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Dizionario Geografico Fisico
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Bagni, Bagno di S. Filippo - Acque minerali

 

(Casa Rosia)

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    BAGNI, o BAGNO DI SAN FILIPPO in Val d’Orcia, sul torrente Rondinaia, nella cui vallecola scaturiscono le acque termali, un miglio e mezzo a scirocco della Posta di Ricorsi, nella Comunità Giurisdizione e 5 miglia toscane a settentrione dell’Abbadia S. Salvatore, 6 miglia toscane a maestro di Radicofani, nella Diocesi di Chiusi, Compartimento di Siena. – Chi ha letto il viaggio pittorico della Toscana,e poi visitato la situazione di questi Bagni, inarcherà per stupore le ciglia a ritrovare, invece di un luogo ameno, d’aria salubre con una vasta pianura al settentrione e molte comode abitazioni, piuttosto un meschino casale circondato da mofete nel fondo di un’augusta soffocante fossa, dove fra il luglio e il settembre si trovano tutti insieme E di Sardigna e di Maremma i mali. Il fabbricato consiste in poche capsule, ove nulla vi ha che non respiri tristezza, in un cadente fabbricato per uso de’Bagni, in una chiesina dedicata a S. Filippo che fu un tempo cura e diede il nome al villaggio. Esistono altresì le rovine di vecchie terme, delle quali per altro non si ha documento anteriore al secolo XIV. Il vilaggio di S. Filippo con le sue pertinenze fu per lungo tempo di proprietà dei monaci della vicina Abbadia del Montamiata, da cui passò agli Orvietani, e quindi ai Visconti di Campiglia o loro consorti, e finalmente alla Repubblica di Siena.
    Un potentissimo banco di candida incrostazione tartarosa qua e là suddiviso in grandiose moli di travertino cuopre il terreno marnoso, da cui è costituita la collina de’Bagni sino alle falde del monte Zoccolino, dove subentrano le rocce stratiformi, coperte esse stesse più in alto da immense rupi di peperino (
    truchite).
    Le acque di S. Filippo scaturiscono da spacchi di travertino, e per vari vivi discendono da una
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    discoscesa collina, mentre riscuoprono il suolo di un’incrostazione farinacea, dell’aspetto e forma della gragnuola, innanzi che precipitino in un tonfane dove giacciono i Bagni e il Casale. La quantità del carbonato di calce, che le acque rilasciano per via, è così vistosa, che non solamente se ne rivestono quei campi, le pietre, le piante, i legni e qualunque siasi corpo, ma ancora a tale altezza lo stesso deposito s’innalza intorno alle scaturigini, che queste trovansi spesso volte costrette a cambiare via e aprirne delle nuove per altre direzioni. Senza riferire qui l’opinione dell’insigne geologo Aless. Brogniart sulla doppia età e formazione dei travertini di S. Filippo, parte dei quali (come le moli della superiore collina intorno all’eremo di S. Filippino) egli suppone di epoca Saturniana, mi limiterò a rammentare i bei lavori in basso rilievo che sogliono ottenersi, mercè tali concrezioni, dagli amatori di belle arti. – Devesi all’ingegnere Leonardo Vegni l’industrioso metodo di riempire con l’incrostazione delle acque termali di S. Filippo le forme concave che vi si espongono; e ciò mediante la caduta dell’acqua medesima dall’alto sopra legni traversi sospesi alquanto da terra. Intorno all’apparato stanno appese quelle forme che si vogliono destinare a ricevere li spruzzi dell’acqua, perché ivi si depositi in tenuissime molecole il candido tartaro. L’operazione può farsi più lenta o più sollecita, e ciò a proporzione che si avvicina o si allontana la caduta dell’acqua ad effetto di abbandonare una minore o maggiore dose di calce carbonata.
    Le acque di S. Filippo furono sempre e sono tuttora accreditate per curare i dolori artritici, i romatismi, i mali cutanei. Nel 1635, vi guarì da un mal di capo il Gran Duca Ferdinando II, come apparisce da un’iscrizione tolta dalle vecchie dirute Terme.
    Vi è adesso un bagno, a cui ricorrono gli abitanti del Montamiata e
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    dei vicini paesi per liberarsi da alcune sozzure segnatamente nei casi non in frequenti di rogna. Baldassarri e Vegni entrano nel numero dei dotti che hanno illustrato la storia naturale di questo paese. Dobbiamo però a Giorgio Santi i pochi saggi analitici delle acque di S. Filippo, dai quali risultati si rileva che la loro temperatura, presa a una delle sorgenti, fu trovata di gradi 37 1/2; e a un’altra polla di gradi 39 1/2, mentre il termometro segnava all’aria libera gradi 23.
    Le acque di S. Filippo tramandano un odore leggermente solforoso; al gusto sono di un sapore alquanto agretto e ingrato; limpide alla scaturigine; albeggianti e bollose col moto, mentre abbandonano per via con una parte di calorico l’acido carbonico e idrosolforico in stato libero e gassoso, il carbonato di calce in stato insolubile, unitamente a una minor dose di solfato di calce e piccolissima di magnesia. –
    Vedere SANTI, viaggio al Montamiata.

    BAGNI DI SAN FILIPPO. – Si aggiunga. – Nel 1485 nei mesi di settembre e ottobre ricorse a questi Bagni il Magnifico Lorenzo de’ Medici, dopo avere fatto uso nella precedente primavera dei bagni a Morba: e fu da questi di S.Filippo, di dove il Magnifico scriveva alcune lettere ai Signori Nove di Siena. – (ARCH. DELLE RIFORMAG. SAN.)
Localizzazione
ID: 366
N. scheda: 4720
Volume: 1; 6S
Pagina: 226 - 227; 18 - 19
Riferimenti: 4850, 44300
Toponimo IGM: Casa Rosia
Comune: CASTIGLIONE D'ORCIA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 129-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1720503, 4756407
WGS 1984: 11.70292, 42.92996
UTM (32N): 720566, 4756581
Denominazione: Bagni, Bagno di S. Filippo - Acque minerali
Popolo:
Piviere:
Comunità: Abbadia S. Salvatore
Giurisdizione: Abbadia S. Salvatore
Diocesi: Chiusi
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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