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S. Gimignano, Sangimignano - S. Lorenzo al Ponte

 

(S. Gimignano)

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    SAN GIMIGNANO, o SANGIMIGNANO nella Valle dell'Elsa. – Terra nobilissima, adorna di eccelse torri e forse la più famigerata della Toscana, con insigne collegiata (S. Maria Assunta), capo luogo di Comunità e di Giurisdizione nella Diocesi di Colle, testé di Volterra, Compartimento di Siena.
    Risiede sul fianco settentrionale di uno de'poggi che scendono verso l'Elsa dalla montagna del Cornocchio, ad una elevatezza di circa braccia 600 superiormente al livello del mare Mediterraneo, fra il torrente Fosci, che scorre al suo scirocco levante e quello de' Casciani, che passa dall'opposto lato.
    Trovasi fra il grado 28° 4' 1" longitudine ed il grado 42° 27' 5" latitudine, 6 miglia toscane a maestrale della città di Colle, circa altrettante a ponente di Poggibonsi; 7 miglia toscane a ostro di Certaldo; 12 a ostro scirocco di Castel Fiorentino; 20 miglia toscane a grecale di Volterra, e 22 a libeccio di Siena passando per Poggibonsi.
    Che la Terra di San Gimignano sia di origine vetusta, come essa si rese celebre nell'istoria del medio evo, della cui età si conservano nelle sue grandiose fabbriche visibili testimonianze, non vi è alcuno che lo metta in dubbio; molti bensì dubiteranno del nome di Silvia col quale il Coppi nei suoi Annali sangimignanesi, ed altri scrittori innanzi e dopo di lui senza prove valevoli hanno supposto che questa Terra si appellasse innanzi che prendesse il nome del santo vescovo modanese morto nell’anno 387 dell'Era cristiana. Per la ragione stessa non fia da tenersi in gran conto la tradizione invalsa fra i suoi abitanti, rispetto al miracolo da S. Gemignano operato a similitudine di quello fatto ai Modanesi, quando quel S. Vescovo apparì sulla porta delle Fonti di San Gimignano davanti al feroce Attila, che col suo esercito rimase accecato da una folta nebbia, donde ebbe a partire senza recar danno alcuno ai Sangimignanesi, tostochè quel flagello di Dio, per grazia dell'Altissimo, non penetrò mai nella Toscana. – Né io
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    tampoco mi arresterò al decreto falsamente creduto del re Desiderio, che gli attribuiva la costruzione delle mura castellane di San Gimignano; e tutti finalmente compatiranno la bonomia di colui che fece scolpire sulla facciata del palazzo torrito de' Pesciolini iscrizione in marmo che addebita all’ultimo re de’Longobardi un’edifizio fabbricato almeno cinque secoli dopo cessato il suo governo.
    Che però omettendo io simili leggende, e limitandomi ai fatti principali desunti dai documenti sincroni, dirò che la Terra in discorso, sotto qualsivoglia nome anticamente fosse appellata, non potè avere il vocabolo che attualmente porta se non dopo i clamorosi miracoli del santo vescovo di Modena, ed avvertirò che le Terre e città della Toscana, le quali presero il titolo da qualche santo, non lo ebbero innanzi il secolo VII dell'Era volgare, per non dire col Lami molto dopo, cioè, ai tempi di Carlo Magno. Quantunque (diceva a questo proposito l'erudito sangimignanese Padre Alessandro Checcucci delle Scuole Pie nel suo compendio storico pubblicato nel 1836 a guisa di appendice e di corredo alla vita di S. Fina scritta dal proposto Ignazio Malenotti) quantunque si sieno confutate le varie opinioni sull'origine della Terra di San Gimignano da chi fondandosi sull'asserzione del Coppi l' ebbe per autorevole, non abbiamo ciò non pertanto documenti tali da stabilirne una vera; imperocché non ci restano memorie di cotesta Terra anteriori al secolo XII.
    Alle quali parole mi farò lecito aggiungere che il paese di San Gimignano trovasi rammentato in un documento dell’anno 991, col quale il March. Ugo donò alla cattedrale di Volterra fra gli altri beni posti nel contado volterrano una corte ch' egli possedeva in San Gimignano.
    In quanto poi alla sua chiesa plebana il Manni, nelle sue osservazioni intorno ad un sigillo del capitolo di quell’insigne collegiata, aveva indicato come cosa certa, che nel sinodo fiorentino tenuto da Vittorio II nel 1056 la chiesa plebana di San Gimignano fosse stata dichiarata prepositura.
    Arroge a ciò qualmente fino dal secolo XI esisteva fuori
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    di San Gimignano un monastero di recluse come lo dimostrava un atto del 1 ottobre 1075 citato all’Articolo CATIGNANO DI GAMBASSI.
    In quanto poi ai fatti del secolo XII spettanti alle rimembranze storiche della Terra e Comunità di San Gimignano rammenterò un'istrumento del 12 gennajo 1199 scritto nella rocca di Monte Voltrajo contenente il compromesso fatto fra i consoli del Comune di San Gimignano da una parte, e quelli del Comune di Volterra dall'altra parte, mercé cui fu rimessa all'arbitrio dei consoli del Comune di Monte Voltrajo la decisione sulle vertenze fino d'allora esistenti a cagione di confini territoriali fra i due Comuni, col quale arbitrio dato in quel giorno fu eziandio deliberato, che i consoli di Volterra promettessero difendere gli abitanti e le case della Comunità di San Gimignano. Rammenterò un altro istrumento del 15 maggio dello stesso anno 1199 rogato in San Gimignano quando gli uomini di Montignoso giurarono ai consoli di San Gimignano di difendere qualunque persona di detta Comunità nel loro castello e distretto in circostanza di guerre, eccettuate quelle contro Ildebrando vescovo di Volterra; ed in tal caso cedere provvisoriamente ai Sangimignanesi la rocca di Montignoso per loro difesa. – Vedere. MONTIGNOSO DI GAMBASSI. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di San Gimignano .)
    Infatti Montignoso, oltre altri castelli del distretto Sangimignanese, con privilegio del 27 agosto 1186 venne assegnato in feudo precario da Arrigo VI al potente Ildebrando Pannocchieschi vescovo di Volterra.
    Ma col progredire degli anni l'importanza politica di cotesta Terra andò crescendo a segno che nel 1202 Alberto da Montautolo suo potestà fu incaricato di trattare l’accordo di Semifonte col console de'Fiorentini. E perché i Sangimignanesi erano stati in ajuto di quel famoso castello, il predetto Alberto, ad oggetto di riconciliare i Sangimignanesi col Comune di Firenze, promise in nome loro al console fiorentino che tutti i Sangimignanesi dall'età di 16 ai 70 anni avrebbero giurato difendere le persone e le robe
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    de’Fiorentini, coi quali si obbligavano di far lega nel caso che i Semifontesi non avessero osservato i patti stabiliti, e viceversa il console fiorentino promise ad Alberto potestà di San Gimignano di liberare dal bando i Sangimignanesi e di restituire loro i prigionieri fatti a Semifonte. – (AMMIR., Stor. Fior. Lib. I.)
    Già fu detto altrove, che il Vescovo Pagano nel dicembre del 1220 trovandosi in Montieri prigioniero di quel popolo scrisse ai Sangimignanesi suoi benaffetti affinchè si recassero colà armati per liberarlo. – Vedere MONTIERI.
    Ed all’Articolo CALCINAJA, si accennò, che uno di que’dinasti, Gualtieri degli Upezzinghi, nel 1221 esercitava in San Gimignano l'uffizio di potestà.
    A schiarimento della storia gioverà anche avvertire che Pagano Vescovo di Volterra poco dopo il fatto di Montieri, ottenne un diploma (anno 1224) dall’Imperatore Federgico II col quale non solo venne dichiarato principe dell’Impero, ma suo vicario nel contado volterrano e signore de’castelli di San Gimignano, di Monte Voltrajo, di Casole e di Chiusdino. Inoltre in quel privilegio si ordinava che anche nella città di Volterra al pari che nei castelli prenominati non si potessero eleggere consoli né potestà o giusdicenti senza licenza e volontà de’loro vescovi. Cotesta misura impolitica eccitò nei Volterrani sentimenti meno che pacifici verso Pagano loro vescovo e signore, in conseguenza di che nel 7 luglio del 1225 quel vescovo promise ajuto al Comune di Volterra nell'occasione che accordava licenza al medesimo di fabbricare sul Monte Ridolfo presso Roncolla, e di esigere i servigi ed i dazi ad esso Comune spettanti.
    Ma i Volterrani poco si mantennero d'accordo col vescovo Pagano, il quale ultimo dal canto suo erasi fatto forte dei Sangimignanesi ad esso lui più benaffetti.
    L'Ammirato nelle sue storie fiorentine all'anno 1233 avvisò, che il Comune di Firenze s'interpose per rimettere in pace i Volterrani da una parte con i Sangimignanesi e
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    col Vescovo Pagano dall'altra parte, siccome riescì al suo potestà Otto da Mandello. All’ Articolo MONTE VOLTRAJO si disse; che all'anno 1235 ripullularono le discordie dei Volterrani contro il loro vescovo Pagano ed i Sangimignanesi suoi fautori, donde accaddero incendj e reciproche rapine sino a che rimesso dalle parti il giudizio in Rolando Rosso potestà del Comune di Firenze, per compromesso fatto in questa città lì 10 settembre del 1236 e rinnovato nel 7 maggio del 1237, al tempo in cui era potestà di Firenze Rubaconte di Mandello, quest'ultimo pronunziò sentenza sotto pena di mille marche d'argento, che i Sangimignanesi non tentassero più novità contro i castelli di Montignoso e di Monte Voltrajo, condannandoli nel tempo stesso a riparare i danni recati a quegli abitanti, e viceversa obbligò i Volterrani a consegnare ai Fiorentini per cauzione della pace il castel di Nera. –(ARCH. DIPL. FIOR., Carte della Comunità di Volterra. )
    Cotesti due fatti accompagnati da due istrumenti sincroni giovano per avventura a schiarire un passo della storia fiorentina dell’Ammirato, nella quale si assegna l'anno 1236 al potestà di Firenze Rubaconte di Mandello nobile milanese, fondatore in quell'anno di un ponte a traverso dell’Arno dentro la città, denominato tuttora Pon te a Rubaconte, sicché “la Repubblica Fiorentina (soggiunge lo storico) rimase di lui talmente soddisfatta che lo riconfermò podestà per lo nuovo anno 1237; nel quale non stando i San gimignanesi all'accordo che fu fatto quattr’anni avanti co’Volterrani, il podestà di Firenze Rubaconte fu costretto a comandar loro, ecc.” con quel che segue . Cotest'avviso pertanto ci obbliga a rettificare l'anno della pace conclusa e del castello di Nera consegnato per cauzione dai Volterrani ai Fiorentini nell'anno 1237 invece del 1236 come agli Articoli Monte VoLtrAJo, e Nera fu indicato.
    In questo frattempo era insorta lite fra i Sangimignanesi ed un Gianfante de’signori di Gambassi, per cui nel 23 gennajo del 1230 era stato fatto compromesso in presenza di Otto da Mandello allora potestà di Firenze per terminare quelle
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    vertenze relative specialmente al diritto di visconteria dal Gianfante preteso sui castelli di Gambassi, Pulicciano e Ulignano. – Vedere GAMBASSI. – (Arch. DipL. fior. Carte della Comunità di San Gimignano ) .
    Ad accrescer decoro alla Terra di San Gimignano concorse un privilegio dato costà nel 27 novembre del 1241 da Pandolfo di Fasianella mentre era capitan generale in Toscana per l'Imperatore Federigo II, col quale confermò a cotesta Comunità tutte le sue giurisdizioni e prerogative. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte testè citate ) .
    Della provenienza stessa sono due documenti del 4, e del 12 novembre 1243, il primo de' quali riguarda un atto di vendita fatto da Federigo II, mentre stava negli accampamenti davanti a Viterbo, col quale vendé per due anni a Bentivegna del fu Ugolino mercante fiorentino le cave d’argento di Montieri, il pedaggio del distretto di San Miniato e quelli della Val di Nievole, di Valle Ariana e di Val di Lima per il prezzo di lire 11000; mentre il secondo documento riguarda la mallevadoria e cauzione ad istanza dell’imperatore medesimo dal Comune di San Gimignano prestata allo stesso mercante per il fitto biennale delle cose preaccennate. – Vedere MONTIERI.
    Una carta del 16 marzo 1246 ne avvisa che allora era podestà di San Gimignano un conte Alberto da Certaldo ed altra membrana del 23 luglio 1250 contiene l’atto di sottomissione del Comune e uomini di Montignoso a questo di San Gimignano, cui si sottoposero anche quelli di Gambassj mediante una convenzione del 7 dicembre 1268. In questo frattempo il Comune di San Gimignano compilò i suoi statuti, dai quali apparisce che formavano quella signoria Dodici consiglieri col titolo di Difensori del popolo, il numero ed intitolazione de’quali era poco innanzi dei Nove conservatori.
    Frattanto appena cacciati i Ghibellini da Firenze, fu inviato a San
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    Gimignano Roberto di Laveno delegato a ciò dal re Carlo d'Angiò, sicché il podestà ed i Nove conservatori di questo Comune dopo deliberarzione del 15 maggio 1267 fatta nel palazzo pubblico di San Gimignano giurarono fedeltà a Carlo I re di Sicilia ed alla regina Beatrice sua moglie nell'alto medesimo che si obbligarono difendere il nuovo re contro, Corradino nipote del fu Federigo II imperatore.
    Dall’altra parte il nominato Roberto promise per il re Angioino difendere gli uomini e Comune di San Gimignano, eccettuati quelli che fossero stati di fazione contraria ai Guelfi, accordando piena facoltà agli abitanti di San Gimignano di eleggere a piacimento il potestà e gli ufiziali subalterni del loro Comune.
    Cotesto ultimo privilegio fu rinnovato, dopo la vittoria di Tagliacozzo con atto pubblico rogato in Pistoja lì 6 dicembre 1269, e firmato da Giovanni Britrandi vicario generale in Toscana del re Angioino. – (Arch. Dipl. FioR. Carte cit. )
    Frattanto non cessavano le pretensioni del vescovo di Volterra Ranieri degli Ubertini per esercitare giurisdizione temporale sopra il Castello ed uomini di Gambassi contro il Comune di San Gimignano, della cui pieve lo stesso vescovo era stato preposto, sicché rimessa la lite al giudizio degli arbitri, questi con lodo del 23 ottobre 1280 dirchiararono: 1° che per 20 anni avvenire il potestà di Gambassi dovesse eleggersi alternativameute dal vescovo e dal Comune di San Gimignano; 2° che in detto ventennio tutte le imposizioni del Comune di Gambassi si dividessero per meta fra le parti prenominate; 3.° che gli abitanti di Gambassi fossero obbligati ad armare a richiesta delle due parti, meno il caso di turbolenze che nascessero fra il vescovo di Volterra ed i Sangimignanesi. – ( loc. cit. )
    Poco dopo l’epoca testè indicata, a un erudito illustratore del secolo di Dante, Ferdinando Arrivabene, un'onorifica ambasciata venne affidata al divino poeta Dante Alighieri
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    per assistere in nome della Signoria di Firenze in San Gimignano ad una convocazione di quei terrazzani; incantando l'Alighieri d'impegnare i Sanagimignanesi ad entrare nella Lega Guelfa toscana.
    Fatto e che un anno innanzi la battaglia di Campaldino; nella quale militò Dante fra le schiere fiorentine, era potestà di San Gimignano il milite Teghia di Monte di Pugliese; il quale accettò colest’uffizio per scrittura data in Prato sua patria lì 13 maggio del 1287; mentre dieci anni dopo vi esercitò l'istesso incarico messer Fresco de’Frescobaldi, quello medesimo che confortò la nipote Cesca Frescobaldi ne’Manieri a non specchiarsi, se li spiacevoli, come diceva essa, gli erano nojosi. – (BOCCACCIO, Novella VIII Giornata VI.)
    Sotto il regime dello stesso podestà Fresco de’Frescobaldi (anno 1297) il consiglio generale del Comune di San Gimignano nell'atto di confermare la Lega Guelfa, approvò le convenzioni a tal uopo stabilite con i sindaci dei Comuni di Firenze, Luccà, Pisa,Pistoja, Prato; San Miniato; Colle ed altre Comunità della Toscana, fra le quali fuvvi quella di non permettersi le rappresaglie. – (ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit. )
    Anche di maggiore importanza sono le memorie Storiche del settembre XIV, relative a San Gimignano, imperocché nell'aprile del 1308 i Dodici difensori del Comune di Volterra avendo presentito che i Sangimignanesi cercavano di dilatare i confini del loro distretto dalla parte del monte detto del Cornocchio, nel giorno 15 aprile di quell'anno deliberarono di far marciare le loro forze contro quel Comune; e cotesta piccola guerra continuava nel luglio susseguente quando s'interposero arbitri i Fiorentini, i Lucchesi ed i Senesi, che inviarono i loro delegati nella contrada di Camporbiano Fra il Castagno ed il Cornocchio, e là nel 25 luglio del 1308 fu firmato il compromesso rispetto ai confini controversi fra i Volterrani ed i Sangimignanesi; sicché quegli arbitri con Sentenza del 16 aprile 1309 data in Casole imposero la penale di mille marche d’argento a chi avesse mancato di ubbidire al disposto del lodo. – Ma i Volterrani avendo ricusato di aderirvi, il
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    potestà di Firenze nel 10 dicembre dello stesso anno 1309, li condanno nella minacciata penale delle mille marche d'argento. – (CECINA, Notizie Ist. di Volterra. )
    Tre anni dopo i San Gimignanesi continuavano ad essere addetti alla Lega Guelfa toscana, per cui essi inviarono in Soccorso di Firenze assediata dall' Imperatore Arrigo VII la loro tangente di soldati, consistente in 50 uomini a cavallo e 200 fanti. – (G. VILLANI; Cronic. Lib, IX Cap. 47.)
    Quindi il Comune di San Gimignano fu compreso nella pace generale fatta in Napoli (1318) per la mediazione del re Roberto e nel 1325 i Sangimignanesi mandarono le loro milizie in adempimento dei patti della Lega Guelfa per unirsi all'esercito de’Fiorentini in Val di Nievole che ricevè poi da Castruccio la mala ventura nella giornata campale dell'Altopascio.
    All'Articolo CAMPORBIANO indicai un fatto accaduto costà nel 1332 quando i Sangimignanesi fuorusciti corsero a depredare e combattere la villa di Camporbiano compresa nel distretto di Montajone del contado fiorentino; sicché il Comune di Firenze fece citare il potestà e più terrazzani di San Gimignano che furono nella cavalcata verso Camporbiano, è quindi per contumacia dei citati fece condannare il Comune stesso di San Gimignano in lire 50,000 ed i 147 uomini ribelli Sangimignanesi alla pena dei fuoco. Ma il popolo di questa Comunità chiedendo misericordia per i delinquenti, fu loro fatta grazia e perdono con deliberazione del 10 ottobre successivo, ribandendo i fuorusciti e rendendo i loro beni, previa l'ammenda da farsi a quei di Camporbiano di ogni loro danno a stima de’commissarii di Firenze. – (GIOVANNI VILLANI Cronic. Lib. X. C. 204 .)
    Frattanto non bisogna omettere la notizia che nel giorno 21 giugno del 1340 si presentò davanti al consiglio del popolo di San Gimignano il milite Giovanni del fu Gualtierio de’Salvucci di detta Terra per esporre, essere sua intenzione di fabbricare
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    una chiesa con un convento sotto il titolo di S. Maria nella villa di Barbiano distretto di San Gimignano con dotarla di alcuni suoi terreni, e intendendo di assegnare il tutto ai monaci di Monte Oliveto; che perciò domandava grazia al consiglio del Comune di potere eseguire cotale pio divisamento non ostante li statuti municipali in contrario. – (ARCH. DIPL. FIOR., loc. cit .).
    Tre anni dopo i Sangimignanesi volendo accettare in loro signore e capitano generale Gualtieri duca d’Atene, i Nove conservatori unitamente al consiglio generale eleessero 25 persone, alla decisione delle quali si rimetteva il progetto, se il Comune di San Gimignano dovesse o no assoggettarsi al governo del duca d'Atene, allora signore di Firenze e della sua Repubblica, e nel tempo stesso fu affidata a quella deputazione la riforma degli statuti comunitativi.
    Sia il duca d’Atene, appena fu riconosciuto in signore dal popolo di San Gimignano, comandò che si erigesse nella loro Terra un castello da dichiararsi ducale, siccome rilevasi da un ordine dei Nove, in data del 1 maggio 1343, di alcuni pagamenti per la fabbrica del Castello ducale.
    Sennonché cacciato pochi mesi dopo quel duca da Firenze, molte città e Terre della Toscana già soggette alla Signoria di Firenze, e tra queste ultime San Gimignano, si ridussero in liberti per colpa, disse Giovanni Villani, dei più de' nostri barattieri cittadini e castellani di quelle. – (G. VILLANI, Cranica Lib. XII. c. 24.)
    Ma sei anni dopo, nell’aprile del 1349, avendo i Fiorentini riacquistalo la loro giurisdizione sulla Terra di Colle, che se ne era emancipata all’epoca della cacciata del duca d'Atene, innanzi che il capitano del popolo tornasse con re sue genti d'armi a Firenze, ricevè ordine dalla Signoria di recarsi a San Gimignano, e senza fare alcuna ostilità domandasse la guardia di quella Terra. Giuntovi il capitano e fatta la richiesta, i Sangimignanesi tennero Sopra di ciò diversi consigli, e dibattutosi fra loro più
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    giorni, vedendo il pericolo delle divisioni e le sette che vi erano, per comune deliberazione diedono per tre anni il governamento e la guardia della loro patria al Comune di Firenze con patto di ricevere ogni sei mesi un cittadino guelfo fiorentino per capitano della guardia ed un altro per loro podestà, siccome fu di concordia reciproca il tutto a spese de Sangimignanesi eseguito. – (Matt. VillaNi, Cronic. Lib. I. c. 44.)
    Non mancò per altro a questo paese gente faziosa che cercasse di recarle disturbo. Che se Pistoja fu divisa in Bianchi e in Neri dalle più potenti famiglie, se Pisa si partì in Bergolini e in Raspanti, anche in San Gimignano sorsero a signoreggiarvi due fra le principali casate del paese, gli Ardin ghelli ed i Salvucci, gli uni degli altri nemicissimi.
    Correva l'agosto del 1352, ultimo anno del triennio ai Fiorentini dai Sangimignanesi accordato, quando il capitano di detta Terra, Benedetto di messer Giovanni degli Strozzi di Firenze, con ingiusto sospetto fece carcerare due figli di Gualtiero degli Ardinghelli e con grande scandolo, senza saputa della Signoria, in sulla piazza di San Gimignano li fece tosto decollare.
    La qual cosa si attirò contro una funesta ribellione, poiché gli Ardinghelli con i loro consorti, dubitando che il fatto fosse accaduto per maneggio de' Salvucci loro nemici, provveduti di ajuto levarono a romore la Terra, e seguitati dalla maggior parte del popolo nel dì 20 dicembre de lo stesso 1352 assalirono le case de' Salvucci sulla piazza della collegiata e dopo averle rubate insieme a quelle de’ loro seguaci, li cacciarono tutti dalla patria. Allora fu che i Salvucci nel giorno della pasqua di Natale tennero a Firenze a domandare dalla repubblica ajuto contro i loro nemici. Né gli Ardinghelli tralasciarono dal canto loro d’inviare oratori alla
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    Signoria per «porre che essi avevano cacciato i Ghibellini da San Gimignano, e che tenevano la Terra medesima a onore del Comune di Firenze e della parte Guelfa. – (MATT. VILLANI, Op. Cit. ) .
    Però la signoria cercando se modo v’avesse di accordo tenne sospesa un pezzo la sua risoluzione, ma temendo che in cotesta vacillazione non ne seguisse peggio, nel mese di febbraio dell'anno 1353 ordinò al potestà di Firenze di recarsi a San Gimignano con sei cento Uomini a cavallo ed un confacente numero di fanti; il quale giunto presso la Terra e non avendo risposta da quelli di dentro, cui domandò di esservi accolto, vi si mise a campo intorno e cominciò a dare il guasto alla campagna.
    Dopo di ciò gli assediati vennero ai patti seguenti: 1° che il Comune di San Gimignano dovesse far la pace con gli usciti; 2° che questi peraltro continuassero a star fuori della Terra per sei mesi, senza perdere i frutti dei loro beni, dopo il qual tempo potessero tornare liberamente in patria; 3° che il Comune di Firenze oltre il termine de’tre anni dovesse continuar la guardia della Terra per altri cinque; 4° che i Sangimignanesi tenessero a loro spese 75 cavalieri con un capitano delle guardie da nominarsi ogni sei mesi dalla Signoria di Firenze al pari del loro podestà; 5° che quest’ultimo avesse mero e misto impero nelle cause civili e nelle criminali sino all’ultimo supplizio inclusive sopra gli abitanti della Terra di San Gimignano e del suo distretto. – ( Oper. cit . III. c. 55. – (AMMIR, Stor. Fior. Lib. X.)
    E siccome i signori del castel di Pichena non ostante che si tenessono in amistà col Comune di Firenze, erano stati de' principali con gli Ardinghelli a sommuovere lo stato di San Gimignano allorché furono cacciati i Salvucci, senza che di questo fatto facessero scusa né
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    ammenda ai Fiorentini, perciò nel giugno del 1354 la Signoria inviò le sue masnade coi guastatori a Pichena, nel cui Castello entrarono senza contrasto, sicché nel giorno venti dello stesso mese di giugno furono atterrate le mura e la rocca di Pichena senza fare altro danno a quei signori. – (Matt. VILLANI, Op. Cit .)
    Sebbene per opera de’Fiorentini fossero stati in qualche modo rappacificati gli Ardinghelli con i Salvucci, costoro non si potendo dar pace dei danni ricevuti stavano sempre in reala disposizione, sicché gli Ardinghelli vedendo che non potevano emettere alcun parere nel magistrato, che dai Salvucci non venisse contrariato, consigliarono il popolo di darsi liberi al Comune di Firenze. Infatti nel parlamento generale del mese di luglio seguente fu deliberato di pregare i reggitori del Comune di Firenze ad ascrivere la Terra ed il distretto Sangimignanese al contado Fiorentino. La qual preghiera esposta alla Signoria ed ai collegj del popolo fiorentino, essendo stata messa a voti si vinse solo per una fava nera, dopo di che la Terra di San Gimignano con riformagione del dì 7 agosto 1354 fu recata a contado del Comune, e tutti i suoi terrazzani fatti cittadini e popolani di Firenze, assegnando al distretto di San Gimignano una delle leghe del contado fiorentino. – ( Oper. cit. Lib. III. c. 69 e 73).
    Ma poco dopo il Comune di Firenze per voler vivere più sicuro di cotesta Terra, e levare ogni occasione ai suoi più potenti abitanti di mal fare, deliberò di costruire un fortilizio munito in luogo appellato Monte Struffoli sopra la chiesa collegiata, dove fu il primo convento de’frati Domenicani, che poi maggiore e più bello venne riedificalo in altra parte della Terra, nel qual luogo pare che fosse stata qualche altra fortezza. Le spese però tanto della rocca come della nuova chiesa e convento furono a carico del Comune di San Gimignano.
    Ciò apparisce da alcune riformagioni
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    della Signoria di Firenze, e da varii atti pubblici della Comunità dì San Gimignano, e dalle carte del convento suddetto.
    Citerò fra gl'istrumenti pubblici uno del 10 febbrajo 1354 ( stile comune ) col quale il magistrato civico di San Gimignano affidò l'incarico a due maestranze di fabbricare la terza parte del nuovo cassero rocca al prezzo di tre soldi per ogni braccia quadro di muro, meno i materiali occorrenti da doversi fornire a spese della Comunità.
    Accadeva tuttociò poco innanzi che il Comune di San Gimignano per atto pubblico (29 aprile 1354) consegnasse ai sindaci della Repubblica fiorentina la chiesa sgombrata dai Frati Predicatori in Montestaffoli, insieme a due palazzi contigui ed altre case poste in luogo detto la Torre.
    Quindi la Signoria di Firenze con provvisione del 7 giugno successivo deliberò di continuare a sue spese l'edificazione della rocca di San Gimignano.
    Anche un'istrumento del 5 maggio, sotto l'anno 1354, ne avvisa che in quel giorno i Priori (già Difensori del popolo) ed altri rappresentanti del Comune di San Gimignano promisero di pagare ai Frati Domenicani per un triennio 300 fiorini d'oro l'anno.
    A conferma di ciò quel magistrato civico con deliberazione del 15 luglio 1356 accordò ai religiosi medesimi l’entrate della gabella delle carni. – ( loc. cit ., Carte della Comunità. di S. Gimignano. )
    La fortezza di Montestaffoli doveva essere terminata nel 1358 tostochè nel giorno 7 marzo del 1359 ( stile comune ) Bernardo di Gherardo Adimari di Firenze castellano della rocca di Montestaffoli ne fece la consegna al suo successore Leonardo di Guido Ferrucci di Firenze per rogito del notaro Buonagiusta da San Gimignano. – ( loc. cit. Carte dell'Arch. gen. )
    Matteo Villani e l'Ammirato tacquero dell’obbligo imposto dalla Signoria ai Sangimignanesi, allorché il loro distretto fu incorporato al contado fiorentino, voglio dire, di pagare per tre anni la tassa di 5000 lire alla Camera di
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    Firenze, la qual tassa fu più volte rinnovata a carico de’Sangimignanesi mediante altre provvisioni del 22 gennajo 1369, 12 luglio 1370, 26 gennajo 1372, 24 dicembre 1376, e 19 marzo 1379, documenti tutti esistenti nell’ Arch. Dipl. Fior. fra le Carte della Comunità di San Gi mignano.
    Dopo l'unione di San Gimignano alla Repubblica fiorentina ed al suo contado cotesta nobil Terra ebbe con Firenze una sorte comune, e si vide meno tartassata dal furore dei partiti, di cui erano stati capi nei secoli XIII e XIV le potenti famiglie degli Ardinghelli e de’Salvucci.
    Dondechè nell'ultima guerra sostenuta dalla Repubblica fiorentina anche le mura castellane di San Gimignano furono rassettate, siccome può rilevarsi da una lettera del 27 settembre 1528 scritta dai Dieci di Balia di guerra a Niccolò Fabbrini di Firenze allora potestà e commissario di San Gimignano, ai quali rispose nel 6 dicembre successivo, essere stato in San Gimignano d'ordine loro Gio. Francesco da SanGallo, e aver egli visitato intorno le mura castellane; e dove queste erano rotte, (diceva la lettera) « si sono in parte restaurate e in pochi giorni saranno racconce. Ma circa al fortificare la Terra, ha detto Gio. Francesco, ed a me pur sembra una spesa assai grande, e questa Comunità si trova male in ordine allo spendio; contuttoché i Sangimignanesi promettino sforzarsi in tutto quello che potranno per fortificare la loro patria, ma per ora si giudicano inabili.»– (GAYE, Carteggio inedito di Ar tisti, Vol. I. Append. II.)
    Gli abitanti però di San Gimignano furono più volte decimati dalla pestilenza, e segnatamente da quella del 1348, e da altro non meno terribile contagio del 1418 per aver dato ricovero a molti ragguardevoli personaggi accorsi costà da paesi dove malattia sì fatta era già sviluppata.
    La peste per altro del 1479 fu non meno delle altre spaventevole, perché vi si aggiunsero le incursioni delle soldatesche di Alfonso Re
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    di Napoli, di Papa Sisto IV e dei Sanesi allora in guerra con i Fiorentini, e fu in quell'anno che il pubblico di San Gimignano fece voto di solennizzare in perpetuo la prima domenica di agosto in onore di S. Fina Vergine di San Gimignano, tenuta da quel popolo in grandissima venerazione. A cotanti contagj che diminuirono assai di numero degli abitanti di San Gimignano si aggiunse quello del 1630 al 1632, quando per asserto di testimoni vi perirono da 800 persone. Potrà ognuno che il voglia avere un’idea del movimento della popolazione di San Gimignano esposto nel quadro qui appresso, ch'è il sommario del suo censimento a quattro epoche disparate, cioè, del 1551 sotto il primo Granduca della dinastia Medicea, dell'anno 1745 sotto il primo Granduca della dinastia Austro Lorena felicemente regnante, e dell'anno 1833, epoca delle prime pubblicazioni dell'Opera presente, cui ora si aggiunge una quarta epoca desunta dall'anno 1840.
    Infatti fra la popolazione del 1151 e quella del 1745 si trova nella Terra di San Gimignano la vistosa diminuzione di 699 abitanti. Arroge a tutto ciò qualmente sotto il governo granducale Mediceo la Comunità di San Gimignano fu separata dal contado fiorentino ed ascritta invece al suo distretto.
    Chiesa più cospicue e Stabilimenti pub blici di San Gimignano. – Il trecento, diceva con ragione il Pad. Checcucci nel suo compendio storico di San Gimignano, può considerarsi per ogni liberale disciplina quel secolo fortunato in cui lo spirito degl’Italiani per la natura del loro governo mirò più presto che ad una sterile vanità di famiglie al pubblico bene. Quindi accadde che sopra ogni altro paese in San Gimignano operavansi in quel tempo egregj ed arditi lavori, come ne sono chiaro argomento, oltre la vastità e magnificenza delle sue chiese, le sottili ed altissime torri tanto bene costruite, o di ben connessi mattoni oppure di massi squadrati di pietra calcarea massiccia che vi si trasportò dai poggi non meno
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    di tre miglia lontani; e con tanta arte commessi che sembrano quelle fabbriche tutte di un pezzo. Infatti ad onta della loro vecchiezza esistono tuttora dentro San Gimignano non meno di 14 torri più o meno alte una delle quali, la più grossa, del palazzo del podestà riposa da due lati sopra un solidissimo arco. Anche i palazzi del Comune, o dell'Oriolo, quello del podestà ed alcuni altri di privati furono innalzati ed ornati in guisa che recano maraviglia al passeggero. Sono di quella età le pubbliche fonti fuori della porta di questo nome, la gran cisterna di piazza ordinata dal Comune nel 1273, e restaurata a spese dello spedale di San Gimignano che fu soggetto a quello della Scala di Siena, oltre le mura esterne della sua chiesa collegiata tutte di pietra lavorata.
    Chiesa Collegiata di San Gimignano. – Questo tempio che ha un capitolo di 12 canonici con due dignità e 24 cappellani, risiede sopra un'alta gradinata la cui facciata alla sua destra la torre grossa ed il palazzo del potestà alla sua sinistra, le due torri gemelle degli Ardinghelli, e dirimpetto il palazzo del Comune, detto dell'Oriolo posto nella torre che si alza in mezzo al medesimo, e sopra una specie di loggia al pian terreno.
    Comecché manchino documenti che assicurino in quale anno la pieve di San Gimignano venisse dedicata a S. Maria Assunta, e da qual pontefice fosse consacrata la chiesa attuale; comecché non vi restino prove da potere con certezza asserire ciò che leggesi nella sua facciata rapporto alla visita fattavi nel 21 novembre del 1148 dal Pontefice Eugenio III coll'assistenza di molti cardinali, per altro con minor dubbio apparisce, che nel sinodo fiorentino tenuto da Vittorio II nell'anno 1056, cotesto pontefice dichiarasse prepositura la pieve di San Gimignano. Quindi Lucio III imitando l'esempio di Eugenio III e di Alessandro III ricevè la pieve medesima sotto la protezione della S. Sede, e le confermò i privilegi
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    che sino da quel tempo godeva il suo preposto. – Il primo pontefice che la decorò del titolo d'insigne collegiata fu Sisto IV con bolla de’20 settembre del 1471 diretta ad Antonio degli Agli vescovo di Volterra. Da quella del Pontefice Onorio III, (2 agosto 1220) si apprende che la pieve di San Gimignano a quell’età contava 34 chiese succursali; le quali all'epoca del sinodo volterrano del 10 novembre 1356 erano aumentate fino a 36, oltre i conventi, i monasteri ed uno spedale. Eccone i nomi; 1. Canonica di S. Frediano a Castelvecchio riunita alla seguente; 2. S. Donato a Casteveccliio; 3. S. Giovanni di Casale soppressa con la seguente, ed ora in S. Agostino dentro San Gimignano; 4. S. Michele in Cimiterio; 5. S. Caterina nel presbtero della Pieve (distrutta); 6. S. Bartolommeo, già S. Martino a Piscille (idem); 7. S. Biagio a Cusona (cura esistente); 8. S. Maria a Villa Castelli (cura con l'annesso seguente); 9. S. Pietro a Mucchio; 10. S. Lorenzo a Fuli gnana (cura unita all'altra qui appresso) 9. S Maria di Casaglia; 10. S. Michele a Remignoli (con l'annesso seguente); 13. S. Lorenzo a S. Lorenzo; (esistente); 14. S. Biagio a Renzano (idem); 15. S. Maria a Ojano (riunita con la precedente alla qui appresso); 16. S. Lorenzo a Montauto (prepositura); 17. Canonica di S. Leonardo di Casaglia (traslocata in S. Pietro alla Canonica ) ; 18. S. Michele in Padule (annessa alla precedente); 19. S. Bartolommeo a Colle di Monte (riunita a S. Lorenzo a Montauto ) ; 23. S. Michele a Ransa (cura col seguente annesso); 24. S. Pietro
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    a Cinciano; 25. SS. Martino e Maria Maddalena a Pietrafitta (unita alla seguente); 26. S. Jacopo a Cortennano; 27. S. Tommaso a Castiglione e Rocchetta (soppressa); 28. S. Michele a Strada (cura con l'annesso seguente); 29. S. Lucia a Strada; 30. S. Niccolo a Bibbiano (cura); 31. S. Lucia a Macinatico (cura unita a S. Benedetto presso l'Elsa); 32. SS. Silvestro ed Ippolito a Racciano (cura); 33. S. Michele in S. Lorenzo al Ponte dentro San Gimignano (soppressa); 34. S. Lorenzo al Ponte (cappella presso la casa Vecchi in San Gimignano); 35. S. Pietro in San Gimignano (oratorio annesso alla pieve di Cellori); 36. SS. Martino e Biagio di San Gimignano (già cura sotto la pieve di Cellori). –Inoltre si contavano in San Gimignano nel secolo XIV il convento de’Domenicani in Montestaffoli, quello de' Minori Conventuali presso la porta S. Giovanni, il Monastero delle Vallombrosane di S. Vittore in S. Girolamo gli altri di S. Maria Maddalena e di S. Caterina in via S. Giovanni; e fuori della Terra il Monastero di S. Maria degli Olivetani in Barbiano ed uno spedale per i pellegrini.
    Rispetto al numero de' conventi di questo piviere servirà accennare, che in San Gimignano prima del 1780 esistevano dieci conventi, 5 di uomini e altrettanti di donne, e che nel 1745 non vi erano meno di 235 ecclesiastici, mentre il numero degli abitanti non ecclesiastici ammontava a 1073 persone. – Vedere la Tavoletta in fine dell'Articolo.
    Dei pregj materiali della collegiata di San Gimignano discorsero prima d'ora il Coppi negli Annali sangimignanesi, il Manni nell’illustrazione di un sigillo del capitolo di quella pieve, ed il Pad. Checcucci nelle notizie storiche di detta Terra.
    Grande è tempio, ricco di
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    pitture ed a tre navate, cui da accesso, come dissi, un' ampia gradinata davanti la facciata nella piazza del palazzo pubblico. Nel 1356 Bartolo di maestro Fredi sanese dipinse a fresco nelle pareti a cornu evengelii la storia del Testamento vecchio, e nella navata di mezzo nell'alto sopra gli archi del colonnato dipinse Taddeo di maestro Bartolo Fredi nel 1393 tre grandi affreschi rappresentanti l'Inferno, il Paradiso ed i 12 Apostoli. Intorno poi all'anno 1370 e successivi il Berna, pure esso pittore senese, colorì a buon fresco nella navata laterale sulla parete a cornu epistola il Testamento nuovo, il quale lavoro rimasto in tronco per morte dell'autore (1380) venne terminato dal suo scolare Giovanni di Asciano.
    Di assai maggior pregio per altro è il grande affresco che cuopre la parete frapposta alle due porte della facciata, opera eseguita nel 1465 dal celebre Benozzo Gozzoli, rappresentante il martirio di S. Sebastiano con molte figure intorno.
    Ammirabili poi sono gli affreschi nella cappella di S. Fina del pennello di Domenico Ghirlandajo e del suo scolaro e cognato Sebastiano Mainardi; mentre l'altare scolpito nel secolo XV di finissimi marmi rammenta un'opera de' migliori Fiesolani. Nove tavole di altri insigni pittori trovansi oggi raccolte nel coro, fra le quali una del Mainardi insieme ad altre di Benozzo, del Pollajolo, del Passignano, del Rosselli ecc. – Fra i quadri di antico stile è ammirabile un trittico nella sagrestia dov'è un S. Bartolommeo e nelle parti laterali 4 storie relative alla vita di quell'Apostolo, dipinte nel 1401 da Lorenzo di Niccolao da Firenze.
    Il busto di Onofrio di Pietro Vanni esistente in una nicchia della sagrestia fu scolpito nel 1490 da Benedetto di Leonardo da Majano per dieci fiorini d'oro di commissione della Comunità di San Gimignano in attestato di gratitudine verso tal benefattore, che fu operajo della chiesa collegiata.
    Monastero di S. Vittore in S. Girola mo. – Conto per primo
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    questo monastero perché fondato fino dal secolo XI nella chiesa ora distrutta di S. Vittore fuori di San Gimignano, la cui più antica memoria risale al 1 ottobre dell'anno 1075. Avvegnaché in quel giorno il C. Uguccione di Guglielmo Bulgaro de' conti Cadolingi di Settimo e Fucecchio, stando nel suo Castello di Catignano fra l’ Elsa e Gambassi, assistè alla donazione del giuspadronato della chiesa predetta di S. Vittore fatta alla di lui nipote donna Berta badessa del Monastero di S. Maria a Cavriglia e figlia del fu conte Lotario giuniore da tre fratelli ivi presenti, cioè, Neri, Ildebrando ed Ugo nati da donna Famengarda. – Dopo di ciò presso la chiesa di S. Vittore fu costruito un Monastero di donne della Congregazione Vallombrosana affiliato a quello di Cavriglia, finché nel secolo XV soppresso il Monastero di Cavriglia, fu riunito all'altro di San Gimignano col doppio vocabolo di S. Vittore e di Cavriglia. – Vedere CatigNano di Gambassi, e Cavriglia (Monastero di).
    La causa della traslazionc del Mon. Di S. Vittore dentro la Terra fatta a spese del Comune di San Gimignano fu per liberare quelle claustrali dagli effetti delle incursioni e ladroneggi dopo aver edificato loro un più grandioso cluastro con chiesa sotto il titolo che tuttora conserva di S. Girolamo.
    A questo asceterio appella fra le altre un legato lasciato nel 1344 da donna Bilia figlia del fu Ciupo di Sinibaldo degli Scolari di Firenze, restata vedova di Francesco di Gualtiero de' Salvucci di San Gimignano, allorché con testamento del 30 agosto di detto anno lasciò alle monache di S. Vittore dell'Ordine di S. Benedetto un podere con casa colonica e capanna compreso nel distretto di San Gimignano, previo l'obbligo di dare ogn'anno ai frati Domenicani della SS. Annunziata, e a quelli di S. Agostino di detta Terra un moggio di grano per cadauno. – ( Carte della Com. di San Gi mignano, loc. cit. )
    Il Monastero di
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    S. Vittore era a quel tempo dentro San Gimignano, siccome lo dichiara una carta di procura rogata in Fiesole lì 24 settembre del 1345, con la quale donna Ginevra figlia del fu Magiotto di Bardo de' Bardi di Firenze e di Ermellina di ser Francesco di Andrea Salvucci di San Gimignano, sposata a Sandro di Bindo Altoviti di Firenze nominò sua rappresentante in San Gimignano la badessa di S. Vittore. – (Arch. Dipl. Fior. Carte del Mon. di S. Girolamo predetto. )
    Comunque sia, il Monastero di S. Vittore intorno a quella età prese il titolo di S. Girolamo di che fa fede fra le altre una petizione con la data di Firenze del 20 aprile 1370 fatta dai Vallombrosani alle monache di S. Girolamo in San Gimignano, affinché concedessero facoltà di fare un orto in detta Terra nella contrada di S. Matteo, in luogo detto all’Olmo. – ( loc. cit. )
    Il cavalcavia che dal convento di S. Girolamo passa alla chiesa di S. Giacomo, detta tuttora del Tempio, fu eseguito ad istanza delle monache stesse nell'anno 1657.
    Che sebbene cotesto monastero nel 1809 venisse soppresso, seguitando degli altri una stessa sorte, ritornato Ferdinando III sul trono avito, alle preci dei Sangimignanesi venne ripristinato (1 marzo 1816).
    Nella chiesa di S. Girolamo annessa al monastero è da vedersi un quadro dipinto nel 1522 dal Tamagni, conosciuto sotto il nome di Vincenzo da San Gimignano, per essere stato uno degli scolari di Raffaello da Urbino. La qual pittura ha molta somiglianza con altra tavola dello stesso autore fatta nel 1525 per la chiesa parrocchiale delle Pomarance e illustrata da quell'arciprete canonico Antonincola Tabarrini. Il monastero . di S. Girolamo esiste tuttora con circa 20 claustrali sotto la regola della Congregazione Vallombrosana.
    Rispetto alla vicina chiesa di S. Giacomo, detta del Tempio gioverà rammentare che, dopo l'abolizione dell'Ordine cavalieresco de' Templari, molti de' loro beni furono donati ai
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    cavalieri Ospitalieri di Rodi, ossia di Malta, siccome sembra accadesse anche costà in San Gimignano, cui apparteneva non solo la chiesa di S. Giacomo del Tempio , ma ancora l'orto contiguo posseduto attualmente dalle monache di S. Girolamo, oltre una chiesa di S. Giovanni presso la porta di questo nome, che fu data ai Frati Minori Conventuali, come si dirà qui appresso:
    Convento di S. Francesco de' Minori Conventuali. – È fama che l'origine di questo convento possa risalire al 1210, cioè mentre viveva il beato Serafico d' Assisi, e quasi lo darebbe a credere lo stile architettonico della facciata, sebbene ora mozza, della sua antica chiesa posta in via S. Giovanni e che fu de' Templari poi de' Cavalieri di Malta. – Ma il fatto è che il primo convento di quei frati esisteva fuori di San Gimignano, e che alla prima fabbrica appella una bolla del Pontefice Innocenzo IV del 27 luglio 1247, con la quale concedeva 40 giorni d'indulgenza a chi con elemosine soccorreva per terminare la costruzione del convento de' frati Minori di S. Francesco posto in San Gimignano, diocesi di Volterra. –(ArcH. ARCIV. di Pisa, CarTe di San Gimignano. ) cotesta bolla perciò appella al primo claustro dei Frati Francescani di San Gimignano, il quale fu, come dissi, fuori della porta S. Giovanni nel luogo dove Cosimo I all' occasione della guerra di Siena fece innalzare un bastione sulle rovine di detto convento, in cambio del quale venne assegnata a quei religiosi la chiesa di S. Giovanni, già commenda de' cavalieri di Malta, dove quei frati Minori dopo la metà del secolo XVI si recarono, e dove continuarono ad abitare fino alla loro soppressione accaduta nel 1782, quando gli effetti del convento medesimo furono dati ai Padri Conventuali di Colle alto.
    Convento degli Agostiniani. – All' Articolo RAGGIANO dissi, che in cotesta villa del distretto Sangimignanese all'anno 1272 fu fondato il
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    primo convento di Agostiniani dell'Ordine eremitano che l'abitarono fino al 1380, epoca in cui quei claustrali vennero dentro la Terra di San Gimignano.
    Cotesto convento però era affiliato a quello di S. Agostino di Siena siccome lo dimostra l'atto di possesso preso nel 15 giugno del 1275 da fra Michele da Provenzano sindaco degli Eremitani di S. Agostino di Siena, come eredi di Biagio, o Brogino del fu Michele da San Gimignano, di un palazzo con podere, case ed altri beni posti nella villa di Racciano. Al qual atto dieci giorni dopo succedé una protesta del sindaco degli Eremitani di S. Agostino di Siena presentata al vicario in Toscana del re di Sicilia don Jacopo di Bonsona ad oggetto che il suo convento non perdesse i diritti sui beni del fu Brogino da San Gimignano. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di S. Agostino di Siena. ) Non era ancora spirato il secolo XIII che i frati Agostiniani avevano già edificata la chiesa di S. Agostino dentro la Terra di San Gimignano, la qual chiesa fu aperta nel 31 marzo 1298, benché assai più tardi (1389) rimanesse compito tutto il claustro annesso; ed allora gli Agostiniani di Racciano lasciarono l'antica per la nuova e più comoda abitazione. Frattanto quegli Eremitani ebbero a sostenere una lite per motivo di un appezzamento di terra preteso dal rettore della vicina chiesa di S. Pietro e da donna Cara vedova di Muzio da San Gimignano, come può vedersi da un mandato di procura del 13 febbrajo 1329 fatto da fra Bartolommeo da Montepulciano, priore di quel convento e da fra Recupero lettore a nome di tutti gli altri frati di quella famiglia nella sagrestia della loro chiesa. – (Arch. DipL. FIoR, Carte de' Domenic. di San Gimign. )
    Quasi un secolo dopo un dotto eremitano Sangimiganese, fra Domenico Strambi, aumentò di un chiostro la nuova clausura, regalò la chiesa di varj oggetti sacri e preziosi, ed ebbe il
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    buon gusto di chiamare da Firenze il celebre pittore Benozzo Gozzoli a dipingere nel coro della medesima (anno 1465 e 66) i fatti principali relativi alla vita di S. Agostino, incominciando dalla sua nascita. – ( Vedere avanti. )
    Gli Agostiniani Romitani di Siena tennero questo convento fino al declinare del secolo XV, nel qual tempo furono costretti a cederlo agli Agostiniani della Congregazione Leccetana che lo abitarono fino alla loro soppressione accaduta nel 1809.
    A ciò ne richiama una bolla dal Pontefice Sisto IV scritta in Roma lì 20 marzo del 1483 e diretta al priore generale ed ai frati del convento di S. Agostino in San Gimignano, colla quale confermava la riforma stata fatta dal capitolo generale di quell'Ordine rispetto ad una più regolare osservanza della Congregazione Leccetana. –( Carte del Conv. di S. Agostino in San Gimigna no , loc cit. )
    Nella chiesa di S. Agostino ch'è ad una navata vasta e sfogata assai ammiransi, oltre le squisite pitture del Benozzo, varie tavole pregevoli agli altari, alcune delle quali furono trasportate nel coro della collegiata. Meritano pure di esser visti in un altare in fondo alla chiesa alcuni basso rilievi di marmo bianco di Carrara eseguiti in modo che rammentano la maniera di Benedetto da Rovezzano. Nel 1828 nella chiesa di S. Agostino è stata traslocata la cura della chiesa soppressa di S. Michele a Casale insieme ad una tavola stata colorita nel secolo XV da mano maestra, sebbene ignota.
    Convento de Domenicani, attualmente ridotto ad Ergastolo per le donne. – II primo ospizio de' frati Predicatori in San Gimignano devesi alla pietà di un canonico Sangimignanese, Jacopo del fu maestro Accorso, il quale, mediante istrumento rogato in Siena il 1 giugno del 1318, donò ai frati di S. Domenico di Siena ed al loro convento una casa posta in San Gimignano per servir loro di ospizio a condizione
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    di non poterla essi alienare; quindi nel 6 settembre del 1325 il predetto Jacopo insieme con Conte di lui fratello venderono per fiorini 80 d'oro al sindaco de' frati Predicatori un'altra casa con chiostro e due orti annessi, posto il tutto nel poggio di Montestaffoli in San Gimignano, dove poscia fu eretto un convento previa la compra di altre abitazioni private. Ciò rilevasi da una bolla del 22 febbrajo 1320 del Pontefice Giovanni XXII data in Avignone, con la quale fu concessa facoltà ai frati Predicatori di San Gimignano di poter acquistare case per ricevere i religiosi del loro Ordine, che furono obbligati a partire da Pisa, Arezzo, Lucca, Castell' Ubertini ecc, stante l' essere quei paesi sottoposti alla scomunica come ribelli della chiesa romana e aderenti di Lodovico il Bavaro già da santa chiesa dichiarato eretico. In vista di ciò Giovanni XXII volle derogare alla bolla del suo antecessore Bonifazio VIII che proibiva gli acquisti ai Frati mendicanti. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte de' Domenicani di San Gimignano. )
    Che però il convento di Montestaffoli nel 1332 fosse terminato, ce lo fa conoscere un istrumento rogato in San Gimignano lì 28 aprile di detto anno, dal quale si rileva che Andrea del fu Pegna da Larniano Merlinda sua moglie, aveva donato al monastero di S. Caterina dell'Ordine de' Predicatori posto presso la porta Caterina in Siena, una casa con terra, vigna, capanna e fornace situata nella villa di Larniano, Comunità di San Gimignano, a condizione però che ottenendo i Fruii Predicatori un con vento in San Gimignano, volevano quei coniugi fursi loro obliiti, per cui i suddetti beni dalle monache di Siena dovevano passare a quei religiosi, dai quali i coniugi prenominati avrebbero ricevuto il loro mantenimento. Che però nel giorno 28 aprile del 1332 fu eseguito l'atto di traslazione de' beni suddetti dalle monache
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    di S. Caterina di Siena nei Frati Predicatori di Monte Staffoli. – (ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit. )
    Ma il luogo di Montestaffoli nel 1353 essendo stato designato dal Comune di Firenze per erigervi una fortezza, il magistrato civico di San Gimignano fu obbligato di assegnare a quei religiosi altre case e orli per rifabbricarlo più grandioso presso le mura settentrionali, donde si domina gran parte della Val d'Elsa.
    Nel fabbricare il nuovo convento con chiesa annessa sotto il titolo della SS. Annunziata furono disotterrate molle urne sepolcrali e frammenti d'idoli, lo che servir può d'indizio sufficiente a far credere che cotesto luogo fosse abitato fino dai tempi romani. La sua chiesa conteneva pregevoli pitture di Alberto Duro, del Frate, di Giorgio Vasari, ed in essa avevano sepoltura molte famiglie illustri del paese, fra le quali gli Useppi, i Cortesi, i Franzesi, ecc. Quel vasto locale dopo soppressa la detta famiglia religiosa (1809) fu convertito in casa di Mendicità, quindi nel 1833 in Ergastolo, cui fu aggiunta dopo la casa di Correzione per le donne. – Nello stesso slabilimento, l'unico che di tal fatta esista per le femmine delittuose in Toscana, dall'attuale suo direttore potestà Brunori sono stati introdotti notabili miglioramenti, i quali non solamente contribuiscono alla salubrità ed alla nettezza delle recluse, ma giovano ad assicurare l' osservanza di una rigorosa disciplina. L'istruzione industriale, religiosa e morale che regolarmente loro si appresta tende allo scopo di riformare i costumi delle condannate, onde procurare di restituirle migliori di quello che furono alla civile società.
    Con i lavori che attualmente si eseguiscono costà dove si va ad attivare il sistema di isolamento medio per le femmine cor rigende, distinte per età e per abitudini. Le Suore di Carità destinate ad assistervi e l'attitudine e lo zelo del direttore di questa casa penitenziaria faranno si che l'Ergastolo di San Gimignano diverrà
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    a ninno inferiore fra quanti altri siano stati aperti in simil genere nell'Italia.
    Monastero di S. Maria, detto le Ro mite di S. Caterina. – Fu fondato nel 1364, ad istanza di donna Margherita del fu Guido de' Bardi sotto la regola di S. Benedetto assoggettando quelle suore al capitolo di S. Pietro di Roma, disposizione stata approvata dal Pontefice Innocenzo IV mediante bolla diretta ai canonici di S. Pietro. Nell’ architrave di una porta esterna del monastero fu scolpita la seguente memoria. Anno MCCCIV a di IX Ottobre. A tempo di Messer Pietro Bolgherini Cavaliere e Rettore dello Spedale di Siena.
    Fra le carte di questo claustro, ora nell’ Arch. Dipl. Fior. esiste la copia di una rubrica degli statuti del Comune di San Gimignano del 12 gennajo 1353 (stile fiorentino) riguardante la facoltà concessa dai deputali della Repubblica Fiorentina, che presedevano nella riforma delli Statuti, alle monache delle Romite di S. Caterina a San Gimignano di poter vendere, donare ecc. beni immobili per la somma di 500 fiorini d'oro, esentandole dalla spesa della gabella de' contratti e da ogn’ altra imposizione.
    Stante la soppressione fatta nell'anno 1786 di un altro monastero col titolo della Vergine Maria sotto la regola di S. Benedetto, la cui fondazione risaliva all'anno 1523, quelle recluse furono riunite alle Romite di S. Caterina , donde poi quest'ultimo claustro si appellò della Vergine Maria e delle Romite di S. Caterina.
    Anche queste monache nel 1809 soggiacquero al fato della soppressione ed il loro locale disfatto fu ridotto in parte ad uso di abitazione privata.
    Monastero, ora Conservatorio di S. Chiara. – Fu eretto per le Clarisse nella prima metà del secolo XV fuori delle mura fra la porta di Querceccio e quella di S. Giovanni, nel luogo appellato tuttora S. Chiara, e ne fu affidata la prima direzione dal Pontefice Eugenio IV ai Minori Conventuali
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    del vicino convento di S. Francesco, finché nel 1493 quelle monache vennero trasferite a spese del Comune dentro la Terra. Finalmente il Granduca Leopoldo I nel 1786 avendo fatto ampliare e ridurre a miglior forma quel locale, lo ridusse a conservatorio per l'istruzione non solo delle fanciulle del paese che bramano frequentare quelle scuole, ma ancora per l'educazione delle alunne che vi si tengono a convitto tanto le conterranee, come quelle di altri paesi. La sua chiesa, al cui altar maggiore esiste un quadro del Rosselli, fu ridotta in migliore stato e consacrata lì 14 settembre del 1800. ù
    Monastero dì S. Maria Maddalena del le Agostiniane Romite. – La sua fondazione, che è dell'anno 1334, devesi a donna Monna, o Simona di Muzio de' nobili da Petrojo; la quale nel 20 febbrajo di detto anno ottenne licenza dal Card. Giovanni del titolo di S. Teodoro Legato della S. Sede in Italia, di edificare presso le mura di San Gimignano un monastero sotto la regola di S. Agostino, la cui chiesa venne dedicata a S. Maria Maddalena; nel qual claustro dovevano abitare 12 monache con una badessa dipendenti totalmente dall'ordinario. Il monastero fu eretto nella casa stessa di donna Monna in via S. Giovanni
    Quindi la stessa fondatrice e amministratrice del nuovo asceterio, con istrumento del 12 agosto 1 334 concedè a donna Agnola di maestro Arrigo, restata vedova di Grifo di Ranieri, l'usufrutto di un orlo situato presso la porta della Fonte ch'essa aveva già assegnato alle sue Romite.
    Finalmente nel 7 dicembre 1304 seguì in San Gimignano il contratto della obbligazione delle monache di S. Maria Maddalena di star soggette al vescovo Ranuccio di Volterra, nel tempo stesso che fu eletta la prima badessa. – (Arch. Dipl. Fior. Car te di S. Maria Maddalena di San Gimignano.
    Anche questo asceterio
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    fu soppresso nel 1786, ritornando il suo fabbricato come lo fu in origine ad abitazione privata, dove in una di quelle stanze, servita ad uso di refettorio delle monache, si conserva un affresco creduto di Vincenzo Tamagni a pie del quale si legge: Anno Domini MDXXIII Mense Maii.
    Monastero degli Olivetani. – Aggiungerei qui la memoria di un altro monastero fondato nel 1310, mezzo miglio toscano a levante di San Gimignano, per cura di mess. Giovanni di Gualtiero Salvucci e della sua donna Margherita di Guido de' Bardi di Firenze, e donato agli Olivetani di Volterra; ma di questo ne feci parola all’'Articolo Barbiano di S. Gimignano, cui gioverà aggiungere qualmente nell' altar maggiore di questa chiesa, ora congrua del preposto della collegiata, esiste una gran tavola dipinta dal Pinturicchio, che rappresenta la B. Vergine in mezzo ad una gloria di Cherubini con sotto due santi in ginocchio, un vescovo a sinistra ed un monaco bianco a destra, descritta dal Gaye nel Vol. II del suo Carteggio inedito di Artisti.
    Convento de'Cappuccini. – Fu fondato nel 1587 a Spese del Comune nel colle che è mezzo miglio toscano a libeccio della Terra, dirimpetto alla chiesa parrocchiale di S. Michele a Strada, e dove è da vedersi una tavola rappresentante la deposizione di G. G. dalla Croce, dipinta da Lodovico Cigoli.
    Stabilimenti pubblici principali. – Sopra tutti merita distinta commemorazione il grandioso spedale di San Gimignano, già affiliato a quello della Scala di Siena e la di cui più vetusta fondazione risale verso il 1258, epoca della morie di S. Fina in onore della quale fu istituito. – Quello poi dei gettatelli, ossia degl' innocenti, attualmente riunito al precedente, fu eretto nel 1315, da primo fuori della porta S. Giovanni, quindi in diverse epoche arricchito dalla pietà di molti Sangimignanesi che lasciarono a benefizio del medesimo le loro fortune.
    Il locale dei
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    due spedali riuniti trovasi contiguo al Monastero di S. Girolamo fino dal sec, XV, se non prima, poiché fra le mem-brane di quest’ultimo monastèro avvi una petizione del 29 ottobre 1459 fatta dalla badessa e monache di S. Girolamo ai deputati dello spedale di San Gimignano per potere appoggiare un muro dell'angolo della loro chiesa all'orto del vicino spedale. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte citate. )
    Ricco e comodo è questo stabilimento, corredato di spezieria, di un quartiere per Io studio delle tavole anatomiche del Mascagni ivi esistenti, di un orto e di circa 40 letti tenuti con molta proprietà.
    La Comunità di San Gimignano mantiene per i maschi tre scuole pubbliche, una elementare, l'altra di grammatica e la terza di rettorica.
    Inoltre si conferiscono due posti per l'Università di Pisa a due giovani Sangimignanesi, e due per lo studio delle belle arti a Firenze o a Roma, in conseguenza di un legato lasciato nel 1642 dal sangimignanese Domenico Mainardi giuniore, che per molti atti di beneficenza giovò quanto mai alla sua patria, dopo avere aperto nella casa propria una specie di collegio con cattedre di teologia, filosofia, e legge.
    La Comunità ha eretto pure un Monte pio.
    Il palazzo del Comune, poi residenza del potestà con la grandiosa torre contigua, è una delle fabbriche meritevoli di esser visitate dal forestiere, che vi troverà una sala dipinta sino dal secolo XIV, nella quale si adunavano i Dodici difensori ed i consiglieri componenti quelli civica magistratura, le cui pareti si dicono restaurate da Benozzo Gozzoli, che nel 1461 e 66 lavorò, nella chiesa di S. Agostino, mentre un secolo e mezzo prima (anno 1317) fu dipinta la parete dirimpetto alle finestre di piazza da Lippo di Memmo senese per ordine ili Nello di Mino dei Tolomei da Siena podestà e capitano; il qual messere vedesi ivi in abito di costume genuflesso davanti al
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    trono della S. Vergine posta in mezzo da 28 santi tutti in piedi, che otto tengono Paste del gran baldacchino, nelle cui balze sono colorite le armi del podestà Tolomei, del Comune di San Gimignano e della casa de' reali di Napoli d'Angiò. Questa pittura ha molta analogia con quella della sala del Consiglio nel palazzo pubblico di Siena, sebbene l’ ultima possa dirsi di merito superiore.
    L'iscrizione che vi si legge in lettere antiche fu riportata dal Targioni nel Vol. VIII pag. 194 e 195 de' suoi Viaggi insieme ad un’altra di epoca più moderna. L’Antica dice: Al tempo di messer Nello di Mess. Mino dei Tolomei di Siena onorevole podestà e capitano del Comune e Popolo di San Gi mignano. MCCCXVII. – Nell'altra in carattere assai moderno alla sua destra si legge: Behozius Florentinum Pictor Restau rant. Anno Domini MCCCCLXVII.
    Che cotesto Nello de' Tolomei fosse morto nel 1345 lo dichiarò una sua figlia, donna Rabola del fu Nello de' Tolomei da Siena, moglie di Lippo Scolari di Firenze, la quale nel 9 settembre del 1315 diede a mutuo per un anno al Comune di San Gimignano 1576 fiorini d'oro. – ( Carte della Comu nità di San Gimignano, loc. cit. )
    Ed è quello stesso Nello de' Tolomei che esercitò uffizio di podestà in San miniato nel 1814. – (GIO. LELMI, Diario Sanminiat. )
    Esistono tuttora in cotesta sala i sedili della Signoria di San Gimignano con la tribuna dove i componenti quel magistrato avevano diritto di arringare, e intorno alla quale leggonsi intarsiate le seguenti parole:

    Ani m us in consulendo liber.

    Contigua al palazzo fu incominciata a edificarsi nel 1290 quell’ altissima torre detta perciò del Comune sopra un arco, che cavalca una larga via,
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    per continuare la quale ogni potestà in tempo del suo regime doveva rilasciare una somma con privilegio di affiggervi la propria arme.
    Fra le molte campane che trovassi in San Gimignano la Torre predetta ne ha una che pesa 12000 libbre, fatta nel 1326 dai fratelli Ricciardo e Francesco fiorentini, mentre la seconda appellata del Sale è stata fusa dallo stesso campanaro Francesco nell'anno 1341; e della terza chiamata del Banco, che porta la data del 1235, fu fonditore maestro Lorenzo pur esso fiorentino.
    L'altro palazzo del pubblico, che appellasi dell'Oriolo dove è un'altra torre, nel quale trovasi attualmente il teatro, servì di residenza al capitano del popolo. Esso è nella piazza medesima dirimpetto al la facciata della collegiata, mentre dirimpetto al palazzo del potestà si alzano due sottilissime torri di mattoni che furono della famiglia Ardinghelli.
    Le mura castellane, che girano circa due miglia, sono in disfacimento al pari di alcune fabbriche private, pochissime delle quali spettano al secolo passito. Vi si contano tuttora quattro porte, comprese due postierle, cioè; a ostro la porta S. Giovan ni, che è la principale, e dalla quale esce la strada rotabile di Colle, donde poi si stacca sotto il poggio di Pietrafitta l' altra via comunitativa rotabile di Poggibonsi; a levante la porticella detta della Fonte; a settentrione maestrale la porta S. Matteo che guida ai Cappuccini per la strada che presso la pieve di Celloli diramasi in due tronchi, uno a ponente per Camporbiano e Gambassi, e l' altro a maestrale settentrione per Certaldo. La quarta postierla di Quercecchio, detta volgarmente del Cer chio, è voltata a ponente sboccando nella strada rotabile fra la porta di S. Matteo e quella di S. Giovanni.
    Alcuni archi a guisa di porte esistenti tuttora nel giro più interno della Terra, come quelli
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    del Calei , della Cancelleria ed il portone di Goro, diedero motivo di congetturare che anticamente il paese di San Gimignano avesse un cerchio più ristretto, sebbene di ciò non si trovi fatta menzione alcuna nella storia, o nelle carte del medio evo, e né tampoco si sappia a quale epoca precisa rimonti il recinto attuale delle sue mura castellane. Restano bensì sopra le due porte principali di S. Giovanni e di S. Matteo due iscrizioni del 1262, anno in cui la Toscana era reità da un vicario ghibellino a nome del re Manfredi di Napoli.
    Uomini pii distinti in scienze e in arti . – Se si dovesse fare la noia dei personaggi più segnalati per santità, per nobiltà, per armi, per eminenti virtù ecc . , la lista de' sangimignanesi sarebbe troppo lunga.
    Limitandomi pertanto ai più celebri nella scienze e nelle arti rammenterò un Luca d'Antonio da San Gimignano che nel 1451 fu professore nello studio fiorentino, e che per ordine di Cosimo padre della patria fu maestro nelle lettere a chi era più maestro di lui, Marsilio Ficino. Nello stesso anno 1451 leggeva nello studio fiorentino un altro prof. sangimignanese, Tommaso di Angelo di Ghese , stato ivi laurealo nel 1448 da S. Antonino arcivescovo di Firenze. – Rammenterò i due Domeniche Mai nardi uno più dotto, l'altro più benefico e fondatore in patria del collegio Mainardi, e di alcune doli per maritare fanciulle. – Rammenterò Curzio Pichena sommo politico, Paolo Cortese che, quantunque nato in Roma, ebbe in San Gimignano feudi, palazzo e possessioni, per cui è reso celebre il Castel Cartesiano nel Colle di Monti, dove fra il 1507 e il 1510 occupato in ameni studj
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    egli terminò l'ultimo triennio di sua vita. Lo stesso Cortesi fece onorevole menzione di un altro eruditissimo sangimignanese suo contemporaneo, cioè, Cherubino Guarguagli , canonico della collegiata di San Gimignano ed autore di un poema faceto, amico di Marsilio Ficino, lodato da questi, dal Coppi e dal Manni nell' illustrazione di un di lui sigillo. – Rammenterò un Filippo Buonaccorsi detto il Callimaco, politico e letterato insigne del secolo XV; né passerò sotto silenzio un distinto allievo dell'Urbinate, il pittore Vincenzo Tamagni , appellato per antonomasia il San Gimigna no. – Rammenterò finalmente fra gl'istorici il pievano Mattia Lupi maestro di scuola ed autore di un poema eroico inedito versante sulle vicende storielle della sua patria, alla quale morendo lasciò la sua biblioteca, riunita poi da Cosimo I alla Laurenziana di Firenze dove si conserva tuttora il codice di quel poema, di cui si giovò un più moderno scrittore per gli Annali della sua patria, voglio dire il sangimignanese Vincen zio Coppi.

    MOVIMENTO della Popolazione della TERRA DI S. GIMIGNANO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie 401; totale della popolazione 2007.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 184; femmine 110; adulti maschi 154, femmine 303; coniugati dei due sessi 322; ecclesiastici secolari e regolari 235; numero delle famiglie 270; totale della popolazione 1308.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 157; femmine 176; adulti maschi 327, femmine 545; coniugati dei due sessi 830; ecclesiastici secolari e regolari 74; numero delle famiglie 525; totale della popolazione 2109.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 176; femmine 174; adulti maschi 307, femmine 571; coniugati dei due sessi 838; ecclesiastici secolari e regolari 121; numero delle famiglie 527; totale della popolazione 2187.

    Comunità di
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    San Gimignano. –
    Il territorio di questa Comunità abbraccia una superficie di 40066 quadrati dei quali soli 660 spettano a corsi d' acqua ed a pubbliche strade. – Nel 1833 vi abitavano familiarmente numero 6072 persone, a proporzione di circa 124 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con sei Comunità. – Dirimpetto a grecale ha la Comunità di Certaldo mediante la fiumana dell' Elsa, che rimontano insieme a partire dalla continenza del torrente Casciani sino al mulino di S. Galgano, dove sottentra la Comunità di Barberino di Val d'Elsa, con la quale la nostra continua a camminare contr'acqua nell' alveo dell'Elsa finché l'abbandona a settentrione davanti allo sbocco del botro del Buchereto. Costì viene a confine dirimpetto a levante la Gora, di Poggibonsi, con la quale l'altra di San Gimignano da primo risale il corso del botro predetto, poscia un altro suo influente, mercé cui taglia la strada di Monte Falconi davanti a Campo Chiarenti, di là dal quale trova il torrenti Fosci , con cui entrambe attraversano la strada rotabile che da Poggibonsi guida a San Gimignano per arrivare sulla strada provinciale che di là conduce a Colle. – Al ponte del Fosci sotto il poggio di Pietrafitta dirimpetto a levante scirocco cessa la Comunità di Poggibonsi e sottentra l'altra di Colle, con la quale la nostra sale uno de' contrafforti settentrione del Cornocchio mediante il torrente dei Riguar di, che oltrepassano per entrare in un suo influente, il borro di Pietravalle e Con tessa, lungo il quale lasciano a ponente il castellare di Pichena fino a che arrivate a Castel vecchio di San Gimignano trovano la strada provinciale Volterrana che viene da Colle. Costassù presso il varco di Monte Miccioli cessa il territorio comunitativo di Colle, e viene a confine dirimpetto a ostro quello della Comunità di Volterra, con il quale
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    l'altro di San Gimignano percorre la strada provinciale per quasi un miglio, dopo di che voltando faccia da scirocco a libeccio gira intorno al poggio di Montalto sotto il Cornocchio dove rasenta, per mezzo miglio la strada provinciale Volterrana che viene dal Castagno, finché sullo sbocco della via pedonale che da Libbiano mena nella suddetta Volterrana sottentra dirimpetto a ponente la Comunità di Montajone. Con questa la nostra Comunità entra nel botro dell' Acqua amara, quindi passata la via rotabile che da Camporbiano si dirige a San Gimignano trova l'altro rio dell' Acqua calda, e con esso dirigendosi a settentrione sbocca nel ramo destro del torrente Casciani di sotto, col quale voltando faccia a maestrale scende fino alla fiumana dell'Elsa quasi dirimpetto al borgo di Certaldo dove ritrova il territorio di quest' ultima Comunità.
    La più alta sommità de' monti del territorio di San Gimignano è quella de' poggi che si avvicinano al Cornocchio, monte che separa la Valle dell'Elsa da quella superiore dell' Era, e la di cui elevatezza si accosta a quella della torre di Monte Miccioli, misurata trigonometricamente dal Pad. Inghirami che la trovò 842 braccia superiore al livello del mare Mediterraneo.
    La situazione corografica e montuosa di cotesta Terra fuori di ninno, le poche strade rotabili direttevi dalla capitale e queste per un tragitto tortuoso, la mancanza costà d'industrie manifatturiere, la penuria di acque perenni correnti ecc, fanno si che i mercati sieno di quasi niuna entità in San Gimignano, dove ad onta di un clima molto salubre, e di prodotti agrarj squisiti, la sua popolazione aumenta assai poco in proporzione della maggior parte dei paesi della Toscana centrale, e di quelli specialmente situati in pianura.
    Noi già abbiamo indicato le vie comunitative rotabili che guidano a San Gimignano, tre delle quali staccansi dalle provinciali Volterrane da Gambassi e da Camporbiano e da quella di Colle,
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    mentre dalla R. Traversa Livornese dirimpetto a Certaldo parte un altro tronco di strada rotabile che cavalca il ponte di legno sull'Elsa presso Certaldo, e salendo i poggi passa vicino alla pieve di Cellori per riunirsi al ramo di Camporbiano di Gambassi, e di là avanzandosi sotto il convento de' Cappuccini entra per la porta S. Matteo in San Gimignano.
    Finalmente due altri tronchi di strade comunitative rotabili partono pel lato opposto da San Gimignano uscendo dalla porta S. Giovanni per dirigersi alla base orientale del poggio di Pietrafìtta dove sboccano la strada provinciale di Colle e l'altra comunitativa che conduce a Poggibonsi. – Non parlo de’ minori tronchi di strade che guidano fino a S. Lucia a Barbiano, o a S. Lorenzo a Montauto ecc. essendo questi di troppo breve tragitto. Merita bensì di essere accennato il taglio di una nuova strada comunitativa rotabile che staccasi da quella diretta a Poggibonsi per scendere lungo la ripa sinistra dell'Elsa passando per il mulino di Zambra sotto lo stradone della villa signorile di Cusona di casa Guicciardini. – I due tronchi di strade provinciali che da Colle e da Gambassi dirigonsi a Volterra lambiscono per corto tragitto i confini meridionali e occidentali di questa Comunità.
    Fra i maggiori corsi d'acqua che attraversano, o che rasentano cotesto territorio, vi si conta a maestrale. l' Elsa, al suo levante i torrenti Fosci e Riguardi , e dalla parte di ponente quello de' Casciani.
    Il capoluogo in generale scarseggia di acque specialmente potabili, giacché le fonti pubbliche fuori della postierla di tal nome scaturiscono di mezzo al tufo terziario dello sprone su cui risiede il soppresso convento de' Domenicani, ridotto ora ad ergastolo. Le acque che si fanno strada fra il mattajone (marna terziaria subappennina) riescono pesanti e tartarose; né essendo queste perenni furono costretti i Sangimignanesi nei tempi antichi di allacciare
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    con gran cura le acque perenni del poggio tufaceo sottostante al paese, e fabbricare nel medio evo sulla fiumana dell'Elsa un mulino (quello di S. Galgano) che dovettero fortificare per difenderlo dai nemici. Attualmente esiste un altro mulino de'Sangimignanesi sopra quello di S. Galgano, detto della Zambra, e questo al pari dell'altro è alimentato dalle acque dell'Elsa. Rispetto alla costituzione geognostica di cotesta pendice di monti, fra la loro cresta e la base lungo l' Elsa, trovasi una conferma a quanto 98 anni innanzi aveva osservato e scritto il chierico Giovanni Targioni Tozzetti, tostochè nel T. V della prima edizione de' suoi Viaggi per la Toscana, e nel T. VIII della edizione seconda egli nel dare un sunto della storia naturale del territorio di San Gimignano avvertiva che “il tratto continuato di colline da San Gimignano fino a Castelnuovo di Valdelsa è andantemente coperto di tufo (conchigliare), d'aria sana, molto fertile, ben coltivalo, pieno di buone pasture, e comecché resti esposto a bacio, a luogo a luogo ha de' bei boschi (ora nellamassima parte atterrati e conseguentemente delle copiose cacce.”
    “Cotesto tufo (continua a dire) si riconosce depositato addosso a branche sotterranee delle montagne del Cornocchio e di Camporena , siccome lo danno a conoscere nelle rosure dei torrenti i filoni di pietre dei monti primitivi (cosi), ossia di strati di alberese e macigno elle ivi si affacciano ecc.”
    Infatti nella parte superiore della montagna e segnatamente sopra le sorgenti del torrente Casciani trovai il calcare compatto ripieno di mituli litofagi. Che i tufi poi di colesta contrada siano soprapuosti alla marna conchigliare cerulea , ossia al mattajone, è un fatto quasi costante in tutte le Valli cretose del Volterrano e del Senese, dove le marne più dei tufi sono ricche di
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    conchiglie fossili marine. Anche il dott. Ottaviano figlio di Giovanni Targioni Tozzetli, in una lettera sopra alcuni prodolti naturali del territorio di Colle in Val d'Elsa, di San Gimignano e di Volterra, (Bologna 1820) ricorda i testacei raccolti nel tufo a Castel vecchio di San Gimignano, alla villa di Chiusi de' signori Vecchi, e a S. Lucia a Barbiano fuori della porta S. Giovanni, mentre fuori della porta S. Matteo verso i Cappuccini trovò delle madrepore, de’ fungiti, de’ dentali, e molli frammenti di pin ne marine, ecc.
    Per convincersi poi della struttura geognostica di colesta porzione della Valdelsa, basta rimontare i due Casciani, ed il torrente delle Volte che scorre fra il poggio delle Sodole e quello de' Carpineti, situato a grecale di Libbiano presso la villa del Buonriposo, 3 miglia a ponente di San Gimignano. Imperocché nei fianchi approfondati dalle acque delle Volte si scuopre il terreno stratiforme appenninico altamente ricoperto da deposizioni di tufo marino.
    Infatti nel poggio delle Sodole a ostro della strada medesima si affacciano Tramezzo al mattajone le testate di un calcare compatto stratiforme attraversato da frequenti vene di spato candido, mentre scendendo dalla strada verso il torrente delle Volte fra la fornace del gesso e la chiesa diruta di S. Bartolo nel podere della Colombaia s'incontrano filoni potenti di solfato di calce (gesso) internati fra la roccia calcare stratiforme, dove la marna conchigliare cerulea ed il tufo calcare giallo rossastro servono di mantello alla gessaja; dirimpetto alla quale nella ripa destra del torrente. delle Volte, salendo il poggio della Comunella e quello contiguo de' Carpineti , si presenta una roccia calcare cavernosa in masse ( Raukalk de' Tedeschi) in mezzo ad una terra tossa ricca di ferro potentemente ossidalo.
    Ritornalo in San Gimignano ed esaminate le
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    bozze di quelle altissime torri e delle mura esterne della sua collegiata, non che di altre fabbriche pubbliche e private, trovai che quelle pietre lavorate spettano ad un calcare metamorfosato e semi cristallino analogo a quello dei poggi testé citati.
    Io non parlerò delle rocce ofiolitiche che s'incontrano nel vallone de'Casciani sulla destra di cotesti torrenti dove si nascondono rognoni di rame solfurato e carbonaio nei poderi del sig. Stricchi di San Gimignano compresi net popolo di S. Martino a Larniano, Comunità e circa 5 miglia toscane a libeccio di San Gimignano, perché quelle meritano di essere con meno fretta ch’io non feci esaminate.
    Rispetto ai prodotti agrarj del territorio sangimignanese, la campagna intorno alla Terra è assai bene vestita di viti, di olivi e di seminagioni, tale da non restare inferiore a molti altri paesi di collina; mentre i castagni ed i boschi di cerri, di quercioli e di scope, ecc. alternanti con pascoli naturali cuoprono una porzione della parte superiore di questa Comunità. Fra il torrente Fo sci ed il poggio di San Gimignano si alza il colle di Pietrafitta, luogo rinomato un dì per la Vernaccia , che il Redi segnalò nel suo bel Ditirambo. – Anche la base dei colli che si avvicinano all'Elsa sono ricchi di pascoli e di piante di alto fusto.
    Dal regolamento del 4 marzo 1776 sull' organizzazione economica della Comunità di Sangimignano si comprende che questa allora era formata di 38 popoli ridotti attualmente a 22, oltre il comunello di Pichena, soppresso con decreto dell'8 marzo 1775.
    La Comunità mantiene due medici ed un chirurgo. Nel capoluogo si pratica un piccolo mercato settimanale nel mercoledì, oltre due fiere nel lunedì dopo la prima domenica di agosto e nel giorno 28 dello stesso mese. Risiedono in San Gimignano un potestà dipendente pel criminale dal vicariato regio di Colle ed un cancelliere
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    comunitativo. – L'uffizio di esazione del Registro è a Poggibonsi, l’ ingegnere di Circondario in Colle, la conservazione delle Ipoteche in Volterra, ed il tribunale di prima Istanza in Siena.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di SAN GIMIGNANO  a quattro epoche diverse.
               
    - nome del luogo: Barbiano, titolo della chiesa: SS. Lucia e Giusto (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 166, abitanti anno 1745 n° 109, abitanti anno 1833 n° 159, abitanti anno 1840 n° 163
    - nome del luogo: Barbiano, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 55, abitanti anno 1745 n° 96, abitanti anno 1833 n° 203, abitanti anno 1840 n° 220
    - nome del luogo: Casale (1), titolo della chiesa: S. Michele in S. Agostino di S. Gimignano (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 122, abitanti anno 1745 n° 105, abitanti anno 1833 n° 153, abitanti anno 1840 n° 459
    - nome del luogo: Castello di S. Gimignano, titolo della chiesa: S. Cristina (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 87, abitanti anno 1745 n° 58, abitanti anno 1833 n° 291, abitanti anno 1840 n° 316
    - nome del luogo: Celloli e Collemuscoli , titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve arcipretura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 211, abitanti anno 1745 n° 229, abitanti anno 1833 n° 232, abitanti anno 1840 n° 241
    - nome del luogo: Canonica, titolo della chiesa: S. Eusebio (Prioria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° 330
    - nome del luogo: Cortennano e Pietrafitta , titolo della chiesa: SS. Jacopo e Maria Maddalena (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 156, abitanti anno 1745
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    n° 122, abitanti anno 1833 n° 206, abitanti anno 1840 n° 230
    - nome del luogo: Cusona, titolo della chiesa: S. Biagio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 134, abitanti anno 1745 n° 149, abitanti anno 1833 n° 232, abitanti anno 1840 n° 257
    - nome del luogo: Fulignano, Remignoli e Casaglia , titolo della chiesa: SS. Lorenzo e Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 101, abitanti anno 1745 n° 116, abitanti anno 1833 n° 267, abitanti anno 1840 n° 302
    - nome del luogo: Lariano e Giunzano , titolo della chiesa: SS. Martino e Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 156, abitanti anno 1745 n° 217, abitanti anno 1833 n° 315, abitanti anno 1840 n° 298
    - nome del luogo: Libbiano, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 86, abitanti anno 1745 n° 98, abitanti anno 1833 n° 128, abitanti anno 1840 n° 151
    - nome del luogo: Montato e Monte Cortese , titolo della chiesa: S. Lorenzo con S. Bartolommeo (Prepositura), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 96, abitanti anno 1745 n° 105, abitanti anno 1833 n° 248, abitanti anno 1840 n° 235
    - nome del luogo: Pancole, S. Quirico e Paterno , titolo della chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 175, abitanti anno 1745 n° 101, abitanti anno 1833 n° 167, abitanti anno 1840 n° 183
    - nome del luogo: Racciano e Sovestro , titolo della chiesa: SS. Ippolito e Silvestro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 80, abitanti anno 1745 n° 48, abitanti anno 1833 n° 167, abitanti anno 1840 n° 135
    - nome del luogo: Ranza e Cucciano
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    , titolo della chiesa: SS. Michele e Pietro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 74, abitanti anno 1745 n° 70, abitanti anno 1833 n° 110, abitanti anno 1840 n° 97
    - nome del luogo: S. Andrea e Monte Gompoli , titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 32, abitanti anno 1745 n° 61, abitanti anno 1833 n° 73, abitanti anno 1840 n° 86
    - nome del luogo: S. Benedetto e Macinatico , titolo della chiesa: S. Lucia e S. Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 109, abitanti anno 1745 n° 115, abitanti anno 1833 n° 165, abitanti anno 1840 n° 194
    - nome del luogo: S. Donato extra muros e Piscille , titolo della chiesa: SS. Donato e Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 90, abitanti anno 1745 n° 88, abitanti anno 1833 n° 151, abitanti anno 1840 n° 142
    - nome del luogo: SAN GIMIGNANO, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Collegiata insigne), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 2007, abitanti anno 1745 n° 1308, abitanti anno 1833 n° 2109, abitanti anno 1840 n° 1921
    - nome del luogo: Strada, titolo della chiesa: SS. Michele  e Lucia (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 161, abitanti anno 1745 n° 221, abitanti anno 1833 n° 292, abitanti anno 1840 n° 328
    - nome del luogo: Ulignano, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551 n° 40, abitanti anno 1745 n° 85, abitanti anno 1833 n° 174, abitanti anno 1840 n° 181
    - nome del luogo: Villa Castelli con Mucchio , titolo della chiesa: S. Maria e S. Pietro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Colle (già Volterra), abitanti anno 1551
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    n° 162, abitanti anno 1745 n° 167, abitanti anno 1833 n° 230, abitanti anno 1840 n° 238

    - Totale abitanti anno 1551: n° 4168
    - Totale abitanti anno 1745: n° 3564
    - Totale abitanti anno 1833: n° 6072
    - Totale abitanti anno 1840: n° 6707

    (1) La popolazione della parrocchia di Casale, ora traslocata nella chiesa di S. Agostino dentro San Gimignano, nell’anno 1840 comprendeva, oltre 193 abitanti della Campagna, 266 dentro la Terra staccati dall’antica parrocchia della sua chiesa collegiata.

    SAN GIMIGNANO in Val d’Elsa. – In fine si corregga, che la cura di Cellori è della Diocesi di Volterra, e non di quella di Colle. – Indi si aggiunga. – Nel 1833 la COMUNITA’ DI SAN GIMIGNANO noverava 6072 Abitanti e nel 1845, compresi due annessi, ne aveva 6556, cioè:

    S. Andrea, Abitanti N.° 81
    Barbiano (SS. Lucia e Giusto), Abitanti N.° 159
    Idem (S. Maria Assunta), Abitanti N.° 228
    S. Benedetto, Abitanti N.°   190
    Canonica (S. Eusebio alla), Abitanti N.° 301
    Casale, Abitanti N.° 465
    Castel S. Gimignano ( porzione ), Abitanti N.° 167
    Cellori, Abitanti N.° 241
    Cortennano, Abitanti N.° 255
    Cusona ( porzione ), Abitanti N.° 195
    S. Donato, Abitanti N.° 158
    Fulignano ( porzione ), Abitanti N.° 235
    Larniano ( porzione ), Abitanti N.°   283
    Libbiano, Abitanti N.° 155
    Montauto, Abitanti N.° 250
    Pancole, Abitanti N.° 186
    Racciano, Abitanti N.° 194
    Ranza, Abitanti N.° 120
    SAN GIMIGNANO, Abitanti N.° 1858
    Strada, Abitanti N.° 315
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    /> Ulignano, Abitanti N.°   180
    Villa Castelli, Abitanti N.°   272

    Annessi

    Pignano; dalla comunità di Volterra, Abitanti N.°   24
    Senzano; dalla comunità di Volterra, Abitanti N.°   44
    TOTALE Abitanti N.° 6556


    PONTE ( S. LORENZO AL ) DI SAN GIMIGNANO in Val d'Elsa. – Era una chiesa succursale della collegiata di San Gimignano, rammentata nella bolla del Pontefice Onorio III diretta nel 1220 al preposto di quella chiesa collegiata; ed egualmente ricordata da due membrane del 7 novembre 1359, e del 2 agosto 1391 appartenute ai Padri Domenicani di San Gimignano, ora nell' Arch. Dipl. Fior. nelle quali si ricorda dentro la Terra stessa la contrada davanti la piazza della chiesa  di S. Lorenzo al Ponte.
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Localizzazione
ID: 3765
N. scheda: 46530
Volume: 5; 6S
Pagina: 35 - 53; 197, 221 - 222
Riferimenti: 11870
Toponimo IGM: S. Gimignano
Comune: SAN GIMIGNANO
Provincia: SI
Quadrante IGM: 113-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1665157, 4814802
WGS 1984: 11.04264, 43.46947
UTM (32N): 665220, 4814977
Denominazione: S. Gimignano, Sangimignano - S. Lorenzo al Ponte
Popolo: S. Maria Assunta a S. Gimignano (con annesso S. Maria a Oliveto)
Piviere: S. Maria Assunta a S. Gimignano (con annesso S. Maria a Oliveto)
Comunità: S. Gimignano
Giurisdizione: S. Gimignano
Diocesi: (Volterra) Colle
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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