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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Padule di Scarlino, Stagno di Scarlino, Porto di Portiglione

 

(Padule di Scarlino)

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    PADULE DI SCARLINO nella Maremma massetana, già Porto Scapis, poi di Portiglione. – Anche questo Padule bonificandosi attualmente, tornerà meglio descriverlo all’Articolo SCARLINO (PADULE DI).

    SCARLINO (PADULE DI),
    già STAGNO e PORTO DI PORTIGLIONE, nel littorale toscano fra Follonica ed il poggio di Scarlino nella Comunità Giurisdizione e Diocesi di Massa Marittima, Compartimento di Grosseto.
    Eccoci ad un
    articolo scabroso per la storia e per la geografia fisica della Maremma toscana, a volere almeno accennare, non dico già dimostrare, quando e come si formasse il Padule di cui occorre qui far parola. Cotesto Stagno, compresa la sua estesa gronda, occupa una superficie di circa due miglia in lunghezza nella direzione da libeccio a grecale e intorno a due terzi di miglia toscane in larghezza, da scirocco a maestrale. – Trovasi fra Follonica e lo scalo di Portigliene lungo l’estremo tombolo di quel littorale.
    Ma quando questo seno di Scarlino cessasse di essere approdabile alle barche, ed in qual modo incominciasse a divenire palustre, ciò è taciuto dalle memorie superstiti mentre i marrazzi del territorio scarlinese noti si rammentano prima dell' anno 1108 come si accennò qui sopra.
    Dubito ancora;
    se a cotesto padule che trovasi fuori della diocesi grossetana o se piuttosto a quello di Pian d’ Alma riferire volesse il Pontefice Clemente III, allorché nel 1188 confermava ai vescovi di Grosseto la quarta parte del Castello, dello Stagno e Porto di Scarlino.
    Comunque sia di ciò, io credo che lo stagno in discorso non esistesse ai tempi dell’ Impero romano, sia perché non ne fu fatta menzione alcuna da G. Rutilio Numaziano nel suo Itinerario marittimo, sia per trovarvisi dentro il lastrico di un' antica strada, appartenuta forse alla consolare
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    Aurelia Nuova, tracciata lungo tutto il littorale toscano. – Alle mie istanze gentilmente aderiva nei giorni scorsi il Cav. commendatore Alessandro Manetti direttore generate delle Acque e Strade e del Bonificamento delle Maremme, il quale fra le notizie che ne richiesi, diede la seguente: «che il piano dell'antica via dentro il padule di Scarlino apparisce in tempo di alta marea inferiore al livello del mare Mediterraneo, ma che cotesto livello tanto più è difficile a determinarsi in quanto che la delta via non solo non è in piano, ma presenta dei rialti e delle concavità, i primi dei quali nell'estate appariscono fuori dell'acqua, mentre i secondi vi restano costantemente sommersi».
    Alla quinta riunione degli scienziati italiani tenuta in Lucca nella seconda metà del mese di settembre 1843 fu discorso alla sezione di Mineralogia, Geologia e Geografia
    dell’origine delle Terre paludose italiane lungo le spiagge dei due mari, e fu dubitato dal ch. A. di quella memoria che ciò accaduto fosse in tempi geologici assai moderni, durante i quali egli ammetteva diversi periodi di sollevamenti parziali e di avvallamenti nelle terre situate lungo le coste dei due mari.
    Che se qualcuno da simile teoria non mostrassi affatto alieno, citando ad esempio la fabbrica sottomarina il cui piano esiste tuttora presso la torre di Santa Liberata nel Capo Argentario, quello stesso opinava, che invece di avvallamenti terrestri, da rilievi summarini paralleli alle coste, fosse derivata la formazione delle paludi littoranee lungo i due mari, Tosco e Adriatico. Ai quali rilievi sembra che porgessero appoggio le materie mobili trasportate dai fiumi e che diedero origine ai tomboli interposti tra il mare e le paludi.
    A cotest' ultima opinione aderivano altri di quei scienziati citando consimili esempi lungo le coste della Francia, dell'America settentrionale e del golfo
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    del Messico.
    Che se avessi potuto interloquire fra tanto senno avrei azzardato dire, che l’opinione dei sollevamenti summarini, per quanto molto analoga alla verità, pure rispetto alli rialzamenti di livello del littorale toscano dovettero nel periodo di
    venti secoli riescire imitatissimi e quasiché incalcolabili.
    Agli
    Articolo GROSSETO (Volume Il pag. 547 e sgg.) e LITTORALE TOSCANO (pag. 704 e sgg.) della presente opera io avevo detto, che se l’origine delle paludi littoranee lungo il mare toscano si debba attribuire più che ad altro alle dighe, ossiano tomboli interposti tra il mare e le paludi stesse; se coteste dighe ebbero origine dalle materie nobili, dalle alghe ecc., trascinate alla piaggia dai fiumi e respintevi dalle correnti marine e dalle traversie, avevo ancora avvisato che, dove i monti mettono piede in mare, da sto secoli addietro fino ad oggidì, non apparivano variazioni di livello sensibile fra il continente ed il pelago che li bagna, mentre nelle spiagge intermedie ai capi, o ai semipromontorj, il mare tanto più si è allontanato quanto più il littorale si trovò sottile, ossia più inclinato verso l'orizzonte, e quanto più la spiaggia si avvicinava allo sbocco dei fiumi e fiumane.
    In prova della qual cosa, ivi aggiungeva, qualmente con tutti gl’ interrimenti della Magra, del Serchio, dell' Arno e della Cecina, gli avanzi di Luni, quelli dove fu il Porto Pisano, la cala di Vada ecc si mantenevano costantemente ad un livello poco o punto inferiore a quello che aveva 20 secoli addietro il mare Mediterraneo.
    Già era stato detto da altri che i porti di
    Barcellona, di Marsilia, Genova, Siracusa, Navarino e di tanti paesi sul lido del Mediterraneo conservavansi nella stessa posizione che ebbero al tempo della la loro fondazione. – Le rovine di Ercolano,
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    (aggiungeva Malte Brun) toccano il mare come lo toccava quella città al tempo di Strabone.
    In quanto poi alla fabbrica sottomarina presso la torre di S. Liberata al capo
    Argentaro, poco sopra rammentata, all’Articolo. PORTO S. STEFANO esternai il mio parere e l' uso assai probabile cui dovè essere destinata, cioè, a conserva dei pesci che ivi (ad Cartaria Domitiana) fece costruire la potente famiglia romana de’Domitii Enobarbi, quando ai tempi di G. Cesare signoreggiava nel territorio Cosano. – Vedere ORBETELLO.
    Altronde citar mi giovano 5 esempi di avvallamenti parziali di suolo accaduti nella spiaggia toscana in tempi storici, capaci se non altro ad attestare della piccolissima variazione di livello, sin del continente littoraneo, sia del contiguo mare. Il primo caso, ed il più antico di tutti, fu raccontato da Giulio Obsequente, quando sotto il consolato di P. Cornelio Scipione Affricano e di C. Fulvio Fiacco, vale a dire 184 anni innanzi G.C., nel littorale di Luni si sommerse una superficie di quattro jugeri di terra (circa mille metri di estensione quadrati), dove poco dopo quella carità si convertì in un lago. – Anche all'Articolo SARZANA si è ceduto che nel secolo XII esisteva (chi sa da quanto tempo prima) un padule fra Luni e bocca di Magra.
    Il secondo caso, di epoca meno antica, lo suppongo accaduto nella pianura fra Pisa e Livorno, il quale fatto dovè essere posteriore al secolo IV, poiché non ne fu fatta menzione da C. Rutilio Numaziano, il quale nell'anno 415, o 420 dell'E. V. passò di là per recarsi dal Porto Pisano a Pisa per un cammino totalmente asciutto:
    Ipse vehor Pisas, (scriveva egli) qua stolet ire pedes.
    La cosa medesima probabilmente è accaduta al padule di Vada presso la villa di Albino
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    Cecina in un'epoca cioè posteriore a quella di Numaziano, il quale, sbarcando costà, vi pernottò, giacché quell'autore descriveva tutte le più piccole cose da esso lui viste da lungi o da vicino costeggiando la spiaggia toscana, siccome egli rammentò e descrisse il Lago di Falesia, convertito più tardi nel Padule di Piombino.
    Altronde la storia ci avvisa che nei secoli VIII, IX e X nel piano, ora palustre di Vada esistevano molte saline.
    Ammettendo pertanto che un egual fenomeno possa essere accaduto (4.° e 5.°) al
    Lago di Porta ed al Padule di Scarlino, dove subissarono delle selciale antiche strade, avremmo i cinque fatti da me conosciuti suscettibili a confermare, che il livello del nostro mare da molti secoli non sia sensibilmente variato, a partire, cioè, dal Capo Argentaro alla bocca di Magra, davanti alla qual foce esiste tuttora a fior d' acqua la Rupe bianca descritta dal Petrarca nel suo Itinerario Siriaco, siccome esistono al livello stesso la Torre del Marzocco e Livorno, il di cui porto fu topicamente descritto nel 1442 da Giovanni di Antonio da Uzzano nel suo Compasso nautico.
    Per egual modo da 14 e più secoli non variò la baja che serve di dubbio ingresso al porto di Vada, ingresso che sino a oggi è tale come fu descritto dal prenominato Numaziano. – Dirò la stessa cosa degli sbocchi in mare del Lago Prelio oggi Padule di Castiglione, così dello Stagno salso di Orbetello. – Ammettendo pertanto nella spiaggia toscana i 5 avvallamenti testé accennati, resterebbe, a parer mio, distrutta la sospettata anomalia che ha fornito finora argomento di discussione ai geografi, agli archeologi, ai geologi, agli ingegneri idrografici, ai fisici ed ai letterati.
    Che poi il selciato della
    via Aurelia Nuova
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    sino dal secolo XIII fosse già in gran parte affogato nel Padule di Scarlino lo dichiaravano (ERRATA: le parole Statuto pisano) le parole dello Statuto pisano del 1284 (stile comune) volgarmente appellato Breve del conte Ugolino, dove al cap. 12 del Lib. IV, trattandosi dell' obbligo imposto ai capitani e potestà del Comune di Pisa di ricostruire, o di far riattare i ponti e strade del littorale nella Maremma pisana, vi si impone l'onere, che la strada silcia (o lastricata) la quale era nello STAGNO DI PORTIGLIONE si dovesse contrassegnare per mezzo di buoni pali lunghi posti ivi intorno a spese degli uomini e comuni di Scarlino e di Castiglione della Pescaja. – Portilioni silicem (riporto le parole stesse) que est in STAGNO PORTILIONIS, per homines et Comune Scherlini et homines Castilionis Piscarie circum circa ipsam silicem de bonis palis longis signari faciemus infra qualuor menses, si factum non est.
    La qual via silcia non è da confondersi con altra strada pubblica che da Vignale attraversava i poggetti passando per la pianura, che poi divenne padule di Scarlino. A quest'ultima strada riferisce il capitolo 18 dello stesso Lib. IV del Breve pisano, intitolato: De ampliando viam per quam itur a Vignali Scherlinum; videlicet a laboreriis de Vignali ad laboreria de Scherlino ampliari et actari faciemus, faciendo incidere arbores et omnia alia Ugna et boscum totum per amplitudinem unius medii miliarii per homines Plumbini, Vignalis, Compiile, Scherlini, Suvereti, Castiglionis Piscarie, et Abballile de Fango, ita quod dieta via bene sit clara et aperta, ut viatores libere et secure possint trans ire videndo satis a longe ante se, et
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    retro se. . ... Et via quae est juxta mare prope S. Vincentium .... per sapientes viros (ingegneri) provideri faciemus qualiter, et in quem modum, et in qua longitudine ampliari et diboscari debeat per homines comunium Capitanie Maremme et Campilie ad que fu derida requiratur consilium hominum terrarum, predi et arum. – Vedere VIA AURELIA-NUOVA ED EMILIA DI SCAURO.
    E qui mi giovano le indicazioni favoritemi dal prelodato Cav. commendatore A. Manetti, rapporto ad altro tronco di strada, oltre l’ antica via che attraversa il Padule di Scarlino, il qual tronco egli trovò rifiorito di
    loppe, o schiume di ferro, tracciato per i poggetti sotto Scarlino.
    «Inoltre mi fece sapere, che alcune opere laterizie si trovano, sia escavando il canale emissario delle acque chiare presso le fondamenta delle cateratte del
    Pelagone, sia nella lingua di terra sporgente nel Padule di Scarlino, dove esiste tuttora una palizzata che sembra essere stata il sostegno di una qualche opera muraria. Costà furono rinvenute delle anella di piombo somiglianti a quelle di grossa catena, forse per chiudere quel porto .»
    Appellasi adesso col vocabolo di
    Pontone di Scarlino un passaggio di legname posto a traverso del canale di comunicazione fra il detto Padule ed il mare dov'è una palizzata messa per ritenere i pesci che vi entrano dal mare, la cui pesca soleva riescire copiosa innanzi le opere di bonificamento comandate dal munificentissimo Sovrano felicemente regnante, e innanzi che la commissione idraulica a tali opere destinala vi ponesse mano, ora corre il duodecimo anno, per colmarlo. I principali influenti che vi sboccano si riducono alla fiumana Pecora, ed al torrente Rigiolato, la prima che viene da sett. dai monti di Massa,
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    il secondo che scende a levante da Gavorrano, monti in gran parte coperti di rocce pietrose e di poca terra sciolta onde sperare che il Padule di Scarlino, benché di basso fondo, possa bonificarsi in troppo breve giro di anni.
    Rispetto all' opera relativa al bonificamento del Padule di Scarlino il Cav. commendatore prenominato mi ha trasmesso gentilmente i seguenti appunti.
    1.° II terreno palustre nel piano di Scarlino nell'anno 1828 occupava
    Quadati 2700
    2.0 Attualmente sono ridotti a
    Quadati 1352
    E così diminuiti di
    Quadati 1348
    3.° Lo Stagno, o
    Chiaro del Padule nel 1828 si estendeva per Quadati 182
    4° Attualmente è ridotto a
    Quadati 156
    E così diminuito di
    Quadati 26
    In guisa che tutto il Padule di Scarlino, compresa la sua vasta gronda palustre, oggi occupa (novembre 1843)
    Quadrati 1508.
    I quali 1508 Quadrati equivalgono alla superficie quadra di miglio quadrato uno 7/8 di Toscana.
    Contuttociò l'opera sebbene lunga sarà di certa riescita, talché i filantropi possono a ragione lusingarsi di vedere realizzare un' impresa, la quale mercé l'amore ed il buon volere di un Principe saggio e benefico renderà purgata l’aria infetta di cotesto bacino della Maremma toscana, onde fia per succedere al già nominato malsano
    Padule una fertile pianura, a pochi squallidi e febbricitanti abitatori una sana popolazione permanente, impresa che al pari di tante altre consimili coronerà in perpetuo di vera gloria e di generale riconoscenza il magnanimo LEOPOLDO li che con (anta saviezza e costanza le cure sue generose vi rivolse.
Localizzazione
ID: 3838
N. scheda: 47480
Volume: 4; 5
Pagina: 19; 218 - 221
Riferimenti: 42260, 47470
Toponimo IGM: Padule di Scarlino
Comune: SCARLINO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 127-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1646483, 4752022
WGS 1984: 10.79525, 42.90832
UTM (32N): 646547, 4752197
Denominazione: Padule di Scarlino, Stagno di Scarlino, Porto di Portiglione
Popolo:
Piviere:
Comunità: Massa Marittima
Giurisdizione: Massa Marittima
Diocesi: Massa Marittima
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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