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S. Miniato, Sanminiato, Samminiato al Tedesco (S. Maria e S. Genesio) - Vescovati della Toscana (Sanminiato)

 

(S. Miniato)

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    SAN MINIATO, SANMINIATO e SAMMINIATO al TEDESCO nel Val d'Arno inferiore. – Città nobile, già Castello poi Terra illustre, capoluogo di Comunità e di Giurisdizione con chiesa cattedrale (S. Maria e S. Genesio) residenza del suo vescovo, di un commissario R. e di un tribunale di Prima istanza nel Compartimento di Firenze.
    È situata sul dorso angusto di una lunga collina che da levante a ponente la percorre per un buon mezzo miglio biforcando all' ingresso ed all' egresso fra le fiumane dell' Elsa e dell' Evola, le quali si vuotano in Arno due miglia toscane a settentrione della stessa città.
    Trovasi fra il grado 28° 31' longitudineed il 46° 34' latitudine, 25 miglia toscane a ponente di Firenze, 24 a levante di Pisa, quasi altrettante a scirocco di Lucca, e intorno a 30 miglia toscane a settentrione di Volterra.
    Comecché la città di Sanminiato, in origine castello, si creda da alcuni fondata dall'Imperatore Ottone I mentre altri ne accordarono il merito a Desiderio ultimo re dei Longobardi, non mancarono scrittori, i quali dal nomignolo di Pancoli dato ad una sua contrada e ad una chiesa ora disfatta e supposta anticamente tempio pagano dedicato a Pane, fecero risalire i suoi incunaboli all'età romana. Il fatto meno soggetto a controversia è che forse la vera origine di questa città trovasi registrata in una membrana dell'Arch. Arciv. di Lucca, scritta lì 16 gennajo dell'anno 788,la quale ne avvisa della fondazione di una chiesa fatta verso l' anno 700 sotto il titolo di S. Miniato in loco Quarto dentro i confini del piviere di S. Genesio.
    Il Muratori, che nelle sue Ant. M. Aevi (Vol. VI) rese di pubblico diritto quell'istrumento, rilevò, che la chiesa di S. Miniato in quel tempo era un oratorio semplice, sottoposto fino dalla sua erezione alla chiesa plebana di S. Genesio
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    situata presso la confluenza dell' Elsa in Arno e forse quattro miglia romane distante dal luogo Quarto.
    Mezzo secolo dopo nel luogo ove fu cotesta chiesa di S. Miniato a Quarto si rammenta un castello di proprietà di un tale Odalberto nobile lucchese, il quale signore mediante istrumento rogato in Lucca nel dì primo gennajo del 938 ricevè ad enfiteusi per l'annuo censo di soldi 24 di argento la chiesa predetta di S. Miniato, che ivi si dice situata nel castello di Odalberto non molto lungi dulia pieve di S. Genesio, coll'assegno di tutti i beni attinenti ad essa chiesa, fra i quali due Sale, o case dominicali di campagna, situate presso la carbonaja o pomerio del castello stesso di Odalberto. – ( Memor. Lucch. Vol. IV. P. II.)
    Però un'altra membrana dell'8 settembre 999 scritta in loco et finibus ad castello et monte ubi dicitur S. Miniato, non lascia dubbio che il Castello ora città di Sanminiato nel secolo X fosse già popolato, circondato e munito intorno di fossi. – (ivi).
    Ignoro per altro come cotesta contrada portasse il nomignolo di Quarto, tanto più che simili vocaboli furono dati a delle località quattro miglia distanti da una qualche città, mentre nei contorni di San Miniato niuna antica città è rammentata. In mezzo a tanta incertezza ardirei quasi dubitare che la distinzione del loco Quarto dovesse richiamarci alla sua distanza dall'antichissima pieve di S. Genesio, ch' era a un dipresso quattro miglia romane discosta dalla chiesa di San Miniato a Quarto.
    La qual congettura acquistar potrebbe una maggiore probabilità da un documento dello stesso Arch. Arciv. Lucch. rogato il 9 settembre del 975, nel quale si rammenta altro luogo di Settimo situato nel piviere medesimo di S. Genesio. – (Memor. Lucch. Vol. V. P. III.)
    Anche una
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    carta scritta in Lucca lì 24 maggio del 943 tratta di altra enfiteusi fatta da Eriberto pievano della pieve di S. Genesio di Vico Wallari, posta presso il fiume Elsa, con tutti i beni di detta pieve a favore di Odalberto figlio di Benedetta; in guisa che d'allora in poi quelle sostanze pare che restassero in proprietà di Odalberto e dei di lui eredi Ugo e Tebaldo, mediante l'annuo censo di 20 soldi d'argento. Quindi con altro istrumento del dì 8 giugno 980 Bernardo pievano di S. Genesio in Vico Wallari confermò il livello dei beni della sua pieve ad Ugo figlio di Odalberto per l'annuo censo di soldi 22 d'argento. – (Memor. Lucch. Vol. V. P. III.)
    Fu già dimostrato che i Lambardi di San Miniato appartennero alla consorteria dei nobili di Corvaja, tra i quali eranvi un Fraolmo che fiorì verso la metà del secolo X, da cui nacque un altro Fraolmo ed un Ranieri, rammentati in varie pergamene dell' Arch. Arciv. Lucch. sotto gli anni 976, 977 e 979, mentre in altro rogito del due agosto 991 si nominano fra i signori del castel di Sanminiato nel piviere di S. Genesio i nobili Ugo e Fraolmo fratelli nati dal fu Ugo. – ( Opera cit. )
    Tali furono infatti i Lambardi, o nobili di Sanminiato rammentati in una bolla concistoriale che il Pontefice Celestino III diresse nel 24 aprile del 1194 a Gregorio preposto della pieve di S. Genesio, cui confermò fra le molte chiese del suo piviere quella di S. Maria nel Castel di San Miniato, oltre le chiese di S. Michele inter muros (ora in S. Stefano) e de' SS. Jacopo e Lucia fuor di Porta (ora chiesa parrocchiale de' Domenicani).
    Dalle quali espressioni si rileva che il Castello di San Miniato fino dal secolo XII doveva essere circondato di mura.
    Oggi la cattedrale di Sanminiato ritiene tuttora
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    il titolo di S. Maria, alla qual chiesa, attesa la sua distanza dalla pieve di S. Genesio, con breve pontificio del 1236 fu concesso il battistero con facoltà di poter seppellire i defunti della parrocchia. Lo che accadeva dodici anni innanzi che i Sanminiatesi (anno 1248) portassero l'ultimo esterminio al Borgo S. Genesio quasi loro madre patria. Intorno a quest'ultima epoca sembra che gli onori tutti della pieve matrice si trasferissero nella chiesa di S. Maria in Sanminiato insieme all'antico titolare di S. Genesio.
    Può dare ragione del diritto che fino d' allora i Sanminiatesi acquistarono sopra il Borgo di S. Genesio un privilegio dell'Imperatore Federigo II spedito nel febbrajo 1216 da Ulma in Allemagna, ed il cui archetipo si conserva fra le carte della Comunità di Sanminiato nell’Arch. Dipl. Fior. – (Lami, Ode porico ) .
    II primo documento superstite a me noto dal quale senza dubbio apparisce l' unione della pieve di S. Genesio alla chiesa di S. Maria in Sanminiato, mi si offre in una membrana del dì 8 gennajo 1257. Essa fa parte degli atti giuridici eseguiti in un appello al Pontefice Alessandro IV a cagione di una lite fra Ranieri eletto vescovo di Volterra ed il Comune di Sanminiato. Per la decisione della qual controversia furono incaricati l'arcidiacono della chiesa maggiore di Volterra, il pievano di Castel Fiorentino ed il preposto di S. Genesio e di S. Maria in San Miniato. – (Arch. Dipl. Fior. Carte della Com. di Sanmin. )
    Arroge a ciò altro rotolo di carte di quel tempo, contenenti 12 istrumenti di compra e vendita di diversi casamenti, una delle quali del 3 ottobre 1259, rammenta delle case poste nel Castelvecchio di San Mi niato, presso la pieve di S. Maria vici no alla piazza. – (Arch. Dipl. Fior. Car
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    te cit. )
    Rispetto al Castelvecchio di San Mi niato, dov'è la rocca, la chiesa cattedrale, l'episcopio ecc., esso diede il titolo ad uno dei Terzieri della Terra, come lo dimostra un istrumento del 2 settembre 1301 scritto in San Miniato nel Terziere di Castelvecchio. – (Lami, Mon. Eccl. Fior. pag. 408). – Vedere l'Articolo seguente ComunitA' di San miniato.
    Realmente le 22 parrocchie superstiti dell'antico pievanato di S. Genesio sono state contemplate tutte suburbane e dipendenti immediatamente dalla cattedrale, il di cui capitolo considera per prima dignità quella del suo pievano preposto.
    Se dovessimo prestar fede a quanto scrisse il sanminiatese Lorenzo Bonincontri nei suoi Annali e nell'Istoria sicula converrebbe attribuire all' Imperatore Ottone I non solo la prima fondazione del Castello di Sanminiato, ma ancora l'istituzione più vetusta e la residenza in questa città di un giudice degli appelli di nazione tedesco, per cui il paese si distinse con l'epiteto di Sanminiato al Tedesco. Ma già si disse che la sua origine rimonta ad un'epoca più vetusta, mentre l'istituzione e sede de' giudici imperiali in Sanminiato è di lunga mano posteriore all' età di Ottone I.
    Avvegnaché se il più antico cronista toscano, Ricordano Malespini, ricopiato da Gio. Villani e da molti storici posteriori, sotto l'anno 1113 rammenta un mess. Roberto o Rimberto tedesco vicario dell' Imperatore Arrigo V, che risiedeva in Sanminiato soprannominato (diceva egli) del Tedesco appunto perché i vicarj dell' Imperatore vi stavano dentro e facevano guerra alle città e alle castella di Toscana che non ubbidivano all' Impero, contuttociò rispettando io l'asserzione di quegli scrittori quando si tratta di epoche ad essi contemporanee, debbo altresì confessare che rispetto ai fatti di qualche tempo anteriori alle loro età, mi sono dovuto convincere che molte volte quegli storici non si trovano d'accordo con i documenti del tempo conservati negli archivj pubblici
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    della Toscana.
    Che se troviamo nel 20 gennajo del 1178 nel palazzo imperiale di Sanminiato l'Imperatore Federigo I, dove concedè un privilegio ai monaci della Badia di S. Salvadore all' Isola–(Arch. DIPL. FIOR., Carte del Mon. di S. Eugenio presso Siena ) ; se dopo esservi tornato con numerosa corte nel 20 luglio 1185, quando concesse un diploma a Pietro vescovo di Luni. – (UGHELLI , in Episc. Lunens. ) , se l'anno dopo, nel 28 agosto e nel settembre, troviamo in cotesto paese il di lui figlio Arrigo VI che accorda privilegi ad Ildebrando Pannocchieschi vescovo di Volterra, non è per questo che fin d' allora risedessero in Sanminiato i vicarj imperiali, tanto più che niuno di essi troviamo indicato fra i testimoni o fra i magnati che furono presenti alla celebrazione di quei diplomi. Nettampoco lascia luogo a dubitare che nel 21 marzo del 1190 vi si fosse stabilito il marescalco Arrigo Testa legato imperiale in Toscana, il quale in detto giorno, stando in una casa privata del Borgo S. Genesio ricevè a mutuo da Ildebrando vescovo di Volterra per servizio dell'Impero e del re Arrigo VI la somma di mille marche d'argento; in ricompensa della quale rilasciò al mutua a titolo di regalia, finché non gli fosse restituito il capitale, le rendite annuali dovute alla corona d'Italia dalla città di Lucca, dai paesi del Galleno, di Cappiano, di Fucecchio, di Orentano, di Massa piscatoria, di San Miniato e di S. Genesio, oltre il pedaggio che il fisco imperiale ritraeva da altri paesi, compreso il tributo di 70 marche d'argento che pagava all'Impero il Comune di Siena, e la gabella delle porte di quest' ultima città. – (Lami, Monumi. Eccl. Fior. )
    In questo frattempo peraltro (anno 1172) il castel di Sanminiato fu assalito, preso e malmenato dai Lucchesi allora in guerra coi Pisani. – L'annalista Tolomeo che fu il primo ad
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    annunziare cotesto fatto aggiunge che i Lucchesi in quell'anno stesso unitisi ai Pistojesi contro i Pisani posero a fiamme e fuoco il Castello di Sanminiato. Più discreto di lui il Sigonio, che si limitò a indicare il castello medesimo caduto in potere dei Lucchesi allora in guerra con i Pisani.
    E siccome i Fiorentini nel 1171 si erano obbligati per 40 anni a difendere i Pisani ed il loro contado quando il loro territorio fosse stato assalito da qualche nemico, così i Sanminiatesi, il cui distretto allora era compreso nel contado di Pisa, ricorsero ai reggitori del Comune di Firenze per essere aiutati a cacciare i Lucchesi dalla loro patria.
    Della qual cosa può far fede un atto pubblico del 5 maggio 1172 esistente fra le membrane di quella Comunità, ora nell' Arch. Dipl. Fior., in cui trattasi dal giuramento prestato in Firenze da diversi sindaci sanminiatesi a nome del loro Comune, di salvare cioè nella vita e nelle cose gli uomini delle città, borghi e distretti di Pisa e di Firenze, di accordarsi con loro nel far guerra o pace qualora bisognasse, eccettuandone l'Imperatore, e ciò ad oggetto di ri cuperare il castello di Sanminiato ecc.
    A tenore delle stesse carte il primo giudice della corte imperiale che trovo residente in Sanminiato fu un tal Giovanni instituitovi dall'Imperatore Ottone IV, il quale nel di 14 gennajo del 1211 pronunziò sentenza nella chiesa di S. Maria del Castello di San Miniato in una causa tra il C. Ranieri del fu Enrighetto ed il C. Gherardo del fu C. Aliotto, entrambi della famiglia Gherardesca da una parte, ed il Comune di Sanminiato dall'altra parte, per motivo di giurisdizione pretesa da quei due conti sopra due parti del castello di Monte Bicchieri.
    La quale sentenza favorevole al Comune condannò la parte avversa alle spese.
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    /> Infatti alla fine di ottobre del 1209 Ottone IV si trovava in Sanminiato, e nel febbrajo dell' anno stesso egli era passato dal Borgo S. Genesio, siccome apparisce da due privilegi nei detti luoghi emanati, il primo de' quali del 31 ottobre a favore della Badia di S. Galgano, ed il secondo del 10 febbrajo in favore della Badia di Fonte Taona. – (Lami, Mon. Eccl. Fior. pag. 351. e Delic. Eruditor. T. III. pag. 212 e segg.)
    Porta poi la data del Castello di Sanminiato un istrumento del 6 dicembre 1230 relativo alla sottomissione fatta alla giurisdizione sanminiatese dal Comune di Castel Falti con l' onere di recare annualmente alla chiesa parrocchiale di S. Maria in Sanminiato un cero di libbre io nel giorno della festa di mezzo agosto. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte di detta Com. )
    Finalmente il Lami pubblicò un istrumento del 19 agosto 1231 ( stile pisano ) , col quale il conte Ranieri Piccolino, qualificato castellano antico di Sanminiato e signore di una parte del Castello di Ton da, vendé per lire cento, la sua porzione del Castello e curia di Tonda al Comune di Sanminiato rappresentato da Gualterotto podestà di detto luogo, alla presenza di Tegrimo giudice e sindaco del Comune di Sanminiato e firmato da varj testimoni, fra i quali un Malpigli e un Ansaldi stipiti di due antiche famiglie sanminiatesi. – ( Mon. Eccl. Flor. e Arch. Dipl. Fior. Carte cit. )
    Lo stesso Lami diede alla luce altri 4 documenti del 20, 23 e 30 dicembre dell'anno medesimo 1231, ed uno del 9 gennajo successivo, l'ultimo de' quali stipulato parte nella casa del potestà medesimo di San Miniato e parte nella chiesa parrocchiale di S. Maria di dello castello, e tutti rogati da ser
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    Guadaldo notaro imperiale; nei quali istrumenti trattasi della dedizione del castello e uomini di Camporena al Comune stesso di Sanminiato.
    Un giuramento simile di sottomissione fu fatto nella residenza del predetto podestà il 13 dicembre del 231 ( stile pisano ) dai sindaci del castel di Tonda e da Corrado del fu Arrigo per se e per il di lui fratello Arrigo nell’ atto di sottoporre quel castello alla giurisdizione del popolo sanminiatese. – (Arch. Dipl. Fior. loc. cit. )
    Quindi l'anno dopo donna Matilda moglie del conte Ranieri giuniore, figlio del fu Ugolino conte di Bolgari, abitando in Pisa nel quartiere di Chinsica con rogito del 13 agosto 1232, dopo avuto il consenso de'paìrenti Guido di Marignano e Ridolfino di Guido Mosca, diede balia al suo consorte C. Ranieri di far transazione col Comune di Sanminiato per i danni da questo recati agli uomini ed al castello e territorio di Tonda. – (Lami, Mon. Eccl. Fior. pag. 359 e ArcH. DIPL. Fior. Carte cit. )
    Che i Sanminiatesi accordassero ai nobili ed abitanti di Castel Falfi porzione del Castello di Tonda ecc. lo da vieppiù a conoscere un altro documento del 28 maggio
    1232 rogato nella pieve di Quarazzana ( Corazzano ), quando il sopra nominato Gualterotto podestà di Sanminiato fece convocare nella pieve predetta i sindaci ed i consoli dei Comuni nuovamente acquistati , cioè, di Tonda, Castel Falfì, Camporena e Vi gnale, per interrogarli, se volevano liberamente sottoporsi alla giurisdizione e potestà di Sanminiato, come essi fecero in quell'atto col giurare obbedienza a questa Comunità– (Arch. DipL. Fior. Carte cit. )
    Frattanto i Sanminiatesi con la protezione dell’ Imperatore Federigo II, di cui essi uniti ai Pisani sostennero le ragioni in Toscana, crebbero ogni giorno più in potere ed in onoranza; sia perché nel luglio del 1226 lo stesso
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    Federigo II recossi a Sanminiato con numeroso corteggio di principi e di vescovi, dove pubblicò un privilegio in favore della Badia di Fucecchio; sia perché cotesta Terra illustre, ora città, dal di lui padre Arrigo VI venne designata corte imperiale nella quale alcuni popoli della Toscana recar dovevano i tributi annuali come può dedursi da un privilegio del 25 ottobre 1186 concesso da Arrigo VI ai Senesi; sia perché Malaspini e Villani attribuirono a Federigo II l'edificazione della rocca di Sanminiato, la quale poco dopo servì per prigione di stato; sia finalmente perché dai documenti sincroni risulta che lo stesso Federigo II fu il primo a stabilire un vicario imperiale con residenza fissa in Sanminiato.
    Uno di cotesti vicarj imperiali tedeschi che presero il titolo di castellani di San miniato fu Gerardo d'Arnestein, il quale, a nome di Rainaldo duca di Spoleto e vicario in Toscana, nel 15 giugno 1228 bandiva e condannava i Montepulcianesi in mille marche d'argento per non avere ubbidito ai suoi ordini onde riformare la Toscana. Quindi con altro ordine del 17 giugno dell'anno stesso egli comandava al potestà di Siena di far guerra e di tenere i Montepulcianesi per nemici de'Sanesi. – (Arch. Dipl. SEN. Kaleffo vecchio c. 196.)
    Il medesimo Gerardo di Arnestein in altra carta del 10 ott. 1232 viene qualificato legalo dell'Imperatore in Italia. – ( ivi c. 243).
    Io non starò a dire che cotesto vicario fosse quegli che diede il sopranome di Te desco alla Terra di Sanminiato; ne se chi cuopr’ l'ufficio di castellano di Sanminiato fosse sempre vicario generale in Toscana, avvegnaché il Lami nella sua opera de' Mo num. Eccl. Flor. decifrò una tal questione in modo da non riandarvi sopra; dirò bensì che dopo salito sul trono della Sicilia il re Manfredi, questi
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    nel gennajo del 1260 inviò da Foggia un privilegio che accordava al Comune di Sanminiato, e segnatamente ai Ghibellini di essa Terra, oltre le franchigie del pedaggio delle merci che passavano dal distretto sanminiatese, tutti i beni dei banditi e ribelli di fazione Guelfa dichiarati di proprietà della corona d'Italia, purché compresi nel distretto della stessa Comunità; e ciò in ricompensa (dice il diploma) de' danni dai Ghibellini sanminiatesi sofferti per conservare la fede al trono di Manfredi.
    Nel 10 aprile del 1272 il re Carlo d'Angiò come vicario generale della S. Sede in Toscana indirizzò lettere da Roma al Comune di Sanminiato sul modo di eleggere a nome dello stesso re il potestà di detta Terra: quindi con altre lettere del 14 agosto 1273 inviate da Siena quel monarca partecipava al Comune predetto l'elezione da esso fatta di Diego Cancellieri di Pistoja in potestà de’Sanminiatesi. – (Arch. Dipl. FIOR ., Carte della Com. di Sanminiato. )
    Vacava sempre l'impero, quando nell'ottobre di detto anno fu eletto e coronato il C. Ridolfo d'Ausbourgh stipite della dinastia Austriaca, il quale a richiesta de' Ghibellini nel 1281, e nei due anni successivi inviò nella Toscana i suoi vicarii generali, i quali stabilirono la loro residenza in Sanminiato, dove solevano ricevere dai sindaci dei diversi paesi il giuramento di fedeltà coi diritti dovuti alla corona imperiale.
    Tale fu un Ridolfo cancelliere aulico creato vicario generale in Toscana con motuprorpio dell'Imperatore Ridolfo in data del 5 gennajo 1281; il quale vicario trovavasi nella rocca di Sanminiato quando nel 29 ottobre del 1282 don Benigno monaco della Badia di Passignano prestava giuramento di fedeltà all'Impero, nell'atto che quel vicario imperiale confermava a quel monastero lutti i possessi e privilegi ottenuti dai precedenti imperatori (LAmi, Mon. Eccl. Fior., e Arch. DiPL. Fior. Carte della Badia di Passignano ) . Anche nel 5 gennajo del 1283 trovavasi lo stesso vicario nella rocca di Sanminiato
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    per ascoltare i reclami del sindaco di un altro monastero. – Vedere. Prato, Vol. IV pag. 639
    Cotesto Ridolfo cancelliere aulico in qualità di vicario generale in Toscana nel 5 maggio dell'anno 1283 con istrumento rogato nella rocca di Sanminiato prese a mutuo da Giacomino di Vermiglio degli Alfani di Firenze 3400 fiorini d'oro, pel quale effetto oppignorò e cedé fra i beni ilei la corona l'usufrutto delle terre colmate e comprese nei territorj di Sanminiato e di Fucecchio dalla parte di mezzogiorno, cioè, alla sinistra del fiume Arno. Alla quale operazione nell'anno 1286 consentì l’Imperatore Ridolfo con motuproprio dato in Augusta. – ( loc. cit. )
    Lo stesso cancelliere e vicario imperiale con decreto dato lì 28 maggio 1283 nella rocca di Sanminiato costituì Dietalmo di Gottinga suo parente in vicario e nunzio speciale per le Terre del Val d'Arno inferiore, cioè di Sanminiato, Fucecchio, Santa Croce e Castel Franco di sotto. La qual nomina fu sanzionata dall' Imperatore prenominato con beneplacito del 5 novembre successivo. – (Lami, Oper. cit., e Arch. Dipl, Fior. Carte della Com. di S. Miniato. )
    Dopo però la giornata fatale della Meloria che costò tanta perdita ai Pisani, i quali fino al 1284 erano stati l'appoggio più solido del vicario imperiale nella Toscana, questi dové acconciarsi coi Fiorentini e con gli altri paesi della Lega guelfa e tornarsene in Alemagna. La cosa stessa accadde nel 1286 a Prenzivalle Fieschi de' conti di Lavagna, e otto anni dopo a Gianni di Celona, venuti tutti in Toscana per riacquistare le ragioni dell'Impero, i quali peraltro dovettero ripartirne con poco onore dopo un accordo fatto con i popoli della Lega guelfa, senza che quest'ultimi vicarj imperiali tenessero più residenza fissa in Sanminiato. – (G. Villani, Cronic. Lib. VII. C. 78 e 112, Lib. VIII. C. X.)
    In tale frattempo (nel 1291) i sindaci del Comune
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    di Sanminiato fecero lega con i popoli di Firenze, Pistoja, Prato, Lucca, Pisa, Colle, San Gimignano, ed altri paesi componenti la Lega guelfa toscana per obbligarsi a non permettere più alcuna rappresaglia. – Vedere. San Gimignano. – ( Carte delle due Comunità. )
    Già fino dal 25 marzo dell'anno 1288 erano stati fissati i confini fra il popolo di Marcignana del territorio sanminiatese e quello di Pagnana d'Enopoli del contado fiorentino.
    Quindi per lodo pronunziato dagli arbitri nominati dai snidaci respettivi nel 30 settembre dell'anno 1294 furono terminate le differenze a cagione di confini fra i Comuni di Sanminiato e di Fucecchio coll’apporre i termini lungo la strada detta del Pretorio e di là nella fossa di Cavane fino alla via che da Sanminiato guida a Fucecchio ecc. – (Arch. Dipl. Fior., Carte delle due Comunità. )
    Cotesto documento serve anche a conoscere che fino d'allora la Terra di Sanminiato era governata per il militare e giuridico da un podestà e da un capitano del Popolo, mentre per l'economico la reggevano 12 buonuomini con altrettanti consiglieri.
    Tre anni dopo, dal dì 11 al 15 ottobre del 1297, furono eziandio stabiliti tra il territorio del Comune di Sanminiato ed il contado fiorentino i termini di confine in quei luoghi dove i predetti Comuni dalla parte di Val d' Elsa si riscontravano; cioè, con Castel Fiorentino, Gambassi e Montajone, Monte Rappoli, Castelnuovo, Granajolo ed il Borgo di S. Flora, siccome apparisce dagl'istrumenti di quell' Arch. Pubblicati dal Lami ( Monum. Eccl. Flor. pag. 404-7).
    In quell'anno medesimo 1297 per istrumento del 29 novembre rogato nella Terra di Sanminiato nel palazzo del popolo quel Comune acquistò da Giacomo del fu Vermiglio Alfani di Firenze e da Vermiglio di lui figliuolo per 1200 fiorini d'oro tutte le colmate che furono possessioni imperiali, poste lungo la
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    ripa sinistra del fiume Arno, nel distretto sanminiatese ed in parte fucecchiese, compresi i frutti, proventi e ragioni state cedute agli Alfani, mentre le colmate della ripa opposta erano state donate dall' Imperatore Arrigo VI alla Badia di Fucecchio, e confermale al Monastero medesimo da Federigo II con diploma dato in Sanminiato nel luglio del 1226– (Arch. Dipl. Fior. Carte del la Com. citata. – Lami, Opera stessa ) .
    Poco dopo per contratto del 21 marzo 1297 ( stile pisano ) , scritto in Sanminiato nel palazzo del popolo, i sindaci dei Comuni di Siena, di Pistoja e di Sangimignano, quindi nel 18 giugno 1299 quelli di Volterra, e nel 23 giugno 1303 i rappresentanti dei Comuni di Pisa, di Siena, di Prato, di Sangimignano, di Colle rinnovarono con i Sanminiatesi le convenzioni per impedire nei loro territorj le rappresaglie. – (Arch. DIPL. FIOR. Carte cit. )
    Alla stessa epoca, e precisamente dal 28 agosto del 1301 a tutto il 24 novembre del 1317 ( stile comune ) scrivevasi un diario degli avvenimenti più notabili della Terra di Sanminiato ser Giovanni di Lelmo da Comugnori notaro sanminiatese; il qual MS. fu pubblicato dal Baluzi nel T. I delle sue Miscellanee , e dal Lami nelle sue Delic. Erudit. – Dondechè quel cronista contemporaneo ne avvisava che nel 1 maggio del 1305 ( stile comune ) entrò potestà di San Miniato Nerlo de'Nerli di Firenze morto in ufìzio nel 26 agosto successivo e supplito da Arrighetto de' Saracini di Siena quando vi era capitano del popolo Orlando de' Medici di Orvieto. Egli aggiunse che nel 14 maggio del 1307 i Sanminiatesi uniti ai Fiorentini, Sanesi, Lucchesi con altri popoli della Lega guelfa toscana andarono armati contro gli Aretini ed i fuorusciti Bianchi, riuniti nel castel di Gargonza
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    che presero con altre ville di quei dintorni; e fu in quell'anno stesso 1307 quando cadde il Ponte a Elsa davanti a Torre Benni (sotto la Bastia), il quale fu rifatto nel 1347 molto più indietro cambiando direzione alla strada maestra pisana. – Vedere Ponte a elsa.
    Ai racconti dell’Elmi sono coerenti quelli di Gio. Villani rispetto alla riforma del governo di Sanminiato accaduta nel mese d'agosto del 1308 (1309 stile pisano) allorché i Ciccioni, i Mangiadori ed altri nobili con le loro amistà combatterono contro il popolo, cacciarono i signori XII del palazzo ed il capitano del popolo da Sanminiato, bruciando i libri ed i statuti di quel Comune. Accadde tutto ciò, soggiunge il Lelmi, perchè s'era fatto uno statuto, che i nobili fossero tenuti a dar cauzione di fiorini mille innanzi al capitano di non offendere alcun popolare. Quindi nel giorno dopo la loro vittoria i capi della rivolta riformarono la Terra, e dettero piena balia a Betto de'Gaglianelli da Lucca fatto allora potestà, il quale con Barone de' Mangiadori e con Tedaldo de' Ciccioni fu uno de' tre riformatori ed arbitri. Cotesti signori tennero la loro residenza nel palazzo nuovo del po polo , dove elessono i XII buonomini, che unitamente ai consiglieri del popolo riformarono con nuovi statuti la Terra. Frattanto il podestà in grazia di quell' arbitrio puniva con asprezza e continuò a tenere il popolo di Sanminiato in grande servaggio, finché non suscitossi discordia tra le case de' Malpigli e quelle dei Mangiadori. – (G. Villani, Cronic. Lib. VIII. c. 98.)
    Realmente la Terra di Sanminiato fu per qualche anno teatro di scandali e fazioni, di omicidi e devastazioni, quantunque quel governo stesse d'accordo coi Fiorentini.
    Avvegnaché la Signoria di Firenze nel gennajo del 1312 ( stile comune ) avendo inteso l'arrivo in Pisa del conte Roberto di Fiandra maresciallo di Arrigo VII, mandò tosto gente a cavallo e a
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    piedi alla guardia di Sanminiato e di tutta la sua frontiera, la quale si estendeva fino alla Chiecinella ; e nel mese dì aprile susseguente essendo già arrivato in Pisa lo stesso Arrigo di Lussemburgo, quel maresciallo fece molte scorrerie nel Val d' Amo inferiore ed in Lunigiana contro le terre e castella dei Lucchesi e Sanminiatesi, comecché non gli riuscisse d' impadronirsi di paese alcuno ad eccezione del Castello di Buti. – (G. VillaNi, Oper. cit. Lib. IX. C. 21, 35 e 37).
    Anche l'anno dopo, nell'estate del 1313, essendo tornato quell'imperatore a Pisa per mettere insieme gente di terra e di mare onde marciare verso Napoli contro il re Roberto, faceva guerreggiare dal suo maresciallo contro i Lucchesi e Sanminiatesi, sebbene con poco o niun profitto, qualora si voglia eccettuare la bicocca di Camporena presa dai Pisani, e il castelluccio di Morioro che si era ribellato ai Sanminiatesi.
    Morto l'Imperatore Arrigo VII a Buonconvento (14 agosto 1313) e datasi Pisa ad Uguccione della Faggiuola, diversi castelli si alienarono dall' ubbidienza verso i Sanminiatesi per aderire ai Pisani, i quali nel principio del 1315, cavalcando contro Sanminiato, presero diverse castella del loro antico distretto, fra le quali Cigoli, il Borgo Santa Flora con il Castello del Pino, e questi ultimi due arsero. – (Lelmi, Diario cit. )
    Anche nella battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) concorsero fra le amistà dei Fiorentini le genti di Sanminiato, delle quali restarono vittima in quella sconfitta molli nobili da Giovanni Lelmi nel suo Diario indicati.
    Appena però fu cacciato Uguccione da Pisa e da Lucca, la parte guelfa dominante in Sanminiato si recò armata al castello di Cigoli, che i ghibellini fuorusciti custodivano, e che il partito dominante, nel luglio del 1316, ebbe a patti di salvare le persone che v'erano dentro ed i loro beni.
    Riformato nel detto anno (ottobre 1316) il governo di Firenze mediante la cacciata del prepotente bargello Landò da
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    Gubbio, il re Roberto di Sicilia s'interpose per ristabilire la pace fra i diversi Comuni della Toscana. Questa infatti fu conclusa in Napoli nel 12 maggio dell' anno susseguente alla presenza dei sindaci di Firenze, Pisa, Lucca, Siena, Volterra, Pistoja, Prato, Massa Marittima, Sanminiato, San Gimignano, Colle, Fucecchio, Santa Croce, Castelfranco di sotto, S. Maria al Monte, ecc.
    Una delle condizioni di quel trattato fu che i Pisani dovessero restituire nel termine di 50 giorni al Comune di Sanminiato dieci torri o castella del suo distretto che ritenevano sempre i fuorusciti i quali eseguirono la consegna nel 24 novembre dello stesso anno.
    Le torri o castella erano le seguenti: A gliati, Balconevisi, Bucciano, Campore na, Comugnoli, Grumulo, Montalto, Morioro , Stibbio, e la Torre di S. Romano. Fuvvi la condizione che la guardia del castello, o torre di Camporena rimanesse agli eredi di Tebaldo de'Mangiadori finché questi non facevano accordo fra loro, previa peraltro la giurisdizione sotto Sanminiato, con l'obbligo a quegli abitanti di pagare le consuete fazioni reali e personali. Un altro capitolo dichiarava i Sanminiatesi ed i Pisani liberi da ogni dazio per tuttociò che gli uni possedevano nel contado degli altri, ecc. – (ARCH. DIPL. FIOR Carte della Com. di San miniato. – Lelmi, Diario cit. – Ammirat. Stor. Fior. Lib. VI.)
    Il Lami nel suo Odeporico (Vol. I. pag. 148), ne avvisava, che nel 1326 i Sanminiatesi si confederarono con Carlo duca di Calabria, allora vicario in Firenze in nome del re Roberto suo padre.
    Il fatto adunque della elezione dai Sanminiatesi eseguita nel 4 gennajo del 1328 ( stile comune ) dello stesso Carlo duca di Calabria in loro difensore mediante lo stipendio di 6000 ducati all'anno, a condizione che egli svernasse in Sanminiato con 50 cavalli, secondo che lasciò scritto il Bonincontri annalista sanminiatese, non sembra che combini
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    con la storia del tempo, né con un documento di cui conservasi l'originale membrana fra le carte della Comunità di Sanminiato, ora nell' Arch. . Dipl. Fior. È un istrumento del dì 11 dicembre 1328, rogato in Firenze da Francesco Landi notaro sanminiatese, nel quale si dichiara che don Leonardo monaco Camaldolense, nella qualità di camarlingo del Comune di Sanminiato, alla presenza di varj testimoni pagò in quel giorno a Rajmondo Rosso di Catania tesoriere di Carlo duca di Calabria 500 fiorini d' oro per il primo anno, che il detto duca doveva ricevere annualmente dal Comune di Sanminiato per lutto il tempo che la stessa Terra col suo distretto era affidata alla protezione di quel vicario regio, al quale effetto fu rilasciata dal tesoriere opportuna ricevuta. – (Arch. Dipl. Fior, loc. cit. ) . Giunta la notizia in Firenze della morte del duca di Calabria accaduta in Napoli nel novembre del 1328, non per questo si rallentò l' amicizia de' Fiorentini verso i Sanminiatesi tostochè fra le pergamene della stessa Comunità esistono copie autentiche ili varie provvisioni fatte nell'anno 1329, dalla Signoria di Firenze, relativamente alla difesa, sussidio e tutela della Terra di Sanminiato, ecc.
    Era nel tempo in cui Pisa aveva accollo l'antipapa Pietro di Corvara co'suoi cardinali e Lodovico il Bavaro con i suoi tedeschi, quando Beltramone del Balzo capitano del re Roberto in Toscana marciò con le sue genti e con quelle de' Fiorentini ad acquartierarsi in Sanminiato e nelle frontiere del suo distretto, donde poi cavalcò in sul contado di Pisa per fino all'antiporto della stessa città levando gran preda di gente e di bestiame sicché i Pisani vennero co' Fiorentini a patti di pace, che compiessi a Montopoli lì 12 agosto dell'anno 1329. – (G. Villani, Cronic. Lib. X. cap. 134.)
    Fu in grazia di cotesta pace quando il consiglio degli anziani di Pisa
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    con deliberazione del 7 marzo 1330 ordinò di non accordar più rappresaglie a danno degli abitanti di Sanminiato e del suo distretto, né contro chiunque altra persona spettante ai Comuni di Firenze, Siena, Pistoja, Prato, Colle e San Gimignano. Nel tempo stesso fu falla una simile deliberazione dai XII governatori del Comune di Sanminiato a favore dei Pisani. – (Arch. Dipl. Fior. Carte della Comuità di Sanminiato ) .
    Venendo intanto al 1336 il cronista G. Villani ne avvisava, qualmente a dì 5 agosto una parte delle masnade di Mastino della Scala in quantità di 800 cavalli con molti fanti capitanati da Ciupo degli Scolari ribelle di Firenze uscì di Lucca dove allora Mastino signoreggiava, e guadò l'Arno sopra Fucecchio guastando il Borgo a S. Flora con altre villate del Sanminiatese, oltre l'aver preso albergo per due notti nella villa di Martignana sotto Sanminiato. Ma temendo delle genti de' Fiorentini ch'erano nel Valdarno di sotto e in Valdinievole, di buon mattino a dì 7 d' agosto la stessa oste partì di là, e passando per il borgo di Santa Gonda per agguato de'Sanminiatesi che erano scesi sopra i balzi, alle tagliate e sbarre ivi fatte, molte di quelle genti rimasero prese e le altre senz' ordine in più parli staccate fuggirono senza dire di tante persone che annegarono in Gusciana. – (G. Villani, Cronic. Lib. XI. C. 51.)
    Finalmente nel mese di febbrajo del 1347 ( stile comune ) essendo podestà di Sanminiato Guglielmo de'Rucellai di Firenze, e volendo egli far giustizia di certi masnadieri assoldati dai Malpigli e dai Mangiadori, questi con isforzo loro e degli amici levarono la Terra a romore, e tolti a forza i malfattori di mano alla giustizia, volevano disfare gli ordini di quel Comune, se non che il popolo corse all'armi, e con subito soccorso delle contrade vicine e de' Fiorentini fu riparato alla sommossa.
    In conseguenza di ciò il Comune di Sanminiato decise
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    di mettersi per 5 anni in balia e guardia del Comune di Firenze, il quale mandò i suoi delegati in cotesta Terra per riformarne il regime. Quindi la Signoria con provvisione del 12 ottobre 1347 fra le varie misure prese ordinò: che i popolari, come i grandi, o magnati di Firenze, s'intendessero trattati per tali dai Sanminiatesi, e viceversa che i popolari ed i grandi di Sanminiato si riguardassero del numero de' popolari e de’ grandi di Firenze. Nel tempo stesso fu ordinato di fortificare la rocca di Sanminiato e di fare a spese dei due Comuni una strada coperta di muro, larga braccia 16, la quale dovesse condurre dalla rocca fuori delle mura, acciocché le truppe fiorentine avessero nel forte spedita entrata; infine nell'anno stesso deliberossi di rifare un ponte sopra il fiume Elsa alle spese dei due Comuni predetti. – (G. Villani. Oper. cit. Lib. XII cap. 82.)– (Lami, Odeporico T. I pag. 59e 151.)
    Ai primi di marzo del 1355 ( stile comu ne ) i Sanminiatesi inviarono i loro sindachi a Pisa dov'era arrivato l'Imperatore Carlo IV per riconoscerlo liberamente in loro signore; nella qual circostanza volendo quei messi baciare i piedi a Carlo IV, li levò di terra e ricevetteli ad osculumi pacis, cosa grande al dire di M. Villani, giacché quel re non aveva usato di farlo ai sindachi di altri paesi della Toscana, e la cagione si stimò che fosse (soggiunge lo stesso Villani) “per l'affezione che l'imperio per antico aveva al castello di Sanminiato dove soleva essere la residenza degli imperadori e de' loro vicarj per trovarsi tramezzo alle grandi e buone città di Toscana. – (M. Villani, Cron. Lib. IV. C. 64.)
    Infatti fra le carte della Comunità di Sanminiato esiste la lettera originale di Carlo IV re di Boemia sotto dì 14 marzo del 1355 scritta da
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    Pisa ai XII difensori e governatori del popolo, Comune e distretto di Sanminiato, con la quale quel monarca annullava tutte le condanne e bandi fatti dagl'imperatori suoi predecessori in diminuzione e pregiudizio del Comune e popolo sanminiatese. –(Arch. DiPl. Fior. loc. cit. )
    Aveva già Carlo IV accettala l'obbedienza delle principali città della Toscana, quando nel dì 22 marzo del 1356 egli si partì da Pisa per andare a visitare quelle città e Terre che gli si erano date, fra le quali Sanminiato, dai di cui abitanti fu accolto come in loro signore, e dove ritornò la sera del 5 maggio dopo aver preso in Roma la corona imperiale. –( Oper. cit. Lib. IV. C. 80 e Lib. V. C. 22.)
    Anche Filippo Villani figlio del citato cronista all'anno 1363 (Lib. XI. C. 69) fece menzione onorevole di due valorosi sanminiatesi, i quali militavano per la Repubblica Fiorentina nel tempo che i Pisani e gl' Inglesi erano penetrati nel Val d'Arno superiore, voglio dire di Giovanni Mangiadori e di Bartolommeo de'Portigiani. Avvegnaché costoro essendo rimasti alla guardia del borgo dell'Incisa, uscirono fuori virilmente a battaglia, quando il Mangiadori fu preso con la spada in mano ed il Portigiani onde evitare di esser fatto prigione, gittandosi annegò nell'Arno.
    Nel continuare la stessa guerra, alla primavera dell'anno seguente il conte Arrigo di Monfort, che capitanava un esercito dei Fiorentini insieme alle brigate alemanne sulle frontiere del contado, raccolto che ebbe in Sanminiato il suo esercito, e quivi fornito di viveri per 15 giorni, nel dì 21 di maggio del 1364 si mise in marcia la via di Livorno, dove di prima giunta s'impadronì di quel paese e del Porto pisano che fece entrambi ardere. –( ivi, cap. 90.)
    Quindi nell'estate susseguente nel giorno di S. Vittorio (28 luglio) accadde la gran battaglia fra Cascina e la Badia di S. Savino, dove con i Fiorentini militavano i Sanminiatesi,tra i quali Piero Ciccioni, il
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    quale per il suo valore fu armato cavaliere in sul campo della vittoria poco innanzi di tornare con l'esercito e con i prigioni pisani a Sanminiato. –( ivi, cap. 97.)
    Questo Piero Ciccioni si mantenne fedele al Comune di Firenze anche quando i Sanminiatesi nell'estate dell'anno 1367, ad istigazione di Giovanni dell'Agnello, allora doge di Pisa,si sollevarono cacciando fuori gli ufficiali della repubblica Fiorentina; comecché quel popolo costretto dalla forza dovesse ben presto tornare nell'antica soggezione o patrocinio. Lo che ebbe effetto a condizione che il Comune di Sanminiato eleggesse per 5 anni il suo podestà e capitano fra i cittadini fiorentini Guelfi, mentre dal canto suo la Repubblica Fiorentina si obbligava mantenere i Sanminiatesi in libertà, difenderli da ogni potenza, e prestargli tutto l'ajuto per riacquistare le terre e castella che in quella sollevazione dalla madre patria eransi alienate.
    Frattanto essendo restata in mano de'Sanminiatesi la guardia della rocca nel tempo che molti di quei terrazzani di famiglie grandi trovavansi nel numero de' fuorusciti protetti dal doge di Pisa, avvenne che quell'accordo dovè riescire di corta durata.
    In conseguenza di ciò la Signoria di Firenze con provvisione del 12 settembre 1368 ordinò di fortificare il castello di S. Flora (ora il borgo della Bastia) innanzi che alla rottura di guerra dasse impulso l'accordo di Carlo IV con i Visconti di Milano, e l'arrivo in Sanminiato avvenuto nell'estate del 1309 del patriarca d' Aquileja fratello dell' Imperatore. Dondechè non essendo riescito a Niccolò vescovo di Pesaro Legato pontificio d'indurre i Sanminiatesi allo scopo desiderato, la Signoria di Firenze con deliberazione de'collegj fece proibire agli abitanti del suo territorio di portare nel distretto sanminiatese mercanzia di sorta alcuna, né di estrarne, eccetto la lana filata. E perché nel passato accordo furono imprestati al Comune di Sanminiato denari per pagare i soldati, fu eziandio deliberato di rimborsarsi con gli effetti dai Sanminiatesi posseduti in Firenze o nel
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    suo contado.
    In questo mentre il patriarca d'Aquileja con le sue genti penetrò nel territorio fiorentino facendo molte prede a Monterappoli ed a Montespertoli in Val di Pesa, sicché i Fiorentini dovettero decidersi per la guerra, tanto più che la vicinanza dell'Imperatore li lasciava in tale incertezza, se del tutto egli avesse ad essere loro nemico; tante incertezze e disturbi furono tolti da un accordo fatto con Carlo IV, e poco dopo con i Pisani retti allora da Pietro Gambacorti amico dei Fiorentini.
    Ma con tutto che gli affari politici al di fuori fossero ridotti ad uno stato plausibile, i Sanminiatesi fomentati forse dal Card. Guido di Monfort lasciato da Carlo IV suo vicario in Toscana, e attizzati senza forse da tre cittadini di grande autorità, Lodovico Ciccioni, Jacopo Mangiadori e Filippo di Lorenzo de’Borromei, continuavano eglino nella ribellione, sicché dai reggitori della Repubblica Fiorentina innanzi che terminasse l'anno 1369 fu deliberato mandare all' assedio di Sanminiato un esercito capitanato da Malatasca e dal conte Roberto di Poppi. In tal evento accorsero in ajuto de' Fiorentini non solo Pietro Ciccioni che fu costantemente fedele al loro partito con i suoi aderenti, ma tutti gli altri fuorusciti sanminiatesi che insieme con esso lui tenevano Cigoli e Monte-Bicchieri: nel qual frattempo gli abitanti di queste due castella inviarono sindaci a Firenze per sottomettersi liberamente a quella repubblica. Frattanto i Sanminiatesi per tale deficienza erano molto debilitati quando la loro Terra fu stretta d' assedio e ridotta al punto che né di armati, né di vettovaglie poteva esser soccorsa. Imperocché non riescirono a liberarla le genti di Lombardia inviate coi Ghibellini di Sanminiato a loro difesa, e che Bernabò Visconti signore di Milano mandò verso Pisa sotto pretesto di essere stato lasciato vicario imperiale da Carlo IV. Contuttociò le truppe milanesi e pisane, benché avessero alla loro testa il valente capitano Giovanni Auguto, e che costui in quella strategica dasse ai
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    Fiorentini una rotta al Fosso Arnonico, non per questo il corpo di armati restato all'assedio di Sanminiato si allontanò dal suo posto. Erano quelli di dentro ridotti agli estremi, quando per tradimento di un terrazzano, Luparello, che stava nel campo degli assedianti, nella mattina del 9 gennajo 1370 per la rottura di un muro fu aperta la via al conte Roberto di Poppi capitano dei Fiorentini onde impossessarsi del paese a discrezione. – (AmmiR., Stor. Fior. Lib. XIII.) Tra i capi de'fuorusciti sanminiatesi fatti prigioni furono de'primi Lodovico e Biagio Ciccioni,Filippo di Lazzero Borromei con alquanti altri, i quali tosto mandati a Firenze dopo strazj e scherni grandissimi ricevuti da quella plebe, vennero come ribelli decapitati ed il loro patrimonio dagli uffiziali di Torre incamerato. – ( loc. cit. )
    Fra i figli di Filippo di Lazzero fuggiti a Milano dopo il tragico fine del loro padre fuvvi Margherita, che poi si maritò a Giovanni Vitaliani di Padova, dal qual matrimonio nacque Jacopo Borromei già vitaliani, stipite dell'illustre famiglia milanese che diede S. Carlo alla chiesa romana. Nell'ultimo giorno però dell'anno stesso 1370 il popolo sanminiatese intavolò e concluse con il Comune di Firenze un trattato, di cui si conservano le copie autentici, fra le carte di quella Comunità. –Fu allora ordinato che in avvenire Sanminiato si chiamasse fiorentino e non più al Tedesco e che i notari prendessero l'indizione ed anno conforme usava Firenze, che corrispondeva ad un anno più tardi dello stile pisano fino allora usato dai Sanminiatesi. Infine alcuni de'Malpigli e de'Mangiadori che avevan servito la Repubblica furono fatti cavalieri e cittadini fiorentini. – ( Oper. cit. )
    Un mese e mezzo dopo, con provvisione del 17 febbraio, la Signoria di Firenze esentò gli abitanti del Comune di Sanminiato da tutti i dazj ed oneri imposti dalla
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    Repubblica meno le gabelle alle porte di Firenze, la privativa del sale ed il tributo della coscrizione qualora il bisogno lo richiedesse. Fu deciso altresì che i Sanminiatesi dovessero considerarsi alla pari dei cittadini fiorentini, escludendo da tal benefizio e dal potere abitare in Sanminiato e suo distretto per dieci anni avvenire tutti i maschi dell' età maggiore di 15 anni spettanti alle famiglie Cic cioni e Mangiadori , e ad altre case nobili di Sanminiatesi ghibellini con quel più che in quella lunga riformagione si legge. –(Lami, Monum. Eccl. Fior, a pag. 448 e segg.)
    Tenne dietro a tutto ciò un ordine dei reggitori di Firenze del 3 aprile 1373, rispetto a doversi guardare continuamente da soldati fiorentini la torre del palazzo del pubblico, quella detta di Palla Leoni ed il campanile della pieve di Sanminiato.
    Ma innanzi che terminasse il secolo XIV un Benedetto de' Mangiadorì, costantemente ribelle e fuoruscito, nell'anno 1396 si maneggiò con Jacopo Appiano, appena dichiarato signor di Pisa, con la mira di dare in mano dell'Appiano la Terra di Sanminiato; onde Jacopo di buona voglia vi aderì, sperando di guadagnarsi con tal pegno la grazia di Bernabò Visconti nemico dei Fiorentini. Per la qual cosa, mediante una finta marcia ordinata dall’ Appiano al capitano di ventura Giovanni da Barbiano, la maggior parte della guarnigione fiorentina di Sanminiato fu richiamata nella Valdi-Nievole, frattantochè il ribelle Mangiadori con piccolo numero di cavalli correva da Pisa al suo paese, dove giunto la sera del 26 febbrajo 1397, senza mettere tempo in mezzo n'andò al palazio del vicario fiorentino, ch'era Davanzato Davanzati, ed entrato in sala lo uccise con quanti vi erano de'suoi; egittatolo dalla finestra cominciò a gridare: viva il popolo di Sanminiato e la libertà. Ma il ribelle non trovò la cosa corrispondente ai suoi desiderj; imperocché saputo il caso per la
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    Terra, il popolo si armò, e gridando, viva il Comune di Firenze, corse verso il palazzo del vicario per punire il Mangiadori della scelleratezza commessa; cosicché 1'assassino benché attendesse valorosamente a difendersi nel palagio con le poche genti che aveva seco, pure essendo accorsi a Sanminiato in ajuto de' Fiorentini dalle vicine terre di Monterappoli e di Empoli più di 2000 fanti, tra i quali il capitano Cantini di Monterappoli con i suoi consorti, il Mangiadori ebbe a fuggire di là per la via delle mura donde il palagio aveva una riuscita ed al Cantini in premio della stia prontezza e fedeltà furono concessi dalla Repubblica Fiorentina onori e privilegj. – ( Opera cit. Lib. XVI.)
    Ma non era entrato appena di un anno il secolo XV quando sul declinare di maggio del 1402 lo stesso ribelle Benedetto Mangiadori con cento cavalli e 600 fanti avuti dal duca di Milano tentò di notte tempo scalare il castello di Monte-Bicchieri nel contado sanminiatese, e sebbene venisse respinto con danno dalle genti fiorentine, cotesto secondo fatto servì per togliere la maschera al conte di Virtù, il quale ancorché avesse occupato di corto come protettore le città di Pisa, Perugia e Siena, dava a divedere di voler essere in pace con il Comune di Firenze.
    Accadeva tottociò dopo nato in Sanminiato da Muzio Attendolo di Cutignola (23 luglio 1401) quel Francesco Sforza che fu il più ardito milite, se non il maggior politico di quei tempi, 8 anni innanzi che la Signoria di Firenze per mezzo del suo ambasciatore Giovanni Ristori, nell'agosto del 1409, presentasse istanza al Pontefice Alessandro V per erigere Sanminiato in città vescovile. – Vedere sotto Diocesi DI Sanminiato.
    Anche peggior fortuna toccò nel 143i ai fuorusciti ghibellini sanminiatesi, quando fu scoperto un trattato secreto che eglino tenevano con l'Imperatore Sigismondo venuto allora in Italia per cacciare da Sanminiato i Fiorentini, locchè, appena manifestato al vicario quel maneggio da uno del paese, costò la vita ai complici.
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    Accadeva tutto ciò dopo che la Signoria di Firenze con deliberazione del 26 febbrajo 1432 ( stile comune )in contemplazione del danno recato dalle milizie milanesi condotte da Niccolò Piccinino in Toscana, aveva assoluto e per la seconda volta condonato al popolo e Comune di Sanminiato il debito che questo teneva con il Comune di Firenze, allora quando esercitava in Sanminiato l'uffizio di commissario per la Repubblica Fiorentina mess. Alamanno del fu Jacopo Salviati.–(ARch. Dipl. FioR. Carte della Cmn. di Sanmin. )
    Dubito però che quella provvisione avesse il suo effetto, seppure i Sanminiatesi non tornarono tosto ad aprire delle imprestanze con il Comune di Firenze, stantechè con deliberazione del 15 gennajo, anno 1453 ( stile fiorentino ) , gli uffiziali del Monte Comune di Firenze fecero quietanza di tulle le penali nelle quali era incorso il Comune di Sanminiato per morosità di paghe, a condizione peraltro che questa Comunità nel termine di sei anni spendesse fiorini 600 d'oro a risarcimento delle sue mura castellane.
    Al che diede impulso una precedente deliberazione del 2 settembre 1452 fatta dagli uffiziali delle Grascie del contado e distretto fiorentino, con la quale si ordinava di cancellare i debiti che teneva nel libro delle gabelle il Comune di Sanminiato a patto di dover nel periodo stesso di sei anni restaurare le mura, fossi e torri di essa Terra.
    In seguito di che nel 3 gennajo successivo, il vicevicario di Sanminiato rilasciò fede approvata dal magistrato dei Dieci del la guerra circa le spese fatte dal Comune di Sanminiato nel risarcimento delle mura; ed un simile certificato fu firmato nel 5 luglio del 1453 da Giovanni di Giannozzo Gianfigliazzi vicario della stessa Terra. –(ARCH. DIP. FIOR. Carte della Com. di Sanmin. )
    Nel 29 aprile del 1465 i Comuni di Sanminiato e di Cigoli confinarono fra loro, quindi nel 27 agosto del 1467 fu pronunziato un lodo riguardo ai confini
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    della Selva di Camporena fra il Comune di Sanminiato e quello di Castelfiorentino, nella guisa eh era stato fatto con altro lodo nel 38 ottobre del 1389 relativamente ai confini della Selva predetta fra il Comune di Sanminiato e quello di Montajone. Così nel 14 ottobre del 1486 mediante arbitrio furono assegnati i confini del castel di Pietra, Camporella e Agliano fra la Comunità limitrofe di San Gimignano e di Sanminiato; indi nel 26 maggio del 1494 fra questa Comunità e l'altra di Montopoli; e finalmente nel 31 dicembre del 1515 fra la Comunità di Barbialla della potesteria di Montajone e questa di Sanminiato.
    Un libro in pergamena della provenienza medesima scritto il 1luglio del 1473 contiene una raccolta di provvisioni, ordini e Capitoli compilati sotto il regime di Gino del fu Neri di Gino Capponi, nel tempo che era vicario di Sanminiato e del Val d'Arno inferiore, nel quale si tratta in particolar modo del regolamento per gli uffiziali e ministri del Comune di Sanminiato.
    Nel 1527 il Pontefice Clemente VII concesse al preposto della chiesa collegiata di Sanminiato molti nuovi privilegi, conformi a un dipresso a quelli di un abbate mitrato. Tre anni dopo essendo caduta Firenze in potere delle armi di Carlo V e di Clemente VII il suo governo, compreso quello di Sanminiato, fu ridotto a monarchico, sottoponendo Fiorentini ed i Sanminiatesi al duca Alessandro de' Medici nipote di quel Pontefice.
    Al nominato duca succedettero i Granduchi delle due dinastie, dai quali i Sanminiatesi, mostrandosi costantemente fedeli, furono generosamente ricompensati, sia alloraquando la loro patria nel 1622 fu eretta in città vescovile, sia finalmente sotto il felice governo di Leopoldo II, che con suo motuproprio sotto di 1 agosto del 1838 eresse in Sanminiato un tribunale collegiale con residenza di un commissariato regio.
    Riconoscente per tal grazia il popolo sanminiatese sta erigendo nel corrente mese di luglio 1843 sulla piazza di S. Bastiano davanti alla residenza di quel tribunale una Statua marmorea rappresentante l'effigie del benemerito sovrano, opera del
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    ch. scultore fiorentino Luigi Pampaloni.
    Chiese principali e stabilimenti pubblici di pietà e di istruzione . – Cattedrale. La chiesa collegiata di S. Maria e S. Genesio, attualmente cattedrale di Sanminiato fu ridotta nel 1488 nella forma e luogo in cui si trova sotto il vicario o podestà per la Repubblica Fiorentina Pier Vettori. Fanno fede di ciò un marmo posto nella sua facciata, e due lettere del 5 e 10 settembre dell’anno preindicato; una delle quali diretta a quel giusdicente dalla Signoria e l'altra dagli Otto di Pratica per concedere al clero della pieve la chiesa collegiata di S. Maria e S. Genesio con il palazzo di Sotto (ora del Vescovo già de’Signori XII) a condizione di mantenere l'una e l'altra fabbrica, con potervi murare e smurare a spese del clero, con lo scopo di separare la chiesa ed il palazzo di sotto dall'ingresso della fortezza, incaricando il vicario Pier Vettori di sopravvedere al detto lavoro, ed imponendo l'onere a quel clero dell'annuo censo di due ceri di tre libbre l' uno da recarsi in Firenze al palazzo de’ Priori nel giorno della festa di S. Bernardo. – (Lami, Odepor. pag. 100 a 206.)
    Non apparisce poi quanto aggiunse il Lami, cioè che nel l369 i Fiorentini nel rifare la fortezza di Sanminiato chiudessero i passi per andare alla pieve, cosicché a detti di lui i preti avendo scelto per pieve la ch. de' SS. Giusto e Donato dirimpetto al monastero soppresso della SS. Trinità, l'antica collegiata da quel tempo in poi chiamossi la Pieve vecchia. Avvegnaché toglie qualunque incertezza un documento inedito della Comunità di Sanminiato riposto nell’ Arch . Dipl. Fior. Consiste esso in un breve del 9 aprile 1378 spedito da Lucca dal vicario vescovile al preposto e capitolo della pieve di Sanminiato, cui concedeva facoltà di
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    traslocare il fonte battesimale di detta pieve in luogo più comodo del paese, designando a tal uopo la sottostante chiesa di S. Giusto,
    Che poi il capitolò della pieve collegiata di Sanminiato consistesse allora in pochi preti lo dice un altro istrumento della provenienza medesima. É un atto rogato lì 20 Settembre del 1362 nella chiesa plebana suddetta, col quale Lodovico del fu Gualterio de' Ciccioni di Sanminiato preposto di essa chiesa, avuto il consenso del priore di S. Biagio e di quello del Borgo di S. Flora, che formavano due parti de' canonici (dice l'atto) della chiesa di S. Maria e S. Genesio suddetta, fece quietanza a Guelfo del fu Vivo di Arezzo familiare commensale dei XII governatori e sindaco della Comunità di Sanminiato per qualsiasi obbligo che quel Comune aver potesse con la sua pieve e capitolo, rispetto alla costruzione e mantenimento di alcune case rinunziando ad ogni ragione che il detto preposto o i suoi predecessori aver potessero contro la Comunità sanminiatese. – (Arch. Dipl.Fior. loc. cit. )
    La più antica memoria superstite della chiesa di S. Maria nel castel di Sanminiato è restata ch' io sappia nella bolla dal Pontefice Celestino III spedita li 24 aprile del 1194 a Gregorio preposto della pieve di S. Genesio in Vico Wallari, detta poi del Borgo S. Genesio, pieve ridotta ad una cappellina posta fra la posta della Scala e l' oratorio di S. Lazzaro. Nella qual bolla fra le chiese suffraganee di esso piviere si contava quella di S. Maria posta nel castello di Sanminiato. – All'Articolo Borgo S. Genesio, ammisi come probabile la congettura del Lami, cioè che la traslazione della pieve prepositura di S. Genesio accadesse verso il 1248, dopoché il popolo sanminiatese aveva portato l'ultimo esterminio alla sua madre patria. Ma una pergamena dell' Arch. Arciv. Lucch. ne assicura
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    che nell'anno 1236, attesa la distanza della pieve di S. Genesio dal castello di Sanminiato, il Pontefice Gregorio IX diede facoltà al clero sanminiatese di poter battezzare e seppellire nella chiesa di S. Maria di detto castello. Così un Pontefice Gregorio rese battesimale la prima parrocchia di Sanminiato ed un altro Pontefice Gregorio (XV del suo nome) la innalzò a cattedrale.
    Lo scrittore testè rammentato ( Odepor. pag. 194) pubblicò un'altra bolla data in Roma lì 4 dicembre del 1487 con la quale il Pontefice Innocenzo VIII concedè facoltà a Giovanni de' Cavalcanti allora preposto della chiesa di S. Maria e S. Genesio nella Terra di Sanminiato, ed ai suoi successori, di erigere di nuovo nella sua pieve un collegio di canonici e d'istituirvi nuove prebende, con poter estendere le distribuzioni corali quotidiane fino alla somma di fiorini 17 d' oro ecc. E fu lo stesso Pontefice Innocenzo VIII quello che con breve del 30 aprile 1494, incorporò al capitolo della collegiata di Sanminiato la chuesa parrocchiale de’ SS. Jacopo e Filippo a Pancoli.
    La cattedrale medesima nel 1775 venne adorna di statue e di stucchi. – Il suo capitolo conta oggi due dignità (proposto e decano), nove canonici ed un numero corrispondente di cappellani e di chierici.
    Bella e ben situata è la fabbrica del seminario che ha dato il suo nome alla piazza maggiore sotto il poggio della rocca avente di fronte l'episcopio. La prima fondazione del qual seminario rimonta verso la metà del secolo XVII sotto il vescovo Pichi. Fu aumentato dal Vescovo Poggi nel principio del secolo XVIII e nel corrente dal Vescovo attuale Torello Pierazzi, l'ultimo dei quali nel 1841 fece innalzare dai fondamenti e nel 1842 rivesti quel locale di una ricca biblioteca.
    Vi sono attualmente dieci cattedre e 64 fra seminaristi e collegiali.
    Chiesa e convento di S. Francesc. – La
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    chiesa col l'annesso convento, abitato dai Minori Conventuali, è un colosso che innalzasi sulle balze di un colle tufaceo, sostenuto da immensi fondamenti e da muraglie a barbacane, il tutto di mattoni insino al comignolo edificato. Cotesta fabbrica è forse la più gigantesca di quante altre ne conta di vecchie la città di Sanminiato.
    La tua origine secondo il Wadingo risalirebbe al 1211, sebbene allora non fosse che un piccolo oratorio, rifatto nel 1276 e poscia nel 1343 nel modo che si vede ideato, finalmente chiesa e convento nell'anno 1480 per generosità di un benefattore sanminiatese terminato.
    Sulla parete esterna del fianco che guarda ostro esiste in allo un sepolcro di macigno a tre spartiti assai logoro con l'arme gentilizia murata al di sopra spettante a Baldo de' Frescobaldi di Firenze che vi fu sepolto lì 13 febbrajo del 1359. Un quadro del Corrado, è forse la miglior tavola fra quella degli altari di cotesta chiesa.
    È invalsa da gran tempo la tradizione che costà in origine esistesse la chiesuola di S. Miniato in loco Quarto, dalla quale in seguito ebbe nome il paese ora città omonima. Le diede qualche peso l'autore de l’Etruria francescana, il quale senza autorità valevoli scrisse che il Comune di Sanminiato nel 1211 consegnò al seratico S. Franceschi quell'oratorio. Ma dopo tutto ciò che fu detta nel principio di quest'Articolo, come in quello di MARTINO ( S. ) A CASTIGLIONE, e dopo quanto in aumento ad entrambi dovrò aggiungere qui appresso, all' occasione di parlare del Convento de’ Cappuccini fuori della città di Sanminiato, mi sembra di poter quasi assicurare che il luogo di cotesto chiesone, non più che un miglio e meno distante dall'antica pieve e borgo di S. Genesio, dové essere ben diverso dall'antico loco Quarto di S. Miniato.
    Finalmente la tradizione acquistò qualche forza da una rubrica (137) inserita
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    nelli statuti del Comune Sanminiatese riformati nel 1350 che dice: Festum B. Martyris Miniatis, defensoris et patroni Terrae S. Miniatis , a cujus nomine venerando dictae Terrae vocabulum insignitur, per dominos Potestatem, Capitaneum, et alios officiales Terrae praedictae apud locum Fratrum Minoram de S. Miniata una cum omnibus hominibus et personis Terrae praedictae devota reverentia et solenni munificenti die solemnitatis suae fe stivitatis annis singulis die 25 octobris perpetuo celebretur. – Con tutto il rispetto aggiungerò che tali tradizioni sorsero in secoli assai distanti dal fatto in questione.
    Chiesa e convento di S. Jacopo de' Domenicani Gavotti. – Due chiese parrocchiali sotto la stessa invocazione esistevano fino dal secolo XII in Sanminiato, questa de' SS. Jacopo e Lucia, già detta fuori di Porta, l'altra de' SS. Jacopo e Filippo a
    Pancoli. Fu avvisato all'Articolo Pancole esser cotesto nome in Toscana attribuito a molti luoghi situati in piaggia, o balza.
    Che sebbene la chiesa di S. Jacopo a Pancoli non si trovi specificata nella bolla del 1194 più volte rammentata, essa doveva esistere fino d'allora parrocchiale venendo citato il suo popolo e la località di Poggighisi in una carta del 28 marzo 1233, in cui si tratta dei confini parrocchiali con quelli di S. Stefano dentro le mura di Sanminiato, e con l’altra parrocchia da lunga mano soppressa di S. Martino a Castiglione che estendevasi in campagna verso il luogo de' Cappuccini. – Vedere sotto Convento de'Cappuccini. ) .
    Fra le memorie relative alla chiesa di Pancoli che fu nella strada di Poggighisi presso la piazza di S. Caterina, rammenterò il testamento rogato in Sanminiato lì 3 luglio del 1442, col quale il prete Miniato del fu ser
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    Giono Spallagrani rettore della chiesa de' SS. Jacopo e Filippo di Pancoli, lasciò tutti i suoi beni alla cappella di S. Niccola di Bari che doveva erigersi in detta chiesa, cui destinò in cappellano un prete capace d'insegnare in Sanminiato la grammatica ai giovanetti lasciandone il giuspadronato agli operaj dell'oratorio del SS. Crocifisso, a quelli della chiesa di S. Francesco di detta Terra, e della chiesa di S. Jacopo fuori di Porta. – (Arch. Dipl. Fior. Carte della Com. di Sanminiato )
    La parrocchia de' SS. Jacopo e Filippo di Pancoli fu ammensata con tutti i suoi beni al capitolo della collegiata di Sanminiato mediante bolla del Pontefice Innocenzo VIII in data del 30 aprile 1491, e fu mantenuta parrocchiale fino all'anno 1783. – ( Carte dell'Arch. del Capitolo di Sanminiato ) . La chiesa poi de' SS. Jacopo e Lucia fuo ri di Porta con il convento annesso dei PP. Gavotti, se non è più antica, conta però memoria più illustre, quella intendo dire di essere rammentata della bolla del 1194. – Si disse fuori di Porta, perché realmente la porta vecchia delle mura castellane di cotesta Terra, ora città, di che conservasi il segno nell'arco del pretorio fra la piazza del seminario e la strada che conduce al piazzale del mercato, ch'è attualmente nel punto più centrale del lungo paese, e molto innanzi di arrivare alla porta denominata di Ser Rodolfo che scende a Cigoli e alla Badia di S. Gonda sulla strada postale Livornese.
    La chiesa di S. Jacopo fuor di Porta apparteneva in origine al capitolo della pieve di S. Genesio e S. Maria, quindi nel 3 maggio del 1336 il preposto Ugone Malpigli previo il consenso di quei canonici la cedé ai Frati Domenicani. Era quello stesso preposto che cinque anni dopo, al dire del Buonincontri,
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    concedè ai Frati Umiliati di Firenze la chiesa di S. Martino a Faognana nelle piagge settentrionali di Sanminiato, la cui chiesa parrocchiale è da gran tempo diruta.
    Quella di S. Jacopo de' PP. Domenicani è ricca, segnatamente nella sagrestia, di buone pitture e di tavole dei secolo XIV e XV. Nella chiesa poi esiste una bellissima tavola all'altare della crociata a cornu evangelii, opera colorita dal milanese Giambattista Pozzo, pittore che nell'ideale bellezza fu dall' abate Lanzi meritamente assomigliato al Guido de' suoi tempi.
    Da mano maestra e degna di un Mino da Fiesole fu eseguito il sepolcro in marmo del medico Giovanni di Chellino Sanminiati morto nonagenario nel 1461 esistente nel cappellone a cornu epistolae di casa Pazzi lasciata erede dal Sanminiati.
    Oratorio del SS. Crocifisso. – Questo sacro edifìzio a croce greca con cupola sotto il colle della Rocca ed in un imbasamento che s'inalza a gradinate dirimpetto al palazzo comunitativo sebbene sia stato riedificato nel 1718 e consacrato nel 13 maggio 1729, esisteva un più piccolo oratorio sotto lo stesso titolo del SS. Crocifisso fino almeno del secolo XV. A prova di ciò giova il testamento dì sopra citato del prete Miniato rettore di Pancoli rogato in Sanminiato lì 3 luglio dell'anno 1442.
    Le carte dell'opera di questa devota chiesa, che conservansi nell'Arch. comunitativo di cotesta città, danno a conoscere come i Sanminiatesi, dopo fatte processionalmente nel 1402 le solenni peregrinazioni de' Battuti, risolverono di edificare presso il palazzo pubblico un oratorio onde riporvi il SS. crocifisso che gli aveva accompagnati in
    quelle popolari marce di penitenza. Di là nacque il desiderio di trasportare in un più amplo e più ornato tempio la sacra immagine, cui dette impulso la pietà e zelo di Mons. Poggi che nel 1718 benedisse la prima pietra e che ora costituisce un pregevolissimo annesso al capitolo della cattedrale.
    Chiesa di S. Stefano sulla Costa. – È una delle antiche
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    parrocchie della città cui fu annessa l' altra di S. Michele della Rocca, o intra muros , ambedue rammentate nella bolla pontificia del 1194 al preposto di S. Genesio, ed entrambe le quali erano già riunite nel 1260, come dal catalogo delle chiese della diocesi lucchese redatto in quell' anno. – La cura di S. Stefano nel 1752 fu dichiarata prioria, nel tempo che ne era rettore un canonico Bonaparte.
    Chiesa di S. Caterina già degli Ago stiniani. – Questa chiesa che ha dato il nome a una delle porte distrutte di questa città, altrimenti appellata Porta di Poggighisi , fu tenuta dai Frati Agostiniani, che fino dal secolo XIV vi costruirono accosto un convinto.
    Infatti riferiscono a quei religiosi ed alla stessa chiesa due deliberazioni degli uffiziali del Comune di Sanminiato prese nel 15 dicembre 1338 e nell' 8 gennajo 1349, con la prima delle quali, ad istanza dei Frati Agostiniani di S. Caterina fu accordato loro un' elemosina annua di lire 150; e con la seconda fu deliberato di vendere ai frati medesimi per fiorini cento d'oro un pezzo di terreno della Comunità. – (Arch. Dipl. Fior. Carte di detti Agostiniani riunite a quelle dello Spedale della Scala in Sanminiato ) .
    La predetta famiglia religiosa fu soppressa sul declinare del sec. XVIII, allorché gran parte di quel fabbricato fu cangiata nel nuovo ospedale. – Vedere sotto Ospedali riuniti.
    Chiesa dell’Annunziatina. – Anche cotesta chiesa parrocchiale fu per qualche tempo uffiziata dai Frati Agostiniani della Riforma Leccetana; i quali ottennero facoltà di stabilirsi costà presso la porta di Ser Rodolfo mediante breve del Card. Giulio de' Medici (poi Papa Clemente VII) dato in Roma lì 12 giugno del 1522 l'anno I del pontificato di Adriano VI, col quale quel Card. Legato apostolico concedè ai Frati romitani di Lecceto facoltà di erigere un convento della loro regola agostiniana nell' oratorio della SS. Annunziata presso la porta di Ser
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    Rodolfo in Sanminiato al Tedesco; il qual oratorio avevano ottenuto in dono insieme con i beni dai fratelli di una compagnia. Infatti che quei religiosi nell'anno susseguente vi si fossero stabiliti lo dichiara un altro breve del 1 agosto 1523 quando un canonico vicario generale di Giovanni Cavalcanti preposto della illusa collegiata di S. Maria e S. Genesio confermò in rettore della cappella vacante di S. Jacopo nella chiesa parrocchiale di S. Maria di Calenzano il proposto del convento degl'eremitani Agostiniani della SS. Annunziata in Sanminiato da passare ai proposti suoi successori. – (Arch. Dipl. Fior., Carte degli Agostin. Leccet. di Sanmin. )
    A quella famiglia religiosa nella fine del secolo passato sottentrò un parroco secolare che vi traslocò la cura della chiesa dirimpetto denominala la Crocetta.
    Conservatorio di S. Chiara. – Sebbene passi per tradizione che in alcune remote stanze dell' attuale conservatorio di S. Chiara esistesse sino dal secolo X un abbadia di Cassinensi, fatto è che costà non prima della mela del secolo XIV si stabilì un monastero di Francescane sotto l'invocazione di S. Chiara per lascito di Paolo Portigiani da Sanminiato. Alla qual notizia serve di lume un privilegio dato in Roma lì 15 agosto 1379, col quale il Pontefice Urbano VI diede facoltà a donna Margherita del fu Miniato restata vedova in prime nozze di Simone del fu Jacopo, ed in seconde nozze di Paolo Portigiani di poter fondare a tenore della di lei istanza dentro la terra di Sanminiato un monastero sotto il titolo di S. Paolo con mantenervi un numero di religiose dell'ordine di S. Chiara, permettendo a detta fondatrice di ricevere nel nuovo monastero le Monache di S. Chiara che abitavano fuori delle mura di Sanminiato, nel caso che si fosse provala pericolosa la loro dimora fuori delle mura castellane a cagione delle guerre, purché le recluse medesime fossero alimentate a spese della postulante finché esse non potessero tornare nella loro prima clausura.
    Il
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    Monastero di S. Paolo dentro la Terra di Sanminiato esisteva anche sotto il governo di Alessandro de' Medici primo duca di Firenze, siccome lo dimostra una membrana di quell'asceterio esistente nell’ Arch. Dipl. Fior., la quale contiene un istrumento scritto lì 23 ottobre del 1531, relativo alla vendita fatta dalle monache di S. Paolo in Sanminiato di una casa posta nel popolo de' SS. Jacopo e Filippo a Pancoli e comprata per prezzo di fiorini otto d'oro da Luca d'Antonio dei Satarnecchi di detta Terra.
    Nel 1536 si rinnovò il progetto da maestro Jacopo d' Ancona generale de’ Frati Minori e commissario apostolico per la traslazione delle monache di S. Chiara fuori delle mura di Sanminiato nel convento di S. Paolo dentro il paese, come può vedersi da una carta del 16 ottobre di detto anno data in Sanminiato. – ( loc . cit. )
    Mediante pie donazioni il monastero di S. Chiara fu in grado di mantenere due posti gratuiti di educazione. Esso nel 1785 fu ridotto a conservatorio e tale conservasi ancora. Vi si ricevono a convitto educande, è provvisto di maestre e di maestri per istruire nei lavori muliebri le fanciulle di dentro e quelle che vivranno giornalmente dalla città.
    Monastero di S. Martino, presso la porta Faognana. – Grandioso fabbricato sullo sprone più settentrionale della città in luogo appellato Faognana presso una porta ora distrutta, fuori della quale fu una chiesa parrocchiale con lo stesso titolo di S. Martino a Faognana, il cui popolo è riunito al la cura de' SS, Stefano e Martino al Pinocchio.
    Da quanto fu detto all' Articolo Faognana si può dedurre che questo luogo fino dal secolo XI era posseduto dai monaci di S. Ponziano di Lucca, e costà dentro le mura più tardi fu edificato un monastero dove Bonifatio VIII
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    nel 1298 ordinò e quindi nel 1346 vennero traslatate le monache di S. Agostinio del Montappio fuori della porta di Poggighisi dandone la direzione spirituale al priore del convento de" SS. Jacopo e Lucia de' Domenicani.
    Tale a un dipresso è il racconto di una cronaca che conservasi nella biblioteca dei PP. Domenicani di Sanminiato, comecché diano a dubitarlo i documenti da noi citati all' Articolo Gonda (Badia di S.) cui rinvio il lettore.
    Il fatto meno controverso sarebbe quello che le monache entrassero nel Monastero di S. Martino a Faognana per concessione del Pontefice Clemente VII nell' anno primo del suo pontificato, e che poscia per le cure del vescovo Mauro Corsi ottenessero nel 1672 di vivere secondo l'istituto di S. Domenico. Attualmente cotesto locale dopo la soppressione generale del 1810 serve di ospizio a religiose che professano la stessa regola di S. Domenico previa l'annuenza del governo ivi raccolte nell' anno 1817.
    Rispetto poi alla distratta chiesa parrocchiale di S. Martino a Faognana le carte della Prepositura degli Umiliati di Cigoli ora nell' Arch. Dipl. Fior. ne avvisano che nel 1335 la chiesa predetta, essendo vacante di rettori i parrocchiani, che erano i patroni della medesima, vollero affidare la nomina del nuovo rettore di S. Martino a Faognana a Fr. Bene del fu Lapo Benini proposto de' Frati Umiliati del convento d'Ognissanti in Firenze, il quale elesse in parroco Fr. Ridolfo del fu Gio. Giugni religioso del medesimo convento degli Umiliati che fu presentato al preposto della chiesa collegiata di Sanminiato per essere approvato ed investito della chiesa predetta. – In seguito i parrocchiani stessi mediante un' istanza fatta e concessione ottenuta dal Card. Gio. Gaetano Orsini Legato apostolico e con l'annueuza di Ugo preposto e del capitolo della collegiata di Sanminiato donarono al proposto degli Umiliati il giuspadronato della chiesa predetta. – Donde ne
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    consegue che fu intorno a questo tempo, non già nel secolo XIII, quando i Frati Umiliati di Firenze vennero a stabilire una loro propositura nella chiesa di S. Maria a Cigoli. – Vedere Fabbrica di Cigoli.
    Convento de Cappuccini fuori di San miniato. – In una collina appena mezzo miglio toscano a scirocco di Sanminiato, dove probabilmente fu la chiesa parrocchiale di S. Martino a Castiglione, fu eretto nel 1609 questo convento dalla pietà del sangimignanese Giovacchino Ansaldi padrone di quel terreno che donò ai religiosi Cappuccini, i quali vi edificarono convento e chiesuola dedicati do questa al martire S. Miniato.
    Nuove indagini con qualche maggior cura instituite mi hanno indotto a rettificare l’ubicazione della distrutta chiesa parrocchiale di S. Martino a Castiglione situata in una direzione opposta a quella di S. Mar tino a Faognana, e per conseguenza due volte più lontana dall' antica pieve di S. Genesio in Vico Wallari.
    Me ne ha fornito una prova evidente l'istrumento del 15 dicembre 1533 citato di sopra e all'Articolo MARTINO ( S. ) A CASTIGLIONE nel quale si descrivono i confini della parrocchia di S. Martino a Castiglione fuori di Sanminiato a contatto con i confini della parrocchie di S. Jacopo a Pancoli (ora in S. Caterina) e di S. Stefano esistenti entrambe dentro la città di Sanmiato.
    Nel quale istrumento trovasi trascritto il precedente rogito sotto dì 28 marzo dell'anno 1233 per mano del notaro Ildebrandino di Filippo: eccone le precise parole.
    In nomine Domini Amen. Sit omnibus manifestum quod dominus Henricus prepositus S. Genesii pro commodo, pace, et utilitate plebis, et parrocchianorum, et pro bono statu ac concordia dividendo et separando parrocchiam et territorium ecclesie S. Martini de Castilione a parrochia et territorio ecclesie de Pancole et S. Stephani, dixit et protestatus fuit publice ac confessus
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    me Ildebrandino notario et testibus infrascriptis presentibus et ad hec rogatis, quod parroc chia et territorium ecclesie de Castilione nominate erat et esse debebat et protendebatur in podio de Podighisi versus ecclesiam de Pancole usque ad domum iliorum de Pineta, et secundum quod trahit classus ante dictant domum usque ad Portam Pauli, et ab ipsa Porta usque in fundum vallis versus Castilionem , et a domo illorum de Pineto usque ad aliam Portam iuxta habiturium Saladini, et secundum quod trait via que exit de dicta Porta versus Castilionem, et tantum plus, quod ipsam domum illorum de Pineto cum suis pertinentiis ante et retro et illas tres domos massaritias, que super murum Co munis ex alia parte, scilicet illa Ildebrandini de Talia, et alias duas Juxta tandem , fore et esse debere de territorio et parrocchia suprascripta. Ad judicando et decernendo parrocchianos omnes et mas saritias tam presenta quam futuras in dictis locis et infra dictos terminos versus Castilionem et supponendo etiam dictum locum sub parrocchia et territorio dicte ecclesie de Castilione in omnibus et sin gulis, dando etiam licentiam et plenam potestatem domino Ildebrandino priore dicte ecclesie pro ipsa ecclesia recipienti, et ipsi ecclesie infra dictos terminos ubi tumqae et quandocumque aedificandi ecc lesiam et oratorium ad honorem Dei et B. Martini et episcopatus Lucani et ple bis S. Genetii et dicte canonice, et ad commodum et utilitatem parrocchianorum ibidem nunc vel in futurum habitantium , con quel che segue.
    Ospedali riuniti. – Nella piazza di S. Caterina sorge un bel fabbricato dove dal Granduca Leopoldo I furono riuniti i varj spedaletti della città e del suburbio di Sanminiato, oltre quello contiguo de’ gettatelli, affiliato allo spedale dello Scala di Siena.
    L’
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    ultimò de’ quali ivi esisteva fino dalla prima metà del secolo XIII. In proposito di che il consiglio generale della Comunità di Sanminiato con deliberazione del 12 giugno 1233 prestò il consenso allo spedalingo di S. Maria della Scala di Siena di comprare case e terre in Sanminiato e suo distretto con facoltà di ricevere legati e donazioni per erigere costà uno spedale di gettatelli, dopo che fosse edificato ed aperto cotale stabilimento di carità.
    Io non parlo dello spedaletto di S. Lazzaro de’ lebbrosi, di cui esiste tuttora la cappella sulla strada postale fra la Bastia e la pieve vecchia di S. Genesio, non dirò della percettoria che i canonici di S. Antonio di Vienna nel Delfinato tenevano presso la chiesa parrocchiale di S. Stefano in Sanminiato, accosto alla quale nel settembre del 1352 fu edificato un ospedale da fra Giovanni Guidotti percettore del baliato di S. Antonio in Toscana a cui ne richiama la insegna di quei Frati di S. Antonio del fuoco tuttora ivi esistente. Solamente dirò che uno spedale per gl'infermi pensò di erigere in Sanminiato verso la fine del secolo XIII Meo Stracollo da Sanminiato, quando nel 1198 lasciò ai poveri di G. Cristo case ed un pezzo di terra per servire di spedale agl'infermi. Ma i fondi non bastarono all'uopo ancorché quel dono nel 1378 venisse aumentato dalla carità patria di Manno di Guidone Donati. Fu bensì nel 1459 che uno spedale per gl’ infermi si eresse in Sanminiato coi frutti raccolti e con i beni aumentati dal valente medico Giovanni di Chellino sanminiatese. – La fabbrica antica di cotesto Spedale sotto il titolo di S. Niccola di Bari esiste tuttora presso la chiesa ora disfatta di Pancoli.
    Lo spedale attuale, che fu innalzato dai fondamenti sulla piazza di S. Caterina e dotato di maggiori rendite per munificenza sovrana, è capace di 20 e più letti.
    Anco nella
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    via che guida dalla piazza del mercato al monastero di Faognana esisteva un piccolo spedale istituito anticamente per i pellegrini sotto l'invocazione della. SS. Annunziata. Da una bolla pontificia del 1616 esistente in quell'Arch. vescovile costa che a quel tempo ne era affidata la direzione ad un notabile della Terra col titolo di spedalingo, e che in quell' anno esercitava un simile ufficio Sebastiano Ansaldi preposto della chiesa parrocchiale di S. Martino. Il vicino oratorio dopo la soppressione di detto ospizio è ridotto a semplice benefizio.
    Un altro ricovero per i poveri voleva fondare nel 1708 nella propria abitazione posta in fondo alla piazza sull’ ingresso di detta via il sacerdote Jacopo Vanni, come costa da una iscrizione in marmo ivi apposta, ma per la meschinità del patrimonio simile disposizione non poté aver effetto.
    Più proficuo ai poveri Sanminiatesi riescì il testamento fatto lì 13 gennajo 1629 dal canonico Vincenzio Maccanti di Sanminiato Prof. di sacri canoni nell'Università di Pisa, il quale assegnò alcune doti a fanciulle e dei soccorsi a domicilio ai poveri infermi.
    Compagnia della Misericordia. – Anco Sanminiato attualmente conta la sua caritatevole e zelante compagnia della Misericordia affiliata a quella di Firenze. Essa ottenne nel 1818 per oratorio la chiesa del soppresso Monastero della SS. Trinità, nel cui locale sono stabilite le pubbliche scuole.
    Liceo. – Se le prime mosse per l'istituzione delle pubbliche scuole in Sanminiato non partono dal testamento fatto nel primo gennajo 1510, da Melchiorre dei Ruffelli, certo è che cotesto uomo diede un bell' esempio allorché instituì in suo erede universale la Comunità di Sanminiato a condizione di distribuire le entrate del suo patrimonio in doti a fanciulle povere e nel mantenere due giovani a studio in qualche Università col dovere assegnar loro per sette anni continui 25 fiorini d'oro per anno. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di Sanminiato .)
    Un altro notevole impulso alla pubblica
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    istruzione de'Sanminiatesi fu dato dal Prof. canonico Vincenzio Maccanti testé lodato, il quale oltre l' assegno di doti ed il soccorso ai poveri infermi volle donare al pubblico sanminiatese la sua libreria, aumentata in seguito da altri maestri delle scuole pubbliche che la Comunità di Sanminiato ha stabilito nel locale della SS. Trinità, già monastero dove nel 1561 fu introdotta una famiglia di donne recluse, dalle quali fu abitato fino alla soppressione accaduta nel 1808. Il locale fu acquistato nel 1818 dulia stessa Comunità con l'intenzione di stabilirvi una casa e collegio di PP. Scolopj, finché per sovrana elargita fu aumentata la dote in perpetuo di lire 400 per il mantenimento delle scuole pubbliche di cotesto ginnasio nel quale 5 maestri insegnano calligrafia lingua italiana, greca e latina, belle lettere, filosofia razionale e matematiche.
    Accademie degli Euteleti. – Ebbe un tenue principio nel secolo XVI da alcuni giovani studiosi col titolo di Affidati , che si affidarono di fatto alla protezione del Gran duca Cosimo II, il quale si degnò accettarne la protezione col titolo di presidente. Nell’ archivio comunitativo si conservano i primj statuti al pari della notizia che, mancato appena ai viventi quel sovrano protettore, lo spirito di discordia alterò e presto distrusse il letterario istituto degli Affidati.
    Invano fu tentato di richiamarlo alla vita sotto il primo Granduca dell'Augusta dinastia Austro Lorena felicemente regnante; invano provarono di ottenere qualche successo sul declinare dell' ultimo secolo passato alcuni studiosi sanminiatesi. Solamente nel 30 dicembre del 1822 dando incremento ad un letterario privato esercizio che in Sanminiato tenevano alcuni giovani diligenti, riuscì d' istituire e di aprire con solennità l'accademia che prese il nome di Euteleti, e che d'allora in poi conservasi operosa ed onorevole.
    Finalmente in Sanminiato è stata instituita nel 1830 una cassa di risparmio affiliata a quella di Firenze, dalla quale se ne ottiene notabile utilità.
    Uomini più illustri nelle scienze
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    e nelle lettere. –
    Sanminiato fu una vera pepiniera d’ingegni celebri in tutti i tempi ed in tutte le serie. Io non parlo de' grandi uomini che diede questa piccola città alla chiesa, fra i quali dovrei contare varj cardinali, arcivescovi e prelati; non dirò delle famiglie illustri de'Mangiadori,' Borromei, de'Bonaparte ecc., comecché da una di esse derivasse S. Carlo Boromeo, nato da donna di tal casata, la quale si estinse in Sanminiato nell'anno 1672; dirò solamente che costà ebbe vita Francesco Sforza duca di Milano l'onore della milizia italiana, e che da Sanminiato si staccò mi ramo di quella prosapia che diede al mondo l'unico Napoleone; di quel Napoleone che nell'ultimo anno del secolo XVIII visitò in Sanminiato un canonico Bonaparte, ultimo fiato dell'antico stipite di cotanto celebre casata.
    Chi poi nelle scienze naturali non conosce il merito del sanminiatese Michele Mercati, il primo descrittore nella Metalloteca Vaticana di un museo di storia naturale? Chi non sa che ebbe i natali in Sanminiato Giovanni Pieroni discepolo di Galileo, matematico ed architetto militare alla corte di Praga, quello che stimolò il suo divino maestro a stampare in Germania i Dialoghi delle scienze nuove, perché il S. Uffizio non voleva si ripubblicassero nelle opere di Galileo? Citerò fra gli artisti sanminiatesi un Giovanni architetto di Castruccio, ed autore della Torre Cacciaguerra di Pontremoli. Rammenterò Lodovico Cardi che, sebbene si dicesse da Cigoli, forse dai beni e case avite che in Cigoli possedeva, e di dove fu originario, e non già nativo come dissi all'Articolo. CIGOLI, tostochè egli venne alla luce del mondo in Sanminiato. – Debbo bensì rammentare qui Ira i medici di maggior grido un Ranieri Bonaparte, un Pietro Mercati, un Cosimo Tettucci, un Giovanni Sanminiati. Debbo citare fra i valenti in diritto un Ansaldo Ansaldi, un Michele Bonincontri ed un Niccolo Bonaparte. In scienze divine e morali un Pietro
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    Comestore, supposto dei Mangiadori e perciò sanminiatese; un Fr. Marco Portigiani ed un Toramaso Ansaldi. Citerò fra i letterati distinti un Lorenzo Bonincontri, un Ugolino Grifoni primo Cav. e maestro dell'Altopascio, senza dire di varj di casa Roffia né del vivente Bagnoli. Non debbo passar in silenzio la memoria di un celebre guerriero, Barone de' Mangiadori seniore, che Dino Compagni rammentò con lode nella vittoria riportata in Campaldino come franco ed esperto cavaliere e che perorò l'esercito prima di attaccare la battaglia, comecché la fama di lui restasse offuscata dal contegno rivoluzionario che egli da vecchio nel 1308 tenne nella sua patria.

    MOVIMENTO della Popolazione della CITTA’ DI SANMINIATO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 272; totale della popolazione 1365.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 228; femmine 213; adulti maschi 410, femmine 502; coniugati dei due sessi 313; ecclesiastici dei due sessi 225; numero delle famiglie 345; totale della popolazione 1901.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 352; femmine 324; adulti maschi 281, femmine 317; coniugati dei due sessi 837; ecclesiastici dei due sessi 98; numero delle famiglie 496; totale della popolazione 2209.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 384; femmine 364; adulti maschi 360, femmine 443; coniugati dei due sessi 860; ecclesiastici dei due sessi 85; numero delle famiglie 530; totale della popolazione 2500.

    Comunità' di Sanminiato. – Il territorio comunitativo di Sanminiato abbraccia una superficie di 13443 quadrati, 2511 dei quali saltano a corsi di acqua ed a pubbliche strade.
    Nel 1833 vi abitavano familiarmente 14467 individui a proporzione ragguagliatamente di 357 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con otto Comunità, 4 delle quali di oltrarno, scendendo il corso di detto fiume dirimpetto a settentrione, dalla Bocca d'Elsa fino alle Buche sotto la collina
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    di S. Romano, cui resta di fronte, da primo la Comunità di Cerreto Guidi sino presso allo sbocco in Amo della via comunitativa diretta dal Pinocchio Fucecchio, dove sottentra la Comunità di Fucecchio fino al rio di Bacola, o di S. Bartolommeo; costà sottentra la Comunità di S. Croce sino alla confluenza del rio nuovo , al qual punto per corto tragitto fronteggia col territorio comunitativo di Castel Franco di sotto sino dirimpetto alle Buche di S. Romano Ivi voltando faccia da maestrale a ponente libeccio il territorio di Sanminiato trova di contro quello della Comunita di Montopoli, col quale si dirige a ostro per termini artificiali tagliando la strada regia Livornese e quindi il torrente Vaghera per dirigersi a Monte Bicchieri sul torrente Chiecina , dove sottentra la Comunità di Palaja, con la quale la nostra rimonta il detto torrente della Chiecina nella direzione di scirocco che poi lascia a libeccio sulla strada comunitativa fra Palaja ed Agliati, strada che ora serve di limite alle due Comunità fino alle Capannacce, dove esse trovano il torrente Chiecinella e di conserva con esso avviasi contr'acqua nella direzione di scirocco poi di levante per entrare nel botro de' Canne tacci. Con questo girando intorno al poggio di Collelungo dirigonsi a grecale nel rio Compostrelle che accompagnano nel torrente Chiecina; che i due territorj oltrepassano dopo averlo per breve cammino percorso contr'acqua, salendo alla sua destra nella vicina collina. Costì cessa la Comunità di Palaja e viene a confine dirimpetto a scirocco il territorio comunitativo di Montajone, con cui quello di Sanminiato fronteggia da primo dirimpetto a scirocco, mediante il botro al Pino e poscia lungo la strada comunitativa Volterrana sino alla Casa Strada. A questo punto il
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    territorio di Sanminiato voltando faccia a levante grecale s'incammina pel rio di Gello e per altri minori rivi che vengono da levante nel fosso di Pilerno, che la nostra rimonta insieme con l'altra di Montajone nella direzione di scirocco fino alla via rotabile che va da S. Quintino a Campriano.
    A quest'ultima chiesa il territorio comunitativo di Sanminiato scende i colli che acquapendono nell'Elsa e per la via detta Maremmana entra nel rio omonimo dirigendosi a grecale della strada rotabile lungo la sinistra dell'Elsa, finché poco dopo attraversata la medesima arriva al podere del Guado sul fiume Elsa. Da questo punto lo stesso territorio scende per Bocca d'Elsa in Arno, vale a dire per circa sei miglia toscane di tragitto, fronteggiando lungo cotesto cammino dirimpetto a levante grecale con il territorio comunitativo d'Empoli.
    Molti corsi d'acqua bagnano il territorio di Sanminiato; l'Elsa a levante, la Chiecina a libeccio ed a ponente per la parte superiore; l’Evola per fino all'Arno, ed a settentrione questo fiume.
    Fra le strade carreggiabili che l'attraversano avvi la regia postale Livornese che dal Ponte d'Elsa sino presso a S»n-Romano è tracciata nel territorio di Sanminiato. – Sono poi comunitative rotabili quelle tre che staccansi dai capoluogo per scendere nella regia Livornese alla Scala, al Pinocchio ed a Cigoli. Sono pure in parte rotabili la via che nella direzione di libeccio porta a Palaja, quella che dal lato di scirocco fra le colline di Canneto e di San Quintino si unisce alla Maremmana, e la strada nuova che staccasi dalla patrie di Poggighisi a grecale di Sanminiato per condurrà al convento de’ Cappuccini ecc.
    Non si contano monti in questa comunità ma docili colline, le più elevate delle quali si riducono a quella di San Quintino e alla prominenza su cui è piantata la rocca di Sanminiato,
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    la cui sommità fu trovata dal Padre Inghirami a 363 braccia sopra il mare.
    Il terreno che cuopre coteste colline consiste in tufo calcareo siliceo ed in marna cerulea conchigliare, mentre il piano fra l'Arno e le colline, al pari di quello lungo l’ Evola e l'Elsa, è tutto di trasporto. Tanto cotesti piani, come i colli vestiti di piante fruttifere, consistono in gelsi, in olivi, in viti ed in alberi ghiandiferi, peri, meli, ecc. oltre le praterie artificiali, le semente di granaglie e quelle di piante filamentose, ecc.
    Non è da dirsi la cosa stessa delle colline coperte di marna cerulea, frastagliate dalle acque piovane, per frenare le quali e per non perdere il terreno che seco trascinano furono progettate nel secolo passato dal prete Landeschi, detto il parroco sanminiatese, e quindi ridotte a sistema dal Testaferraia e poscia con maestria dal marchese Cosimo Ridolfi migliorate, le colmate di Monte, delle quali può dare un modello la vasta tenuta di Meleto in Val d'Elsa. – Avvegnaché tali colline in alto sono in parte coperte di tufo calcare siliceo e ghiaioso, mentre al tufo serve di base la marna cerulea conchigliare subappennina, ossia il mattajone. – Vedere MELETO RIDOLFI.
    Io non ripeterò le parole del Pontefice Gregorio XV che nella sua bolla di erezione della chiesa di Sanminiato in cattedrale qualificò i colli sanminiatesi tra i più ameni e più fertili della Toscana, e la città stessi in un cielo felice, dirò bensì che i suoi contorni se scarseggiano di fonti potabili sono ben vestiti di oliveti, di vigneti e di frutti squisiti; e comecché il suo clima sia dolce e sano non si può negare che in alcune stagioni dell' anno nella mattina si trovi nebbioso e alquanto umido nella sera.
    Le mandre alimentate con l'erbe di questa specie di terreno terziario marino somministrano un cacio
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    butirroso e delle ricotte delicatissime, e le api danno un miele bianco il più delizioso della Toscana.
    Nei tempi trascorsi fu agitata la questione, se il paese di Sanminiato con i suoi Ter-zieri, cioè di Castel Peccliio, di Poggighisi , e di Fuori di Porta, compreso il l’ antico distretto, dovesse considerarsi compreso nel contado, o piuttosto nel di stretto fiorentino, ma il Granduca Leopoldo I definì ogni questione, tostochè nel regolamento generale del 29 settembre 1774 per le comunità dell'antico distretto dello stato fiorentino vi dichiarò compresa la Comunità di San miniato, quando ordinava, che oltre le 26 ville e popoli, dei quali allora componevasi, vi fossero aggregati in avvenire anco i tre popoli seguenti, che per l'innanzi avevano costituito altrettanti comunelli separati; cioè: 1.° S. Giovanni a Fabbrica, già nel Comune di Cigoli; 2.° S. Bartolommeo a Stibbio; 3.° S. Lucia a Monte Bicchieri .
    All'epoca del balzello nel 1444 dalla Repubblica Fiorentina imposto alle comunità e pivieri dello stato vecchio fiorentino e pisano, la Terra di Sanminiato con i suoi Terzieri trovasi imposta per 200 fiorini d' oro, e le altre 32 vi le che allora componevano la sua comunità furono tassate nel balzello stesso in 109 fiorini d'oro.
    Fra le 32 ville della Comunità di Sanminiato all' epoca preaccennala dell' anno 1444 non vi erano compresi i Comuni di Stibbio, di S. Quintino, di Cigoli, di Leporaja, di Monte Bicchieri, di Collegalli, di Balconevisi, in tutti sette popoli.
    Il Quadro qui appresso indica lo stato delle ville e popoli che costituiscono la Comunità di Sanminiato.
    Ho detto poco fa che la Terra ora città di Sanminiato nei secoli decorsi era divisa economicamente in Terzieri o contrade, e che appellavasi Terriere di Castelvecchio la parte centrale dove è posta la
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    rocca, la cattedrale, l'episcopio, il pretorio e la piazza del seminario; portava il distintivo di Terziere o contrada di fuor di Porta la porzione più settentrionale ch'è a maestrale del restante della città, a partire dall'arco del pretorio o di Porta vecchia fino fuori della porta di Ser Rodolfo e l'altra distrutta di Faognana, mentre il terzo Terziere o con trada appellavasi di Poggighisi, la qual contrada dai contorni della piazza S. Bastiano estendevasi fuori della Porta S. Ca terina comunemente chiamata di Poggighisi , della quale però da lunga mano non restano più avanzi. Se essa corrispondeva alla Porta di Paolo, per dove esciva la strada che conduceva a S. Martino a Castiglione lascio la cura agli eruditi sanminiatesi l'indagarlo al pari del giro che doveva fare il primo cerchio delle mura castellane di Sanminiato quando il secondo Terziere era realmente fuor di porta, e innanzi che si erigessero nel Terziere medesimo le Porte di Faognana e di Ser Rodolfo, l' ultima delle quali ebbe probabilmente il nome da Ser Rodolfo di mess. Rodolfo de' Malpigli fatto cavaliere nel 2 aprile del 1307 dal magistrato civico di Sanminiato. – (LElmi, Op. cit. )
    Infatti nello stesso diario sanminiatese si racconta che nel febbrajo del 1309 gli uomini della Contrada, ossia del Terziere di Fuori di Porta fecero la via fuori del la Porta di mesi. Rodolfo di pietre, ghiaja e rena. Lo stesso Lelmi ne avvisava che due anni prima (nel febbrajo del 1305) i Sanminiatesi cominciarono a fare le mura in. Piano di Becco, mentre fra le membrane della Comunità di Sanminiato avvene due del 2
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    settembre 1452 e 15 gennajo 1453, nelle quali si tratta di restauri da farsi alle mura, torri e fossi di detta Terra.
    In Sanminiato si tiene un mercato settimanale nel giorno di martedì, la cui istituzione rimonta ad un epoca assai antica perché rammentata nel trattato del 17 febbrajo 1369 quando il Comune di Sanminiato si sottomise liberamente alla Signoria di Firenze con facoltà di continuare il suo mercato.
    Vi si praticano tre fiere annuali, le quali cadono nel secondo martedì d'aprile, nel secondo martedì, mercoledì e giovedì di giugno e nel terzo martedì, mercoledì e giovedì di novembre. Quest'ultima sola può dirsi di qualche concorso.
    La Comunità mantiene quattro medici e due chirurghi con l’ obbligo di servire lo spedale. Uno di quei medici tiene la sua abitazione in Cigoli.
    Risiedono in Sanminiato oltre il vescovo, un commissario regio ed un tribunale di prima istanza eretto con motuproprio del 1 agosto 1838, oltre un vicario regio, il quale estende la sua giurisdizione civile e criminale sopra la Comunità di Sanminiato, di Montopoli e dì Montatone, e quella sola criminale sopra le potesterie di Castelfìorentino e di Montespertoli. Vi è una cancelleria comunitativa che serve a questa sola comunità; un ingegnere di Circondario ed un uffizio di esazione del Registro. La Conservazione delle Ipoteche è in Livorno.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ DI SANMINIATO a quattro epoche diverse.
               
    - nome del luogo: Agliati,  titolo della chiesa: S. Martino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 109, abitanti anno 1745 n° 477, abitanti anno 1833 n° 314, abitanti anno 1840 n° 262
    - nome del luogo: Balconevisi,  titolo della chiesa: S. Jacopo (Prepositura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 134, abitanti anno 1745 n° 174, abitanti anno 1833 n° 452, abitanti anno 1840 n° 521
    - nome del luogo: Brusciana
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    (1),  titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 146, abitanti anno 1745 n° 181, abitanti anno 1833 n° 396, abitanti anno 1840 n° -
    - nome del luogo: Bucciano,  titolo della chiesa: S. Regolo (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 149, abitanti anno 1745 n° 184, abitanti anno 1833 n° 370, abitanti anno 1840 n° 354
    - nome del luogo: Calenzano,  titolo della chiesa: S. Lucia già S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 262, abitanti anno 1745 n° 117, abitanti anno 1833 n° 213, abitanti anno 1840 n° 229
    - nome del luogo: Campriano,  titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 41, abitanti anno 1745 n° 81, abitanti anno 1833 n° 118, abitanti anno 1840 n° 134
    - nome del luogo: Canneto,  titolo della chiesa: S. Giorgio (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 176, abitanti anno 1833 n° 247, abitanti anno 1840 n° 255
    - nome del luogo: Corazzano,  titolo della chiesa: S. Giovanni (Pieve), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 46, abitanti anno 1745 n° 59, abitanti anno 1833 n° 105, abitanti anno 1840 n° 121
    - nome del luogo: Corliano di Gello,  titolo della chiesa: S. Andrea (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 65, abitanti anno 1745 n° 98, abitanti anno 1833 n° 101, abitanti anno 1840 n° 88
    - nome del luogo: Crocetta già a Fibbiastri,  titolo della chiesa: S. Maria della Neve nella SS. Annunziata(Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 100, abitanti anno 1745 n° 662, abitanti anno 1833 n° 851, abitanti anno 1840 n° 915
    - nome del luogo: Cusignano,  titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), diocesi cui
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    appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 158, abitanti anno 1745 n° 176, abitanti anno 1833 n° 310, abitanti anno 1840 n° 357
    - nome del luogo: Fabbrica di Cigoli,  titolo della chiesa: S. Giovanni (Pieve), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 120, abitanti anno 1745 n° 1135, abitanti anno 1833 n° 2040, abitanti anno 1840 n° 2297
    - nome del luogo: alle Fonti,  titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 118, abitanti anno 1745 n° 268, abitanti anno 1833 n° 584, abitanti anno 1840 n° 693
    - nome del luogo: Jano e Camporena (1),  titolo della chiesa: SS. Filippo e Jacopo (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 231, abitanti anno 1833 n° 471, abitanti anno 1840 n° -
    - nome del luogo: all’Isola,  titolo della chiesa: S. Donato (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 156, abitanti anno 1745 n° 283, abitanti anno 1833 n° 522, abitanti anno 1840 n° 563
    - nome del luogo: Marcignana (1),  titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 105, abitanti anno 1745 n° 187, abitanti anno 1833 n° 307, abitanti anno 1840 n° -
    - nome del luogo: Marzana,  titolo della chiesa: SS. Ippolito e Cassiano (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 41, abitanti anno 1745 n° 106, abitanti anno 1833 n° 180, abitanti anno 1840 n° 204
    - nome del luogo: Montebicchieri,  titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 135, abitanti anno 1745 n° 281, abitanti anno 1833 n° 345, abitanti anno 1840 n° 386
    - nome del luogo: Montorzo,  titolo della chiesa: S. Angiolo (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 71, abitanti anno 1745
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    n° 262, abitanti anno 1833 n° 465, abitanti anno 1840 n° 411
    - nome del luogo: Morioro,  titolo della chiesa: S. Germano (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 106, abitanti anno 1745 n° 141, abitanti anno 1833 n° 322, abitanti anno 1840 n° 363
    - nome del luogo: Nocicchio,  titolo della chiesa: SS. Lorenzo e Andrea (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 67, abitanti anno 1745 n° 394, abitanti anno 1833 n° 422, abitanti anno 1840 n° 419
    - nome del luogo: Pianezzoli (1),  titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 225, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° -
    - nome del luogo: Pinocchio con l’annesso di Faognana,  titolo della chiesa: SS. Stefano e Martino (Prioria), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 140, abitanti anno 1745 n° 477, abitanti anno 1833 n° 811, abitanti anno 1840 n° 740
    - nome del luogo: Roffia,  titolo della chiesa: S. Michele (Prioria), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 130, abitanti anno 1745 n° 218, abitanti anno 1833 n° 373, abitanti anno 1840 n° 366
    - nome del luogo: SAN MINIATO Città,  titolo della chiesa: S. Maria e S. Genesio (Cattedrale), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 1253 (con S. Stefano, S. Caterina e SS. Jacopo e Lucia), abitanti anno 1745 n° 202, abitanti anno 1833 n° 272, abitanti anno 1840 n° 275
    - nome del luogo: SAN MINIATO Città,  titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 1253 (con S. Maria e S. Genesio, S. Caterina e SS. Jacopo e Lucia), abitanti anno 1745 n° 322, abitanti anno 1833 n° 616, abitanti anno 1840 n° 757
    - nome del luogo: SAN MINIATO Città,  titolo
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    della chiesa: S. Caterina (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 1253 (con S. Maria e S. Genesio, S. Stefano e SS. Jacopo e Lucia), abitanti anno 1745 n° 221, abitanti anno 1833 n° 570, abitanti anno 1840 n° 607
    - nome del luogo: SAN MINIATO Città,  titolo della chiesa: SS. Jacopo e Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 1253 (con S. Maria e S. Genesio, S. Stefano e S. Caterina), abitanti anno 1745 n° 380, abitanti anno 1833 n° 837, abitanti anno 1840 n° 861
    - nome del luogo: S. Quintino,  titolo della chiesa: S. Quintino (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° 134
    - nome del luogo: Selva e Pino,  titolo della chiesa: SS. Jacopo e Filippo (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 88, abitanti anno 1745 n° 245, abitanti anno 1833 n° 476, abitanti anno 1840 n° 466
    - nome del luogo: Stibbio,  titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitanti anno 1551 n° 205, abitanti anno 1745 n° 532, abitanti anno 1833 n° 1177, abitanti anno 1840 n° 832

    - Totale abitanti anno 1551: n° 3945
    - Totale abitanti anno 1745: n° 8495
    - Totale abitanti anno 1833: n° 14267

    Annessi provenienti nel 1840 dalle parrocchie di Barbialla, S. Croce e San Romano
    - abitanti n° 746

    - Totale abitanti anno 1840: n° 14356

    N. B. Le parrocchie contrassegnate col n° 1 nel 1840 spettavano ad altre Comunità.

    DIOCESI DI SAN MINIATO. – La chiesa maggiore di Sanminiato, era già prepositura plebana della Diocesi di Lucca traslocata dall'antica del sottostante borgo di S. Genesio, quando la Repubblica Fiorentina sino dal 1408, due
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    anni dopo aver conquistato Pisa ed il suo territorio, concepì il disegno di erigerla in cattedrale e fare di Sanminiato la sede di un nuovo vescovo con assegnargli una gran parte del paese dipendente allora nel politico dalla Signoria di Firenze e nell'ecclesiastico dal vescovo di Lucca. La stessa idea aveva allora quel governo per innalzare la collegiata di Prato in cattedrale, ma quel disegno rimase senza effetto.
    Lo ebbe bensì nel 1622 mercé le premure della Granduchessa Maria Maddalena d'Austria restata vedova di Cosimo II, e libera governatrice dei vicariati di Colle e di Sanminiato, ad istanza della quale il Pontefice Grcgorio XV, nel 17 dicembre 1622 pubblicò la bolla di erezione della chiesa di Sanminiato in cattedrale e della terra omonima in nobile città con residenza di un vescovo proprio. In calce alla quale bolla venne noverato il numero sommario de' popoli, pievi, monasteri e spedali che furono staccati tutti dalla diocesi lucchese. Delle 118 parrocchie ivi rammentate, 27 erano filiali dell'antica prepositura di Sanminiato, 22 suffraganee della collegiata di S. Maria a Monte ed altre 69 tra chiese parrocchiali e conventi. Nelle 118 parrocchie si noveravano le collegiale di Fucecchio, di Santa Croce, di Castelfranco e di S. Maria a Monte, oltre 19 pievi, parie delle quali comprese nel distretto fiorentino, alcune nel territorio sanminiatese e parte nel contado pisano, in una superficie che si estendeva, e tale si conserva, per circa 49 miglia da grecale a libeccio, a partire dalla Val di Nievole perfino alla base meridionale delle Colline superiori pisane in Val di Tora, ed in una larghezza di circa 20 miglia dal fiume Elsa sino oltre la Cascina. Attualmente i popoli della diocesi di Sanminiato sono riuniti in 98 cure repartite in Caposesti , comprese 22 chiese dipendenti dalla Cattedrale. Fra le quali 11 cure costituiscono il Caposesto di S. Maria a Mente, 18 il Caposesto di Fucecchio; 13
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    il Co posesto di Montopoli ; 14 il Caposesto di Lari; 12 il Caposesto di Palaja; e 8 parrocchie nell'altro Coposesto di Ponsacco.
    Cotesta diocesi all'epoca della sua erezione comprendeva cinque conventi dentro la
    città e non meno di sei nel distretto; cinque monasteri di donne in città ed altrettanti sparsi per la sua diocesi. Attualmente tutta la diocesi sanminiatese non conta più di sette fra conventi e monasteri e due conservatorj cioè in città e nel suburbio il convento de’ Frati Conventuali, quello de' Domenicani e de' Cappuccini, ed il conservatorio di S. Chiara. Nel distretto due conventi di Frati Zoccolanti a Fucecchio, e a S. Romano. Un monastero di Francescane a Fucecchio, uno di Agostiniane a Santa Croce ed il secondo conservatorio in S. Marta a Montopoli.

    Serie dei Vescovi di Sanminiato dall' epoca, dell' istituzione di essa diocesi fino ad ora.

    1. Francesco de Noris, eletto nel 1624, morto nel 1631.
    2. Alessandro Strozzi, eletto nel 1632, morto nel 1648.
    3. Angiolo Pichi, eletto nel 1649, morto nel 1653.
    4. Pietro Frescobaldi, eletto nel 1654, morto nell'anno medesimo.
    5. Gio. Battista Barducci, eletto nel 1656, morto nel 1661.
    6. Mauro Corsi, eletto nel 1662, morto nel 1680.
    7. Jacopo Antonio Morigia, creato nel 1687, e nel febbrajo del 1683 traslatato alla sede arcivescovile di Firenze.
    8. Michele Carlo Cortigiani, creato nel 1682, traslatato nel 1702 alla sede di Pistoja.
    9. Francesco Maria Poggi, creato nel 1704, morto nel 1719.
    10. Luigi Andrea Cattani, creato nel 1720 e morto nel 1734.
    11. Giuseppe Suarez della Conca, creato nel 1735, morto nel 1754.
    12. Domenico Poltri, dal 1755 al 1778.
    13. Brunone Fazzi, dal 1779 al 1805.
    14. Pietro Fazzi, dal 1806 al 1833.
    15. Torello Pierazzi vivente, il quale prese possesso nel 1834.

    Nel seguente Quadro sinottico
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    la chiesa di S. Maria a Poggio Tempesti nel Caposesto di S. Maria a Monte, quelle di S. Rocco alle Vedute in Fucecchio, di S. Pietro d'Oltrarno e di S. Bartolommeo alle Calle nel Caposesto di Fucecchio, come anco la chiesa di S. Andrea a Cenaja nel Caposesto di Lari, furono erette in parrocchiali parte poco innanzi e parte dopo il 1840.

    QUADRO SINOTTICO delle Collegiate, Pievi, Priorie e Parrocchie della DIOCESI DI SANMINIATO diviso in URBANE, SUBURBANE e CAPOSESTI con la loro popolazione a quattro epoche diverse.

    SANMINIATO città

    1. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta e S. Genesio (Cattedrale, Collegiata)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 1235 (con S. Caterina, SS. Jacopo e Lucia e SS. Michele e Stefano)
    popolazione anno 1745: abitanti n° 202
    popolazione anno 1833: abitanti n° 272
    popolazione anno 1840: abitanti n° 275
    2. titolo della chiesa parrocchiale: S. Caterina (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 1235 (con S. Maria Assunta e S. Genesio, SS. Jacopo e Lucia e SS. Michele e Stefano)
    popolazione anno 1745: abitanti n° 221
    popolazione anno 1833: abitanti n° 570
    popolazione anno 1840: abitanti n° 607
    3. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Jacopo e Lucia (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 1235 (con S. Maria Assunta e S. Genesio, S. Caterina, e SS. Michele e Stefano)
    popolazione anno 1745: abitanti n° 559
    popolazione
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    anno 1833: abitanti n°
    837
    popolazione anno 1840: abitanti n° 861
    4. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Michele e Stefano (Prioria)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 1235 (con S. Maria Assunta e S. Genesio e S. Caterina, SS. Jacopo e Lucia)
    popolazione anno 1745: abitanti n° 322
    popolazione anno 1833: abitanti n° 616
    popolazione anno 1840: abitanti n° 757

    SUBURBIO

    5. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Lorenzo e Andrea a Nocicchio (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 61
    popolazione anno 1745: abitanti n° 394
    popolazione anno 1833: abitanti n° 422
    popolazione anno 1840: abitanti n° 419
    6. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro alle Fonti (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 118
    popolazione anno 1745: abitanti n° 268
    popolazione anno 1833: abitanti n° 584
    popolazione anno 1840: abitanti n° 693
    7. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Stefano e Martino al Pinocchio già a Faognana (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 41
    popolazione anno 1745: abitanti n° 526
    popolazione anno 1833: abitanti n° 811
    popolazione anno 1840: abitanti n° 740
    8. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Annunciata alla Crocetta già in Fibbiastri (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
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    /> popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 100
    popolazione anno 1745: abitanti n° 662
    popolazione anno 1833: abitanti n° 851
    popolazione anno 1840: abitanti n° 915
    9. titolo della chiesa parrocchiale: S. Angiolo a Montorzo (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° abitanti n° 71
    popolazione anno 1745: abitanti n° 262
    popolazione anno 1833: abitanti n° 465
    popolazione anno 1840: abitanti n° 411
    10. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Ippolito e cassiano a Marzana (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 41
    popolazione anno 1745: abitanti n° abitanti n° 106
    popolazione anno 1833: abitanti n° 280
    popolazione anno 1840: abitanti n° 204
    11. titolo della chiesa parrocchiale: S. Quintino a S. Quintino (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 116
    popolazione anno 1745: abitanti n° 89
    popolazione anno 1833: abitanti n° 112
    popolazione anno 1840: abitanti n° 134
    12. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Campriano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Elsa
    popolazione anno 1551: abitanti n° 135
    popolazione anno 1745: abitanti n° 81
    popolazione anno 1833: abitanti n° 118
    popolazione anno 1840: abitanti n° 134
    13. titolo della chiesa parrocchiale: S. Giorgio a Canneto (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Elsa
    popolazione anno 1551: abitanti n°
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    107
    popolazione anno 1745: abitanti n° 176
    popolazione anno 1833: abitanti n° 247
    popolazione anno 1840: abitanti n° 255
    14. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia a Calenzano (Cura)
    valle in cui è situata: Fra l’Elsa e l’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 262
    popolazione anno 1745: abitanti n° 117
    popolazione anno 1833: abitanti n° 213
    popolazione anno 1840: abitanti n° 229
    15. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Jacopo e Filippo a Selva e Pino (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Elsa
    popolazione anno 1551: abitanti n° 88
    popolazione anno 1745: abitanti n° 242
    popolazione anno 1833: abitanti n° 476
    popolazione anno 1840: abitanti n° 466
    16. titolo della chiesa parrocchiale: S. Stefano alla Bastia (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Elsa
    popolazione anno 1551: abitanti n° 159
    popolazione anno 1745: abitanti n° 237
    popolazione anno 1833: abitanti n° 422
    popolazione anno 1840: abitanti n° 572
    17. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Bresciana (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Elsa
    popolazione anno 1551: abitanti n° 202
    popolazione anno 1745: abitanti n° 181
    popolazione anno 1833: abitanti n° 396
    popolazione anno 1840: abitanti n° 393
    18. titolo della chiesa parrocchiale: S. Michele a Pianezzoli (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 114
    popolazione anno 1745: abitanti n°
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    225
    popolazione anno 1833: abitanti n° 320
    popolazione anno 1840: abitanti n° 330
    19. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro a Marcignana (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 105
    popolazione anno 1745: abitanti n° 187
    popolazione anno 1833: abitanti n° 307
    popolazione anno 1840: abitanti n° 303
    20. titolo della chiesa parrocchiale: S. Donato all’Isola (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 156
    popolazione anno 1745: abitanti n° 283
    popolazione anno 1833: abitanti n° 522
    popolazione anno 1840: abitanti n° 563
    21. titolo della chiesa parrocchiale: S. Michele a Roffia (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 130
    popolazione anno 1745: abitanti n° 218
    popolazione anno 1833: abitanti n° 373
    popolazione anno 1840: abitanti n° 366
    22. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia a Cusignano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 158
    popolazione anno 1745: abitanti n° 176
    popolazione anno 1833: abitanti n° 310
    popolazione anno 1840: abitanti n° 357
    23. titolo della chiesa parrocchiale: S. Andrea a Corliano di Gello (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 65
    popolazione anno 1745: abitanti n° 98
    popolazione anno 1833: abitanti n°
  •    pag. 64 di 82
    101
    popolazione anno 1840: abitanti n° 88

    I CAPO SESTO DI S. MARIA A MONTE

    24. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta e S. Giovanni Evangelista in S. Maria a Monte (Arcipretura, Collegiata)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 934
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1964
    popolazione anno 1833: abitanti n° 2328
    popolazione anno 1840: abitanti n° 2762
    25. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Giuseppe ed Anna a S. Donato (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 503
    popolazione anno 1840: abitanti n° 515
    26. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria a Poggio Tempesti (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° -
    popolazione anno 1840: abitanti n° -
    27. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Jacopo e Giorgio a Montecalvoli (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 212
    popolazione anno 1745: abitanti n° 603
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1140
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1245
    28. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Quirico e Giulitta a Montefalconi (Prioria)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
  •    pag. 65 di 82
    popolazione anno 1745: abitanti n° 93
    popolazione anno 1833: abitanti n° 98
    popolazione anno 1840: abitanti n° 118
    29. titolo della chiesa parrocchiale: S. Cristina alle Pianora (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 130
    popolazione anno 1833: abitanti n° 286
    popolazione anno 1840: abitanti n° 289
    30. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo a Orentano (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 862
    popolazione anno 1833: abitanti n° 676
    popolazione anno 1840: abitanti n° 777
    31. titolo della chiesa parrocchiale: S. Michele a Staffoli (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 254
    popolazione anno 1833: abitanti n° 571
    popolazione anno 1840: abitanti n° 674
    32. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro al Galleno (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 461
    popolazione anno 1833: abitanti n° 836
    popolazione anno 1840: abitanti n° 996
    33. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro in Castelfranco di sotto (Prepositura Collegiata)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 910
    popolazione anno 1745: abitanti n°
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    1124
    popolazione anno 1833: abitanti n° 3077
    popolazione anno 1840: abitanti n° 3216
    34. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo in Santa Croce (Prepositura Collegiata)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 1214
    popolazione anno 1745: abitanti n° 2753
    popolazione anno 1833: abitanti n° 4203
    popolazione anno 1840: abitanti n° 4426

    II CAPOSESTO DI FUCECCHIO

    35. titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista di Fucecchio (Arcipretura Collegiata)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 1958
    popolazione anno 1745: abitanti n° 4048
    popolazione anno 1833: abitanti n° 7305
    popolazione anno 1840: abitanti n° 7355
    36. titolo della chiesa parrocchiale: S. Rocco alle Vedute in Fucecchio (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° -
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1018
    37. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro Oltrarno o S. Pierino (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° -
    popolazione anno 1840: abitanti n° 611
    38. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo alla Calle o a Cappiano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
  •    pag. 67 di 82
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° -
    popolazione anno 1840: abitanti n° 828
    39. titolo della chiesa parrocchiale: S. Leonardo a Ripoli (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 201
    popolazione anno 1833: abitanti n° 239
    popolazione anno 1840: abitanti n° 236
    40. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Gavena (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 183
    popolazione anno 1745: abitanti n° 176
    popolazione anno 1833: abitanti n° 221
    popolazione anno 1840: abitanti n° 248
    41. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta a Bassa (Prioria)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 158
    popolazione anno 1745: abitanti n° 234
    popolazione anno 1833: abitanti n° 556
    popolazione anno 1840: abitanti n° 639
    42. titolo della chiesa parrocchiale: S. Stefano a Corliano (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 93
    popolazione anno 1745: abitanti n° 157
    popolazione anno 1833: abitanti n° 176
    popolazione anno 1840: abitanti n° 204
    43. titolo della chiesa parrocchiale: S. Andrea a Zio (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 120
  •    pag. 68 di 82
    popolazione anno 1833: abitanti n° 177
    popolazione anno 1840: abitanti n° 163
    44. titolo della chiesa parrocchiale: S. Leonardo a Cerreto (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 1319
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1452
    popolazione anno 1833: abitanti n° 2396
    popolazione anno 1840: abitanti n° 2538
    45. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo a Stabbia (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1140
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1259
    46. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Streda (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 126
    popolazione anno 1833: abitanti n° 167
    popolazione anno 1840: abitanti n° 183
    47. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pantaleone a S. Pantaleo (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 273
    popolazione anno 1833: abitanti n° 476
    popolazione anno 1840: abitanti n° 520
    48. titolo della chiesa parrocchiale: S. Silvestro a Larciano (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° 638
    popolazione anno 1745: abitanti n° 157
    popolazione anno 1833: abitanti n°
  •    pag. 69 di 82
    1692
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1848
    49. titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò a Cecina (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° 259
    popolazione anno 1745: abitanti n° 533
    popolazione anno 1833: abitanti n° 550
    popolazione anno 1840: abitanti n° 553
    50. titolo della chiesa parrocchiale: S. Donnino a Castelmartini (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° 52
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 695
    popolazione anno 1840: abitanti n° 752
    51. titolo della chiesa parrocchiale: La Madonna delle Querce (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 321
    popolazione anno 1833: abitanti n° 539
    popolazione anno 1840: abitanti n° 616
    52. titolo della chiesa parrocchiale: S. Gregorio alla Torre (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Nievole
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 423
    popolazione anno 1833: abitanti n° 672
    popolazione anno 1840: abitanti n° 694

    III CAPOSESTO DI MONTOPOLI

    53. titolo della chiesa parrocchiale: S. Stefano a Montopoli (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 885
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1651
    popolazione anno 1833: abitanti n° 2886
    popolazione anno
  •    pag. 70 di 82
    1840: abitanti n°
    2634
    54. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria a S. Romano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° -
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1699
    55. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Novella a Marti (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 942
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1249
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1594
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1699
    56. titolo della chiesa parrocchiale: S. Brunone a Castel del Bosco (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 713
    popolazione anno 1840: abitanti n° 770
    57. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Vito e Modesto a Collegalli (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 192
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 276
    popolazione anno 1840: abitanti n° 293
    57. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia a Montebicchieri (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 201
    popolazione anno 1745: abitanti n° 281
    popolazione anno 1833: abitanti n° 345
    popolazione anno 1840: abitanti n° 386
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    /> 59. titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista a Cigoli (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 345
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1135
    popolazione anno 1833: abitanti n° 2040
    popolazione anno 1840: abitanti n° 2297
    60. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Stibbio (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 135
    popolazione anno 1745: abitanti n° 535
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1177
    popolazione anno 1840: abitanti n° 832
    61. titolo della chiesa parrocchiale: S. Germano a Moriolo (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 116
    popolazione anno 1745: abitanti n° 141
    popolazione anno 1833: abitanti n° 322
    popolazione anno 1840: abitanti n° 363
    62. titolo della chiesa parrocchiale: S. Jacopo a Balconevisi (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 134
    popolazione anno 1745: abitanti n° 371
    popolazione anno 1833: abitanti n° 452
    popolazione anno 1840: abitanti n° 521
    63. titolo della chiesa parrocchiale: S. Regolo a Bucciano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Elsa
    popolazione anno 1551: abitanti n° 149
    popolazione anno 1745: abitanti n° 184
    popolazione anno 1833: abitanti n° 310
    popolazione anno 1840: abitanti n° 354
    64. titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni a Corazzano (Pieve)
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    /> valle in cui è situata: Val d’Evola
    popolazione anno 1551: abitanti n° 46
    popolazione anno 1745: abitanti n° 59
    popolazione anno 1833: abitanti n° 105
    popolazione anno 1840: abitanti n° 121
    65. titolo della chiesa parrocchiale: S. Martino a Agliati (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 109
    popolazione anno 1745: abitanti n° 229
    popolazione anno 1833: abitanti n° 314
    popolazione anno 1840: abitanti n° 262

    IV CAPOSESTO DI LARI

    66. titolo della chiesa parrocchiale: Natività di S. Maria e S. Leonardo a Lari (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 619
    popolazione anno 1745: abitanti n° 923
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1570
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1751
    67. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo a Cevoli (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 358
    popolazione anno 1745: abitanti n° 646
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1172
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1242
    68. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo a S. Ruffino (Prioria)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 88
    popolazione anno 1745: abitanti n° 173
    popolazione anno 1833: abitanti n° 301
    popolazione anno 1840: abitanti n° 327
    69. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria
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    Assunta al Bagno a Acqua (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 182
    popolazione anno 1745: abitanti n° 514
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1012
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1205
    70. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo al Colle Montanino (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 170
    popolazione anno 1745: abitanti n° 170
    popolazione anno 1833: abitanti n° 294
    popolazione anno 1840: abitanti n° 327
    71. titolo della chiesa parrocchiale: S. Ermete a S. Ermo (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Tora
    popolazione anno 1551: abitanti n° 84
    popolazione anno 1745: abitanti n° 316
    popolazione anno 1833: abitanti n° 540
    popolazione anno 1840: abitanti n° 574
    72. titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolao a Casciana (Prioria)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 326
    popolazione anno 1745: abitanti n° 723
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1027
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1108
    73. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Quirico e Giulitta a Parlascio (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 228
    popolazione anno 1745: abitanti n° 247
    popolazione anno 1833: abitanti n° 435
    popolazione anno 1840: abitanti n° 442
    74. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo a Usigliano di
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    Lari (Pieve)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n° 152
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 455
    popolazione anno 1840: abitanti n° 438
    75. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo a Fauglia (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val di Tora
    popolazione anno 1551: abitanti n° 326
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1280
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1808
    popolazione anno 1840: abitanti n° 2284
    76. titolo della chiesa parrocchiale: S. Michele a Crespina (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val di Tora
    popolazione anno 1551: abitanti n° 358
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1200
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1849
    popolazione anno 1840: abitanti n° 2080
    77. titolo della chiesa parrocchiale: S. Andrea a Cenaja (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val di Tora
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° -
    popolazione anno 1840: abitanti n° -
    77. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Filippo e Jacopo a Tripalle (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val di Tora
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° 371
    popolazione anno 1833: abitanti n° 175
    popolazione anno 1840: abitanti n° 665
    78. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Fabiano e Sebastiano a Tremoleto (Prepositura)
    valle in cui
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    è situata:
    Val di Tora
    popolazione anno 1551: abitanti n° 76
    popolazione anno 1745: abitanti n° 242
    popolazione anno 1833: abitanti n° 353
    popolazione anno 1840: abitanti n° 377

    V CAPOSESTO DI PALAJA

    79. titolo della chiesa parrocchiale: S. Martino a Palaja (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 662
    popolazione anno 1745: abitanti n° 730
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1124
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1167
    80. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Treggiaja (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 350
    popolazione anno 1745: abitanti n° 602
    popolazione anno 1833: abitanti n° 745
    popolazione anno 1840: abitanti n° 833
    81. titolo della chiesa parrocchiale: S. Frediano a Forcoli (Prioria)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 279
    popolazione anno 1745: abitanti n° 446
    popolazione anno 1833: abitanti n° 772
    popolazione anno 1840: abitanti n° 842
    82. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia a Montecastello (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 238
    popolazione anno 1745: abitanti n° 238
    popolazione anno 1833: abitanti n° 506
    popolazione anno 1840: abitanti n° 533
    83. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta a Partino (Cura)
    valle in cui è situata:
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    Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 283
    popolazione anno 1745: abitanti n° 924
    popolazione anno 1833: abitanti n° 617
    popolazione anno 1840: abitanti n° 596
    84. titolo della chiesa parrocchiale: S. Matteo alla Rotta (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° -
    popolazione anno 1745: abitanti n° -
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1351
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1520
    85. titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Michele a Villa Saletta (Prioria)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 255
    popolazione anno 1745: abitanti n° 321
    popolazione anno 1833: abitanti n° 438
    popolazione anno 1840: abitanti n° 438
    86. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Collegoli (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno inferiore
    popolazione anno 1551: abitanti n° 117
    popolazione anno 1745: abitanti n° 96
    popolazione anno 1833: abitanti n° 713
    popolazione anno 1840: abitanti n° 760
    87. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo a Gello di Palaja (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 43
    popolazione anno 1745: abitanti n° 94
    popolazione anno 1833: abitanti n° 191
    popolazione anno 1840: abitanti n° 159
    88. titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta a Alias (Prepositura)
    valle in cui è situata: Val d’Era
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    popolazione anno 1551: abitanti n° 147
    popolazione anno 1745: abitanti n° 202
    popolazione anno 1833: abitanti n° 323
    popolazione anno 1840: abitanti n° 338
    89. titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista a S. Gervasio (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 121
    popolazione anno 1745: abitanti n° 221
    popolazione anno 1833: abitanti n° 244
    popolazione anno 1840: abitanti n° 269
    90. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro a Usigliano di Palaja (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 68
    popolazione anno 1745: abitanti n° 129
    popolazione anno 1833: abitanti n° 166
    popolazione anno 1840: abitanti n° 176

    VI CAPOSESTO DI PONSACCO

    91. titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Evangelista a Ponsacco (Pieve)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 328
    popolazione anno 1745: abitanti n° 1257
    popolazione anno 1833: abitanti n° 2322
    popolazione anno 1840: abitanti n° 2558
    92. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Capannoli (Pieve Abbaziale)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 402
    popolazione anno 1745: abitanti n° 621
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1060
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1181
    93. titolo della chiesa parrocchiale: S. Pietro a Santo Pietro (Prepositura)
    valle in cui è situata:
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    Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 375
    popolazione anno 1745: abitanti n° 646
    popolazione anno 1833: abitanti n° 1050
    popolazione anno 1840: abitanti n° 1122
    94. titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo a Casanuova (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 152
    popolazione anno 1745: abitanti n° 249
    popolazione anno 1833: abitanti n° 273
    popolazione anno 1840: abitanti n° 305
    95. titolo della chiesa parrocchiale: S. Frediano a Camugliano (Prioria)
    valle in cui è situata: Val d’Era
    popolazione anno 1551: abitanti n° 148
    popolazione anno 1745: abitanti n° 279
    popolazione anno 1833: abitanti n° 318
    popolazione anno 1840: abitanti n° 342
    96. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lorenzo a Gello di Lavajano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno pisano
    popolazione anno 1551: abitanti n° 53
    popolazione anno 1745: abitanti n° 170
    popolazione anno 1833: abitanti n° 488
    popolazione anno 1840: abitanti n° 581
    97. titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia a Perignano (Cura)
    valle in cui è situata: Val d’Arno pisano
    popolazione anno 1551: abitanti n° 182
    popolazione anno 1745: abitanti n° 258
    popolazione anno 1833: abitanti n° 677
    popolazione anno 1840: abitanti n° 750
    98. titolo della chiesa parrocchiale: S. Andrea a Sojana (Cura)
    valle in cui è situata: Val di Cascina
    popolazione anno 1551: abitanti n°
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    269
    popolazione anno 1745: abitanti n° 346
    popolazione anno 1833: abitanti n° 850
    popolazione anno 1840: abitanti n° 911

    TOTALE popolazione anno 1551: abitanti n° 22141
    TOTALE popolazione anno 1745: abitanti n° 41766
    TOTALE popolazione anno 1833: abitanti n° 75797
    TOTALE popolazione anno 1840: abitanti n° 85780

    SAN MINIATO CITTA’ nel Val d’Arno inferiore. – Si aggiunga al suo luogo la notizia fornitaci da una membrana del 29 giugno 1412 scritta in San Miniato fiorentino nel costel vecchio, con la quale donna Cionella vedova restata di Jacopo di Martino di Firenze abitante in Bologna, autorizzata da Neruccio di Giorgio da San Miniato fiorentino suo mondualdo, ratificò la sentenza pronunziata da Antonio del fu Santi (f. Cascesi) arbitro in una lite che verteva tra detta donna e Andrea suo fratello: in vigore del quale lodo quest’ultimo cede alla di lui sorella il diritto sopra un credito di 4000 fiorini d’oro dovuti allo stesso Andrea per un mutuo da Braccio Fortebracci di Perugia e da Sforza Attendolo da Cutignola capitano delle genti d’arme. In vista di ciò la detta Cionella con quest’atto costituì in suoi procuratori mess. Filippo del fu maestro Fruosino della Fioraja del popolo di S. Stefano al Ponte di Firenze, ed il di lui fratello Dono figlio di maestro Fruosino del popolo di S. Piero Scheraggio pur esso fiorentino per esigere detto credito. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di Cestello ) . Richiama poi al Monastero di S. Paolo in San Miniato altra pergamena del 22 dicembre 1414 della provenienza medesima, per la quale la Badessa e le monache del Monastero di S. Paolo in San Miniato, con licenza di Fr. Antonio visitatore apostolico de’ monasteri della diocesi di Lucca, venderono alcune terre di pertinenza del loro monastero. In fine. –
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    Nel 1833 la COMUNITA’ DI SAN MINATO contava Abitanti 14267 e nel 1815 ne aveva 15016, come appresso:

    Agliati ( porzione ), Abitanti N.° 263
    Balconevisi ( porzione ) , Abitanti N.°  5 50
    399
    267
    153
    249
    90
    Corazzano, Abitanti N.° 148
    Crocetta, Abitanti N.° 943
    371
    Fabbrica di Cigoli, Abitanti N.° 2255
    Fonti, Abitanti N.° 701
    Isola, Abitanti N.° 570
    Marzana, Abitanti N.° 228
    Montebicchieri, Abitanti N.° 380
    Montorzo, Abitanti N.° 359
    Moriolo, Abitanti N.° 389
    Nocicchio, Abitanti N.° 460
    Pinocchio, Abitanti N.° 909
    Roffia, Abitanti N.° 398
    SAN MINIATO città , Cattedrale,     Abitanti N.° 357
    Idem, S. Caterina, Abitanti N.° 594
    Idem, SS. Jacopo e Lucia, Abitanti N.° 882
    Idem, SS. Michele e Stefano, Abitanti N.° 791
    San Quintino, Abitanti N.° 730
    Selva a Pino, Abitanti N.° 485
    Stibbio, Abitanti N.° 895

    Annessi

    Barbialla; dalla Comunità di Nontajone , Abitanti N.° 41
    Santa Croce; dalla Comunità di Santa Croce , Abitanti N.° 283
    San Romano; dalla Comunità di Montopoli , Abitanti N.° 476
    TOTALE Abitanti N.° 15016


    VESCOVATI DELLA TOSCANA. – Nella Toscana cisappennina della presente Opera contansi attualmente 22 Vescovati e quattro Arcivescovati; dieci dei quali Vescovati esistevano sino dalla prima età di Giovanni Villani. Tali sono le diocesi di Arezzo, di Chiusi, di Fiesole , di Roselle
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    (Grosseto), di Luni (Sarzana) di Pistoja, di Populonia (Massa Marittima) di Soana, di Volterra e di Brugnato. – Spettano ai 12 Vescovati più moderni quelli di Cortona, di Montepulciano, di Pienza, di Montalcino, di Colle, di Prato, di Sansepolcro, di Sanminiato, di Pescia, di Pontremoli, di Livorno e di Massa Ducale. – Delle 22 diocesi tre sono rette dai vescovi delle diocesi vicine più antiche, come sarebbe il vescovo di Chiusi che regge la chiesa di Pienza; quello di Pistoja che è parimente vescovo di Prato, e l'altro di Luni Sarzana che ora è diocesane di Brugnato.
    Sono suffraganei dell'arcivescovo di Firenze i vescovi di Fiesole, di Pistoja e Prato, di Colle, di Sanminiato e di Sansepolcro. – L' arcivescovo e primate di Pisa è anche metropolitano delle diocesi di Livorno e di Pontremoli. – Sono suffraganei dell' arcivescovo di Siena quelli di Chiusi e Pienza, di Grosseto, di Massa Marittima e di Soana; e di corto fu dato per suffraganeo all' Arcivescovo di Lucca il vescovo di Massa Ducale; mentre quello di Brugnato, innanzi l'unione della sua diocesi all'antica di Luni Sarzana, era suffraganeo dell'arcivescovo di Genova.
    Dipendono immediatamente dalla S. Sede i Vescovi di Arezzo, di Volterra, di Luni Sarzana , di Cortona, di Montalcino, di Montepulciano, e di
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    Pescia. – Vedere l'Articolo ARCIVESCOVATI della Toscana Granducale.
    Entrano poi nella Romagna Granducale quattro diocesi dello Stato Pontificio, cioè, quelle di Bertinoro, ili Faenza, di Forlì e di Sarsina, l’ultima delle quali per l’amministrazione ecclesiastica è stata affidata di corto al vescovo di Bertinoro .
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Localizzazione
ID: 3769
N. scheda: 46600
Volume: 5; 6S
Pagina: 79 - 106; 705; 222 - 223
Riferimenti: 46601, 46602, 46603
Toponimo IGM: S. Miniato
Comune: SAN MINIATO
Provincia: PI
Quadrante IGM: 105-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1649285, 4837979
WGS 1984: 10.85291, 43.68138
UTM (32N): 649349, 4838153
Denominazione: S. Miniato, Sanminiato, Samminiato al Tedesco (S. Maria e S. Genesio) - Vescovati della Toscana (Sanminiato)
Popolo: S. Maria e S. Genesio a S. Miniato
Piviere: S. Maria e S. Genesio a S. Miniato
Comunità: S. Miniato
Giurisdizione: S. Miniato
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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