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Sansepolcro, S. Sepolcro, Borgo S. Sepolcro (S. Giovanni Evangelista) - Vescovati della Toscana (Sansepolcro) - Via Regia di Urbino

 

(Sansepolcro)

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    SANSEPOLCRO, SAN SEPOLCRO e BORGO S. SEPOLCRO. – Città nobile, già Borgo illustre e forte, sede di un vescovo suffraganeo del Metropolitano di Firenze, la cui cattedrale (S. Giovanni Evangelista) fu in origine abbadia de’Camaldolensi, ora residenza di un vicario regio, capoluogo di Comunità e di Giurisdizione, nel Compartimento di Arezzo. Sebbene questa al pari di quella di Città di Castello si trovi alla sinistra del Tevere e perciò rigorosamente fuori dell'Etruria, pure sono contemplate sotto il governo romano, ancora sotto il Longobardo fecero parte dell’Etruria. – Vedere TEVERE e TOSCANA.
    La città di Sansepolcro considerata nella presente forma è quasi rettangolare con quattro porte ai quattro venti, intersecata da spaziose vie, fornita di molte chiese adorne di pregiatissime pitture, con belli edifizj pubblici e privati alcuni dei quali in forma di torri fornirono alle fazioni cittadine motivo di offender piuttosto che punti di difesa dalle invasioni straniere.
    L'origine di questa città è assai nota, poiché se tutti gli scrittori non si accordano nel cercare in cotesti contorni la vecchia Biturgia di Tolomeo, né la superba villa di Plinio giuniore, tutti peraltro convengono nel dire che questo borgo, ora nobile città, ebbe origine verso la fine del secolo X da due santi pellegrini i quali reduci dalla Palestina sopraffatti da un miracolo, si fermarono costà dove costruirono un oratorio, per riporvi le SS. reliquie che del Sepolcro di Cristo seco avevano recato.
    L'affluenza dei popoli alla venerazione di quelle Reliquie che costà nel piccolo borgo di S. Sepolcro si veneravano, fece si che divenne tanto frequentato di gente da incitare l'ingordigia di non pochi per aver quei popoli sotto il loro dominio. I primi furono i monaci Camaldolensi che fino dai primi anni del secolo undecimo fondarono in S. Sepolcro. Lo dimostra una bolla diretta a Roderigo abbate, il quale impetrò dal Pontefice Benedetto VIII (dicembre del 1013) a favore della nuova
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    badia di Sansepolcro de’privilegj, che nove anni dopo furono all’abbate medesimo con diploma dell’Imperatore Arrigo I confermate.
    Dal qual ultimo privilegio si rileva che l'abbate Roderigo fu il vero fondatore della badia in discorso.
    La stessa qualità è ripetuta in altro privilegio dell'Imperatore Corrado I a favore di Roderigo abbate del Monastero di S. Sepolcro et illius loci constructori.
    Ma ciò che merita maggior considerazione rapporto alla storia politica ed ecclesiastica del Borgo S. Sepolcro e degli abbati di quell'insigne monastero è un placito dato in Arezzo lì 7 settembre dell'anno 1163 da Rainaldo arcivescovo eletto di Colonia come legato imperiale in Italia a nome di Federigo I che due mesi dopo (da Lodi lì 6 novembre 1163) confermò, ed entrambi i quali furono pubblicati dagli Annalisti Camaldolensi nell'Appendice a quell'Opera (T. IV). Dal qual placito e successivo diploma si rileva che Franciano abbate del Monastero di S. Gio. vanni Evangelista al Borgo S. Sepolcro era un feudatario imperiale o per dir meglio un vicario cui non solo dovevano ubbidire i Borghigiani e tutti gli abitanti di quel distretto ma ancora i capitani e le masnade che vi si trovavano ferme, investendo l’abbate del diritto del placito, tolomeo, piazzatico, bando e di tutta la giurisdizione del Borgo e sue pertinenze, sino al diritto d'impedire che si eleggessero consoli e potestà e si facessero statuti in alcun tempo senza la volontà e consenso dogli abbati del Monastero di S. Sepolcro, dichiarando quest'ultimi inamovibili dal maggiore generale di Camaldoli senza licenza dall'Imperatore.
    Che sebbene due fratelli cugini, Guido e Rigone de’marchesi del Monte S. Maria, avessero reclamato presso il legato imperiale mentre, passò dal Borgo S. Sepolcro contro Franciano abate di quel monastero rispetto ad alcune possessioni state concesse ai loro padri marchesi Guido ed Uguccione dall'abate Tedaldo suo antecessore, il fatto stesso escludeva ogni diritto feudale, come pretendevano quei marchesi di avere sopra i Borghigiani acquistato, e che
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    Federigo I nel 1163 rilasciò per intiero, e Federigo II nel 19 novembre del 1220 confermò a favore di quegli abbati.
    Ma nelle guerre accese poco dopo fra quest'ultimo imperatore e la chiesa romana, i di cui capi si erano messi alla testa del partito liberale in Italia, i Borghigiani tentarono di scuotere il giogo monacale con eleggere i loro consoli, potestà ed altri uffiziali comunitativi senza domandare più l'approvazione a consenso del loro padre abbate. Ciò diede impulso ad un reclamo per parte di quest’ultimo al Pontefice Gregorio IX, il quale nel 1229 diresse lettere al vescovo di Arezzo, con facoltà di fulminare la scomunica ai Borghigiani qualora non avessero desistito dal recar violenze al loro abbate e ai suoi monaci, e non rispettassero i diritti concessi a questi dagl'Imperatori, rispetto specialmente al loro beneplacito impetrare il loro consenso nella elezione de’consoli e de’potestà. Fu allora che i Borghigiani governandosi a comune senza alcun rispetto agli antichi loro signori abbati, trattavano leghe coi vicini popoli e cosi dichiaravasi immuni da ogni servitù, sudditanza e vassallaggio.
    Né a riporti sotto il dominio feudale dei loro abbati erano valse le bolle del Pontefice Eugenio III e d'Innocenzio IV, né le lettere apostoliche dirette nel 1251 a Frigerio vescovo di Perugia per far restituire agli abbati del Monastero di S. Giovanni Evangelista nel Borgo S. Sepolcro i diritti perduti, mentre i Borghigiani nel 29 settembre 1269 strinsero lega di reciproca difesa con gli Aretini obbligandosi di mandare il tributo di un palio nel giorno della festa di S. Donato a condizione di far guerra a richiesta degli Aretini purché questi ultimi difendessero i Borghigiani dall'arbitrio dell'abbate e monaci Camaldolensi di Sansepolcro.
    Da quell'epoca in poi se non molto prima il Borgo S. Sepolcro si resse a forma di comune con i suoi propri statuti, consoli, podestà e capitani del popolo.
    Ma appena fu fatto potestà di Arezzo (anno 1301) Uguccione della Faggiuola, uomo di credito e di rara
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    attività ed accortezza egli con i suoi governati dopo l'impresa felice di Cesena, si rivolse verso il Borgo S. Sepolcro, del quale tosto si fece padrone, e sebbene il Faggiolano nell’anno dopo (1302) fosse cacciato dal governo per opera degli Aretini che elessero in loro podestà il conte Federigo da Montefeltro, non per questo i Borghigiani poterono riacquistare la perduta libertà, né vi riparò la pace conclusa nel 1316 fra gli Aretini, i Fiorentini ed i Senesi, quando era podestà d'Arezzo il celebre Bosone da Gubbio; che anzi eletto in vescovo di questa città Guido Tarlati di Pietramala più esperto nella politica che negli affari della chiesa, rivolse tosto l'animo alla conquista di tutta la Val Tiberina, sicchè Anghiari, Pieve San Stefano, Caprese, Monterchi, e Città di Castello caddero sotto al dominio di Arezzo, ma in sostanza sotto il vescovo Guido; mediante il quale la potente famiglia de’Tarlati impetrò ed ottenne da Lodovico il Bavaro titolo della signoria d’Arezzo e della città di Castello, le quali teneva, e della Terra del Borgo S. Sepolcro, la quale allora era dominata dai Malatesta di Rimini, sicché prima il vescovo Guido e dopo il fratello e nipote tornarono ad assediare questa terra forte, finché dopo 8 mesi nel marzo del 1328 sebbene a patti per cagione, dicono gli Annalisti Aretini, di avere i Borghigiani ricusato di ricevere in vicario del re Roberto Benino, o Roberto di Pietramala. – (G. Villani, Cron. Lib. X. Cap. 121. – Annales Aretin. in R. Ital. Script. T. XXIV.)
    Aveva poco innanzi ottenuto un diploma da Lodovico il Bavaro Ranieri figlio del fu Uguccione della Faggiuola, cui aveva concesso a titolo di feudo 72 fra ville e castelletti posti nell'Appennino di Sarsina, di Montefeltro nella Massa Verona e nella Massa Trabaria. – Erano i Faggiolani rivali de’Tarlati, talché i primi nella speranza di riacquistare i villaggi perduti nella
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    Massa Trabaria e nei contorni del Borgo, ricorsero alla Signoria di Firenze, la quale nel 1332 mandò un suo ambasciatore (Pino della Tosa) affinchè richiamasse dal Borgo l'oste pietramalese dichiarando che era nei beni della Faggiuola. Non ostante ciò i Tarlati nel 1332 condussero l'oste aretino contro il castel di Mercatello e quello d'Elci che assalirono e presero a Neri della Faggiuola, il primo de' quali nell'anno di poi riebbe a forza. – ( Annal. Aret. op. cit. )
    Anche il Borgo nel 1335 fu tolto di mano a Pier Saccone Tarlati, il quale insieme coi fratelli e nipoti si erano resi arbitri del Borgo e del suo distretto, e perché contro i Perugini tenevano anche Città di Castello, questi fecero lega con il Faggiuolano, con i Conti di Montefeltro, di Montedoglio e con Guglielmo Casali signor di Cortona, e per trattato segreto fatto con Rainaldo o Ribaldo da Montedoglio cognato del Tarlati, che per esso guardava il Borgo, quando nella mattina dell'8 aprile di quell'anno fece entrare Neri della Faggiuola con 200 cavalieri, e 500 fanti a impadronirsi della Terra, salvo la rocca nella quale era castellano Maso Tarlati. Ma anch'essa dopo 12 giorni ad onta de’rinforzi inviati dagli Aretini, dové capitolare, salve le persone. – (G. Villani, Cronic. Lib. XI. cap. 25.)
    In cotesto trambusto fra i Tarlati ed i Faggiolani la Terra di Sansepolcro trovossi immersa fino a che nel 1351, la guerra fra l'arcivescovo di Milano ed i suoi aderenti essendosi riaccesa in Toscana con la Repubblica fiorentina, Pietro Tarlati con tutti i suoi consorti confederato col Visconti e col Signor di Cortona, s'impadronì del Borgo S. Sepolcro pochi mesi innanzi che un altro più terribile flagello, i terremoti portarono l’ultima desolazione a Sansepolcro, in guisa che crollò la maggior parte degli edifizi pubblici e privali, dov'è fama che perissero più di 2000 persone.
    Ad accrescere i mali ai Borghigiani
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    oppressi dal dispotismo de’Tarlati, dei Visconti e de'Faggiuolani, ed afflitti dal flagello de’terremoti si aggiunge nel 1359 la guerra che vi recarono i cittadini di Città di Castello, mossi dal loro vescovo, il quale pretendeva di estendere la sua autorità sopra il Borghigiani non ostante la immunità loro confermata da diplomi imperiali e da diverse bolle di Pontefici. Il Cinelli che racconta il fatto, ci fa conoscere lo stato lagrimevole in che fu ridotta cotesta popolazione nel tempo che restò suddita del Comune di Città di Castello dal quale, violato avendo ogni divino ed umano diritto, fu ridotta alla più affliggente desolazione.
    Matteo Villani destinò un capitolo della sua Cronaca fiorentina (Cap. 42 del Lib. 2.°) per raccontare del modo astuto come a Pier Saccone venne fatto di prendere nella notte del 20 novembre 1351 il Borgo a San Sepolcro, che quell’autore contemporaneo qualificò per terra forte e piena di popolo e di ric chi cittadini e fornita copiosamente di ogni bene da vivere con due cassieri forniti alla guardia di castellani perugini, ed alle tor ri di difesa. Nondimeno i Perugini (soggiunge il Cronista) turbati di questa perdita, procacciarono da ogni parte ajuto per riacquistare la Terra, tenendo essi sempre in casseri, e di presente ebbono 500 cavalieri fiorentini, siccome 1400 soldati a cavallo e con gran numero di pedoni se ne vennero per quella via dalla parte di Città di Castello.
    Ma mentre tali genti si disponevano a soccorrere quelli dei casseri, Unta viltà fu in coloro che gli avevano in guardia che senza attendere il soccorso, così vicino s'arrenderono a messer Piero e incontanente quelli del castel d’Anghiari cacciarono la guardia che v' era dei Perugini, e quelli del castel della Pieve S. Stefano fecero lo stesso tornando in potere de’Tarlati.
    Era per concludersi la pace di Sarzana quando nel principio del 1353 l'arcivescovo di Milano ordinò al Tarlati di far riedificare le
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    mura e case del Borgo San Sepolcro, rovinate o giuste per lo terremoto, al quale effetto mandò 300 maestri muratori
    I Borghigiani rimasti in vita erano tutti straricchi per l'eredità de’morti, e per li sconci guadagni delle prede de’loro vicini condotte al Borgo, e perché ai soldati avevano venduto caro la loro viituaglia, e gli altri arnesi, e perciò, venuti i maestri muratori, cominciarono a edificare le case e palagj e a fare assai più nobili e più belle abitazioni che prima non avevano, ma poco poterono lavorare giacché la Terra ben presto mutò stato e padrone. – (M. Villani, Cronic. Lib. III. Cap. 85.)
    Uno fra gli altri padroni fu il vescovo di Città di Castello, quando i Borghigiani sottrattisi al dispotismo de’Tarlati ed afflitti dalle triste conseguenze de’terremoti si trovarono di notte tempo assaliti dalle genti di Città di Castello, mosse dal loro vescovo, il quale pretendeva riacquistare con la forza la già da gran tempo perduta autorità spirituale sopra i Borghigiani. A questo fatta politico dubito che volesse appellare Matteo Villani, al Cap. 85 del Lib. III della sua Cronica.
    Frattanto dopo cotesto fatto la Terra del Borgo tornò alquanto tempo in quiete, sebbene spesse volte cambiasse di padrone, fino a che Niccolo Fortebracci generale pontificio nel 1432 fu investito da Eugenio IV del feudo del Borgo quasi in premio delle sue prodezze militari. Ma cotesta investitura essendo precaria, e altronde Niccolo avendo abbandonato i servigi militari del Pontefice sotto pretesto delle sue paghe ritenne il Borgo con altre castella intorno non solo ma negò ogni sorta di obbedienza al Papa come suo feudatario intantochè gagliardamente travagliava i popoli.
    Né qui si arrestarono le violenze poiché dopo la morte (anno 1435) del Fortebraccio, comparve al Borgo con le sue masnade il conte Francesco de’Conti Guidi di Poppi, e col pretesto della restituzione della dote di sua figlia restala vedova di Niccolò egli prese
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    il dominio del Borgo.
    La qual cosa parendo grave al Pontefice, s'interpose mediatore il governo fiorentino in questo modo, che frattanto che non fossero appianate le differenze tra Eugenio IV e il conte di Poppi il Borgo si doveva depositare in mano della Signoria, la quale infatti mandò Giovanni Vespucci a pigliarne la tenuta. Così il conte fu costretto a partire di là; mentre il patriarca Vitelleschi, prefetto dell’armi pontificie, non solo riconquistò il Borgo S Sepolcro, ma molte altre castella di pertinenza dello stesso conte di Poppi, le quali poco dopo egli riebbe in grazia della mediazione della Signoria di Firenze presso il Pontefice. – Vedere Poppi. – (Ammir., Stor. Fior. Lib. XX.)
    Ma 4 anni dopo il cinte medesimi intento a vendicarsi del Papa e di tutti coloro che avevano contribuito ai danni suoi, si gettò imprudentemente con tutte le sue forze dalla parte del duca di Milano per combattere nelle file dell’esercito lombardo che per la via del Mugello e del Casentino nell'estate del 1440 dal capitano Niccolò Piccinino venne condotto in Toscana, e che dal cinte Francesco di Poppi a penetrar presto in Val Tiberina fu caldamente confortato. Il conte accompagnava l'esercito del Piccinino fra Città di Castello ed il Borgo, quando le genti della Repubblica e del Pontefice erano in Anghiari, sotto il qual castello poco dopo (29 giugno 1440) accadde la famosa battaglia, che portò un'immensa perdita all'esercito lombardo e a quello del conte di Poppi che in pena della perfidia venne irrevocabilmente da tutte le sue castella della Toscana cacciato. – Vedere Anghiari e Poppi.
    In questo modo diventarono vani tanti sforzi, apparati e concerti del duca di Milano e del conte di Poppi; e più dannosa ancora per il Visconti sarebbe riescita la cosa, se i condottieri dell'esercito Fiorentino Papale avessero dato ascolto ai consigli di N'eri Capponi uno de'commissarj, il quale
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    suggerì che la mattina dopo la vittoria si marciasse di buon ora sopra il Borgo per rinchiudervi il nemico ivi ritirato; al che non fu consentito. Andò bensì l’oste vittoriosa al Borgo il primo giorno dell'imminente luglio, e tosto venuti al campo gli ambasciatori de’Borghigiani, pregarono i commissarj fiorentini perché ricevessero sotto loro protezione il Comune predetto ed i suoi abitanti; ai quali però fu risposto che per i patti della Lega il Borgo doveva tornare allo Stato pontificio; e cosi fu eseguito con capitolazione, un articolo della quale diceva, che tutti i prigioni che si trovavano in Sansepolcro per qualunque maniera fossero stati liberati. Entrossi nel Borgo, dice l'Ammirato ( Star. Fior. Lib. XXI), pacificamente, e tra quel giorno e l'altro (1 e 2 luglio) delle rocche, o torri che il Borgo aveva se ne ebbero sole due.
    Il restante dell'anno passò tranquillo per i Borghigiani, sotto il dominio del Pontefice Eugenio IV, il quale attendeva per i suoi bisogni, piuttosto che a governare i proprj sudditi, a chiedere denari ai Fiorentini per pagare li stipendj de' capitani e le spese occorse nella guerra; sicché quel Papa finalmente fu costretto per 25000 ducati d'oro di dare il Borgo Sansepolcro in mano de’Signori della Repubblica Fiorentina i quali tosto vi mandarono a prenderne il possesso Niccolo Valori uno dei Dieci di Balia della guerra. Infatti nel 1441 sotto lì 22 febbrajo ( stile comune ) fu firmato il contratto con la Repubblica Fiorentino che deputò alla guardia del Borgo un castellano con una compagnia di soldati ed un capitano per amministrarvi la giustizia nel civile e nel criminale, da cambiarsi entrambi ogni sei mesi. Quindi sotto di 9 agosto dello stesso anno la Signoria concesse ai Borghigiani diversi privilegi ed esenzioni, cui nel 13 settembre dello stesso anno tenne dietro un regolamento sul governo economico del Borgo, specialmente referibile alle gabelle, sale ecc. – (Arch. delle Riform. di Firenze.)
    In questo mezzo tempo comparve
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    uno scrittore dotto quanto coscienzioso, il quale preferì la verità alla boria del suo ordine Camaldolense, in guisa che dalle lettere, odeporiche dell' abbate maggiore don Ambrogio Traversari vien posto in chiaro quanto un altro suo collega, collettore dei diritti della badia di Sansepolcro, si sforzava dimostrare al Pontefice Niccolo V rispetto alla giurisdizione ecclesiastica e temporale degli abbati della badia di S. Gio. Evangelista sopra gli abitanti del Borgo e del suo distretto.
    In quanto spetta alla giurisdizione ecclesiastica della badia di S. Gio. Evangelista, che questa fosse stata dichiarata immune dai vescovi di Città di Castello, nella cui diocesi era compresa, non vi è chi possa metterlo in dubbio; ma che gli abbati di detto Monastero vi esercitassero anco nel secolo XIV e nel principio del XV dominio temporale, questo è ciò che il collettore prenominato non giunge a dimostrare con tutti i bandi, petizioni ed istrumenti di cauzioni relativi agli abbati del Borgo per restituzione di usure, dal collettore predetto riportati.
    Arreca una luce maggiore all' argomento una bolla del i aprile 1402 spedita dal Pontefice Bonifazio IX a petizione dell'abbate e monaci del Borgo, con la quale si esentano quei claustrali dalla giurisdizione ecclesiastica verso il diocesano, ed in quella si parla pure dei loro diritti sulle usure, matrimoni ecc.
    Coteste vertenze fra gli abbati del Borgo ed i vescovi di Città di Castello si riaccesero molte volte nei secoli XIV e XV. Tale fu la lite del 1432, in tempo che nell'autunno di quell'anno si recava in visita alla badia predetta l'abbate maggiore dell'Ordine don Ambrogio Traversari.
    Una di quelle lettere pertanto ci scuopre che gli usurai più indiscreti del Borgo erano i monaci di quella badia, per cui il maggiore predetto don Ambrogio si sforzò di moderare le usure, e di obbligare quei religiosi a non prendere più pegni alla mano.
    Quindi soggiunge; visitavimus et guber natorem oppidi ex officio nostro, sermo nemque cum
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    illo diutius protraximus, a
    quoo sumus humanissime accepti , etc.
    Governava allora il Borgo in nome della S. Sede mess. Ruggieri di Cajano commissario apostolico, che l'abbate don Ambrogio qualifica per antico amico e giureconsulto distintissimo. – (Annal,. Camald. T. VII.)
    A testimonianza cotanto chiara ed autorevole non vi ha che rispondere da chi volesse dare agli abbati del Monastero del Borgo nei tempi preaccennati una giurisdizione più che spirituale.
    Si chiudeva il secolo XV quando sotto il capitanato di Anton Francesco degli Scali i Dieci di Balia di guerra da Firenze sotto di 9 novembre del 1500 mandarono al Borgo Giuliano da Sangallo affinchè vedesse ed esaminasse il modo di poter riparare le mura e fortificazioni di detta Terra; ed il magistrato medesimo nel 7 dicembre successivo con altra lettera rispondeva al commissario predetto, che annunziava ai Dieci di Balia il desiderio mostrato dai Borghigiani, che si mettesse ad effetto il disegno fatto da Giuliano da Sangallo per la fortificazione del Borgo, dicendo loro come i Borghigiani erano pronti ad eseguire quanto dal Sangallo si era consigliato e disegnato. – (Gaye, Carteggio inedito di Artisti, Vol. II.)
    Ed infatti la guerra mossa dal Visconti per rimettere in Firenze l’esule Pietro di Lorenzo de’Medici con tutti i suoi ed i torbidi che nel principio del secolo XVI nell’aretino conseguitarono, dovettero dar da pensare ai Dieci di Balia di guerra per mettersi in guardia dalla parte del Borgo.
    Ai quali sospetti dopo si aggiunse questo che quando ritornarono i Medici in Firenze ed un fratello di Piero (Leone X) fu innalzato sul soglio pontificio, le armi del duca di Milano dal territorio perugino dirigendosi verso Città di Castello e Sansepolcro incominciarono a far delle scorrerie da quella parte; sicché vedendo il Papa quell’oste accrescer di gente a danno de’nuovi sudditi della Repubblica Fiorentina e dei popoli limitrofi, per affezionarsi i Borghigiani eresse la loro badia
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    in sede vescovile. Infatti allorché l'esercito del duca Francesco Maria Visconti (anno 1517) tentò gittarsi di nuovo in Val Tiberina, non vi trovò certamente quella facilità che egli supponeva, avendo anco i popoli imparato a proprie spese nello stare più cauti in tali eventi, onde quelle masnade, sebbene si trattenessero più tempo nelle terre dei Fiorentini in Val Tiberina, con tuttociò non vi fecero altro profitto fuori che occupare il castello di Montedoglio, luogo ridotto di poca importanza. – (Ammir. Stor. Fior. Lib. XXIX.)
    Posersi bene a dare una grossa battaglia ad Anghiari, dove essendo gli abitatori valorosi e fedeli al popolo fiorentino, nonostante avessero muraglie non molto forti, né abbondassero di munizioni, resero vano lo sforzo del Biscione, il quale da Anghiari si ridusse ad alloggiare sotto l'Appennino fra Sansepolcro e Città di Castello, sulla via che per il Metauro guida ad Urbino; mentre Lorenzo de’Medici duca di Nemurs e figlio di Piero non mise tempo in mezzo per accorrervi come generale in capo dell'esercito fiorentino. – ( Oper. cit. )
    Infatti egli si diresse al Borgo con molte milizie per osservare da vicino le mosse dell'oste milanese che poco appresso si ritirò dalla Massa Trabaria.
    Frattanto dopo caduta la Repubblica Fiorentina in mano di Alessandro de' Medici, poi di Cosimo duca di Firenze, il Borgo Sansepolcro diede a quest' ultimo cagione di qualche dispiacere, sia per la poca fede d’ Alessandro Rondinelli che n'era commissario, sia per gli intrighi di un Graziani, famiglia illustre del Borgo, il quale, desiderando di vendicarsi de' Pichi suoi nemici e non meno potenti de' Graziani, prometteva a Piero Strozzi ed a Filippo figlio di Baccio Valori capi fuorusciti e nemicissimi di Cosimo, di dare loro in mano il Borgo Sansepolcro.
    Ma non si erano le cose con tale segretezza potute guidare, che non arrivassero all’orecchie dell'astuto duca, il quale inviò volando sopra il Borgo Jacopo
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    Spini, cui tennero dietro Gherardo Gherardi commissario con ampia autorità, il capitano Otto da Montauto con soldati a piedi e Ridolfo Baglioni con la sua cavalleria, sicché il tutto fu ben presto assicurato. Ma il danno che da fuorusciti non potè esser fatto ai Borghigiani, fu per riceversi dai loro stessi cittadini, avendo questi preso l'armi nella sera che segui l'arrivo delle truppe inviate da Cosimo I, cominciando quelli di dentro a far tumulto e a gridare: che le truppe forestiere sgombrassero dal Borgo, giacché eglino stessi erano capaci di difenderlo da qualunque sorpresa; per moda che volendo provvedere al bisogno e acquetare i Borghigiani, a questi finalmente fu concesso che la maggior parte delle soldatesche dal duca Cosimo inviate uscirebbero dalla loro città, lasciandovi solo con pochi fanti il Montauto. – (Ammirat., Stor. Fior. Lib. XXXII.)
    Né qui terminò il chiasso, poiché il giorno appresso nuovo rumore si suscitò dai Borghesi, i quali sdegnati delle parole dette da un Pichi; che a loro malgrado gli si metterebbe il freno in bocca, di nuovo ripresero le armi, e quel Pichi con due suoi compagni in mezzo alla strada uccisero. Quindi corsi alle case de' Pichi, questi in numero di venti furono a furia di popolo cacciati dal Borgo, indi da 200 terrazzani infino al confine d'Anghiari vennero accompagnati. – ( Opera cit. )
    II pronostico peraltro del Pichi ben presto si avverò, tostochè nell’anno appresso restarono da Cosimo I spogliati delle armi tutti gli abitanti del Borgo, dove mandò con amplissima facoltà Averardo Serristori a governarli (ivi).
    Ma non aveva ancora il duca Cosimo riunito al suo dominio quello della Repubblica senese, allorché le antiche nimistà de'Graziani e de’Goracci contro i Pichi ed i Rigi tornarono di nuovo ad armare i cittadini del Borgo, senza prendersi soggezione alcuna di Lorenzo Giacomini che v' era commissario per il duca di Firenze.
    Ma come sogliono per lo più andare a finire simili rivolte, mentre
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    i Oraziani ed i Goracci per la mediazione del vescovo Niccolo Tornabuoni, del capitano Otto da Montauto e del conte di Monte doglio, stavano aspettando in un loro castello le condizioni della pace coi suoi nemici, colti essi e circondati dalle genti del principe, quindi accerchiati dal fuoco, dopo qualche difesa si dovettero rendere, salva la vita, per essere condotti a Firenze. – ( Op . cit., Lib. XXXV.)
    A quest'ultima età, e forse per la delta causa furono diroccati i subborghi di Sansepolcro piuttosto che all'occasione del passaggio dei Francesi e degli Spagnoli, come da alcuni fu opinato. Infatti Anton Maria Oraziani ne assicura che in quell’occasione (anno 1556) furono gettati a terra dalle truppe fiorentine anche tre monasteri di monache che erano nei subborghi traslocando in seguito quelle recluse nell'interno della città. – (Ant. M. Graziani, De scriptis invita Minerva pag. 158.)
    Nell'anno stesso 1556 sotto dì 22 dicembre si sottomesse al duca Cosimo la villa di Cospaja posta a grecale del Borgo sull'estremo confine con il territorio di Città di Castello; la qual villa essendo stata per lungo tempo in questione, fu giudicata di niun padrone, in guisa che divenne un luogo di deposito di tutte le merci di contrabbando, finché il governo granducale nel 1832 la rinunziò totalmente alla giurisdizione e dominio Pontificio. – Vedere Cospaja.
    Inoltre è da avvertire che all’epoca della statistica del 1551 la città di Sansepolcro era repartita in quattro quartieri; cioè, di Sansepolcro, di San Giovanni, di S. Bar tolommeo e di San Pietro; che contava due borghi, uno de' quali fuor di porta S. Niccolò, e l'altro fuori di Porta fiorentina, non comprese varie abitazioni spicciolate (164 fuochi) con 778 abitanti A quell'epoca il suo governo economico consisteva in 51 consiglieri preseduti dal gonfaloniere con i suoi priori.
    Dalle notizie
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    ordinate nel 1789 dalla giunta deputata dal Granduca Leopoldo I rispetto al compartimento de’governi provinciali sulla giurisdizione del capitanato e cancelleria comunitativa di Sansepolcro, risulta, che dentro le mura della città esistevano bocche da tassa n.° 1534 in fuochi 651, esclusi fuochi 329 non tassati per esser poveri; mentre il territorio del Borgo era suddiviso in 25 sindicherie, dov'erano bocche da tassa 1886, oltre 41 case di pigionali poveri. Totale delle bocche da tassa nella Comunità del Borgo all’anno 1789 N° 3420.
    Esiste nell'Arch. delle Riformagioni di Firenze una relazione di quei ministri del 27 febbrajo 1623, in cui si trova un dettaglio del governo civile della città di Sansepolcro, ad esclusione di alcune di quelle famiglie, approvala da rescritto sovrano.
    Chiese principali, Monasteri e Luoghi pii. – Le chiese di Sansepolcro potrebbero dirsi quasi gallerie pittoriche, tanti e si variati sono i quadri che le adornano, e di credito i pittori che li eseguirono.
    La prima, la più vasta e la più ornata è la chiesa cattedrale a tre navate, stata di corto restaurata, che possiede, oltre il tesoro di varie reliquie, molte tavole di buoni pittori, fra le quali primeggia l'Assunzione di N. S., opera squisita dell'ultima maniera di Pietro Perugino. Vi è una Resurrezione di Randellino dal Colle, allievo dell'Urbinate; un’Annunziata di Giacomo Palma; un S. Tommaso di Santi di Tito, ed altri due quadri di Cherubino e di Durante Alberti, famiglia di Sansepolcro numerosissima di pittori. Dallo stesso Cherubino Alberti fu dipinta a fresco la facciata di un palazzo in Sansepolcro, con armi, genti, e fregj bizzarrissimi.
    Chiesa di S. Francesco de’Conventua li. – Fu edificata con il convento annesso l'anno 1258 da fra Tommaso da Spello; e fu rifatta di nuovo sul declinare del secolo XVIII caricandola di stucchi con volta sostituita alla vecchia soffitta. Il convento è
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    sempre abitato dai Minori Conventuali.
    La tavola all'altare di S. Francesco è di Giovanni de’Vecchi di Sansepolcro, un quadro della disputa di N. S. nel Tempio fu dipinto dal Passignano, e quello di S. Antonio da Padova da Gio. Battista Mercati uno pur esso dei tanti pittori del Borgo. In questa chiesa fu traslocata nel 1808 una cura della città, quella di S. Niccolò.
    Chiesa di S. Agostino. – La chiesa attuale è stata riedificata dai fondamenti nel secolo ultimo trascorso sugli avanzi dell'antica, nella quale si dice che esistessero colonne di granito orientale. Il convento contiguo era abitato dai Frati Romitani fino dal secolo XIV almeno, tostochè sono essi rammentati nella transazione fatta lì 21 dicembre 1363 fra il vescovo di Città di Castello e l'abbate del Monastero di S. Gio. Evangelista del Borgo. – (annal. Camald. Vol. VII)
    Attualmente la famiglia di quei religiosi soppressa, e la sua cura trasportata insieme con l'antico fonte battesimale nella chiesa di S. Maria de’PP. Serviti.
    Anche quest' ultima chiesa de' PP. Serviti, che conta la sua fondazione coll’anno 1278, ordinata da S. Filippo Benizzi fuori della Porta del Ponte, è stata posteriormente rifatta dentro la città e nel secolo passalo venne arricchita di stucchi, maniera che mantiensi in voga nella Valle Tiberina toscana vi sono due quadri del Cav. Pomarance e uno del Borghese Giovanni de' Vecchi.
    Chiesa di S. Niccolo. – Era una parrocchia stata amministrala dai monaci Camaldolensi a partire dal secolo XVI fino al 1808 quando la sua cura fu traslocata nella chiesa di S. Francesco. Questa chiesa ha un piccolo quadro all'altar maggiore della scuola di Raffaellino dal Colle. – Vedere Chiesa di S. Francesco.
    Due monasteri di Francescane, e chiese di S. Chiara e di S. Marta. – Fra il primo uno de' tre monasteri stato fuori di città fino al 1556 ed abitato da Clarisse. Nel secondo si conservano le Cappuccine sotto l'invocazione di
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    S. Maria. Nella chiesa loro esiste un quadro di Cherubino Alberti ed un affresco nella cappella della Madonna, che è opera di Gio. Battista Mercati, entrambi del Borgo.
    Chiesa e Monastero di S. Lorenzo. – Fu in origine fondalo nel 1350 in una villa di Sansepolcro, quindi nel subborgo di Porta fiorentina abitato dalle recluse Benedettine in luogo dello tuttora alle Santuccie, e finalmente trasferito in città nella chiesa e case della confraternita di S. Croce. Attualmente è soppresso, e ridotto ad uso di orfanotrofio per le fanciulle con varie telaja da tessere in lino, lana, cotone e canape.
    La sua chiesa all'altar maggiore ha una tavola rappresentante la deposizione dalla Croce di TV. S., opera del Rosso fiorentino, e all'altare di S. Benedetto un altro quadro dipinto da Gio. Battista Mercati.
    Rammenterò il conservatorio di S. Bartolommeo dove si coniano 24 fra oblate ed educande a convitto. Accennerò la chiesa della confraternita della Misericordia per una pittura all'altar maggiore di Pietro della Francesca; la compagnia del Buon Gesù per un quadro della Crocifissione del Pinturicchio; la confraternita della Madonna delle Grazie per una B. Vergine Maria di Raffaellino dal Colle, alla cui mano spetta altro quadro dell'altar maggiore della chiesa di S. Pietro, dove è pure dipinto un Crocifisso di Giovanni Alberti. – Nella chiesa soppressa di S. Giovanni era un altro quadro di Pier Francesco Alberti, ora nella cattedrale, dove fu trasportata anco la sua antica cura.
    Chiese e conventi de’Cappuccini. – Due piccole famiglie religiose di Cappuccini abitano, una il convento de’S. Michele un terzo di miglio toscano a maestrale della città, che dalla sua bella situazione è appellato il Pa radiso, e l'altra l’Eremo a Monte Casule 5 miglia toscane a grecale di San Sepolcro sul monte che resta a cavaliere della città. È un piccolo santuario dove da quei devoti claustrali si mostra il masso su cui dormiva S. Francesco,
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    e s' indicano le celle di duri letti sui quali un dì adagiavansi S. Bonaventura e S. Antonio da Padova.
    Oltre i monasteri sopraindicati restano tuttora in Sansepolcro i conventi de’Minori Osservanti in S. Maria Maddalena e quelli già rammentati de' Conventuali in S. Francesco e de' PP. Serviti in S. Maria, mentre i monasteri de’Camaldolensi ed i conventi degli Agostiniani e dei Gesuiti furono già da qualche tempo soppressi.
    A tutte queste chiese pregevoli per buone pitture si aggiunge il palazzo del pubblico, in cui figurano due dipinti a buon fresco di Pietro della Francesca, rappresentanti, uno la Resurrezione di G. C. e l'altro la Flagellazione alla colonna, opera quest' ultima di Cherubino Alberti.
    Inoltre Sansepolcro ha un teatro, e fra gli Istituti di pietà conta due spedali, uno per gl'infermi e l'altro per i gettatelli, e più un Mente pio rifabbricato sul declinare del secolo XVIII ed annesso al palazzo di residenza del magistrato civico, dove abita anche il vicario regio.
    Vi è un seminario mantenuto in parie con quelle entrale che servivano per tenere alcuni giovani a studio di belle arti in Roma. Esso fu eretto nel 1711 dal vescovo Tilli, ma sotto il vescovo Marcacci fu trasferito nel bel collegio ch'ebbero costà i PP. Gesuiti. Ivi si educano gratis sei giovani poveri, di nascita civile, e tutti i seminaristi godono del benefizio delle scuole comunitative, le quali sono in numero di sei, cioè di calligrafia e abaco, primi rudimenti di grammatica, umanità, rettorica, filosofia e geometria, morale e dogmatica.
    Accademia Filarmonica. – Una città che ha dato tanti artisti non poteva mancare, e non manca, di bravi filarmonici.
    Accademia della Val Tiberina Tosca na. – E’ l'Accademia che si mantiene sempre giovane e sempre operosa fra quante altre di provincia conta oggi (e sono molte) la
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    Toscana granducale.
    Da essa hanno avuto vita le stanze civiche, da essa una pubblica biblioteca, da essa furono stabiliti de' quesiti utili e dispensali premi e medaglie d' onore, da essa finalmente Sansepolcro e la Toscana attendono la promessa statistica economica agraria della Val Tiberina superiore toscana.
    Uomini illustri nelle scienze, lettere ed arti. – Se la città di Sansepolcro vantò e vanta gran numero di famiglie nobili, fra le quali i Graziani, i Pichi, li Schianteschi, i Rigi, i Dotti, i Cantagallina, non ha certo di che invidiare per copia degli uomini celebri in chiarezza d'ingegno. Non citerò quelli famosi in santità, fra i quali dovrei mettere per primo un B. Andrea Dotti Servila che mori nel 1315, né rammenterò gli uomini distinti in valor militare; mi limiterò solo a indicare i più celebri nelle scienze, lettere ed arti. Fra questi citerò un Antonio dei Moroni dottor di decretali vicario generale di Filippo de’Medici arcivescovo di Pisa che fiorì nel secolo XV, un Dionisio Roberti, fra i maggiori letterati del secolo XIV lodato dall’amico Petrarca, un Pietro Gherardi filosofo, istorico, e grecista di somma fama nel secolo XVI, un Fr. Luca Paccioli insigne matematico e profondo geometra, il quale nei tre anni che stette a Milano (1496-99) chiamatovi da Lodovico il Moro per aprirvi una cattedra, di matematiche, fu in sì stretta amicizia con Leonardo da Vinci, che per lui intagliò in legno molli disegni inseriti nel suo libro della Divina Proporzione. – Citerò un Pietro della Francesca restauratore della prospettiva e pittore di sommo merito, un Mons. Anton Maria Graziani letterato insigne, un Mons. Giuseppe Maria Lancisi archiatro di due Pontefici. – Che se poi si dovessero rammentare i pittori più distinti nativi di Sansepolcro la lista sarebbe troppo lunga, alla quale però va in testa il citato Pietro della Francesca che fece molti buoni scolari, cui
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    succede in merito Raffaellino dal Colle allievo distinto dell'Urbinate e di Giulio Romano. Né anderebbe omesso
    un Cristoforo Gherardi, detto Botine, che impuro da Raffaellino dal Colle, e di cui fu scolaro Giovanni de' Vecchi. Citerei un Remigio ed un Marcantonio Cantagallina architetti distinti, oltre molti pittori della famiglia Alberti, un Santi di Tito, ecc.
    La città di Sansepolcro è stata molto soggetta ai terremoti, il più spaventevole dei quali fu nell'anno 1352, sebbene con gran danno essi si ripetessero sul declinare del secolo passato, nel 1781 ripetute anche nel 1789.
    Onde riparare ai danni prodotti dai terremoti del 1781 corse sollecito il Gran Leopoldo, il quale confortando gli afflitti volle munificentissimo si rifacessero a spese del R. Erario le case ai bisognosi, e che si somministrasse agli altri il denaro senza frutto per ricostruire le abitazioni cadute o rovinose.
    Attualmente risiede in San Sepolcro oltre il suo vescovo un vicario regio, che limita la sua giurisdizione civile alla sola Comunità di Sansepolcro, ma per la criminale abbraccia le potesterie di Anghiari, di Monterchi, della Pieve S. Stefano e di Sestino.
    Vi risiede un cancelliere comunitativo che serve anche alle Comunità di Anghiari, di Monterchi e del Monte S. Maria. Vi è pure un uffizio di ricevitoria del Registro ed ingegnere di Circondario. – La conservazione delle Ipoteche ed il tribunale di Prima istanza sono in Arezzo.

    MOVIMENTO della Popolazione della CITTA’ DI SANSEPOLCRO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie 1158; totale della popolazione 5041.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 385; femmine 312; adulti maschi 389, femmine 586; coniugati dei due sessi 699; ecclesiastici secolari e regolari 232; numero delle famiglie 547; totale della popolazione 2523.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 534; femmine 547; adulti maschi 596, femmine
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    791; coniugati dei due sessi 1340; ecclesiastici secolari e regolari 214; numero delle famiglie 714; totale della popolazione 4026.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 575; femmine 666; adulti maschi 657, femmine 855; coniugati dei due sessi 1360; ecclesiastici secolari e regolari 194; numero delle famiglie 804; totale della popolazione 4297.

    COMUNITA’ DI SANSEPOLCRO. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 25309 quadrati dei quali 1393 quadrati sono presi dai fiumi o da altri minori corsi d’acque e da pubbliche strade.
    Nell'anno 183 vi abitava familiarmente una popolazione di 6344 individui, a proporzione repartita di circa 219 persone per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    Confina con tre Comunità del Granducato, e per una linea dell'estensione di quasi dieci miglia dirimpetto a ostro, a scirocco e a levante grecale con il territorio dello Stato pontificio, quasi sempre mediante termini artificiali, se si eccettua circa 1/2 miglio toscano mediante il letto del Tevere che le resta di fronte a libeccio
    Si tocca nell'Alpe della Luna con il territorio della Badia Tedalda che fronteggia di faccia a grecale e col quale il nostro di Sansepolcro percorre per il crine del monte detto della Badia e per quello delle Masse maggiori; passate le quali Masse trova di fronte a maestrale il territorio della Comunità di Pieve S. Stefano, con il quale poco dopo si dirige verso ponente mediante il fosso dell’ Astro e di là lungo il fosso d' Acqualecchio e infine per il borro ilei Bagnolo.
    Giunti alla confluenza del fosso del Pon zano i due territorj rimontano l'Alpe della Luna nella direzione di grecale percorrendo il suo fianco occidentale per oltrepassare la villa di Aboca. Di costassù i due territorii della Pieve e del Borgo formando un angolo acuto riscendono nella Valle Tiberina superiore mediante il torrente Tignano, col quale voltando a ponente
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    libeccio tagliano la strada provinciale fra la Pieve ed il Borgo finché entrano nel Tevere. Lungo il corso di cotesto fiume sottentra a confine la Comunità d'Anghiari, da primo mediante lo stesso Tevere, poscia la nostra oltrepassandolo si dirige a ostro e quindi a scirocco rasentando le falde meridionali del poggio di Montedoglio, quindi tagliando la strada regia di Urbino, ritrova lungo il Tevere lo Stato pontificio. Fra i maggiori corsi d’acqua che attraversano o che lambiscono il territorio di questa Comunità, havvi il Tevere che lo costeggia dirimpetto a maestrale innanzi di attraversarlo, nella quale traversa trovandosi 4 per 5 miglia toscane tortuose senz'argini, viene latamente ricoperto. – Più povero d'acque è e il torrente Tignano, sebbene questo scenda per lungo cammino dall’ Alpe della Luna; così il torrente Afra, il quale scorre dentro i confini di questa Comunità a maestrale del capoluogo.
    Aveva preso piede più d'una volta il progetto mediante una società di possidenti frontisti del Tevere, autorizzalo infine dalla suprema potestà, quello cioè di arginare il detto fiume dentro il territorio comunitativo di Sansepolcro, affinchè le sue acque non più capricciose attraversassero con danno grande una florida campagna, e impedissero che ad ogni piena le opere di agricoltura fossero trascinate via dalle sue acque. A questo scopo l'accademia della Val Tiberina toscana sino dal principio della sua istituzione pubblicò un programma con la promessa di una medaglia in premio a chi risolvesse alcuni quesiti d'idrometria per il più facile e più economico incanalamento del Tevere dentro il territorio della Comunità di Sansepolcro. Ma quando si tratta di corta traversa di un fiume a confine con altre Comunità e con Stati esteri un'accademia può far sentire la sua voce, ma niente più.
    Frattanto il Tevere con nuove devastazioni sempre più danneggiava i vicini possidenti terrieri, sicché nell'anno 1839 uno di questi sottopose una supplica al suo governo, affinchè si degnasse concedere facoltà ai possidenti
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    in riva al Tevere di potersi mediante un’associazione occupare di proposito della sopraindicata impresa. Sono già quattr'anni che la supplica predetta fu riempita di firme, ma il Tevere vagando continua a dirigere a piacere qua e là le sue acque con danno continuo de’frontisti, quando la scienza idraulica ha fallo tali progressi che rendono poco servigio ai Borghigiani tutte le volte che il forestiero affacciandosi in quest’amenissima valle e contemplando le devastazioni del fiume vi trova un sintomo quasi negativo di civilizzazione.
    E’ regia la nuova strada d’Urbino che dal vallone del Cerfone entra nel territorio d’Anghiari e di Sansepolcro sino a Cospaja donde prosegue nello Stato pontificio.
    E’ provinciale rotabile la strada della Val Tiberina che da Bibbiena per l'Alvernia e Pieve S. Stefano porta a Sansepolcro e Città di Castello.
    Sono comunitative rotabili la continuazione dello stradone fra Anghiari e il Borgo, quella che staccasi da detto stradone per condurre alle ville o casali di S. Fiora e di S. Croce, e l’altra che guida alle ville di Grignano, di Val d'Afra e del Trebbio. La via però che dal Borgo sale alla dogana ed all'eremo di Monte Casale è mulattiera.
    I monti più elevati di questa Comunità sono quelli costituenti il contrafforte dell'Appennino che inoltrasi dalle Balze fra la Badia Tedalda e la Pieve S. Stefano protraendosi a Mercatello verso il fiume Metauro. Tali sono nel territorio in questione l'Alpe della Luna, la cui sommità a confine con la Badia Tedalda, sopra le più alte sorgenti del Metauro e della Marecchia, fu trovata dal prof. P. Inghirami braccia 2183 sopra il livello del mare Mediterraneo.
    Rispetto alla qualità fisica del territorio in questione, esso può ristringersi a due sezioni, cioè, al terreno di trasporto sparso di molti ciottoli trascinati in questa valle dai monti che la fiancheggiano a destra e a sinistra, mentre le pareti occidentali dell’Alpe della Luna, inoltrandosi verso Monte Casale, consistono in strati potenti di arenaria macigno che alternano con sottili
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    straterelli di schisto marnoso a fucoidi, attraversati in vario senso da larghi filoni di spato calcare candido.
    La pendenza de’canali che scendono a maestrale di Sansepolcro rende nell’estate un gran servigio alle sottoposte campagne per l'industria de’villici coloni che incanalano quelle acque ad oggetto d'innaffiare e rendere più fruttiferi i loro aridi campi.
    Le acque de’pozzi sono quasi tutte gravi e selenitiche, per cui è invalsa opinione fra i medici di questa Comunità che da tali acque derivino le ostruzioni di fegato e di milza, alle quali vanno frequentemente soggetti gli abitanti di Sansepolcro.
    Il commercio e l'industria da cui nei tempi della Repubblica Fiorentina era animata cotesta città, specialmente nelle arti della lana, della seta, e nel traffico del guado, si mostrano tuttora ne’suoi antichi statuti comunitativi alle rubriche 25, 35, 46 e 52.
    L’arte della seta e della lana ora si può dire estinta affatto; quella del guado ebbe un incitamento governativo nel 1809 che presto spirò dopo cessata la proibizione de’generi coloniali e poco innanzi la ripristinazione della naturale Dinastia felicemente regnante in Toscana.
    La Comunità mantiene sei maestri di scuole pubbliche rammentate all’Articolo Seminario . Rispetto all’istruzione delle fanciulle fanno da maestre tre Oblate del conservatorio. – Un medico ed un chirurgo sono condotti per la città ed un medico-chirurgo presta servigio nella campagna.
    Nei sabati si tiene in Sansepolcro un languido mercato di vettovaglie e merci.
    Cadono pure in Sansepolcro quattro fiere annuali, la prima delle quali nel giovedì dopo mezza quaresima, la seconda nel 20 giugno, la terza nel I settembre e la quarta nel 20 ottobre.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di SANSEPOLCRO a quattro epoche diverse.
               
    - nome del luogo: Aboca (*), titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (un dì Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 254, abitanti anno 1745 n° 250, abitanti
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    anno 1833 n° 335, abitanti anno 1840 n° 380
    - nome del luogo: Santa Croce nel Pian di Borgo , titolo della chiesa: S. Croce (Cura), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1551 n° 39, abitanti anno 1745 n° 39, abitanti anno 1833 n° 74, abitanti anno 1840 n° 76
    - nome del luogo: Santa Fiora delle Ville , titolo della chiesa: SS. Flora e Lucilla (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Arezzo), abitanti anno 1551 n° 114, abitanti anno 1745 n° 177, abitanti anno 1833 n° 250, abitanti anno 1840 n° 273
    - nome del luogo: Gragnano (1), titolo della chiesa: SS. Lorentino e Pergentino (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Arezzo), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° 289
    - nome del luogo: Gricignano, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 147, abitanti anno 1745 n° 188, abitanti anno 1833 n° 390, abitanti anno 1840 n° 420
    - nome del luogo: Melello, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 140, abitanti anno 1745 n° 424, abitanti anno 1833 n° 245, abitanti anno 1840 n° 259
    - nome del luogo: Misciano, titolo della chiesa: S. Cristofano (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 34, abitanti anno 1745 n° 39, abitanti anno 1833 n° 103, abitanti anno 1840 n° 134
    - nome del luogo: Montagna, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 311, abitanti anno 1745 n° 161, abitanti anno 1833 n° 261, abitanti anno 1840 n° 282
    - nome del luogo: Montedoglio (1) (*), titolo della chiesa: S. Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno
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    1745 n° -, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° 95
    - nome del luogo: SANSEPOLCRO in Città, titolo della chiesa: S. Agostino in S. Maria de’Servi (Pieve), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 397, abitanti anno 1745 n° 84, abitanti anno 1833 n° 577, abitanti anno 1840 n° 619
    - nome del luogo: SANSEPOLCRO in Città, titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista (Cattedrale), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 3671, abitanti anno 1745 n° 2010, abitanti anno 1833 n° 2597, abitanti anno 1840 n° 2691
    - nome del luogo: SANSEPOLCRO in Città, titolo della chiesa: S. Niccolò in S. Francesco (Pieve), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 1073, abitanti anno 1745 n° 529, abitanti anno 1833 n° 854, abitanti anno 1840 n° 986
    - Spicciolati fuori di Città nella prima epoca (anno 1551), abitanti n° 1902
    - nome del luogo: Succastelli (1) (*), titolo della chiesa: S. Bartolommeo (già badia), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° 287
    - nome del luogo: Trebbio a Val d’Afra, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 180, abitanti anno 1745 n° 231, abitanti anno 1833 n° 269, abitanti anno 1840 n° 286
    - nome del luogo: Villa di Val d’Afra, titolo della chiesa: S. Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 81, abitanti anno 1745 n° 60, abitanti anno 1833 n° 169, abitanti anno 1840 n° 172
    - nome del luogo: alla Villa (*), titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), abitanti anno 1551 n° 80, abitanti anno 1745 n° 107, abitanti anno 1833 n° 220, abitanti
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    anno 1840 n° 227

    - Totale abitanti anno 1551: n° 8423
    - Totale abitanti anno 1745: n° 4299
    - Totale abitanti anno 1833: n° 6344

    N.B. Nell’ultima epoca del 1840 entravano dalle Parrocchie estere
    - abitanti n° 49

    (1) (*) Le Parrocchie della Nota (1) nelle prime tre epoche spettavano a Comunità limitrofe, e quelle con (*) nel 1840 mandavano fuori di questa Comunità
    - abitanti n° 370

    - RESTANO abitanti anno 1840: n° 7156

    DIOCESI DI SANSEPOLCRO. – Questa diocesi fu eretta dal Pontefice Leone X con bolla del 22 settembre 1515, dalla quale fu dichiarato cotesto Borgo città nobile ed il suo nuovo vescovo suffraganeo del metropolitano di Firenze. Dalla stessa bolla fu nominato in primo vescovo di Sansepolcro l’abbate di S. Giovanni Evangelista Galeotto Graziani, che ne prese il possesso li 18 settembre del 1520 dopo aver esercitato per molti anni l’ufficio di superiore de’monaci Camaldolensi di quella Abbadia, convertendo la sua chiesa in cattedrale, ed il claustro
    contiguo in episcopio.
    Oltre i beni posseduti allora dalla stessa ricca badia, furono aggregati al patrimonio della nuova mensa vescovile di Sansepolcro quelli delle soppresse abazie Camaldolensi di Succastelli, di Dicciano e Titi, col riservare al vescovo pro tempore il titolo di loro abbate.
    In tal guisa terminarono le dissensioni continue state fra i vescovi di Città di Castello e gli abbati Camaldolensi del Borgo.
    La giurisdizione dei vescovi di Sansepolcro sotto il governo del Granduca Leopoldo I si accrebbe non solo dell'arcipretura Nullius di Sestino con tutti i popoli di quella Comunità, ma ancora di tre parrocchie comprese fino allora sotto la diocesi di Montefeltro. Vi si aggiunsero nel tempo stesso 14 cure dell’abbazia Nullius Diocesis di Bagno e 32
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    popoli appartenuti alle Badie parimente Nullius di S. Maria in Cosmedin all’Isola e di S. Ellero a Galeata .
    Attualmente la diocesi della città di Sansepolcro conta 135 parrocchie; cioè, due collegiate e 23 pievi, fra le quali due badie senza suffraganee, S. Maria in Cosmedin, e S. Ellero a Galeata ; 13 cure suburbane della cattedrale; 6 sotto la collegiata di Pieve S. Stefano ; 9 sotto l'arcipretura di Monterechi ; 11 sotto il pievanato della Sovara ; 5 sotto l’arcipretura di Sestino ; 4 sotto l’arcipretura di Montirone ; 3 sotto la prepositura di S. Giovanni in Vecchio ; 5 sotto la pieve ai Palazzi ; 5 nel piviere di Sigliano ; 6 nel pievanato di Corliano ; 4 in quello di Fresciano ; 5 nell’arcipretura di Caprese ; 4 nel piviere di S. Maria alla Selva ; 4 nell’arcipretura di Alfero ; 3 nella prepositura di Bagno ; altrettante spettanti a S. Pietro a Corzano ed all’arcipretura di S. Maria in Equis ; 4 nell’arcipretura di S. Pietro in Bosco ; 5 nel pievanato del Corniolo ; 3 nel piviere di Campo Sonaldo , il simile nell'arcipretura del Poggio alla Lastra ; e 4 nella prepositura di S. Sofia .
    Il capitolo che fu accordato al vescovo di Sansepolcro consiste in 12 canonici con un numero di cappellani e di chierici, fra i quali tre dignitarj col titolo di preposto, di arcidiacono e di arciprete, cui è annessa anco la cura delle anime della cattedrale.

    SERIE DEI VESCOVI DI SANSEPOLCRO.

    1. Galeotto Graziani , già abbate di S. Giovanni Evangelista, dal 28 settembre 1520 al 16 aprile 1522.
    2. Leonardo Tornabuoni , dal 31 agosto 1522, traslatato
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    nel marzo del 1539 al vescovato di Ajaccio in Corsica.
    3. Filippo Archinto , dall'anno 1539, traslatato nel marzo del 1546 al vescovato di Saluzzo in Piemonte.
    4. Alfonso Tornabuoni , dall’ottobre del 1546 fino al 1557.
    5. Filippo Tornabuoni , dall'ottobre del 1557 al novembre del 1559.
    6. Niccolò Tornabuoni , dal maggio dell'anno 1560 all’aprile del 1598.
    7. Alessandro Borghi , dal giugno del 1598 all’anno 1605.
    8. Girolamo Incontri , dal dicembre del 1605 all’anno 1615.
    9. Giovanni Gualtieri , dal dicembre del 1615 al maggio del 1619.
    10. Filippo Salviati , dall'agosto 1619 all’anno 1634.
    11. Zanobi Medici , dal luglio 1634 all’ottobre del 1637.
    12. Dionisio Bussotti , dal 1638 al 1654.
    13. Fr. Cherubino Malaspina , dall’agosto 1655 all’anno 1667.
    14. Gio. Carlo Baldovinetti , dal dicembre del 1667 al settembre del 1671.
    15. Lodovico Malaspina , dal febbrajo 1672 all'anno 1695.
    16. Fr. Gregorio Compagni , dal gennajo del 1696 al giugno del 1703.
    17. Gio. Lorenzo de’Tilli , dal luglio 1704.
    18. Bartolommeo Pucci , dal … al …
    19. Raimondo Pecchiolli , dal … al …
    20. Domenico Poltri , dal... al …
    21. Adeodato Andrea Conti , dal … al...
    22. Niccolò Marcacci , dal … al …
    23. Roberto Costaguti , dal... al...
    24. Annibale Cav. Tommasi vivente.

    QUADRO SINOTTICO delle Chiese parrocchiali della DIOCESI DI SANSEPOLCRO diviso per Pievanati con la loro popolazione a quattro epoche diverse.

    N.B. L’iniziale (A) indica che quelle parrocchie appartenevano innanzi alla Diocesi di Città di castello; l’iniziale (B) indica che quelle parrocchie appartenevano già alla Diocesi di Arezzo; l’iniziale (C) mostra che
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    quelle parrocchie appartenevano alla Badia
    Nullius di Bagno; l’iniziale (D) indica che quelle parrocchie appartenevano alla Badia Nullius di Galeata; l’iniziale (E) indica che quelle parrocchie appartenevano all’Arcipresbiterato Nullius di Sestino; finalmente l’iniziale ( F ) indica che quelle parrocchie appartenevano innanzi alla Diocesi di Monte Feltro.

    1. Nome del Piviere: Pievanato maggiore con 13 succursali
    - titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista, Cattedrale Arcipretura (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 6940 (con S. Agostino e S. Niccolò), abitanti anno 1745: n° 2010, abitanti anno 1833: n° 2597, abitanti anno 1840: n° 2692
    - titolo della chiesa: S. Agostino in S. Maria de’Servi (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 6940 (con S. Giovanni Evangelista e S. Niccolò), abitanti anno 1745: n° 84, abitanti anno 1833: n° 577, abitanti anno 1840: n° 619
    - titolo della chiesa: S. Niccolò in S. Francesco (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 6940 (con S. Giovanni Evangelista e S. Agostino), abitanti anno 1745: n° 529, abitanti anno 1833: n° 854, abitanti anno 1840: n° 986
    - titolo della chiesa: S. Giovanni Battista al Trebbio (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 180, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 169, abitanti anno 1840: n° 289
    - titolo della chiesa: S. Biagio a Gricignano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 147, abitanti anno 1745: n° 188, abitanti anno 1833: n° 390, abitanti anno 1840: n° 420
    - titolo della chiesa: SS. Flora e Lucilla a S. Fiora (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 114, abitanti anno 1745: n° 177, abitanti anno 1833: n° 250, abitanti anno
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    1840: n° 273
    - titolo della chiesa: SS. Laurentino e Pergentino a Gragnano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 125, abitanti anno 1745: n° 167, abitanti anno 1833: n° 269, abitanti anno 1840: n° 289
    - titolo della chiesa: S. Pietro in Villa S. Pietro (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 80, abitanti anno 1745: n° 107, abitanti anno 1833: n° 220, abitanti anno 1840: n° 227
    - titolo della chiesa: S. Maria al Melello con S. Marino (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 95, abitanti anno 1745: n° 424, abitanti anno 1833: n° 245, abitanti anno 1840: n° 259
    - titolo della chiesa: SS. Giacomo e Cristofano a Misciano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 34, abitanti anno 1745: n° 39, abitanti anno 1833: n° 103, abitanti anno 1840: n° 134
    - titolo della chiesa: S. Angiolo alla Battuta detta comunemente alla Montagna (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 311, abitanti anno 1745: n° 161, abitanti anno 1833: n° 261, abitanti anno 1840: n° 282
    - titolo della chiesa: S. Martino in Val d’Afra (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 81, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 269, abitanti anno 1840: n° 172
    - titolo della chiesa: S. Bartolommeo, Badia Succastelli (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° -, abitanti anno 1840: n° 287
    - titolo della chiesa: S. Maria d’Aboca (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 254, abitanti anno 1745: n° 250, abitanti anno 1833: n° 335, abitanti anno 1840: n° 380

    2. Nome del Piviere:
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    Pieve S. Stefano (Collegiata, Arcipretura con 6 suffraganee)

    - titolo della chiesa: Pieve S. Stefano, Arcipretura Collegiata (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 1485, abitanti anno 1745: n° 1078, abitanti anno 1833: n° 1470, abitanti anno 1840: n° 1597
    - titolo della chiesa: SS. Giacomo e Cristofano a Montalone (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 307, abitanti anno 1745: n° 160, abitanti anno 1833: n° 148, abitanti anno 1840: n° 146
    - titolo della chiesa: SS. Bartolommeo e Giorgio a Sintigliano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 339, abitanti anno 1745: n° 152, abitanti anno 1833: n° 100, abitanti anno 1840: n° 130
    - titolo della chiesa: S. Martino a Compito (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 114, abitanti anno 1833: n° 35, abitanti anno 1840: n° 73
    - titolo della chiesa: S. Antonio a Cerbajolo (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 81, abitanti anno 1840: n° 97
    - titolo della chiesa: S. Andrea a Mignano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 101, abitanti anno 1745: n° 38, abitanti anno 1833: n° 62, abitanti anno 1840: n° 74
    - titolo della chiesa: S. Quirico a Pietra nera (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 40, abitanti anno 1833: n° 28, abitanti anno 1840: n° 31

    3. Nome del Piviere: Pievanato di Monterchi (Arcipretura con 9 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Simone a Monterchi, Arcipretura (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 565, abitanti anno 1745: n° 435, abitanti anno
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    1833: n° 578, abitanti anno 1840: n° 591
    - titolo della chiesa: S. Biagio a Pocaja e annessi (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 168, abitanti anno 1745: n° 293, abitanti anno 1833: n° 378, abitanti anno 1840: n° 394
    - titolo della chiesa: S. Angiolo a Padonchia e annessi (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 320, abitanti anno 1745: n° 325, abitanti anno 1833: n° 282, abitanti anno 1840: n° 298
    - titolo della chiesa: S. Apollinare alla Villa (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 163, abitanti anno 1833: n° 201, abitanti anno 1840: n° 239
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo a Gambazzo e annessi (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 121, abitanti anno 1745: n° 15, abitanti anno 1833: n° 210, abitanti anno 1840: n° 246
    - titolo della chiesa: S. Pietro a Ripoli (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 204, abitanti anno 1745: n° 313, abitanti anno 1833: n° 172, abitanti anno 1840: n° 162
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo a Ricciano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 54, abitanti anno 1745: n° 117, abitanti anno 1833: n° 181, abitanti anno 1840: n° 177
    - titolo della chiesa: S. Luca a Borgacciano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 120, abitanti anno 1745: n° 99, abitanti anno 1833: n° 116, abitanti anno 1840: n° 127
    - titolo della chiesa: S. Maria a Fonaco (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 64, abitanti anno 1745: n° 75, abitanti anno 1833: n° 82, abitanti anno 1840: n° 88
    - titolo della chiesa: SS. Sisto
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    e Apollinare a Petretole (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 284, abitanti anno 1745: n° 60, abitanti anno 1833: n° 82, abitanti anno 1840: n° 102

    4. Nome del Piviere: Pievanato di Montirone (con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Maria a Montirone, Arcipretura (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 273, abitanti anno 1745: n° 80, abitanti anno 1833: n° 164, abitanti anno 1840: n° 219
    - titolo della chiesa: S. Michele a Casale (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 149, abitanti anno 1745: n° 73, abitanti anno 1833: n° 102, abitanti anno 1840: n° 103
    - titolo della chiesa: S. Andrea a Martigliano (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 132, abitanti anno 1745: n° 34, abitanti anno 1833: n° 60, abitanti anno 1840: n° 68
    - titolo della chiesa: S. Paolo a Monte Romano, Arcipretura (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 95, abitanti anno 1745: n° 46, abitanti anno 1833: n° 47, abitanti anno 1840: n° 65
    - titolo della chiesa: S. Leone alla Miraldella (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 188, abitanti anno 1745: n° 41, abitanti anno 1833: n° 44, abitanti anno 1840: n° 53

    5. Nome del Piviere: S. Ellero a Galeata

    - titolo della chiesa: S. Ellero a Galeata, già Badia Nullius Diocesis (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 56, abitanti anno 1833: n° 92, abitanti anno 1840: n° 97

    6. Nome del Piviere: Pievanato di S. Maria in Cosmedin

    - titolo della chiesa: S. Maria a Cosmedin dell’Isola, già Badia Nullius Diocesis (D); valle in
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    cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 243, abitanti anno 1745: n° 250, abitanti anno 1833: n° 307, abitanti anno 1840: n° 333

    7. Nome del Piviere: Pievanato di Sigliano, o Tolena (con 5 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Maria di Tolena, Pieve (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 217, abitanti anno 1745: n° 81, abitanti anno 1833: n° 80, abitanti anno 1840: n° 83
    - titolo della chiesa: SS. Fabiano e Sebastiano a Brancialino (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 190, abitanti anno 1745: n° 139, abitanti anno 1833: n° 148, abitanti anno 1840: n° 130
    - titolo della chiesa: S. Giovannino a Castelnuovo (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 385, abitanti anno 1745: n° 208, abitanti anno 1833: n° 228, abitanti anno 1840: n° 240
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo a Baldignano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 318, abitanti anno 1745: n° 120, abitanti anno 1833: n° 172, abitanti anno 1840: n° 201
    - titolo della chiesa: S. Giovanni a Valle Calda (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 174, abitanti anno 1745: n° 28, abitanti anno 1833: n° 78, abitanti anno 1840: n° 120
    - titolo della chiesa: S. Stefano a Tizzano (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 36, abitanti anno 1745: n° 38, abitanti anno 1833: n° 82, abitanti anno 1840: n° 76

    8. Nome del Piviere: Pievanato di Corliano (con 6 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Giovanni Battista a Corliano, Pieve (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 107, abitanti anno
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    1840: n° 119
    - titolo della chiesa: SS. Trinità a Bulcianello (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 280, abitanti anno 1745: n° 171, abitanti anno 1833: n° 178, abitanti anno 1840: n° 198
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo alle Ville di Roti (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 497, abitanti anno 1745: n° 119, abitanti anno 1833: n° 142, abitanti anno 1840: n° 153
    - titolo della chiesa: S. Niccolò a Cananeccia (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 105, abitanti anno 1745: n° 72, abitanti anno 1833: n° 109, abitanti anno 1840: n° 115
    - titolo della chiesa: S. Giovanni Battista a Roti e S. Paolo a Cerrretole (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 178, abitanti anno 1833: n° 84, abitanti anno 1840: n° 103
    - titolo della chiesa: S. Pietro a Valsavignone (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 122, abitanti anno 1745: n° 61, abitanti anno 1833: n° 70, abitanti anno 1840: n° 73
    - titolo della chiesa: S. Cristofano e Fratelle (A); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 45, abitanti anno 1745: n° 23, abitanti anno 1833: n° 51, abitanti anno 1840: n° 49

    9. Nome del Piviere: Pievanato di Caprese (con 5 succursali)

    - titolo della chiesa: SS. Ippolito e Cassiano a Startina, Pieve (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 245, abitanti anno 1745: n° 145, abitanti anno 1833: n° 174, abitanti anno 1840: n° 136
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo alle Torre e Sovaggio (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 781, abitanti anno 1745: n° 210, abitanti anno
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    1833: n° 157, abitanti anno 1840: n° 180
    - titolo della chiesa: S. Maria a Dicciano e Tifi (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 522, abitanti anno 1745: n° 225, abitanti anno 1833: n° 179, abitanti anno 1840: n° 176
    - titolo della chiesa: S. Biagio a Centosoli (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 148, abitanti anno 1833: n° 174, abitanti anno 1840: n° 204
    - titolo della chiesa: S. Giorgio a Salutio (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 47, abitanti anno 1833: n° 51, abitanti anno 1840: n° 51
    - titolo della chiesa: S. Maria a Gregnano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 63, abitanti anno 1833: n° 56, abitanti anno 1840: n° 54

    10. Nome del Piviere: Pievanato alla Selva (con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Maria alla Selva, Pieve (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 169, abitanti anno 1833: n° 137, abitanti anno 1840: n° 149
    - titolo della chiesa: S. Giovanni Battista a Caprese (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 157, abitanti anno 1833: n° 144, abitanti anno 1840: n° 205
    - titolo della chiesa: S. Cristofano in Monna (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 607 (con S. Paolo in Monna), abitanti anno 1745: n° 173, abitanti anno 1833: n° 179, abitanti anno 1840: n° 191
    - titolo della chiesa: S. Paolo in Monna (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 607 (con S. Cristofano in
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    Monna), abitanti anno 1745: n° 183, abitanti anno 1833: n° 158, abitanti anno 1840: n° 179
    - titolo della chiesa: S. Maria a Zenzano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 109, abitanti anno 1833: n° 112, abitanti anno 1840: n° 110
    11. Nome del Piviere: Pievanato di Fresciano (con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: SS. Pietro e Paolo a Fresciano, Pieve (A); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 365, abitanti anno 1745: n° 244, abitanti anno 1833: n° 155, abitanti anno 1840: n° 161
    - titolo della chiesa: S. Maria a Roffelle (A); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 479, abitanti anno 1745: n° 188, abitanti anno 1833: n° 196, abitanti anno 1840: n° 185
    - titolo della chiesa: S. Bartolommeo a Caprile (A); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 298, abitanti anno 1745: n° 124, abitanti anno 1833: n° 134, abitanti anno 1840: n° 148
    - titolo della chiesa: S. Maria a Pratieghi (A); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 30, abitanti anno 1745: n° 124, abitanti anno 1833: n° 134, abitanti anno 1840: n° 155
    - titolo della chiesa: S. Emilio a Viamaggio (A); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 267, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 133, abitanti anno 1840: n° 108

    12. Nome del Piviere: Pievanato ai Palazzi (con 5 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Leone ai Palazzi, Pieve (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 299 (con S. Tommaso a Monte Botolino), abitanti anno 1745: n° 130, abitanti anno 1833: n° 173, abitanti anno 1840: n° 196
    - titolo della chiesa: S. Tommaso a
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    Monte Botolino (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 299 (con S. Leone ai Palazzi), abitanti anno 1745: n° 96, abitanti anno 1833: n° 164, abitanti anno 1840: n° 160
    - titolo della chiesa: S. Angiolo alla Badia Tedalda (A); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 785, abitanti anno 1745: n° 301, abitanti anno 1833: n° 420, abitanti anno 1840: n° 473
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo alla Castellacciola (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 259, abitanti anno 1745: n° 145, abitanti anno 1833: n° 145, abitanti anno 1840: n° 164
    - titolo della chiesa: S. Martino a Montelabreve (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 296, abitanti anno 1745: n° 116, abitanti anno 1833: n° 128, abitanti anno 1840: n° 143
    - titolo della chiesa: S. Cristofano a Stiavola (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 318, abitanti anno 1745: n° 42, abitanti anno 1833: n° 64, abitanti anno 1840: n° 67

    13. Nome del Piviere: Pievanato di S. Giovanni in Vecchio (con 3 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Giovanni in Vecchio, Pieve (E); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 114, abitanti anno 1745: n° 122, abitanti anno 1833: n° 284, abitanti anno 1840: n° 291
    - titolo della chiesa: S. Sofia in Marecchia (F); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 96, abitanti anno 1833: n° 121, abitanti anno 1840: n° 283
    - titolo della chiesa: S. Arduino alla Cicognaja (F); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 167, abitanti anno 1745: n° 167, abitanti anno 1833: n° 110, abitanti anno 1840: n° 111
    - titolo della chiesa:
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    S. Niccolò alla Petrella Massana (F); valle in cui è situata: Val di Marecchia; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 41, abitanti anno 1833: n° 110, abitanti anno 1840: n° 113

    14. Nome del Piviere: Pievanato di Alfero (Arcipretura con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Andrea d’Alfero, Arcipretura (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 318, abitanti anno 1745: n° 298, abitanti anno 1833: n° 243, abitanti anno 1840: n° 296
    - titolo della chiesa: S. Quirico a Selvapiana, Arcipretura (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 902 (con S. Martino a Donicilio), abitanti anno 1745: n° 436, abitanti anno 1833: n° 602, abitanti anno 1840: n° 509
    - titolo della chiesa: S. Martino a Donicilio (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 902 (con S. Quirico a Selvapiana), abitanti anno 1745: n° 131, abitanti anno 1833: n° 90, abitanti anno 1840: n° 99
    - titolo della chiesa: S. Niccolò a Mazzi (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 55, abitanti anno 1833: n° 54, abitanti anno 1840: n° 61
    - titolo della chiesa: S. Michele a Riffredo (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 141, abitanti anno 1833: n° 110, abitanti anno 1840: n° 148

    15. Nome del Piviere: Pievanato di Bagno (già abbazia Nullius con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Maria in Bagno, Prepositura, già Nullius Diocesis (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 1528, abitanti anno 1745: n° 705, abitanti anno 1833: n° 882, abitanti anno 1840: n° 974
    - titolo della chiesa: S. Biagio a Montegranelli (C); valle in
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    cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 494, abitanti anno 1745: n° 173, abitanti anno 1833: n° 299, abitanti anno 1840: n° 260
    - titolo della chiesa: S. Angiolo a Paganico (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 96, abitanti anno 1833: n° 107, abitanti anno 1840: n° 119
    - titolo della chiesa: S. Martino a Larciano (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 414, abitanti anno 1745: n° 80, abitanti anno 1833: n° 110, abitanti anno 1840: n° 141

    16. Nome del Piviere: Pievanato di S. Piero in Corzano (con 3 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Piero in Corzano, Prepositura, (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 1229, abitanti anno 1745: n° 686, abitanti anno 1833: n° 1236, abitanti anno 1840: n° 241
    - titolo della chiesa: S. Salvadore a Crocesanta (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 789, abitanti anno 1745: n° 291, abitanti anno 1833: n° 1354, abitanti anno 1840: n° 427
    - titolo della chiesa: S. Silvestro a Fontechiusi (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 231, abitanti anno 1833: n° 110, abitanti anno 1840: n° 422
    - titolo della chiesa: S. Bartolommeo a Vessa (C); valle in cui è situata: Val del Savio; abitanti anno 1551: n° 430, abitanti anno 1745: n° 145, abitanti anno 1833: n° 267, abitanti anno 1840: n° 220

    Nome del Piviere: Pievanato di Spinello (con 3 succursali) (*)

    - titolo della chiesa: S. Maria in Equis, Arcipretura, (C); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 311, abitanti anno 1833: n° 41, abitanti anno 1840: n° 58
    -
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    titolo della chiesa: S. Egidio a Crocedevoli (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 90, abitanti anno 1833: n° 141, abitanti anno 1840: n° 134
    - titolo della chiesa: S. Biagio a Rio Petroso (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 310, abitanti anno 1745: n° 80, abitanti anno 1833: n° 100, abitanti anno 1840: n° 113
    - titolo della chiesa: S. Salvadore a Riosalso (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 96, abitanti anno 1833: n° 108, abitanti anno 1840: n° 110

    17. Nome del Piviere: Pievanato di S. Pietro in Bosco (con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Pietro in Bosco, Arcipretura, (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 858, abitanti anno 1745: n° 638, abitanti anno 1833: n° 994, abitanti anno 1840: n° 988
    - titolo della chiesa: S. Martino a Pianetto (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 297, abitanti anno 1745: n° 313, abitanti anno 1833: n° 416, abitanti anno 1840: n° 421
    - titolo della chiesa: S. Zenone a Galeata (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 97, abitanti anno 1833: n° 129, abitanti anno 1840: n° 323
    - titolo della chiesa: S. Mamante alle Chiesole (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 97, abitanti anno 1833: n° 129, abitanti anno 1840: n° 113
    - titolo della chiesa: S. Maria a Pantano (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 208, abitanti anno 1745: n° 15, abitanti anno 1833: n° 19, abitanti anno 1840: n° 25

    18. Nome
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    del Piviere: Pievanato del Corniolo (con 5 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Pietro al Corniolo (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 1243, abitanti anno 1745: n° 592, abitanti anno 1833: n° 592, abitanti anno 1840: n° 612
    - titolo della chiesa: S. Martino a Ridracoli (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 349, abitanti anno 1745: n° 213, abitanti anno 1833: n° 290, abitanti anno 1840: n° 345
    - titolo della chiesa: S. Maria alle Celle (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 173, abitanti anno 1833: n° 234, abitanti anno 1840: n° 257
    - titolo della chiesa: S. Paolo in Alpe (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 122, abitanti anno 1833: n° 304, abitanti anno 1840: n° 239
    - titolo della chiesa: S. Andrea a Biserno (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 343, abitanti anno 1745: n° 145, abitanti anno 1833: n° 795, abitanti anno 1840: n° 199
    - titolo della chiesa: S. Benedetto alla Barletta (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 164, abitanti anno 1833: n° 149, abitanti anno 1840: n° 164

    19. Nome del Piviere: Pievanato del Campo Sonaldo (con 3 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Giovanni Battista a Campo Sonaldo, Pieve (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 167, abitanti anno 1745: n° 207, abitanti anno 1833: n° 195, abitanti anno 1840: n° 195
    - titolo della chiesa: SS. Fabiano e Sebastiano a Spescia (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 675, abitanti anno 1745: n° 176, abitanti
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    anno 1833: n° 227, abitanti anno 1840: n° 212
    - titolo della chiesa: S. Croce a Cabelli (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 164, abitanti anno 1745: n° 87, abitanti anno 1833: n° 117, abitanti anno 1840: n° 145
    - titolo della chiesa: S. Martino in Villa (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 102, abitanti anno 1833: n° 155, abitanti anno 1840: n° 158

    20. Nome del Piviere: Pievanato del Poggio alla Lastra (con 3 succursali)

    - titolo della chiesa: SS. Pietro ed Apollinare, Arcipretura (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 183, abitanti anno 1833: n° 216, abitanti anno 1840: n° 221
    - titolo della chiesa: S. Donato a Strabatenza (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 229, abitanti anno 1833: n° 205, abitanti anno 1840: n° 227
    - titolo della chiesa: S. Eufemia a Pietrapazza (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 125, abitanti anno 1833: n° 203, abitanti anno 1840: n° 206
    - titolo della chiesa: S. Maria del Carmine alla Croce Nuova (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 157, abitanti anno 1840: n° 185

    21. Nome del Piviere: Pievanato di S. Sofia (Arcipretura con 4 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Lucia e S. Sofia, Prepositura (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 585, abitanti anno 1745: n° 622, abitanti anno 1833: n° 983, abitanti anno 1840: n° 1126
    - titolo della chiesa: S. Maria a Monteguidi (D); valle
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    in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 217, abitanti anno 1833: n° 217, abitanti anno 1840: n° 270
    - titolo della chiesa: S. Paterniano a Raggio (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 42, abitanti anno 1833: n° 50, abitanti anno 1840: n° 42
    - titolo della chiesa: S. Martino in Villa (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 290, abitanti anno 1745: n° 217, abitanti anno 1833: n° 155, abitanti anno 1840: n° 158
    - titolo della chiesa: S. Margherita della Rondinaja (D); valle in cui è situata: Valle del Bidente; abitanti anno 1551: n° 176, abitanti anno 1745: n° 161, abitanti anno 1833: n° 117, abitanti anno 1840: n° 135

    22. Nome del Piviere: Piviere di Sestino (Arcipretura con 5 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Pancrazio a Sestino (E); valle in cui è situata: Valli della Foglia e di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 527, abitanti anno 1745: n° 283, abitanti anno 1833: n° 496, abitanti anno 1840: n° 558
    - titolo della chiesa: S. Maria a Lucemburgo (E); valle in cui è situata: Valli della Foglia e di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 114, abitanti anno 1745: n° 42, abitanti anno 1833: n° 145, abitanti anno 1840: n° 167
    - titolo della chiesa: S. Barbera a Presciano (E); valle in cui è situata: Valli della Foglia e di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 250, abitanti anno 1745: n° 112, abitanti anno 1833: n° 106, abitanti anno 1840: n° 112
    - titolo della chiesa: S. Donato a S. Donato (E); valle in cui è situata: Valli della Foglia e di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 278, abitanti anno 1745: n° 114, abitanti anno 1833: n° 104, abitanti anno 1840: n° 128
    - titolo della
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    chiesa: S. Andrea a Monte Fortino (E); valle in cui è situata: Valli della Foglia e di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 342, abitanti anno 1745: n° 69, abitanti anno 1833: n° 70, abitanti anno 1840: n° 98
    - titolo della chiesa: S. Tommaso a Colcellalto (E); valle in cui è situata: Valli della Foglia e di Marecchia; abitanti anno 1551: n° 596, abitanti anno 1745: n° 96, abitanti anno 1833: n° 150, abitanti anno 1840: n° 149

    23. Nome del Piviere: Pievanato della Sovara (con 11 succursali)

    - titolo della chiesa: S. Maria alla Sovara, Pieve (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 223, abitanti anno 1745: n° 106, abitanti anno 1833: n° 205, abitanti anno 1840: n° 217
    - titolo della chiesa: S. Maria a Casale (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 141, abitanti anno 1833: n° 211, abitanti anno 1840: n° 214
    - titolo della chiesa: SS. Pietro e Paolo a Pianettole (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 249, abitanti anno 1745: n° 126, abitanti anno 1833: n° 102, abitanti anno 1840: n° 112
    - titolo della chiesa: S. Clemente a Toppole (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 119, abitanti anno 1745: n° 156, abitanti anno 1833: n° 265, abitanti anno 1840: n° 276
    - titolo della chiesa: S. Lorenzo a Sorci (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 292, abitanti anno 1745: n° 120, abitanti anno 1833: n° 225, abitanti anno 1840: n° 236
    - titolo della chiesa: SS. Flora e Lucilla a Verrazzano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 110, abitanti anno 1833: n° 161, abitanti anno 1840:
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    n° 188
    - titolo della chiesa: S. Andrea a Galbino (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 312, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 345, abitanti anno 1840: n° 363
    - titolo della chiesa: S. Donato a Scojano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 80, abitanti anno 1833: n° 124, abitanti anno 1840: n° 146
    - titolo della chiesa: S. Andrea a Catigliano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 119, abitanti anno 1745: n° 92, abitanti anno 1833: n° 137, abitanti anno 1840: n° 137
    - titolo della chiesa: S. Bartolommeo a Tortigliano (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 65, abitanti anno 1833: n° 83, abitanti anno 1840: n° 102
    - titolo della chiesa: S. Biagio a Vajalla (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° 346, abitanti anno 1745: n° -, abitanti anno 1833: n° 118, abitanti anno 1840: n° 109
    - titolo della chiesa: S. Salvadore alle Corticelle (B); valle in cui è situata: Val Tiberina toscana; abitanti anno 1551: n° -, abitanti anno 1745: n° 36, abitanti anno 1833: n° 87, abitanti anno 1840: n° 72

    - SOMMA TOTALE abitanti anno 1551: n° 36202
    - SOMMA TOTALE abitanti anno 1745: n° 22726
    - SOMMA TOTALE abitanti anno 1833: n° 30118
    - SOMMA TOTALE abitanti anno 1840: n° 32751

    (*) N.B. La chiesa arcipretura di S. Maria in Equis è compresa nello Stato limitrofo, mandando solo nel Granducato una frazione dei suoi abitanti.

    SAN SEPOLCRO città in Val Tiberina. Si aggiunga infine. – Nel 1833 la COMUNITA’ DI SAN SEPOLCRO contava 6344 Abitanti e
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    nel 1843 ne aveva 7274, come appresso:

    Aboca ( porzione ), Abitanti N.° 236
    S. Croce, Abitanti N.° 85
    S. Fiora, Abitanti N.° 286
    Gragnano, Abitanti N.° 261
    Gricignano, Abitanti N.° 439
    Melello, Abitanti N.° 280
    Misciano, Abitanti N.° 149
    Montagna, Abitanti N.° 270
    Montedoglio ( porzione ) , Abitanti N.° 83
    SAN SEPOLCRO città ( Cattedrale ),           Abitanti N.° 2828
    Idem (S. Agostino), Abitanti N.° 573
    Idem (S.Niccolo), Abitanti N.° 958
    Succastelli, Abitanti N.° 92
    Val d’Afra (S. Gio. Battista al Trebbio), Abitanti N.° 302
    Idem (S. Martino in), Abitanti N.° 180
    Villa, Abitanti N.° 190

    Da Parrocchie Estere

    Cospaja, Abitanti N.° 62
    TOTALE Abitanti N.° 7274

    SANSEPOLCRO (DIOCESI DI) Nel Quadro sinottico delle chiese parrocchiali di cotesta Diocesi designate per iniziali relative alla loro provenienza, se ne contano alcune, come S. Maria di Telena , S. Stefano a Tizzano , e S. Gio. Battista a Corliano , le quali invece della iniziale (A) devono avere la (B). Così alla chiesa plebana di S. Maria in Equis essendo compresa nello Stato Pontificio, non spetta la iniziale (C).


    VESCOVATI DELLA TOSCANA. – Nella Toscana cisappennina della presente Opera contansi attualmente 22 Vescovati e quattro Arcivescovati; dieci dei quali Vescovati esistevano sino dalla prima età di Giovanni Villani. Tali sono le diocesi di Arezzo, di Chiusi, di Fiesole , di Roselle (Grosseto), di Luni (Sarzana) di Pistoja, di Populonia (Massa
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    Marittima) di Soana, di Volterra e di Brugnato. – Spettano ai 12 Vescovati più moderni quelli di Cortona, di Montepulciano, di Pienza, di Montalcino, di Colle, di Prato, di Sansepolcro, di Sanminiato, di Pescia, di Pontremoli, di Livorno e di Massa Ducale. – Delle 22 diocesi tre sono rette dai vescovi delle diocesi vicine più antiche, come sarebbe il vescovo di Chiusi che regge la chiesa di Pienza; quello di Pistoja che è parimente vescovo di Prato, e l'altro di Luni Sarzana che ora è diocesane di Brugnato.
    Sono suffraganei dell'arcivescovo di Firenze i vescovi di Fiesole, di Pistoja e Prato, di Colle, di Sanminiato e di Sansepolcro. – L' arcivescovo e primate di Pisa è anche metropolitano delle diocesi di Livorno e di Pontremoli. – Sono suffraganei dell' arcivescovo di Siena quelli di Chiusi e Pienza, di Grosseto, di Massa Marittima e di Soana; e di corto fu dato per suffraganeo all' Arcivescovo di Lucca il vescovo di Massa Ducale; mentre quello di Brugnato, innanzi l'unione della sua diocesi all'antica di Luni Sarzana, era suffraganeo dell'arcivescovo di Genova.
    Dipendono immediatamente dalla S. Sede i Vescovi di Arezzo, di Volterra, di Luni Sarzana , di Cortona, di Montalcino, di Montepulciano, e di Pescia. – Vedere l'Articolo ARCIVESCOVATI della Toscana Granducale.
    Entrano poi nella Romagna Granducale quattro
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    diocesi dello Stato Pontificio, cioè, quelle di Bertinoro, ili Faenza, di Forlì e di Sarsina, l’ ultima delle quali per l'am-ministrazione ecclesiastica è stata affidata di corto al vescovo di Bertinoro.

    VIA REGIA DI URBINO. – E’ una nuova strada aperta da Arezzo per il confine Pontificio, in cui entra passata la città di San Sepolcro.Essa fu costruita ad oggetto di aprire una comunicazione più comoda, se non più breve fra la Toscana e le città lungo l’Adriatico. – Staccasi dalla città di Arezzo escendo per Porta Colcitrona e avviandosi sul monte di S. Donnino a Majano trova sul suo rovescio la fiumana del Cerfone , il cui frigido vallone tributario del Tevere essa percorre innanzi di attraversare la fiumana Sovara per avviarsi sul fiume Tevere che passa sul ponte di materiale un buon miglio a libeccio di San Sepolcro, mentre uno scarso miglio al suo levante scirocco dopo 25 miglia fiorentine di cammino trova a Cospaja il territorio Pontificio.
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ID: 3777
N. scheda: 46690
Volume: 5; 6S
Pagina: 118 - 135, 705, 729; 224
Riferimenti: 46691, 46692
Toponimo IGM: Sansepolcro
Comune: SANSEPOLCRO
Provincia: AR
Quadrante IGM: 115-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1753988, 4828973
WGS 1984: 12.14614, 43.572
UTM (32N): 754051, 4829147
Denominazione: Sansepolcro, S. Sepolcro, Borgo S. Sepolcro (S. Giovanni Evangelista) - Vescovati della Toscana (Sansepolcro) - Via Regia di Urbino
Popolo: S. Giovanni Evangelista a Sansepolcro
Piviere: S. Giovanni Evangelista a Sansepolcro
Comunità: Sansepolcro
Giurisdizione: Sansepolcro
Diocesi: (Città di Castello) - Sansepolcro
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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