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S. Giovanni, S. Giovanni in Altura, S. Giovanni in Val d'Arno, Castel di Pian Alberti

 

(S. Giovanni Valdarno)

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    SAN GIOVANNI, già S. GIOVANNI IN ALTURA e innanzi CASTEL DI PIAN ALBERTI nel Val d'Arno superiore. – Terra nobile e ben fabbricala con larghe vie, buone case e grandiosa piazza, capoluogo di Comunità e di Vicariato regio, la di cui chiesa plebana (S. Gio. Battista) recentemente eretta in prepositura, è compresa nella Diocesi di Fiesole, Compartimento di Arezzo.
    Risiede in pianura attraversata dalla strada postale Aretina, fra la base delle colline estreme che scendono dai monti del Chianti e la ripa sinistra dell'Arno, a circa 260 braccia sopra il livello del mare
    Trovasi in mezzo alle due più popolose Terre del Val d'Arno superiore, Montevarchi e Figline, nel grado 43° 34' latitudine e 29°12’
    longitudine appena 5 miglia toscane a scirocco di Figline, 3 miglia toscane a maestrale di Montevarchi, ed altrettante a maestrale ponente di Terranuova di oltrarno, a 3 miglia toscane a scirocco di Firenze passando per la strada regia di S. Donato in Collina, e 22 a maestrale di Arezzo.
    La forma della Terra di San Giovanni è di un parallelepipedo con tre strade pur esse parallele, che l'attraversano nella sua lunghezza, delle quali quella di mezzo, che è la più larga, componesi della strada regia postale.
    Ha 400 braccia di larghezza, circa 1600 braccia di lunghezza con una gran piazza quadrilunga in mezzo al paese e quattro porte, due delle quali sono state di corto atterrate insieme con i torrioni che le difendevano; le altre torri che in gran parte sussistono difendevano le mura con fossi intorno. L'origine di questa Terra è conosciutissima, perché decretata dalla Repubblica Fiorentina insieme con quelle di
    Terranuova e di Castelfranco di sopra ad oggetto di scemare le forze e di tenere in freno i nobili di quel contado, cioè degli Ubertini di Gaville, de’ Pazzi
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    e degli Ubertini di Soffena, i primi alla sinistra e gli altri alla destra dell'Arno. – All’Articolo CASTELFRANCO DI SOPRA fidando nel migliore storico contemporaneo, Giovanni Villani (Cronica Lib. VIII. C. 17.) dissi, che le terre di San Giovanni e di Castelfranco di sopra si edificarono nell' anno 1296; ma la fondazione loro comparisce solo quattr'anni dopo. Essendoché esiste una provvisione della Signoria di Firenze fatta nel gennajo del 1300 (stile comune) nella quale si leggono l'espressioni seguenti: Tres Terrae fiant in partibus Vallis Arni superiori, duae in planitie de Casa Obertini (Castelfranco e Terra nuova), alia juxta burgum Plani Alberti, pro honore, et jurisditione Comunis Fiorentini, cum muris, et foveis, et aliis fortilitiis, etc. – (GAYE , Carteggio inedito di Artisti. Vol. I. Append. II.)
    All’ Articolo PIAN ALBERTI inviai il lettore a questo di SAN GIOVANNI nel Val d'Arno detto di sopra. – Che poi il primo castel di San Giovanni, quantunque si creda essere il così detto Castelvecchio fabbricato in collina, siccome lo furono quelli di Figline e di Montevarchi esso fosse in origine in pianura dove costantemente risiede, lo dà incerto modo a conoscere la provvisione della Signoria testé accennata, dalla quale anche meglio apparisce che la Terra in discorso fu incominciata ad edificarsi nell'ultimo anno del secolo XIII, presso il borgo di Pian Alberti, cioè lungo l'antica strada maestra del Val d'Arno e circa tre lustri innanzi dell'attuale sua chiesa prepositura.
    Il predetto
    borgo di Pian Alberti fu poi designato talvolta con titolo di castello, tal altra con quello di villa. È rammentalo come castello in tre istrumenti rogali nel novembre 1131, 31 gennajo 1191
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    e 31 marzo 1238, dall'ultimo de 'quali apparisce, che anche nel 1238 risedeva in Pian Alberti un giusdicente locale. – (ARCH. DIPL. DIPL., Carte della Badia di Passignano.)
    E indicato Pian Alberti come villa all’ anno 1302 dall'Ammirato nella sua istoria fiorentina, quando dice che il podestà di Firenze Gherardino di Gambara nel luglio del anno preindicato condannò gli Ubertini di Gaville per aver rubato e abbruciato la villa di Pian Alberti, invece di Alberto, come ivi fu stampato.
    Che il castello con la corte, ossia distretto di
    Pian Alberti , fosse allora compreso nel piviere di Cavriglia lo dichiarai all'Articolo CAVRIGLIA, dove sono designate due chiese sotto quel vocabolo, e solamente aggiungerò che spettava alla corte medesima di Pian Alberti lo spedaletto di Riofino, altrimenti detto di Ubalda, il quale per lungo tempo appartenne al Monastero di Passignano.
    Dell'isola poi di S.
    Maria di Pian Alberti, dove era situato cotesto spedaletto, trattano varj contratti dell'8 ottobre 1239, 8 novembre 1285, 12 gennajo e 10 marzo 1287 (stile comune) appartenuti tutti alla vicina Badiola di S. Maria in Mamma.
    Francesco Gherardi Dragomanni che nelle sue memorie della Terra di San Giovanni indicò nella prima nota quei contratti, ve ne aggiunse uno del 13 marzo 1300, nel quale si parla della
    curia del castello di San Giovanni in Val d'Arno, dove fu rogato pure nel 16 settembre del 1305 altro istrumento della provenienza medesima. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte dell'Osp. di Bonifazio.)
    Fatto è che la prima memoria sincrona in cui fu rammentato il castel di San Giovanni in altura è quella testé citata del 13 marzo 1300 (stile comune, vale a dire del
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    13 marzo 1299 stile fiorentino).
    Che però cotesto castello continuasse a fabbricarsi anche nel 1300 avanzato non lascia dubbio il fatto raccontato dall' anonimo autore di una vita del Petrarca, dove si legge, qualmente Petracco cittadino fiorentino, padre dell'insigne poeta, nel 1300 fu sostituito a Cione di Roggero Minerbetti per invigilare insieme con Segno di Bono alla fabbrica del castel di San Giovanni del Val d'Arno di sopra che s'edificava per conto del Comune di Firenze sotto la direzione del celebre Arnolfo. – (GHERARDI DRAGOMANNI, Oper. cit. Nota 3.)
    Fino dall'origine di questo castello la Badiola di S. Mamma col suo castelletto di
    S. Mariano era compresa nel distretto di San Giovanni, per cui nel 12 febbrajo 1345 (stile fior.), essendovi controversia fra i due luoghi, fu pronunziato lodo nel castel San Giovanni che rivendicò una possessione a quella Badiola (loc. cit.), e nell'anno dopo (9 genn. 1346) il consiglio di credenza del Orni, di San Giovanni deliberò alcune penali contro gli Ubertini ed i Pazzi del Val d'Arno, i quali insieme con Pier Saccone Tarlati di Pietramala avevano tentato di sorprendere con le loro masnade e impadronirsi di questo castello.
    Fra le carte
    dell’Arch. Gener. Fior., ora in quello diplomatico, avvene una del 1 ottobre 1371 che appella all'accesso alla potesteria di San Giovanni in altura, ossia di sopra, di Gentile del fu Lippo Belfredelli di Firenze nuovo potestà di esso castello e del suo distretto. – Però da qualche anno inanzi (1340) era stato risoluto che in San Giovanni di sopra dovesse risedere anco un vicario della Repubblica la cui giurisdizione civile criminale continuò nell'età successiva ad abbracciare dieci potesterie, cioè, di Greve, Cascia e Ancisa, Figline, Monte
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    Farciti, San Giovanni, Bucine, Laterina, Terranuova, Castelfranco di sopra e Pontassieve.
    Nel 1375 la Repubblica fiorentina nella guerra che aveva con il Pontefice Sisto IV stabilirono dei quartieri del suo esercito nel Castello di San Giovanni, e fu costà dove due anni dopo si accampò il loro generale Giovanni Auguto, allora quando egli mise in fuga le masnade di ventura venute fino nel Val d' Arno superiore per derubare quelle ricche d industriose popolazioni.
    Anche più pericoloso sarebbe stato l’anno 1390 senza l'accortezza e fedeltà degli
    abitanti di San Giovanni che non si lasciarono ingannare da un frate loro conterraneo, comecchè egli avesse indotto il castellano Ciampolo de'Ricasoli che vi era dentro con alcuni soldati di presidio a consegnare la Terra medesima a Giovanni d' Azzo degli Ubaldini ribelle della Repubblica. Ma i San Giovannesi appena ebbero di ciò sentore, presero le armi e fecero diligente guardia, non permettendo a Ciampolo né al frate di godere il frutto del loro tradimento; talché il potestà di Firenze condannò quei due ribelli ad essere attanagliati e morti se mai pervenivano nelle forze della repubblica. – AMMIR.
    Stor. Fior. Lib. XV.)
    È fama bensì che il Castello di San Giovanni nel 1432 cadesse in potere dei nemici condotti da Bernardino della Carda ai danni del Comune di Firenze, finché quei masnadieri restarono sconfitti in Val d'Elsa dove li raggiunse il generale de' Fiorentini Michele Attendolo da Culignola. –
    (Memorie Storiche di San Giovanni.)
    Dopo cotesto fatto militare la storia politica di San Giovanni non indica vicende importanti, nemmeno alla caduta la Repubblica Fiorentina, sicché questa Terra per la sua posizione si mantenne sempre residenza di un vicario regio con quelle modificazioni che verranno indicate all'Articolo seguente della sua Comunità.
    Chiese e stabilimenti pubblici. –
    Senza dire degli edifìzi privati meritevoli
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    di osservazione e dei quali va adorno cotesto paese, mi limiterò a indicare lo spazioso palazzo pretorio, riedificato con bella simetria e con vasta loggia nel centro della piazza maggiore. Esso apparteneva alla Comunità, che lo cedé nel 1372 al governo Mediceo per farne la residenza de' suoi vicari, molti de' quali fecero murarvi lo stemma loro, con il nome e l’anno in cui esercitarono quell’ufizio. Ivi si leggono due iscrizioni in marmo relative alla generosa deliberazione del Granduca Leopoldo I per avere esonerato i possidenti delle terre lungo l'Arno del debito fatto nelle spese che esigevano costà i lavori del fiume; le quali iscrizioni saranno riportate all’ articolo seguente della Comunità.
    Chiesa prepositara. –
    Cotesta pieve quantunque ottenesse fino dal secolo XV il battistero, e che il suo parroco si eleggesse dai popolani, con tutto ciò fino all'anno 1672 la parrocchia di San Giovanni continuò a far parte del piviere di Cavriglia, dalla cui chiesa matrice cotesta parrocchia riceveva gli olj santi. – Nel 1501 fu risoluto d'introdurre nella chiesa battesimale di San Giovanni i canonici come in quella di Cavriglia destinando per pretenda l'entrate del mulino del castello; ma una tale risoluzione rimase senza effetto, avvegnaché poco dopo la Comunità di San Giovanni offrì in dono quel mulino a Giuliano de’ Medici fratello che fu del cardinal Giovanni, poi Papa Leone X. Quindi avvenne che alla morte di Giuliano furono citati da messer Leonardo Bartolini a nome del Pontefice Leone X i rappresentanti di questa Comunità, talché questi nel 14 marzo 1520 (stile comune) umiliarono scrittura al pontefice predetto, affinché si degnasse troncare una simile lite « non volendo (diceva la supplica) quei servi combattere con padroni come Vostra Santità. »
    Ognuno sa che tra i molti benefizi ecclesiastici goduti da Leone X, mentre era cardinale, fuvvi anche
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    la pieve di San Giovanni di Val d'Arno, in memoria della qual commenda Agnolo di Giovanni Montechiari, che fu pievano della medesima nel 5 ottobre del 1662 porse supplica a Roberto Folchi vescovo di Fiesole, acciò volesse permettergli di affiggere nella sua chiesa una lapida che rammentasse ai posteri come la pieve di San Giovanni fu data un tempo al Card. Giovanni de' Medici, poscia Leone X. Cosicché il vescovo fiesolano, dopo visto il breve del 1509 sulla rinunzia di detta pieve, e l’epoca nella quale essa fu conferita in commenda, concedè facoltà di porre sopra la porta della canonica l'iscrizione qui appresso:

    AETERNA UT CLARESCAT MEMORIA
    LEONIS X PONT. MAX.
    QUI ANTEQUAM PETRI ASCENDERET AD SEDEM
    JOANNES V. S. MARIAE IN DOMINICA DIACONUS
    CARDINALS MEDICES VOCATUS
    PLEBAMAM UTI BONUS PASTOR GUBERNANS
    HUMANI GREGIS REGIMINI FELICITER ASSUEVIT.
    ANGELUS MONTECLARUS PLEBANU IN OBSEQUINDI
    HOC POSCIT MONOMENTUM.
    TERTIO NONAS OCTOBRIS
    ANNO
    SAL.MDCLXH.

    Nella visita diocesana fatta alla pieve di San Giovanni nel 18 aprile 1867 il Vescovo Fr. Angelo da Diacceto, avendo trovato la S. Eucaristia in un vaso fragile di vetro ed in un ciborio al muro, assegnò al pievano il termine di 18 mesi per fare una pisside di rame dorata ed un ciborio di legno da mettere sull' altare.
    Nel 15 aprile del 1643 il pievano di Cavriglia Bernardo Firidolfi , ad oggetto di provare che le chiese del piviere di San Giovanni erano comprese nella sua giurisdizione, produsse in giudizio due istrumenti degli anni 1514 e 1570, ne terminò la lite finché nel 24 marzo del 1673 Filippo Soldani vescovo di Fiesole come arbitro eletto da Pandolino di Gio. Paolo Firidolfi pievano di Cavriglia da una parte, e da Angiolo di Giovanni Montechiari pievano della chiesa battesimale di San Giovanni dall'altra parte, dichiarò la pieve di S. Giovanni con la prioria di S. Lorenzo e
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    la parrocchia di S. Lucia, poste tutte tre dentro le mura castellane di San Giovanni, libere da ogni dipendenza dall'antica chiesa matrice di Cavriglia, premesso l'obbligo ai pievani di San Giovanni di dover inviare ogn'anno all'antica pieve di Cavriglia nel giorno di S. Gio. Battista sei ceri di libbre due cadauno.
    La chiesa principale di San Giovanni fu edificata nel 1512, quindi in più tempi restaurata, ed anche ultimamente nel 1834 sotto il pievano Felice Cappelletti.
    Chieda prioria di S. Lorenzo. – Quest'antica cura di Piano Alberti portava l'indicazione di quella comunità innanzi che fosse edificato il castello di San Giovanni.
    Fu in seguito ricostruita dentro le mura castellane, ampliata e ridotta a tre navate, adornandola di buone pitture. Una di esse (quella dell'altare di S. Biagio) è stata attribuita al celebre Masaccio, mentre la tavola all'altare della SS. Annunziata fu dipinta da mano maestra nel 1472. E di qualche anno anteriore un altro quadro rappresentante la B. Vergine in mezzo a S. Lorenzo e a S. Antonio abate che fu fatta fare da Maso di ser Paolo di ser Marco con la data del di 10 agosto 1453.
    Le pitture a fresco che ne' tempi scorsi cuoprivano le pareti di questa chiesa si attribuirono, almeno in parte, a Giovanni da San Giovanni, siccome fu congetturato dalla testa di un putto ivi rimasto con l'iscrizione
    Giovanni dipinse.
    In questa chiesa si seppellivano i giustiziati del vicariato al quale proposito merita di essere qui rammentato un cadavere trovato murato nel pilastro della facciata interna della chiesa a destra di chi entra, e di me visitato nel mese di settembre del 1832; ma tornatovi nove anni dopo, trovai che l'aria lo aveva alterato assai da quello che lo vidi nella prima epoca, cioè poco dopo essere stato scoperto; ed allora era intatto con
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    la pelle tesa nel corpo con denti bianchissimi, braccia incrociate, piedi ritti e bocca aperta, dell' età dai 25 ai 30 anni, con barba appena di un giorno spuntata da un viso piuttosto grasso e di collo corto.
    Non vi sono, che io sappia, memorie della persona né della cagione che fece porre costà quel giovane delittuoso, seppure non vi fu murato vivo, talché alcuni ebbero a sospettare che fosse stata una delle tante vittime dell'intolleranza al tempo della persecuzione de'
    Paterini.
    Oratorio della Madonna. –
    Ma la chiesa più bella e più adorna di San Giovanni è quella dell'Oratorio, fabbricata nell'anno 1484 in fondo alla piazza dalla parte di ostro sopra le mura della Terra all'occasione di un prodigio accaduto per la mediazione di una immagine di Maria SS. dipinta sopra una delle porte del castello, denominata Porta S. Lorenzo dalla vicina prioria.
    Vi si ascende per due ampie scale di pietra, le quali fanno capo a due porte che fiancheggiano l' altare della miracolosa immagine della
    Madonna delle Grazie esistente nell'antico muro. – L'Oratorio, ha tre navate con cupola dipinta nel 1699 dal senese Cav. Giuseppe Nasini; le volte si credono colorite dal suo contemporaneo Ferretti, che fu il primo frescante de' suoi tempi. – Nel ricco altare della Madonna nella parte superiore fu colorita da Giorgio Vasari una gloria di angioli; i due quadri laterali sono di mano del Pignone pittore fiorentino.
    Nell'altare detto della
    Cappella, di fronte a quello della Madonna, si ammira la decollazione di S. Giovan Battista, opera pregiatissima di Giovanni da S. Giovanni, stata però assai malmenata.
    Monasteri di S. Chiara, e della SS. Annunziata. – Il primo asceterio, la cui chiesa è dedicata a S. Maria degli Angeli, fu fondato nel 1429 da tre donne terziarie dell'Ordine di S.
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    Francesco, e ridotto in clausura nel 1515, poi nel 1809 soppresso, ed attualmente riaperto; ed a quest'ultima epoca fu ridotto a conservatorio l'altro della SS. Annunziata dell' Ordine agostiniano mantenuto dalla Comunità, che lo fondò verso il 1530 nel luogo dove fu uno spedale per i poveri infermi.
    Sono fuori della Terra il convento dei Frati dell' Osservanza a Montecarlo, e la soppressa Badiola di S. Mamma, dei quali luoghi fu fatto parola agli Articoli BADIOLA DI S. MAMMA E MONTE CARLO del Val d'Arno superiore. – Questa Terra conta anche un piccolo Teatro.
    Fra le arti principali quella de' calderai è la più estesa ed anche la più antica, cui succede l'altra de' chiodai, mentre molte femmine sono occupate nel lavorare scialli di modano ricamati alla dozzinale per le donne di campagna.
    La Terra di San Giovanni nel breve giro di un secolo, dal 1460 al 1560, ha dato due grandi pittori, il primo, che fu un genio, in Masaccio allievo di Masolino da
    Panictile, luogo a San Giovanni vicino, ed il secondo in Giovanni da San Giovanni, uno de’ più felici frescanti della sua età, padre di Giovanni Grazia Mannozzi, di cui esistono alcuni affreschi in Pistoia, senza dire di lauti altri di mediocre fama.
    San Giovanni ebbe statuto proprio, uno de' quali, riformato nell'agosto del 1534, è stato pubblicato da Franc. Gherardi Dragomanni nelle sue
    Memorie della Terra di San Giovanni (1814)

    MOVIMENTO della Popolazione della TERRA DI SAN GIOVANNI nel Val d’Arno superiore, a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 375; totale della popolazione 2050.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 293; femmine 258; adulti maschi 425, femmine 465; coniugati dei due sessi 604;
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    ecclesiastici dei due sessi 150; numero delle famiglie 455; totale della popolazione 2195.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 438; femmine 418; adulti maschi 408, femmine 492; coniugati dei due sessi 1028; ecclesiastici dei due sessi 79; numero delle famiglie 596; totale della popolazione 2863.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 421; femmine 434; adulti maschi 474, femmine 573; coniugati dei due sessi 1135; ecclesiastici dei due sessi 72; numero delle famiglie 645; totale della popolazione 3109.

    Comunità di San Giovanni. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 4832 quadrati, dei quali 655 spettano a corsi d' acqua ed a pubbliche strade.
    Vi si trovavano nel 1833 abitanti 3818, a proporzione di 587 persone incirca per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con cinque Comunità, due delle quali poste alla destra dell'Arno,
    (Castel Franco e Terranuova) e una (Figline), poca alla destra, e la maggior parte alla sinistra del fiume. Sono poi tutte alla sinistra le Comunità di Cavriglia e di Montevarchi. – Il territorio di quest' ultima fronteggia dirimpetto a maestrale con quello della Comunità di San Giovanni, a partire dalla confluenza in Arno del fosso del Quercio che insieme rimontano fino alla strada pedonale che da Castiglioncello va a Montecarlo e lungo la via di questo nome che passa sul borro detto del Bisognino, dove sottentra a confine la Comunità di Cavriglia. Con questa la nostra confina dirimpetto a ponente mediante il borro suddetto, col quale si accompagnano finché entrano in quello della Capannuccia, col quale i due territorj si dirigono a ponente poscia a maestrale attraversando in quest’ ultima direzione il borro predetto per incamminarsi verso quello del Mulino. Con questo torrente scendono per corto tragitto dal poggio, e quindi lo abbandonano per dirigersi
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    a ponente poscia a maestrale e finalmente a grecale finché passato il borro di S. Cipriano entrano per breve tratto nella strada rotabile che viene dal Porcellino. In quest' ultima linea trova la Comunità di Figline, che accompagna la nostra sulla via postale Aretina, lungo la quale arrivano sul borro di S. Cipriano, e quindi entrano in Arno, il cui corso secondano fino allo sbocco in esso della strada degli Urbini. Cotesta via divide le due Comunità dirimpetto a maestrale; ma giunte al borro di Cannuccetto sottentra a confine il territorio comunitativo di Castelfranco di sopra, col quale l'altro di San Giovanni fronteggia dirimpetto a settentrione mediante il corso inverso del borro predetto, fino a quello del Renacciolo, dove la nostra Comunità trova di faccia a grecale la Comunità di Terranuova, seguitando a fronteggiare con essa dirimpetto a levante fino a che i due territorj entrano per corto tragitto nella via provinciale di Riofi e poi nella strada rotabile della Badiola, la quale presto lasciano fuori per avviarsi da scirocco a ostro nel borro delle Ville che tosto abbandonano per incamminarsi nella stessa direzione sul fiume Arno, il cui alveo rimontano fino di fronte allo sbocco del fosso del Quercio.
    Fra i maggiori corsi d'acqua che attraversano il territorio comunitativo di San Giovanni non si conta che l'Arno per un tragitto di circa 4 miglia toscane. Fra i corsi minori che ne lambiscono i confini si noverano, a levante il fosso del Quercio, ed a ponente quelli di Vaccareccia e di S. Cipriano. I borri della Madonna e dei Frati lo percorrono nella parte centrale, avvicinando le mura di San Giovanni dal lato
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    di scirocco, mentre il borro del Mulino scende al suo maestrale.
    Havvi però nella pianura la gora del
    Berignolo, canale artificiale che staccasi dall'Arno sotto Levane alla cateratta Serristori, e di là attraversa la campagna di Monte varchi e quella di San Giovanni per metter in moto varj mulini e sommistrar l'acqua a molti orti lungo la ripa sinistra dell'Arno.
    Fra le strade rotabili, oltre la regia postale Aretina che passa in mezzo al capoluogo, sono comunitative quella della
    Vacchereccia che staccasi dalla postale per condurre a Cavriglia, e l'altra che guida al convento di Monte Carlo.
    Non vi sono monti, ma umili colline, le quali fanno corona ai monti che dividono il Chianti dal Val d'Arno superiore.
    I fianchi di coteste colline sono in gran parte coperti di ciottoli, sovrastanti al tufo arenario giallo nerastro in masse esternamente friabili, solide internamente e stratificate, mentre lungo il borro
    dei Frati il suolo è vestito di un renischio bianco di natura silicea, nel quale s'incontrano banchi di conchiglie bivalvi e univalvi di acqua dolce; all'incontro il terreno della subiacente pianura resta profondamente coperto da quello recente di trasporto misto a ciottoli e ghiaje di calcarea compatta e di macigno.
    Rispetto alla sezione compresa nell’ Oltrarno consiste in una terra sciolta, pur essa di alluvione, come può riscontrarsi nelle profonde ripe corrose dai borri e dal fiume stesso dell'Arno. Tale è l'altipiano del
    Poggio ai Lupi su cui risiede la chiesa della Badiola di S. Mamma, e il distrutto castel di San Mariano un terzo di miglio dall’ Arno e due terzi da San Giovanni.
    L'alveo però di questo fiume ai tempi della repubblica correva assai più vicino alla Terra di San Giovanni, siccome apparisce dalle varie provvisioni prese dagli uffiziali di Torre nel
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    1444, 1448, 1451, 1512 e 1523 rispetto ai lavori stati fatti nel suo alveo fra Montevarchi e Figline, a causa del male che il detto fiume per essere escilo del suo letto apportava alla Terra di San Giovanni.
    A riparo di simili danni tendevano le spese che gl’ interessati continuamente erano costretti a
    fare per tenere dentro i limiti del suo alveo le acque dell'Arno; ma le imposizioni per tal uopo si erano moltiplicate al segno che, sebbene la repubblica fiorentina nel 1451 condonasse il debito che la Comunità di San Giovanni con la medesima aveva fatto, contuttociò le imposizioni successive si moltiplicarono a segno che in alcuni luoghi giunsero ad assorbire il valore del fondo. Per atto di clemenza dai Granduchi di Toscana vi si fecero delle regie spese, ritenendo in guiderdone quei rilasci del fiume, che si ottennero nel 1705, quando fu ristretto l'alveo mediante nuovi argini e sassaje, ed affondato anche il suo letto nella lunghezza di circa miglia 14, a partire dalla Valle dell'Inferno infino all'Incisa, nel cui tragitto calcolossi che l'Arno avesse braccia 45 di caduta. Nella qual circostanza furono muniti di cateratte i fossi maestri, acciocché l'acque dell'Arno e dei borri nei tempi di escrescenze non solamente restassero circoscritte nei loro alvei, ma che invece di sommergere, colmassero bonificando i terreni bassi, frigidi e sabbiosi.
    L' usurpazione pertanto fatta del terreno all' Arno cosi incanalato, fece crescere alle acque del fiume un pelo assai più elevato nelle sue piene ed una velocità maggiore in guisa che la gola dell' Incisa presso la steccaja essendo troppo angusta, il fiume in tempo di piene, rompeva o traboccava dagli argini, scalzando le sassaje; per cui non è da maravigliare, se dall'epoca del suddetto incanalamento (1705) sino al 1732 si erano spesi in quei
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    lavori sopra 100,000 scudi da lire sette l' uno.
    Limitandomi però alla sezione compresa nel distretto comunitativo di San Giovanni, non debbo omettere d'indicare fra i danni che suoi recare costà il fiume, a fronte del canale scavato nel 1705 per addirizzare e ristringere l'alveo dell'Arno, qualmente di tanto in tanto il
    Poggio Lupi col suo urto contro le piene mette in scompiglio le campagne presso la Terra di San Giovanni, ai di cui possidenti convenne nei lavori fattivi spendere in modo che a quel tratto di fiume fu dato il nome di Sprone d'oro. E siccome per il debito che v'era sopra a molti piccoli possidenti mancavano i mezzi di soddisfarlo, essi perdevano il fondo, quando altri proprietarj a cagione di liti e di frutti eccessivi si erano ridotti poveri; a tanto guasto accorse nel 1783 la mano benefica del Gran Leopoldo, allorché emanò uno di quei motuproprj che eterneranno la sua memoria più assai del marmo posto a tale effetto nel palazzo pretorio di San Giovanni. Per la qual cosa quella popolazione in segno di gratitudine lo fece scolpire, siccome per parte sua fu eseguita la stessa cosa dal popolo di Figline. – Vedere FIGLINE Vol. II pag. 137. Eccone le parole:

    PETRO LEOPOLDO A. A. M. ETR. DUCI
    NOVAE FFLICITATIS AUCTORI
    QUOD AGRORUM VALLIS ARSI POSSESSORES
    EXHAUSTOS AETERNUMQUE OBAERATOS
    LXXX ANNORUM IMPENDIIS
    FLUMINE AB ALLUVIONIBUS CONTINENDO
    A SUPREMA FORTUNARUM RUINA LIBERAVIT.
    RESCISSO INDEBITI FUENORIS COMPUTO
    MITIGATO SEVERIORI CREDITORUM IURE
    PRAEDIIS ANTIQUO DOMINO RESTITUTIS
    DEMUM NUMERATA A CREDITORIBUS PECUNIA
    SUPPETIAS FERENTE
    PAUPERIBUS EFFUSE PARCIUS DIVITIBUS
    REGIO AERARIO
    ATQUE AERE CONLATO
    OPERA JOANNIS BARGIGLI NOBILIS J. C. FLOR.
    IN REM TOTAM SIBI CREDITAM EXTRICAVIT
    EXITU OMNIBUS PROBATISSIMO
    OPPIDANI S. JPHANNIS M. PP.
    A. R. S. MDCCLXXXIII.

    Rispetto alla coltura del suolo, quello della pianura e della collina di questa Comunità può dirsi un giardino, sia per i numerosi orti e ben coltivati poderi, sia per
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    i copiosi uliveti ed i meglio tenuti vigneti che Leandro Alberti nella sua descrizione dell'Italia decantò per i soavissimi vini di Tribiano, e prima di lui Poggio Bracciolini in una lettera a Niccolo Niccoli, della quale fa dato il sunto all’Articolo MONTE CARLO nel Val d'Arno superiore.
    Per la favorevole situazione del capoluogo posto in mezzo a due cospicue e popolosissime Terre della Toscana, per la fertilità e ricchezza del suo terreno il paese di San Giovanni è stato riguardato il più centrale del Val d'Arno superiore; sicché dal secolo XIV in poi esso fu costantemente la residenza di un giusdicente maggiore, ossia vicario, il quale dall'epoca della sua istituzione fino alla legge del 30 settembre 1772 faceva ragione nel civile alla Comunità di San Giovanni e nel criminale a questa medesima ed alle Comunità di Figline, del Pontassieve, di Terranuova, di Cascina e Incisa (Regello), di Castelfranco di sopra, di Rignano, di Montevarchi, del Bucine e di Laterina. – Tale si mantenne la sua giurisdizione fino al principio del 1773, quando fu eretto il vicariato del Pontassieve, e nel 1811 furono staccate da quello di San Giovanni le ultime cinque Comunità testé indicale e aggiuntegli in cambio quelle nuove del Pian di Scò e di Cavriglia; una delle quali fu scorporata dal territorio commutativo di San Giovanni. –
    Vedere CAVRIGLIA.
    In San Giovanni si tiene ogni sabato un mercato di piccolo concorso. – Di maggior concorrenza è la fiera che ivi cade nel lunedì dopo la festa di S. Maria d' agosto, e una seconda fiera vi si pratica nel primo lunedì di ottobre.
    La Comunità mantiene due medici ed un chirurgo; provvede all' istruzione dei fanciulli mediante due maestri, uno di calligrafia, abbaco e lettura, l' altro di principi di lingua latina e di rettorica. All' istruzione
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    delle fanciulle suppliscono le maestre del conservatorio della SS. Annunziata.
    In San Giovanni esiste una cancelleria Comunitativa che serve anche alle Comunità di Terranuova, di Loro, Castelfranco di sopra e Pian di Scò. Vi risiede pure un ingegnere di Circondario. L' ufizio di esazione del Registro è in Montevarchi, la conservazione delle Ipoteche ed il tribunale di Prima istanza sono in Arezzo.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ DI SAN GIOVANNI nel VAL D’ARNO SUPERIORE a quattro epoche diverse, meno la sezione data lla Comunità di Caviglia.

    - nome del luogo: Badiola a Mamma (*), titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 90, abitanti anno 1833 n° 382, abitanti anno 1840 n° 393
    - nome del luogo: Montecarlo (*), titolo della chiesa: S. Francesco (Rettoria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 265, abitanti anno 1840 n° 399
    - nome del luogo: (1) Renaccio, titolo della chiesa: S. Silvestro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 14, abitanti anno 1840 n° 127
    - nome del luogo: S. GIOVANNI
    Terra, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 3466 (con S. Lorenzo e S. Lucia), abitanti anno 1745 n° 589, abitanti anno 1833 n° 851, abitanti anno 1840 n° 863
    - nome del luogo: S. GIOVANNI
    Terra, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 3466 (con S. Giovanni Battista e S. Lucia), abitanti anno 1745 n° 1582, abitanti anno 1833 n° 1984, abitanti anno 1840 n° 2216
    - nome del luogo: S. GIOVANNI
    Terra, titolo della chiesa: S. Lucia (Prioria), diocesi cui
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    appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 3466 (con S. Giovanni Battista e S. Lorenzo), abitanti anno 1745 n° 24, abitanti anno 1833 n° 28, abitanti anno 1840 n° 30
    - nome del luogo: Vacchereccia (*), titolo della chiesa: S. Salvatore (Rettoria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 195, abitanti anno 1833 n° 294, abitanti anno 1840 n° 318

    - Totale abitanti anno 1551: n° 3466
    - Totale abitanti anno 1745: n° 2480
    - Totale abitanti anno 1833: n° 3818
    - Totale abitanti anno 1840: n° 4346

    (1)
    La chiesa parrocchiale del Renaccio, sebbene nelle due ultime epoche sia compresa nella Comunità di San Giovanni, la sua maggior popolazione spetta alle Comunità limitrofe. – Vedere RENACCIO.
    Le tre parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nell’ultima epoca mandavano nelle Comunità limitrofe tutte insieme Abitanti n° 377

    Altronde entravano dalle parrocchie della Madonna del Giglio (di Montevarchi) e da quella di S. Cipriano in Avane (di Caviglia) Abitanti n° 162

    - Totale abitanti anno 1840: n° 4131

    SAN GIOVANNI nel Val d’Arno superiore. – Si aggiunga in fine, che a incominciare dall’anno 1846 la Cancelleria comunitativa di Craviglia è stata staccata da Radda e dal Compartimento di Siena ed asseganta alla Cancelleria comunitativa di San Giovanni nel Compartimento di Arezzo. Nel nel 1833 la popolazione della COMUNITA’ DI SAN GIOVANNI contava 3818 Abitanti e nel 1845, compreso un annesso, noverava 4172 Abitanti, come ad appresso:

    Mamma (S. Maria in) (
    porzione), Abitanti N.° 159
    Monte Carlo (
    porzione), Abitanti N.° 412
    Renaccio (
    porzione), Abitanti N.° 118
    SAN GIOVANNI (Pieve),
    Abitanti N.° 958
    SAN GIOVANNI (S. Lorenzo),
    Abitanti N.° 2229
    SAN GIOVANNI (S. Lucia),
    Abitanti N.° 37
    Vacchereccia (porzione),
    Abitanti N.° 164

    Annessi

    Avane (S. Cipriano in); dalla
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    Comunità di Cavriglia, Abitanti N.° 95
    TOTALE
    Abitanti N.° 4172
Localizzazione
ID: 3766
N. scheda: 46540
Volume: 5; 6S
Pagina: 54 - 61; 222
Riferimenti: 46541, 46542, 46543, 63270
Toponimo IGM: S. Giovanni Valdarno
Comune: SAN GIOVANNI VALDARNO
Provincia: AR
Quadrante IGM: 114-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1704394, 4826656
WGS 1984: 11.53177, 43.56641
UTM (32N): 704458, 4826831
Denominazione: S. Giovanni, S. Giovanni in Altura, S. Giovanni in Val d'Arno, Castel di Pian Alberti
Popolo: S. Giovanni Battista a S. Giovanni di Val d'Arno
Piviere: S. Giovanni Battista a S. Giovanni di Val d'Arno
Comunità: S. Giovanni Valdarno
Giurisdizione: S. Giovanni Valdarno
Diocesi: Fiesole
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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