute sono le strade rotabili comunitative e provinciali aperte nel territorio di questa Comunità, oltre le due Regie di Pisa a Lucca, e di Pisa al Serchio, che trapassano per lo stesso territorio.
    Ai Bagni a S. Giuliano risiede un Potestà di prima classe che ha la giurisdizione civile nella Comunità de’Bagni e in quella di Vecchiano, mentre per il criminale e per la polizia dipende direttamente dal Governatore di Pisa, dov’è la Cancelleria, l’Ufizio dell’Esazione di Registro, e quello della Conservazione delle Ipoteche. – L’amministrazione de’Bagni è affidata a un I. e R. Opera preseduta dal Governatore di Pisa, con due deputati, due medici, due chirurghi, un cassiere, un guardaroba ed altri impiegati.

    QUADRO della Popolazione della Comunità de'BAGNI a S. GIULIANO sotto tre epoche diverse

    Popolazione dell'anno 1833

    - 1 nome del luogo: Agnano, titolo della chiesa: S. Jacopo,
    abitanti n° 469
    - 2 nome del luogo: Arena, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista (Pieve),
    abitanti n° 575
    - 3 nome del luogo: Asciano, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve),
    abitanti n° 1369
    - 4 nome del luogo: BAGNI A S. GIULIANO, titolo della chiesa: SS. Luigi e Ranieri,
    abitanti n° 575
    - 5 nome del luogo: Cafaggio Reggio e Metato, titolo della chiesa: S. Jacopo,
    abitanti n° 471
    - 6 nome del luogo: Campo, titolo della chiesa: S. Giusto (Pieve),
    abitanti n° 877
    - 7 nome del luogo: Colognole, titolo della chiesa: SS.
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    Ippolito e Cassiano, abitanti n° 367
    - 8 nome del luogo: Colignola, titolo della chiesa: S. Jacopo e Cristofano,
    abitanti n° 674
    - 9 nome del luogo: Gello di Val d'Oseri, titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista,
    abitanti n° 1063
    - 10 nome del luogo: Ghezzano, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista,
    abitanti n° 400
    - 11 nome del luogo: Limiti e Covinaja, titolo della chiesa: SS. Pietro e Paolo,
    abitanti n° 498
    - 12 nome del luogo: Madonna dell'Acqua, titolo della chiesa: SS. Concezione di Maria,
    abitanti n° 651
    - 13 nome del luogo: Mezzana, titolo della chiesa: S. Maria Assunta,
    abitanti n° 471
    - 14 nome del luogo: Mulina di Quosa, titolo della chiesa:SS. Lucia e Fabiano,
    abitanti n° 818
    - 15 nome del luogo: Orzignano, titolo della chiesa: S. Bartolommeo,
    abitanti n° 380
    - 16 nome del luogo: Pappiana, titolo della chiesa: S. Maria Assunta,
    abitanti n° 488
    - 17 nome del luogo: Pescajola, titolo della chiesa: S. Andrea,
    abitanti n° 206
    - 18 nome del luogo: Ponte al Sechio, titolo della chiesa: S. Michele,
    abitanti n° 979
    - 19 nome del luogo: Pugnano, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista (Pieve),
    abitanti n° 376
    - 20 nome del luogo: Rigoli e Corliano, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista (Pieve),
    abitanti n° 630
    - 21 nome del luogo: Ripafratta, titolo della chiesa: S. Bartolommeo,
    abitanti n° 692
    - 22 nome del luogo: Ulmiano, titolo della chiesa: S. Martino,
    abitanti n° 543
    - Somma:
    abitanti n° 13599
    - FRAZIONI di Popolazione proveniente da Parrocchie fuori della Comunità
    nome del luogo: Caprona, titolo della chiesa: S. Giulia (Pieve), comunità nella quale è stata situata. Pisa,
    abitanti n° 32
    - Totale:
    abitanti
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    n° 13631

    Popolazione compresa nel territorio di cui è formata la Comunità dei BAGNI a S. GIULIANO

    - nell'anno 1551, abitanti n° 2789
    - nell'anno 1745,
    abitanti n° 5966

    BAGNI A S. GIULIANO nella Valle inferiore del Serchio – Si aggiunga infine. L’ingegnere di Circondario comprende oltre le due Comunità de’ BAGNI A S. GIULIANO e di VECCHIANO, anche il Comunello di Calci spettante al territorio comunitativo di PISA.
    La popolazione della Comunità dei
    Bagni a S. Giuliano nel 1833 comprese le sue frazioni, era di 13631 abitanti e nel 1815 contava 15631 individui, cioè:

    Agnano,
    Abitanti N.° 503
    Arena,
    Abitanti N.° (ERRATA: 767) 677
    Asciano,
    Abitanti N.° 1704
    BAGNI A S. GIULIANO,
    Abitanti N.° 730
    Cafaggioreggio e Metato,
    Abitanti N.° 610
    Campo,
    Abitanti N.° 770
    Colignola,
    Abitanti N.° 703
    Colognole,
    Abitanti N.° 391
    Gellod’Ozeri,
    Abitanti N.° 1264
    Ghezzano (
    porzione), Abitanti N.° 460
    Limiti (
    pisano), Abitanti N.° 615
    Madonna dell’Acqua (
    porzione), Abitanti N.° 748
    Mezzana,
    Abitanti N.° 481
    Mulina di Quosa,
    Abitanti N.° 898
    Orzignano,
    Abitanti N.° 504
    Pappiana,
    Abitanti N.° 569
    Pescajola,
    Abitanti N.° 201
    Ponte al Serchio,
    Abitanti N.° 1226
    Pugnano,
    Abitanti N.° 431
    Rigoli e Codiano,
    Abitanti N.° 69
    Ripafratta,
    Abitanti N.° 783
    Ulmiano,
    Abitanti N.° 687

    Annessi

    Caprona; da Vico Pisano, Abitanti N.° 31
    TOTALE
    Abitanti N.° 15651
Localizzazione
ID: 360
N. scheda: 4640
Volume: 1; 6S
Pagina: 208 - 212; 19
Riferimenti: 4641, 53410
Toponimo IGM: S. Giuliano Terme (e Casa Monte Bianco)
Comune: SAN GIULIANO TERME
Provincia: PI
Quadrante IGM: 104-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1616084, 4846602
WGS 1984: 10.44301, 43.76493
UTM (32N): 616148, 4846776
Denominazione: Bagni a S. Giuliano, di Pisa - Bagni antichi della Toscana - Cave di Marmi
Popolo: SS. Luigi e Ranieri ai Bagni a S. Giuliano
Piviere:
Comunità: Bagni a S. Giuliano
Giurisdizione: Bagni a S. Giuliano
Diocesi: Pisa
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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