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Rovezzano

 

(Rovezzano)

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    ROVEZZANO (Rovetianum) nel suburbio orientale di Firenze. – Due borghi omonimi lungo la strada postale Aretina, da cui prendono il vocabolo due chiese parrocchiali (S. Michele e S. Andrea), la prima delle quali è miglia due, la seconda miglia 2 e 1/2 a levante di Firenze. – Di Rovezzano inoltre porta il titolo una Comunità nella Giurisdizione del Bagno a Ripoli, Diocesi e Compartimento di Firenze.
    Trovasi in pianura fra le estreme falde meridionali del poggio di Settignano e la sponda destra dell'Arno, nel meridiano stesso di Firenze, miglia due e mezzo a settentrione del Bagno a Ripoli e circa miglia 7 e 1/2 a ponente del Pontassieve.
    Il nome di questo Rovezzano comincia a incontrarsi verso il principio dei secolo XI fra le carte
    dell'Arch. Arciv. fiorentino, una delle quali del marzo 1043, rogata dal notaro Fiorenzo. E un istrumento di compra e vendita di un pezzo di terra della misura di 10 stiora e 10 panora posto a Rovezzano.
    Anche più importanti sono i documenti seguenti rispetto ad alcune famiglie magnatizie fiorentine che fino da quella remota età ebbero poderi, case, ville e mulini in Rovezzano. Tale è una scrittura del 3 luglio 1077
    pubblicata dal Camici nel volume secondo della stia Continuazione de’Marchesi di Toscana, con la quale i messi e castaldi della gran contessa Matilda stando in Firenze approvarono la donazione fatta da Adimaro del fu Bernardo, e da donna Gasdia sua cognata vedova di Ubaldo e figlia del fu Cici, (forse Cerchi), viventi a legge Ripuaria, in favore del capitolo della cattedrale fiorentina, cui avevano ceduto varie terre, vigne, corti e alcuni predj dominicali posti nei confini di Rovezzano e di Varlungo, beni tutti che si qualificano dentro i
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    confini del piviere di S. Pietro a Quarto, ossia a Ripoli, pervenuti nei fratelli prenominati, Adimaro e Ubaldo, per paterna e materna eredità.
    Che cotesti fratelli Adimaro e Ubaldo figliuoli di Bernardo fossero nipoti di un altro Adimaro, stato conte ed autore della oltracotante e potente schiatta degli
    Adimari, lo farebbe credere fra gli altri un’istrumento del 1046 di novembre rammentato all'Articolo EMA (S. PIETRO A); in favore della qual chiesa Bernardo del fu conte Adimaro, stando in Firenze, rifiutò alcune terre che contendeva al rettore della medesima. Quel conte Adimaro poi padre di Bernardo nasceva da un marchese Bonifazio figlio di Teobaldo, ossia Ubaldo, vissuto nel 988, anno in cui lo stesso March. Bonifazio dono alla Badia a Settimo il padronato delle chiese di S. Donato a Lucardo e di S. Martino alla Palma. – Vedere LUCARDO, PALMA (S. MARTINO ALLA) e ABAZIA DI SETTIMO.
    Anche all’
    Articolo ADIMARI (S. GAVINO) accennai come assai probabile che cotesto vocabolo traesse origine dalla famiglia Adimari, la quale ebbe giurisdizione e podere in quella parte del Mugello, dove figurarono più tardi i conti Alberti e gli Ubaldini.
    Sul qual proposito non credo inutile di
    richiamare alla memoria un atto di permuta, rogato nel 9 maggio 1124, fra il capitolo della chiesa fiorentina da una parte ed Ubaldino e Bernardo fratelli e figliuoli che furono di un Adimari dall'altra parte. – (LAMI, Monum. Eccl. Flor.)
    Io non saprei dire peraltro se quel
    Cici o Circi padre di donna Gasdia, la quale nei 1077 si qualificava vedova di Ubaldo di Bernardo Adimari, avesse che fare con l'altra famiglia magnatizia fiorentina de'Cerchi; so bensì che questa nel secolo
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    XIII ed anche posteriormente possedeva in Rovezzano ville, terreni, case e mulini. – In prova di che mi si offre una scrittura della Badia di Vallombrosa del 9 gennajo 1323, nella quale si tratta della vendita fatta da Filippo dei fu mess. Niccola de’Cerchi della sua porzione di terreni, case, torri e palazzi posti nel popolo di S. Michele a Rovezzano, fra i quali alcune mulina abbruciate.
    Cotesta ultima espressione ci richiama al fatto tragico accaduto a mess. Niccola de’Cerchi capo de'Ghibellini bianchi, padre che fu di Filippo prenominato, fatto che trovasi registrato da Giovanni Villani nella sua Cronica (Lib. VIII cap. 49.) quando «nel giorno di Pasqua del Natale del 1301 andando Niccola al suo podere e molino passava cori altri amici a cavallo perla piazza di Santa Croce, e che Simone di mess. Corso Donati, nipote per madre del detto Niccola, co'suoi compagni seguitò a cavallo il Cerchi, e raggiuntolo al Ponte d’Affrico fu assalito, e senza colpa o cagione fu morto e atterrato da cavallo. Sennonchè la pena fu apparecchiata alla colpa (prosegue il Villani) poiché ferito il detto Simone da mess. Niccola per lo fianco, la notte stessa morì.»– E più innanzi lo storico medesimo aggiunge che nell'aprile seguente (1302) un barone di mess. Carlo di Valois venuto in Firenze paciario cercò cospirazione contro i Cerchi, gli Adimari ed altri seguaci di parte bianca contrarii a mess. Carlo di Valois fautore dell’opposto partito, per cui quei Fiorentini furono condannati come ribelli, ed i loro palazzi e beni in città e in contado disfatti. – (loc. cit.)
    Le mulina de'Cerchi situate nel popolo di S. Michele a Rovezzano con l’altre di S. Andrea e le gualchiere di Girone insieme al giardino e case pervennero in seguito mediante permuta nella famiglia Albizzi.
    Del passaggio posteriore delle mulina
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    di S. Michele dagli Albizzi nei monaci Benedettini di Firenze, accaduto nel 1490, ne parlò l'Ab. Puccinelli nella sua Cronica della Badia fiorentina, ed il Morozzo nella P II dello Stato antico e moderno del fiume Arno (pagina 103 in nota) per cui mi limiterò a dire alcunché delle mulina di S. Andrea a Rovezzano, come quelle in cui è stato eretto di corto un meccanismo che può dirsi per noi nuovo, stante il sistema accuratissimo quanto ingegnoso ed utile di macinazione.
    Anche queste mulina con le case e terreni annessi appartennero un tempo alla stessa famiglia degli Albizzi fino a che nel 1372 si staccarono da essa i fratelli Alessandro e Bartolommeo nati da Niccolao degli Albizzi, i quali ottennero dalla Signoria di Firenze di mutar arme e casato; sicché d'allora in
    poi i due fratelli ed i loro figli e successori appellaronsi degli Alessandri. – (Ammir., Stor. Fior. Lib. XIII.) – Vedere l'Articolo seguente Comunità di Rovezzano.
    Innanzi il 1278 Rovezzano aveva una sola parrocchia, cioè la chiesa di S. Michele, dalla quale fu smembrata l'altra di S. Andrea, ed eretta in parrocchiale prima dell'anno testè indicato, poiché in un’istrumento del 16 ottobre 1278 è rammentato il popolo di S. Andrea a Rovezzano, e nel 1299 la cura stessa fu registrata nel catalogo delle chiese della diocesi fiorentina sotto il piviere di S. Pietro a Ripoli insieme con l'altra di S. Michele a Rovezzano. – Il parroco di quest’ultima chiesa nel dì 8 ottobre del 1356 assisté ad un capitolo generale dei clero fiorentino. – (LAMI, Monum. Eccles. Flor.)
    La chiesa di S
    . Michele erasi resa quasi spelonca quando nel 1840 per cura dell'attual priore Leonardo De Angelis fu ridotta una delle più decenti dei
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    contorni fuori di Firenze, poiché oltre di essere stata rialzata da sei e più braccia, e messa in volta la sua soffitta, fu rifatta in forma di croce latina ornata di stucchi e di pitture a fresco dal giovine pittore Michelangelo Buonarroti con altar maggiore alla romana di marmi.
    Al tempo della Repubblica Fiorentina erano patroni delle due chiese parrocchiali gli Albizzi; e nel 1490 fu parroco commendatario di S. Michele a Rovezzano mess. Niccolao di Lucantonio di Niccolao degli Albizzi nel tempo ch'era anche priore della chiesa parrocchiale de SS. Martino e Giusto a Quona. In seguito della chiesa di S. Michele divenne patrono il popolo ed ora il Principe.
    L'altra chiesa parrocchiale, ch'è più piccola, mostravasi non meno lurida della precedente. Fu restaurata nel 1828 per cura del parroco attuale Lorenzo Casini, e ridotta ad una delle chiese più eleganti del suburbio di Firenze, avendola abbellita di stucchi e pitture a fresco dal conosciuto Ademollo, rifatta una decente canonica con oratorio annesso per uso della compagnia laicale. All’altar maggiore di quest’oratorio vedesi una tavola esprimente l’Assunzione di Maria Vergine con 12 Apostoli intorno al sepolcro, pittura reputata di Giorgio Vasari stante lo stile e la sua cifra G. V. posta a tergo della medesima.
    Questa chiesa era di giuspadronato della famiglia degli Albizzi, dalla quale passò nel March. Luca Pucci di Firenze, ed attualmente negli eredi del March. Giuseppe di lui figliuolo.
    In un piccolo oratorio, che fa la prima sagrestia, annesso alla chiesa di S. Andrea, vedesi un monumento in marmo con il busto in bassorilievo di Pietro di Bartolo scultore da S. Andrea di Rovezzano, il quale morì a dì 7 aprile del 1443.
    Più celebre nella storia delle Belle arti, sebbene più moderno, fu Benedetto da Rovezzano, tra le cui opere sopra tutti i lavori suoi furono segnalati il cammino
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    di pietra serena in casa Rosselli del Turco in Borgo SS. Apostoli e quello in casa Altoviti con un acquajo maestrevolmente lavorato sul disegno però d'Jacopo da Sansavino, il deposito di Oddo Altoviti nella chiesa de’SS. Apostoli in Firenze, l'arme Altoviti sopra la porta di quella canonica, ecc.
    Nel 1513 il medesimo Benedetto da Rovezzano lavorò con grandissima diligenza la sepoltura in marmo ricca d’intagli e di bassorilievi nella chiesa del Carmine pel gonfalonier perpetuo Pier Soderini.
    Fra le altre sue opere sono lodatissime le storie ad alto rilievo con sommo artifizio lavorate per esser messe all'altare di S. Gio. Gualberto nella chiesa di S. Trinita in Firenze, sennonché gl'indiscreti soldati all'assedio del 1529 trovando quei lavori nel palazzo del generale Vallombrosano al
    Guarlone, in gran parte li mutilarono siccome può vedersi dagli avanzi trasportati nella Galleria di Firenze.
    Il Vasari rammenta un Giovanni da Rovezzano pittore e scolare di Domenico Veneziano e di Andrea del Castagno, del quale però non è pervenuta a noi altra notizia.
    Il piccolo tabernacolo che vedesi lungo la strada regia nel popolo di S. Michele a Rovezzano rappresentante un Crocifisso fra due figure è un affresco rammentato dal Vasari fatto verso la metà del secolo XVI dal Franciabigio, mentre il gran tabernacolo situato mezzo miglio più a levante nel popolo di S. Andrea a Rovezzano, dipinto a fresco da mano ignota ma piuttosto mediocre, porta la data del gennajo dell'anno 1410. – Esso rappresenta la B. Vergine col S. Bambino, e sotto vari santi di grandezza naturale tanto nella parete di mezzo come nelle sue fiancate.

    MOVIMENTO della Popolazione delle due PARROCCHIE di ROVEZZANO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie
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    129; tatale della popolazione 679.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 124; femmine 109; adulti maschi 229, femmine 204; coniugati dei due sessi 125; ecclesiastici secolari e regolari 5; numero delle famiglie 138; tatale della popolazione 796.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 157; femmine 137; adulti maschi 166, femmine 106; coniugati dei due sessi 362; ecclesiastici secolari e regolari 4; numero delle famiglie 166; tatale della popolazione 932.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 188; femmine 147; adulti maschi 154, femmine 103; coniugati dei due sessi 349; ecclesiastici secolari e regolari 3; numero delle famiglie 163; tatale della popolazione 944.

    Comunità di Rovezzano. – Il territorio di questa Comunita abbraccia una superficie territoriale di quadrati 3765, dei quali circa 184 quadrati spettano a corsi d'acqua ed a pubbliche strade.
    Nell'anno 1833 vi abitavano stabilmente 4170 persone, a proporzione ragguagliatamente di 840 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con sole tre Comunità, cioè dal lato di ostro per circa tre miglia mediante il corso dell’Arno fronteggia con la Comunità del Bagno a Ripoli, a partire dirimpetto all'ex badia di Candeli sino alla metà della Pescaja
    della Porta S. Niccolò o della Zecca vecchia, dove sottentra di fronte a ponente la Comunità di Firenze mediante la metà destra della pescaia predetta e di là per la strada regia fuori delle mura della capitale si dirige verso la Porta a Pinti girando intorno alla piazza del mercato de’bovi, e continuando per la strada regia suburbana s'incammina a maestrale fino alle diacciaje di Porta a Pinti. Costì viene a confine il territorio della Comunità di Fiesole, col quale il nostro cambiando direzione da maestrale a levante prende la strada di Pinti per avviarsi verso S. Gervasio, finché entra nella via del Crocifisso, quindi per il così detto Riposo de’Vecchi va incontro al
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    torrente Affrico che attraversa per entrare nel viuzzo del Berchiello. Di là per lo stradino di Gignolo, piegando la fronte a settentrione grecale e poi di nuovo a levante, entra nello stradino che guida sul torrente Mensola, il quale rimonta nella direzione di settentrione sino passato il ponte di S. Martino a Mensola dove abbandona a ponente il torrente per salire verso Castel di Poggio lasciando al suo maestrale la chiesa di Vincigliata, finché per la via della Casa al Vento e quindi per termini artificiali arriva presso le sorgenti del torrente Mensola. Costassù voltando faccia da maestrale a scirocco scende sul rovescio del poggio di Monte Beni e percorrendo per termini artificiali lo sprone occidentale del valloncello di Zambra rasenta a ponente la chiesa di Terenzano, e più sotto lascia alla sua destra le ville di Montalbano e di Loretino sino a che, mediante il fossette di Girone giunge sulla strada regia postale Aretina e di là sulla ripa destra dell'Arno dirimpetto alla chiesa di Candeli.
    Fra i corsi d'acqua che attraversano o che lambiscono il territorio di questa comunità contasi fra questi ultimi l'Arno che lo bagna, a partire da
    Girone fino alla pescaia della Zecca vecchia, vale a dire per quasi tre miglia di cammino, mentre il territorio di Rovezzano a levante è attraversato dal fosso dell’Anciolina che scende da Settignano in Arno sotto le mulina di S. Andrea, ed a ponente dal torrentuccio Affrico, mentre passa nel suo centro quello di Mensola, due piccoli corsi l'acqua resi però famosi dal Boccaccio con il suo poema del Ninfale.
    Fra le principali montuosità di questo territorio si può contare quella di Monte
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    Beni nella cui cresta sorge la villa del Castel di Poggio, ad una elevatezza calcolata approssimativamente di braccia 500 sopra il livello del mare Mediterraneo.
    In quanto a vie rotabili havvi la regia postale Aretina che ampia e in linea retta fu tracciata dalla Porta alla Croce fino al primo borgo di Rovezzano, passando per la più lunga traversa nel territorio di questa Comunità. Fra le strade comunitative rotabili vi è quella detta
    di sopra parallela alla strada postale, e la via della Piagentina che rasenta la ripa destra dell'Arno, stata fino all'anno 1320 la strada vecchia del Casentino e di Romagna, la quale esciva di Firenze per via Ghibellina e la Porta Guelfa, ora chiusa, mentre la stessa via fu abbandonata dopo l'apertura dello stradone attuale che esce dalla Porta la Croce per Rovezzano.
    Dissi dopo il 1320, stante una riformagione del 14 agosto di detto anno, quando la Signoria di Firenze elesse sei deputati per disegnare e far eseguire dentro il termine di due mesi la nuova strada che dalla
    Porta alla Croce al Gorgo comandava tracciarsi in linea retta fino al Borgo di Rovezzano ed ivi attestasse con la via del Pontassieve, la quale di là diramavasi per la Romagna e pel Casentino, non potendo essere più servibile (dice la provvisione) la vecchia strada attesi i danni cagionati dal fiume Arno. Che però i deputati di cotesta operazione furono incaricati a stimare i beni e quindi indennizzarne i loro antichi possessori.
    Infatti con atto del 14 ottobre dello stesso anno 1320 i deputati fecero la consegna ai sindaci della Badia di S. Salvi di sette pezzi di terra posti presso il Guarlone e vicini alla strada vecchia in compensazione di altro terreno da quei monaci ceduto al Comune
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    di Firenze per fare la strada nuova. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia a Ripoli)
    All'Articolo GUARLONE dissi , che i nomi di Varlungo, già Vadum longum, di Guarlone, di Bisarno e Ripoli rimasti alla contrada che costeggia l'Arno sopra Firenze davano a divedere che in cotesto tratto di paese un dì l'Arno doveva vagare formando de’lunghi guadi, de 'doppi alvei, o bisarni, e delle varie ripe. Che poi presso il Guarlone esistessero delle mulina lo indicano le tracce superstiti della gora e il nome di mulinaccio tuttora rimastovi, e più di tutto lo manifesta lo storico Giovanni Villani al Cap. 117 del Lib. XII della sua Cronaca, dove l'autore medesimo progettò «un'aggiunta al muro da farsi alla destra dell'Arno che dalla coscia del ponte reale (ora la Zecca vecchia continuando verso levante prosguisse infino alle mulina di S. Salvi e così allargare la bocca e l'entrata in Firenze del fiume, acciocché crescendo le acque non venissero di sopra ai fossi e mura di quà dalla Porta alla Croce o più oltre. »
    Cotesto muro infatti fu edificato dopo la peste del 1348, né ancora era compito nell’anno 1371
    , siccome apparisce da un ordine della Signoria dato lì 23 maggio di quell'anno agli Uffiziali di Torre; imperocché volendo compiere il muro edificato appresso il fiume Arno fuori della Porta della Giustizia verso il luogo chiamato la Piagentina, ordinò loro d’imporre sopra quei terreni che avevano piccoli dazj.
    Realmente il corso dell'Arno fra il Pontassieve e Firenze avendo una pendenza di circa braccia 3 1/3 per miglio, somministra un’opportuna forza motrice da potere edificare in quel tratto di circa
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    dieci miglia molte pescaje attraverso dell’Arno per condurre l'acqua alle mulina e alle gualchiere che frequenti da antica età tuttora sussistono in cotesto tragitto del fiume.
    Era però riserbato ai tempi nostri di vedere in uno di quegli edifizj introdotta una macchina idraulica capace di migliorare sensibilmente in varie maniere una manifattura stata fino a qui altrettanto trascurata quanto essa è interessante e necessaria all’umana economia.
    Le mulina di S. Andrea a Rovezzano possedute dai Signori Vitali, si dividono in due edifizj, uno a contatto dell’altro, quello antico con sei palmenti che macinano secondo il vecchio sistema; ed il moderno più, grandioso edificato di pianta sul letto del fiume accosto alle vecchie mulina.
    Non è questo il luogo da permettermi lunghe descrizioni del nuovo edifizio e dell'ingegnosissimo meccanismo di quella macchina, una delle tre di tale specie che uniche per ora si contano in Europa; se non che questa ha il vantaggio che manca alle altre due, quello cioè d’innalzarsi e abbassarsi l'asse del gran rotone di ferro motore di tutto il meccanismo quante volte cresce o scema di troppo l'acqua dei fiume, in guisa che le nuove mulina Vitali hanno il pregio essenzialissimo di
    poter macinare quando gli altri mulini dalle escrescenze del fiume sono costretti a starsene inoperosi, e ed in tempo di acque basse di lavorare assai meno del consueto.
    Dirò solamente che nell’insieme questa macchina apparisce un ingegnoso castello tutto di ferro fuso e tornito, sostenuto da 24
    colonne pure di ferro.
    Il gran rotone che mette in moto al tempo stesso 8 macine, lo da eziandio al vaglio per il grano, al volano, o
    portasacchi, al doppio buratto della farina, a quello pur doppio delle robette, al buratto del semolino, ad una nuova macchina da tornire
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    il ferro, ed alla tromba del pozzo che somministra acqua copiosa a chi vuole lavare il grano nell'aja contigua alle stesse mulina.
    I mulini antichi di S. Andrea furono acquistati dai fratelli Vitali per contratto del 6 gennajo 1826 dal capitano Alessandro dei fu Cav. Anton Leone degli Alessandri, famiglia patrizia fiorentina derivata dai fratelli Alessandro e Bartolommeo figli dì Niccolao degli Albizzi che nel 1372
    si risolvè prendere un casato diverso dagli Albizzi chiamandosi degli Alessandri.
    Dopo diversi passaggi nel 1543 le mulina di S. Andrea a Rovezzano erano toccate ai fratelli Pietro e Francesco figli di Niccolao di Francesco degli Alessandri, una terza parte delle quali era stata assegnata in dote a madama Ginevra del Cav. Alessandro degli Alessandri, maritata a Giovanni di Cosimo de’Medici il vecchio, noto sotto il distintivo onorifico di padre della patria. Finalmente nell’anno 1576 le mulina medesime di S. Andrea pervennero in Vincenzo e Niccolao figliuoli del suddetto Francesco degli Alessandri.
    In questo mezzo tempo dagli
    Uffiziali di Torre soprastanti ai fiumi fu fatta una provvisione sotto dì 28 febbrajo 1471 che importerà alla storia idraulica dei fiume Arno di conoscere. Eccone le espressioni:
    «Inteso i nostri Magnifici ed Eccelsi Signori, et eziandio per esperienza veduto,da più anni in quà entrare in Firenze l’Arno, comunque più dell’usato stia punto ferma l'acqua, che questo passa con poco onore della nostra città; et. per spazio di tempo ne potrebbe seguire danno et ruina delle mura di Firenze in qualche parte. Et voluto intendere qual sia la cagione, chiamati più capi maestri intendenti delle acque ridotti ad un parere, affermarono, questo procedere dall'essere alzato tanto il letto d'Arno da più anni in qua, che più di braccia tre ha preso di altezza. Et esaminato qual fosse
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    il rimedio a tale mancamento, essi dicono, essere proceduto tale altezza per tenere in collo che fanno le pescaje. Al che facilmente si può provvedere senza danno delle mulina e con piccola spesa a sì grande inconveniente.»
    Ideo Habita etc. providerunt, come appresso:
    Che gli
    Uffziali di Torre così presenti come quelli che per i tempi saranno sieno obbligati et debbano far fare quanto più presto potranno alla pescaja della Porta alla Giustizia (Zecca vecchia) ed a quella di Ognissanti una cala per una nel mezzo della pescaja fonda d'altezza ch'è al presente la pescaja, di braccia quattro, e larga braccia venti. Et nel mezzo di dette braccia venti si lasci et preservi et fortifichi uno sprone di braccia sei per poter fare due cateratte da ogni lato di braccia sette l’una che meglio reggeranno che di piano. Et che possino spendere in sino in 300 fiorini d'oro. – Salvò però, che fatte che sieno, per non danneggiare alle mulina, si ordina che non si possino tenere aperte se non dal dì primo novembre a tutto marzo ogn'anno, et più e meno come fosse di bisgno secondo i tempi a discrezione degli uffiziali di Torre. Et vedisi che per questo modo in pochi anni Arno ed il suo letto sarà ritornato al luogo debito, et se ne averà il frutto che si desidera.»
    Rogò Francesco Vivaldi Not. della Torre.
    Ma cotesta provvisione non dové portare l'effetto che si desiderava, tostochè posteriormente molti ordini furono dati per costruire nuovo argine a Verlungo, racconciare e poi rifare il muro d'Arno delle
    casacce di Guarlone fuori della Porta alla Giustizia, del quale si è fatto di sopra menzione. – (MOROZZO dello Stato dell'Arno P. II.)
    Per
    l’inondazione
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    poi del 1557 rovinarono le mulina di S. Andrea a Rovezzano, e tutte le volte che il fiume veniva grosso, ad onta della provvisione predetta del 28 febbraio 1471 e de’lavori fatti, l'Arno andava fuori del suo letto devastando le campagne tanto dalla parte del Pian di Ripoli come dalla parte di Rovezzano, del Guarlone e S. Salvi. – (Oper. cit.)
    Venuto poi l'anno 1586 i fratelli Vincenzo e Niccolao di Francesco degli Alessandri fecero istanza agli Uffiziali di Torre per restaurare la pescaja delle mulina di S. Andrea, per cui quel magistrato avendo incaricato il capomaestro Pietro Cecchini, questi nel 27 agosto di detto anno fece la sua relazione approvata dall'ingegnere Bernardo Buontalenti, in ordine alla quale fu accordata licenza ai due fratelli degli Alessandri di restaurare la loro pescaia nelle forme peraltro volute dalla legge.
    Sennonché un'altra piena accaduta nel 1589
    avendo distrutto gran parte de’lavori fatti alla pescaja di S. Andrea, dietro nuova istanza presentata agli Uffiziali di Torre, questi nel 26 aprile del 1590 concedettero altra proroga ai due fratelli Vincenzio e Niccolao degli Alessandri. – (Oper. cit.)
    Dopo diversi passaggi le mulina di S. Andrea nel 1792 erano toccate di parte al cav. Anton Leone padre del capitano Alessandro, che nel 2 gennaio dell'anno 1826
    le alienò ai signori Vitali.
    Già il dotto scrittore che inserì nel Giornale agrario toscano una esatta descrizione del nuovo mulino Vitali a S. Andrea a Rovezzano sino dal 1833
    prediceva: che dopo cessata la proibizione d'introdurre il ferro straniero, e dopo avere il governo toscana accordato in casi speciali, come questo, l’esenzione dal dazio d'introduzione, s'è dato per tal modo un eccitamento reale ampliando la libertà, nel tempo che si va procurando la convinzione di
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    fatto della miglioria,col mostrare per tal guisa l'esempio sulla differenza tra il nostro e lo straniero prodotto.
    I Signori Vitali non solo, io diceva, sono pervenuti a perfezionare l’industria della macinazione giovandosi dei sei palmenti per l'antico sistema di macinazione, ma stabilirono contiguo al nuovo mulino un laboratorio meccanico con tornio mosso dal meccanismo medesimo, nel quale si lavora e si tornisce il ferro fuso e battuto, non che altri metalli nel modo che è stato stabilito nel 1841
    in un'altra fonderia al Pignone.
    Ma tornando a parlare dell’ingegnoso meccanismo che tanto giova a facilitare la macinazione dirò che cotesta macchina inventata in Inghilterra richiede una forza motrice assai minore di quella che abbisogna nei metodi ordinarj, la quale riesce naturalmente variabile per escrescenza o depressione dell’acque del fiume; mentre col meccanismo predetto la macinazione non è in alcun tempo interrotta, disturbata o impedita,e fornisce un più vistoso prodotto in farina, con forza e mano d’opra minore.
    Il ferro fuso ed il legno sono le sole materie adoprate in quell'artifizio, il quale presenta una solidità senza pari accoppiata ad una precisione di parti e di movimenti.
    È impossibile a formarsene una idea esatta senza vederlo agire, o almeno senza avere sotto gli occhi la descrizione che ne fece il March. Cosimo Ridolfi col sussidio delle tavole litografiche inserite nel N.° 25 del Giornale Agrario toscano.
    Nel borgo di Rovezzano da tempi assai remoti esisté l'arte dei magnani della famiglia Galli fabbricanti di ancudini che forniscono a molte officine della Toscana e all’estero senza dire degli alberghi frequenti e dei molti vetturali che si fermano o sono nativi di questa comunità.
    Sono comprese nella Comunità di Rovezzano molte belle ville signorili, fra le quali nel popolo di S. Michele la villa Poniatoski già de’marchesi Bartolini, e nel popolo di S. Andrea la villa del Loretino
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    già de’Stiozzi Ridolfi, celebrata per i primi vitigni di aleatico e per una cappella edificata nell'anno 1640 sul modello della S. Casa di Loreto di cui porta il nome. La qual villa è stata di corto acquistata e arricchita di giardini, di viali adorni di piante e di fiori, di laghetti, di statue e di boschetti, dal Sig. Laudadio della Ripa, possessore e restautore dell'altro vicino castello signorile di Montalbano posseduto in origine dall'estinta prosapia de’Tedaldi, detti della Vitella, donde è fama che quella villa si appellasse nei tempi antichi Rocca Tedalda, perché difesa da tre torri, della maggiore delle quali, sebbene mozza, esistono i due piani inferiori. Certo però che questo luogo è stato reso più noto dall'autore della Marietta de’Ricci che ne fece la residenza del protagonista di quel romanzo storico.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di ROVEZZANO a quattro epoche diverse.

    - nome del luogo: ROVEZZANO, titolo della chiesa: S. Andrea (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 304, abitanti anno 1745 n° 298, abitanti anno 1833 n° 400, abitanti anno 1840 n° 396
    - nome del luogo: ROVEZZANO, titolo della chiesa: S. Michele (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 375, abitanti anno 1745 n° 498, abitanti anno 1833 n° 532, abitanti anno 1840 n° 548
    - nome del luogo: San Salvi, già S. Ambrogio
    extra moenia (*), titolo della chiesa: S. Andrea (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 213, abitanti anno 1745 n° 400, abitanti anno 1833 n° 1632, abitanti anno 1840 n° 2043
    - nome del luogo: Settignano (*), titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 1016, abitanti anno 1745 n° 839, abitanti anno 1833 n° 1209, abitanti anno 1840 n° 1255
    - nome del
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    luogo: Varlungo, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 311, abitanti anno 1745 n° 270, abitanti anno 1833 n° 397, abitanti anno 1840 n° 384
    - Totale abitanti anno 1551: n° 2219
    - Totale abitanti anno 1745: n° 2305
    - Totale abitanti anno 1833: n° 4170

    Annessi del 1840 provenienti della Comunità di Fiesole
    - Dalla Parrocchia di S. Martino a Mensola, abitanti n° 98
    - Dalla Parrocchia di S. Martino a Terenzano, abitanti n° 21
    - Dalla Parrocchia di S. Lorenzo a Vincigliata, abitanti n° 4

    - Totale abitanti anno 1840: n° 4749

    N. B.
    Vanno defalcati 153 individui che escono dalle parrocchie segnate con asterisco (*) ed entrano nelle Comunità limitrofe

    - anno 1840 abitanti n° 153

    RESTANO
    - anno 1840 abitanti n° 4596

    ROVEZZANO nel Val d’Arno sopra Firenze. – Si aggiunga infine, dopo la popolazione della sua Comunità dell’anno 1833, che fu di 4170 individui, quella dell’anno 1845, la quale, compresi tre annessi, è stata di 4987 Abitanti cioè:

    ROVEZZANO (S. Andrea),
    Abitanti N.° 422
    Idem (S. Michele),
    Abitanti N.° 564
    S. Salvi (
    porzione), Abitanti N.° 2169
    Settignano (
    porzione), Abitanti N.° 1275
    Varlungo (
    porzione), Abitanti N.° 374

    Annessi

    Mensola; dalla Comunità di Fiesole, Abitanti N.° 145
    TERRENANO;
    dalla Comunità di Fiesole, Abitanti N.° 32
    Vincigliata;
    dalla Comunità di Fiesole, Abitanti N.° 6
    TOTALE
    Abitanti N.° 4987
Localizzazione
ID: 3708
N. scheda: 45780
Volume: 4; 6S
Pagina: 832 - 838; 219 - 220
Riferimenti: 45781
Toponimo IGM: Rovezzano
Comune: FIRENZE
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1686191, 4848571
WGS 1984: 11.31412, 43.76834
UTM (32N): 686255, 4848746
Denominazione: Rovezzano
Popolo: S. Michele a Rovezzano
Piviere:
Comunità: Rovezzano
Giurisdizione: Bagno a Ripoli
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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