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Scarperia del Mugello, Castel S. Barnaba - Mugello

 

(Scarperia)

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    SCARPERIA DEL MUGELLO, già CASTEL SAN BARNABA, nella Val di Sieve. – Terra regolare a forma di parallelogramma, posta quasi nel centro della provincia del Augello con chiesa prepositura (SS. Jacopo e Filippo) capoluogo di Comunità, sede di un vicario regio e di un cancelliere comunitativo, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
    Giace in ridente pianura, quasi tre miglia toscane a settentrione del fiume Sieve, e un miglio e mezzo a ostro dalla base meridionale dell’Appennino, due miglia toscane a scirocco del distrutto castello di Mont'Accianico, attraversata dall'antica strada postale di Bologna che varca il giogo omonimo per scendere a Firenzuola.
    È situata cotesta Terra fra il grado 28° 59' longitudine ed il grado 44° lalitudine, 21 miglia toscane a settentrione di Firenze, 11 a ostro di Firenzuola, 3 miglia toscane a settentrione grecale di San Piero a Sieve, quasi 4 miglia toscane a maestrale del Borgo S. Lorenzo, e 8 miglia toscane a levante di Barberino di Mugello.
    L'origine di Scarperia è notissima, poiché, oltre quanto ne scrisse G. Villani nella sua Cronica al Lib. VIII, cap. 86, esiste tra le membrane dell'
    Arch. Dipl. Fior., pervenutevi dall’ archivio generale de' contratti, una deliberazione della Repubblica Fiorentina presa nel dì 29 aprile 1306, con la quale il consiglio dei cento, quello delle capitudini delle XII arti maggiori, il consiglio del capitano del popolo e difensore del Comune di Firenze, allora mess. Bernardo di Stellato Stellati di Fuligno, ed il consiglio del potestà, ch'era mess. Bino de'Gabbrielli da Gubbio, approvarono una provvisione de' Priori delle Arti e del Gonfaloniere di giustizia di Firenze, la quale stabiliva l'edificazione di due Terre, che una di esse da farsi nel Mugello, e l'altra di là dalle Alpi fiorentine con le esenzioni ivi descritte. Fra i privilegi che si concedevano fuvvi quello di liberare
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    per dieci anni dalle imposizioni ordinarie quegli uomini che vi si recassero ad abitarle con la privativa ai magnati e ad alcune famiglie mugellane di potervi fare degli acquisii: e ciò ad oggetto, dice il decreto, di reprimere e frenare la superbia degli Ubaldini, o di altri del Mugello e di oltr’Alpe ribellatisi dal Comune di Firenze.
    Con altra riformagione del 18 luglio di quell'anno i Priori delle arti ed il Gonfaloniere di giustizia di Firenze ordinarono di fabbricare nelle parti del Mugello sotto l'ispezione di mess. Matteo uffìziale del capitano del popolo fiorentino nel luogo denominato la Scarperia una Terra di quella forma e grandezza che dello mess. Matteo prescriverebbe, la quale doveva appellarsi Costei di S. Barnaba. a lode e referenza sua, lasciando in acoltà del nominato Matteo di far costruire i pozzi e le tonti necessarie, di aprire e drizzare le strade ne' luoghi dove gli piacerebbe, e d'invitare ad abitare nella nuova Terra gli uomini dei paesi che egli stesso avrebbe indicato purché questi appartenessero al vicariato del Mugello. Il quale vicariato allora comprendeva i comuni e popoli seguenti: Pulicciano, S. Gio. Maggiore col popolo di S. Maria di Cassi, S. Michele di Fibbiano, Comune di Luco, S. Stefano di Grezano; Comune di Prata e Coviniano col popolo di Miralbello, S. Giovanni di Senni, S. Bartolo al Petrone, Comune di Tresanti col popolo di Fagna, Comune di Castagnetolo, Comune e popolo di S. Croce degli Ubaldini, Comune di Montaccianico, Comune di S. Agata, Comune di Villanuova, Comune di Guinizingo, i popoli di S. Clemente a Signano, S. Simone della Rocca, S. Michele al Ferrone, S. Donato a Montecchio, S. Martino
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    a Luco, S. Andrea a Cerliano, S. Gasino in Cornocchio, S. Lorenzo a Montepoli, S. Benedetto a Mezzalla, S. Maria a Mercojano e S. Michele a Lornena. – Rogò il decreto ser Filippo del fu ser Dino da S. Maria di Pineta. (Impruneta).
    Tale fu l'origine, tali i popoli che concorsero ad abitare il nuovo Castel di S. Barnaba, contornandolo di muraglie con varie strade parallele ed una piazza centrale con suo pretorio difeso da fossi e steccati. – Ma la difesa maggiore la fecero i suoi abitanti ed una guarnigione coraggiosa allorché, nell'estate del 1351, le truppe al servizio di Giovanni Visconti arcivescovo di Milano col mandate dall' Oleggio penetrarono da Bologna nel Mugello, sicché nel giorno 20 di agosto presentaronsi baldanzose davanti alla Scarperia, castello a quell' ora piccolo, e appena murato da una parte, e solamente avvallato da un fosso intorno e da uno steccato. – Ma sentiamo le parole di uno storico allora vivente, quale si era il cronista Matteo Villani:
    «I nemici, dic’egli, vi furono intorno con tanta moltitudine di cavalieri e di pedoni che copriano tutto il piano, e avendo da ogni parte circondato il piccolo castello, fermi i campi loro, ne domandarono la resa a coloro che lo guardavano, dicendo, come i Fiorentini non lo potevano soccorrere, né difendere, e che quando non lo rendessono senza contrasto nel breve termine loro assegnato, gli vincerebbono per battaglia e la vita non perdonerebbono ad alcuno. – Gli assediati per altro risposono, che volevano tempo a deliberare; e domandato quanto termine volevano? gli assediati mandarono al comandante l'oste del Biscione la risposta seguente: che con loro onore non vedeano che potesse essere meno tempo di tre anni, e che dopo detto termine intendeano prima di morire
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    in sui merli piuttosto che darsi ai nemici. Fatta così franca ed ardita risposta, i capitani del Visconti maravigliati ordinarono sollecita guardia e buona difesa ».
    «I nemici cominciarono prima ad assalire il castello della
    Scarperia con grossi badalucchi per tentare i difensori, i quali trovarono solleciti e maestrevolmente preparati alla difesa ».
    «Frattanto i Fiorentini attendevano a munire di maggior presidio le rocche di Spagnole, di Monte Giovi, il Borgo S. Lorenzo, Pulicciano e altre fortezze del Mugello, onde i nemici non potessero muovere passo senza pericolo di venire molestati, confortando quelli
    della Scarperia affinché attendessero sempre più animosamente alla difesa, che ad ogni bisogno avrebbono ajuto e soccorso sollecito dal Comune ». – (M. VILLANI, Cronica Lib. II. cap. 14 e 15.)
    Poco appresso lo stesso autore aggiunge, «come l'oste milanese stando intorno al ca-stel della Scarperia e dando opera a fare difizii da traboccare nella Terra per rompere mura con gatti ed altri ingegni di legnami per vincerla in battaglia, i Fiorentini non cessavano dall' altra parte di assoldare e accogliere genti d'arme e di provvedere abili capitani per soccorrere il castello assediato. Ma quando i conduttori dell' oste seppono che l'arcivescovo Visconti aveva tentato inutilmente i Pisani a rompere pace ai Fiorentini, con tutte le loro forze si rivolsono alla
    Scarperia e quella presero a tormentare con percosse di grandissimi difizii; talché giorno e notte gettavano nel piccolo castello grossissime pietre, le quali rompeano le case di dentro nonché le mura gettavano a terra; sicché agli assediati conveniva fare continua guerra e sollecita guardia il dì e la notte, e perciò scrivevano a Firenze che sollecitasse il soccorso promesso. I Fiorentini infatti avevano già preso al loro soldo un 1800 cavalieri, e 3500 pedoni de' buoni masnadieri d'Italia, oltre 200 cavalieri
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    mandati dai Senesi, e 600 ch'erano in cammino da Perugia. Con tale armata e con numero grande di fanti, i Dieci di Balia nel settembre successivo avevano ordinato che quell'esercito marciasse in Mugello di fronte ai nemici sopra il Borgo S. Lorenzo in luogo detto a San Donnino, dove l’ oste era forte per lo sito. Sennonchè i 600 cavalieri che si attendevano da Perugia furono assaliti per via e sconfitti presso l'Olmo, all'egresso della Val di Chiana, dalle genti comandate da Pier Saccone Tarlati alleato del Visconti; dondechè, arrivata a Firenze la notizia di tal perdita, la Signoria levò la speranza d'inviare il raccolto esercito al soccorso della Scarperia come era stato ordinato. – Allora l'oste lombarda sull'entrata di ottobre, per non partirsi con vergogna dall'assedio di quel castello, essendo i difizii apparecchiati, di buon mattino assalì da più parti la Scarperia portando le scale per darvi l’ assalto con gran tempesta di grida. Intanto, soggiunge il Villani, quelli di dentro coperti e cheti lasciarono che i nemici valicassero il primo fosso ed entrassero nel secondo, nel quale non era acqua, e che accostassero molte scale alle mura innanzi che gli assaliti si muovessero. Appena però dato il segno dai comandanti, quelli di dentro sollecitamente cominciarono dalle mura a percuotere sopra i nemici colle pietre, lance e pali, traboccando legname addosso degli assalitori, e ad onta che questi ultimi rinfrescassero spesso l'assalto con gente nuova, gli assaliti animosamente si difendevano, talchè i nemici per molte riprese dr battaglie non ebbono podere di accostarsi alle mura, né agli steccati ove le mura non erano ».
    Comandava quella valorosa guarnigione il capitan generale Jacopo di Fiore connestabile tedesco, uomo leale e valoroso, cui si era unito un'altro valente capitano, Giovanni de'Visdomini di Firenze, il
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    quale veggendo mancato l'aiuto de' Perugini, e cresciuta baldanza nei nemici; e sapendo che gli assediati addimandavano sollecito soccorso, egli con grande ardire, presi seco 30 compagni più esperti d'armi e molto coraggiosi, una notte con cotesti si mise nel campo de’ nemici, non pensando giammai che gente dei Fiorentini s'intromettesse tra loro, sicché destramente di là quei valorosi entrarono nella Scarperia.
    A tal soccorso poco dopo si aggiunse quello di cento fanti condotti da un altro connestabile, cittadino pur esso di Firenze della casa de' Medici, il quale per vie opposte di notte tempo sano e salvo con 80 de' suoi compagni entrò nella Scarperia. – (
    Cron. cit. Cap. 14 e 23).
    Lo storico fino qui rammentato, discorrendo al cap. 30 del Lib. medesimo della Cronica fiorentina, come la
    Scarperia riparasse alla cava de' nemici, non specificò di chi fosse stato il piano per rendere vani gli effetti di un cammino coperto che i capitani dell'oste con gran costo e con molto studio conducevano sotterra ad oggetto d'impadronirsi del castello, il citato autore peraltro non tralasciò d'indicare la strategica con la quale i capitani fiorentini in quella occasione si comportarono, dicendo: in qual modo eglino ordinarono di dentro intorno alle mura un fosso profondo della larghezza di braccia 4 1/2 in bocca e braccia 3 in fondo, in guisa che scendeva un braccio e mezzo sotto i fondamenti delle mura castellane, acciocché, se queste cadessono, si trovasse l'aiuto del detto fosso a difesa degli assediati, Nel tempo stesso i comandanti della Scarperia provvidono di scavare di là dai fossi per rintracciare la cava de’ nemici innanzi che questa giungesse alle mura. – Frattanto gli avversarj adoperando grandi forze per ritrarre gli assediati da quel lavoro condussero in castello di legname in sul primo fosso così presso che
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    con le pietre combattevano quelli che erano tra un fosso e l’ altro alla guardia de' loro cavatori: in guisa che costà si riunì il maggior minerò degli assedianti. Ma i difensori del fosso aiutali da 200 balestrieri destinati a difenderli, combattendo contro l’ oste dalle mura, sostennero due giorni molto francamente l’ assalto non permettendo che fosse impedito il lavorio ai loro guastatori; i quali scavando con grande sollecitudine in poco tempo si erano avanzati presso alla cava de' nemici che era già alle 80 braccia e sole 20 braccia distante dalle mura, e quella tosto affogarono e guastarono, cacciandone i cavatori».
    «Frattanto il capitano lombardo
    (ivi cap. 31) radunato un consiglio di guerra, vedendosi venire addosso il verno senza aver vinto il castello, mentre lo strame mancava, ed il consiglio considerando che partili di là sarebbero con loro vergogna, decise di tentare da capo la fortuna, e due giorni appresso, ad un'ora medesima innanzi che si facesse giorno, si diede principio alla battaglia con gli arnesi proprj alla scalata. – I difensori per altro che avevano preso maggiore ardire per gli assalti di già respinti, al segno dato dai loro comandanti con tanto impeto cominciarono a caricare di pietre, di pali aguti e di legname i loro assalitori, che per forzi li ributtarono addietro, sicché l’oste dopo lunga fatica e non piccolo flagello di sue genti, senza aver fatto alcun acquisto, suono a ritirata, con la perdita delle torri e di altri difizii da guerra».
    Essendo ai capitani del Biscione mancata la speranza di vincer con la forza
    la Scarperia, vollono tentare V ultimo rimedio con danari e larghi premj, per dire coll'Ariosto:– (Orlando furioso Canto XV, St. 1.)
    Fu il vincer sempre mai laudabil cosa,
    Vincasi
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    o per fortuna o per ingegno.
    »Che però sul declinare del giorno stesso essi invitarono tutti i connestabili tedeschi con i più pigri cavalieri di quella nazione, i quali nelle battaglie date alla Scarperia poco si erano travagliali, e dissero loro: se a voi desse il cuore di vincere con forza e con ingegno questa Terra, l'onore sarebbe vostro, e oltre la paga doppia e mese compiuto, daremmo a cadauno gran doni. I connestabili e i loro baccellieri si strinsono insieme, e mossi da presuntuosa vanagloria e da avarizia risposono: che dove eglino fossero sicuri di avere oltre le cose promesse il dono di fiorini 10,000 d'oro, che nella veniente notte darebbero presa la Scarperia. I capitani promisero tutto; e appena venuta la mezza notte armata tutta l’oste chetamente, i Tedeschi che avevano pensato di assalire, fatta elezione di 300 baccellieri commisono ad essi l'impresa ed il fascio della loro intenzione; i quali armati con le scale e con altri arnesi bellici senza alcun lume a quella parie più buja della Terra s'addirizzarono. Allora tutti gli assediati tosto furono all'arme, e silenziosi ascondendo i loro lumi attesono tanto che le schiere si avvicinassero alle mura e che cominciasse l'assalto, in guisa che coloro i quali si appressavano, francamente con la balestre, con le pietre, legnami e pali al pari degli altri che salivano sulle mura, percossi all' improvviso dagli assediati, traboccarono dalle scale nel fosso uno sopra l' altro, per modo che feriti e magagnati dovettero partire da quell'assalto. Allora l’oste del Biscione, perduta ogni speranza di avere la Scarperia nel dì 16 ottobre si pose in marcia verso Bologna, e ogni soldato ridussesi al di là dell' Alpe nel terreno degli Ubaldini loro amici ». – (Oper. cit.
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    Lib. II, cap. 32 e33.).
    Questa lezione per altro invece di comprimere servì piuttosto ad irritare le furie dell’ arcivescovo di Milano, il quale nell’anno successivo (1352) ordinò sopra i Milanesi un' imposizione di 500,000 fiorini d'oro; in guisa che la Repubblica Fiorentina temendo nuova visita ostile, fece prontamente afforzare il castello di S, Barnaba. – Infatti non erano scorsi ancora tre mesi, che l'oste lombarda unita alle genti degli Ubaldini e di altri suoi amici tentò di levarsi l'onta cercando ad ogni modo di prendere la Scarperia, tanto più che pochi dì innanzi i soldati che la guardavano avevano fatto mischia coi terrazzani, onde era nata tra loro sconfidenza grandissima.
    La notte che fu ordinata cotest' impresa scesono dall'Alpe nel piano di Mugello 2500 fanti e quattro bandiere di cavalleria comandate dagli Ubaldini, delle quali forze, chetamente guidate dalla parte della pieve di S. Agata, 250 de’ più arditi soldati a dì 17 gennaio del 1352
    (stile comune) entrarono senza esser sentiti nella Scarperia. E in quella notte, soggiunge il Villani, non vi erano dentro il castello tra forestieri e terrazzani che 500 uomini d'arme. Intanto che quelli di dentro vennero in chiaro che la piazza di Scarperia era piena di nemici, questi gridando alla morte, alla morte, in tanta oscurità si ferirono fra di loro, sicché nel primo asfalto, innanzi che fosse dato il segno convenuto ai soldati di fuori, quelli entrati e ammassati in sulla piazza vennero facilmente rotti. – (Oper. cit. Lib. II. cap. 55.)
    La
    Scarperia per pochi anni continuò a chiamarsi Castel di S. Barnaba, poiché presto se gli aggiunse, e finalmente le restò il solo nome antico. Ciò è dimostrato da più alti notariali,
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    uno de' quali sotto lì 8 agosto dell'anno 1338 fu rogato nel castel di S. Barnaba di Mugello, che si chiama Scarperia. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Bigallo).
    All'anno 1361, 6 marzo (stile comune) accadde un fatto di un padre e di un figlio nativi del borgo di S. Agata presso la Scarperia, che noi, all’Articolo AGATA (S.) AL CORNOCCHIO, fedelmente trascrivemmo dal capitolo 32 del Lib. X della Cronica di Matteo Villani a dimostrazione di smisurato amore di padre e figliuolo
    All’ Articolo poi FIRENZUOLA (Vol. II pag. 288) fu rammentato, come, nell' anno stesso 1361, verme aperta la strada del Giogo di Scarperia, quella stessa che per quattro secoli si chiamò postale Bolognese; la qual via fu ordinala dalla Repubblica Fiorentina ad oggetto di scansare quella più antica che passava dal monte dì Castel Guerrino e che di là discendeva nel Santerno al Borgo Cornocchiaja in mezzo ai possessi degli Ubaldini. – (MATT. VILLANI,
    Cronic. Lib. X. cap. 57.)
    Infatti tanto a Firenzuola come a Scarperia era la posta de' muli destinati a trasportare i passeggeri in lettiga, e costì in Scarperia nel 29 gennajo del 1452 venne incontrato ed onorato l’
    Imperatore Federigo III d’ Austria da una gran parte della nobiltà fiorentina, mentre nel dì seguente il santo arcivescovo Antonino con i suoi canonici e più di ottanta nobili e cavalieri da Firenze gli uscirono incontro infino all’ Uccellatojo (il vertice del poggio sull'antica strada fra Montorsoli e Cercina). – (AMMIR. Stor. Fior. Lib. XXIII.)
    Fino allora e per altri 90 anni dopo Scarperia non fu soggetta a grandi disavventure umane, né divine; ma una grandissima di quest' ultimo genere le avvenne appunto nel solstizio di giugno dell' anno 1542 per un orribile
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    terremoto che fece danni notabilissimi per tutto il Mugello, ma special mente nella Scarperia, dove sembra che fosse il centro di quel flagello, in guisa che, scuotendo fuor di maniera, mandò a terra gran parte del paese, dove rovinarono ad un tratto quasi tutte le case con la chiesa parrocchiale di S. Simone, e più di 150 persone restarono morte sotto le rovine, essendo assai maggiore il numero di feriti e di stroppiati, senza calcolare il copiosissimo bestiame domestico che vi perì, il tremore della terra continuò sebbene meno spaventevole e rovinoso per lo spazio di 40 giorni. – Aggiunge Giorgio Agricola, scrittore contemporaneo, qualmente presso Scarperia pei terremoti del 1542 emerse dalle viscere della terra un fiumicello che puzzava di zolfo e che pochi giorni appresso si seccò affatto. – Un simile fenomeno ai tempi nostri si sentì accaduto nel regno di Murcia in Spagna per causa di forti terremoti ivi accaduti negli anni 1828 e 29; ed un terremoto mollo sensibile per il Mugello e per la valle superiore del Bisenzio e dell’Ombrone pistojese si è per tre volte rinnovato nell' ottobre del cadente anno 1843.
    Fra le chiese rovinate nel 1542 nel distretto della Scarperia si rammenta l’ antica parrocchiale di S. Simone nella cura della quale vi era il convento dì Frati Agostiniani con la chiesa di S. Barnaba, nome che come dissi fu dato in origine al paese di Scarperia, per quanto il Brocchi credesse quel convento quella chiesa esistessero prima del castello di Scarperia.
    La compagnia della
    Madonna di Piazza, soggiungeva il Brocchi, fu insituita nel 27 luglio del 1327 da uno dei frati del convento di S. Barnaba allora esistente in Scarperia.
    Lasciano però dubitare di coteste due fondazioni, primo, le parole del decreto della Repubblica Fiorentina del 18 luglio 1306, col quale si
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    ordinò di fabbricare nel Mugello in luogo appellato la Scarperia un castello da doverlo chiamare Castri di S. Barnaba ad sui laudem et reverentiam, mentre l’ altra prova è fornita da una carta del 15 marzo 1320 (stile fior., o. 1321 stile comune) appartenuta alla Compagnia di S. Maria di Piana alla Scarperia, nella quale si rammenta cotest' oratorio sotto l’ aspetto di ospedale, posto nella piatta del Mercato. Eccone il sunto: « Gerì del fu Jacopo della Collina abitante nel Castel di S. Barnaba della Scarperia in Mugello promette pagare dentro tre anni futuri al prete Canterino pievano di Fagna, il quale riceve a nome dello spedale della SS. Vergine, fabbricato nel Mercatale del suddetto Castel di S. Barnaba, lire 25 di fiorini piccoli per la spesa, per letti ed altre cose utili allo spedale medesimo. – Rogato nel Castel di S Barnaba ».
    Rammentano altresì cotesto
    Castel di S. Barnaba le membrane seguenti; una del 13 gennajo del 1308 (stile comune) relativa ad una sentenza pronunziata dal capitano del Castel di S. Barnaba di Mugello contro un abitante della villa di Santa Croce nel piviere di Fagna contenente la condanna di rilasciare un casolare con terre annesse posto nel Castello predetto, che fu al medesimo affittato a condizione di dovere fabbricare sopra, quel terreno un casamento, il qual casolare e sue adiacenze con decreto del dì 30 dello stesso mese ed anno d'ordine del capitano medesimo fu consegnato in perpetuo ad un abitanti di Malfriano alle condizioni di sopra espresse, Fatto, dice il decreto nel Castello di S. Barnaba.
    La seconda membrana contiene un atto del 21 aprile
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    del 1308, per mezzo del quale la Comunità del Castello di S. Barnaba di Mugello concede in fìtto a persona dello stesso luogo uno stioro di terra posto fuori della Porta Bolognese per l'annuo canone di lire tre di fiorini. La terza membrana riferisce ad un istrumento del 31 dicembre 1320 nel quale non si rammenta il Castel di S. Barnab, ma sivvero la Scarperia, dove quell’ istrumento fu rogato. Trattavasi della vendita ad un tale del Castel di Scarperia per il prezzo di lire 90 e soldi io di diversi pezzi di terra posti nel popolo di S. Michele da Ferroneo in luogo detto il Ferrane. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comp. di S. Maria a Scarperia).
    Frattanto le scritture del 13 e 30 gennajo del 1308 qui sopra citate dimostrano che fino dalla prima fondazione fu stabilito in Scarperia un capitano con giurisdizione equivalente a quella de’ vicarii regii che sottentrarono in seguito alla Scarpina. Il qual vicariato al tempo del governo Mediceo abbracciava otto potesterie, cioè, 1.° di Campi ; 2.° di Sesto e Fiesole; 3.° di Carmignano; di Barberino di Mugello; 5.° di Scarperia ; 6.° del Borgo S. Lorenzo; 7.° di Picchio; 8.° di Dicomano.
    Se non ignorasi l'epoca della soppressione del convento di S. Barnaba degli Agostiniani Romitani in Scarperia, la quale accadde nel 1808, ignorasi da me quella della sua prima fondazione, la quale per altro, come ho già detto, non deve precedere quella dell’ origine del Castel di S. Barnaba, onde resta infirmata l' opinione che quella chiesa dasse il suo nome al paese. – Cotesto tempio peraltro
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    essendo più grande dell'antica parrocchiale di Scarperia, il rettore che fu eletto nel 1812, Gio. Maria Pupilli, per compenso procurò ed ottenne la permuta della chiesa antica in questa di S. Barnaba dove furono trasportate coi titoli le attribuzioni della sua prepositura. Alla quale parrocchia di Scarperia fino dal secolo XVI fu riunita la chiesa rovinata di S. Simone alla Rocca (probabilmente la prima chiesa parrocchiale della Scarperia), sicché nel giorno festivo dell’ Apostolo S. Simone si è conservato l’ uso di fare costì una fiera.
    Era compresa nel popolo del
    Ferrone, aggregato a questo di Scarperia, la grandiosa villa signorile del Palagio de’ marchesi Biffi Tolomei, già de' Castellani. – Vedere PALAGIO DI SCARPERIA. – Per egual modo fu riunito al popolo della pieve di S. Agata quello di S. Pietro del distrutto castello di Monte Accianico, ora villa Amerighi; il qual castello sorse nella fine del secolo XIII per opera dal Card. Ottaviano Ubaldini e poco dopo (1306) fu assediato, preso e atterralo dai Fiorentini che vollero acquistare pienissima proprietà anche del suolo pagandone la vistosa somma di 15600 fiorini d'oro a diversi proprietarj di casa Ubaldini, come da istrumento del 17 e 22 ottobre 1306 apparisce. – (ARCH. DELLE RlFORMAG. DI FIR.)
    Allora la Signoria di Fi lenze decretò che per conto alcuno non si erigesse fabbrica di sorta veruna sul poggio dove fu il castello di
    Monte Accianico. – (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIR. – Vedere ACCIANICO (MONTE).
    I fondamenti a doppio giro di mura ivi rimasti con le vestigia della chiesa di S. Pietro sono attualmente compresi nella tenuta della nobile casa Amerighi di Firenze.
    Non dirò della celebre villa di
    S. Croce nel distretto di Scarperia, piviere di Faglia, che fu con magnificenza essa pure fondala
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    dal Card. Ottaviano Ubaldini, adesso villa e oratorio della casa Guidacci; solo avviserò che la villa dì S. Croce nel piviere di Faglia, non è da confondersi con la pariocchia tuttora esistente di S. Lorenzo alle Croci, la quale spetta al piviere di S. Gavino Adunali presso Monte Girelli.

    MOVIMENTO della Popolazione della TERRA DI SCARPERIA a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 163; totale della popolazione 978.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 180; femmine 116; adulti maschi 180, femmine 289; coniugati dei due sessi 284; ecclesiastici dei due sessi 17; numero delle famiglie 189; totale della popolazione 1066.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 223; femmine 228; adulti maschi 251, femmine 255; coniugati dei due sessi 574; ecclesiastici dei due sessi 7; numero delle famiglie 311; totale della popolazione 1518.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 265; femmine 237; adulti maschi 284, femmine 278; coniugati dei due sessi 505; ecclesiastici dei due sessi 7; numero delle famiglie 327; totale della popolazione 1576.

    Comunità di Scarperia. – Il territorio di questa comunità abbraccia 23353 quadrati dei quali 507 sono presi da corsi di acqua e da pubbliche strade.
    Nel 1833 visi trovavano 5056 persone, a proporzione di circa 156 abitanti per ogni milgio quadrati di suolo imponibile.
    Il territorio comunitativo di Scarperia confina con quello di altre 4 Comunità. – Dal lato di levante fronteggia con la Comunità del Borgo S. Lorenzo, a partire dalla confluenza in Sieve del botro detto le
    Morticine, quale rimontano fra la strada rotabile che da Scarperia guida a S. Gio. Maggiore. Di costì entrambi i territorj scendono nel torrente Bagnone mediante il medesimo camminano contr'acqua, da primo nella direzione di grecale poscia
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    di settentrione finché dopo tre miglia toscane circa di via lo lasciano a levante per salire lungo de' termini artificiali sino alla cima dell' Appennino denominata Monte Alfuzzo. Costassù cessa con la Val di Sieve la Comunità del Borgo S. Lorenzo, mentre sulla schiena dell'Appennino che acquapende nella Valle di Santerno il territorio settentrionale di Scarperia ha di fronte quello meridionale della Comunità di Firenzuola, col quale entrambi voltando direzione da settentrione a ponente s'incamminano verso il collo del Giogo dove trapassano l'antica via postale di Bologna ora rotabile, già mulattiera e di là, innoltrandosi a maestrale per le sommità dei poggi di Fonte Fredda e del Fondo, arrivano di conserva sulla cima del monte di Castel Guerrino. Costà dirigendosi a ponente e poscia di nuovo a maestrale passano per la strada pedonale che dalla pieve di S. Agata varca l'Appennino di Castel Guerrino per scendere al Borgo Cornacchiaja sopra il Santerno, quindi scorrendo la sommità del poggio di Scherzatoja rasentano l' Osteria bruciata, dove restano le tracce dell'antica strada bolognese, passata la quale trovano i poggi di Spazzavento e del Cigno, finché al Prato al Conte cessa il territorio della Comunità di Firenzuola e viene a confine dal lato di ponente maestrale quello della Comunità di Barberino di Mugello. Con quest' ultima la mostra scende nella Val di Sieve dirimpetto a maestrale per circa un miglio toscano finché trova il torrente Sorcella, col quale i due territori continuano di conserva nella direzione di ostro fino presso la confluenza del borro delle Prunaje. – Costì il territorio comunitativo di Scarperia voltando faccia da ponente a levante poscia a scirocco si dirige insieme con l'altro per termini
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    artificiali verso il torrente Tavajano che attraversa alla confluenza del botro delle Casucce mercé cui fronteggiano le due Comunità per breve tragitto e poi trapassano per incamminarsi mediante termini artificiali sul borro della Collina, là dove passano la si rada comunitativa pedonale che va a S. Agata, finché mediante il detto borro arrivano in quello dell’Anguidola, e poco dopo sulla strada della Selva.
    Ivi sottentra a confine il territorio comunitativo di San Pier a Sieve col quale il nostro cambiando direzione da scirocco a levante percorre per breve tragitto la strada predetta; poscia voltando faccia entrambi rimontano nel cammino di settentrione la strada di Gabbiano che presto lasciano a ponente per dirigersi a levante sulla Piaccia e di là nel borro Rimoloso, col quale ritornano più sotto nella via stessa di Gabbiano per entrare nel detto torrente Levisano, e con isso scendere nella strada maestra che da S. Pier a Sieve conduce a Scarperia. Di lì lungo il torrente predetto camminando verso ostro libeccio dopo circa mezzo miglio entrano in Sieve; quindi mediante cotesto fiume il nostro territorio confina per quasi un miglio toscano con quello di S. Pier a Sieve che ha dirimpetto a libeccio e poscia a ostro fino alla confluenza del botro delle Morticine dove sottentra il territorio della Comunità del Borgo S. Lorenzo, da primo dirimpetto a levante, poscia di fronte a ostro scirocco mediante la strada provinciale e quella detta de' Cappuccini.
    I maggiori corsi d'acqua che lambiscono i confini, o che passano per il territorio di questa Comunità, sono il torrente
    Bagnone a levante, il Tavajone a ponente, il Cornocchio nel centro e il fiume Sieve a ostro, nell'ultimo dei
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    quali tutti i torrenti suddetti si vuotano.
    Fra le montuosità dell’ Appennino che chiudono dirimpetto a sett. il territorio comunitativo di Scarperia, una sola fu misurata dal P. Inghirami, ed è quella di
    Castel Guerrino, trovata 191 a braccia superiore al livello del mare Mediterraneo.
    Molte strade rotabili passano per il territorio in discorso, oltre l'antica postale mulattiera per Bologna, resa ora rotabile dalle Comunità di Firenzuola e di Scarperia tanto nella salita come nella discesa dell’ Appennino. E provinciale la strada detta del Mugello, che passa il fiume a San Piero a Sieve per costeggiare la sua la ripa sinistra, la quale dopo attraversata la parte meridionale del territorio comunitativo di Scarperia si dirige sotto il Borgo S. Lorenzo per Vicchio a Dicomano. Staccasi da questa la Strada comunitativa rotabile, che per Fagna guida a Scarperia, dal cui capoluogo partono alcuni altri tronchi di strade rotabili per S. Agata, per Senni, ecc.
    Rispetto ai terreni che cuoprono il territorio di questa Comunità, la loro qualità si riduce per la massima parte a un grès antico in strati alternanti con lo schisto marnoso e più di rado con la calcarea compatta. Alla base però volta a libeccio dell'Appennino di Castel Guerrino, fra Monte Poli e la villa di Erbaja, continuando per Monte Carelli, di mezzo al macigno
    (gres antico) trovatisi qua e là rocce ofiolitiche di gabbro e di serpentino state già indicate agli Articolo AGATA (S.) AL CORNOCCHIO, APPENNINO TOSCANO ED ERBAJA.
    All’ incontro il suolo della gibbosa valle intorno a Scarperia è profondamente coperto da un terreno di trasporto misto di ciottoli e di ghiaje trascinatevi dal superiore Appennino.
    In quanto alle produzioni agrarie il territorio di questa Comunità dai pie’ dell'Appennino sino al fiume Sieve può assomigliarsi ad un giardino piuttosto che a una campagna coltivata a poderi.
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    Avvegnaché se si considerano le annose querci che fiancheggiano le pubbliche strade, la squisitezza e copia dei frutti e delle piante di peschi, meli, gelsi, olivi, e susini che lo rivestono, le frequenti ville signorili che ad ogni tiro d'arco sono ivi sparse, non si può fare a meno di dire, che la Val di Sieve è il paradiso terrestre della Toscana. All'incontro coperti di boschi di cerri e di quercioli sono i fianchi meridionali dell'Appennino dal Giogo di Scarperia sino al monte di Fò, e di là scendendo nella valle per le vaste tenute del Palagio, Farina, Erbaja, ecc.
    Già un possidente agronomo lesse nella sezione di Agronomia alla Terza Riunione degli Scienziati Italiani alcuni cenni sulla conservazione de’boschi di querce d' alto fusto nel Mugello ed altrove e sul modo di trarre tutta la rendita di che sono capaci.
    Nella Terra di Scarperia da lungo tempo esiste l'arte de' coltellinai e di altri fabbricanti di arnesi campestri di ferro, de' quali generi soglionsi fornire i mercati e le fiere in molli paesi del Granducato.
    Nel giorno di venerdì ha luogo in Scarperia un mercato settimanale, la cui istituzione è antica quanto quella del paese. Inoltre vi si tengono due fiere annuali, una nel 24 giugno, l'altra nei giorni 28 e 29 ottobre, in commemorazione forse della sua antica chiesa titolare.
    Nel secolo passato venne alla luce in Scarperia (
    si aggiunga) il celebre poeta Clasio, al secolo Ab. Fiacchi, e dopo di lui il giureconsulto e abile politico Antonio Moggi di San Gimignano nel tempo che il di lui padre vi era stabilito con la famiglia medico condotto della Comunità. – Cotesta Com. mantiene costantemente un medico, un chirurgo e due maestri di scuola. È fondato in Scarperia un ricco Monte pio, situato nel palazzo
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    pretorio, dove risiede il vicario regio che estende la giurisdizione criminale anche sulle potesterie di Barberino di Mugello e del Borgo S. Lorenzo. – Vi si trova pure una cancelleria comunitativa, la quale abbraccia, oltre questa di Scarperia, le Comunità di San Pier a Sieve e di Vaglia. – L'ingegnere di Circondario e l'uffizio di esazione del Registro si trovano al Borgo S. Lorenzo; la conservazione delle Ipoteche ed il tribunale di Prima istanza sono in Firenze.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di SCARPERIA a quattro epoche diverse.

    - nome del luogo: Corliano, titolo della chiesa: S. Andrea (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 132, abitanti anno 1745 n° 304, abitanti anno 1833 n° 530, abitanti anno 1840 n° 560
    - nome del luogo: Cornocchio con Montaccianico e Ascianello, titolo della chiesa: S. Agata (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 458, abitanti anno 1745 n° 529, abitanti anno 1833 n° 827, abitanti anno 1840 n° 791
    - nome del luogo: Cornocchio, titolo della chiesa: S. Gavino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 249, abitanti anno 1745 n° 224, abitanti anno 1833 n° 224, abitanti anno 1840 n° 198
    - nome del luogo: Fagna, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 387, abitanti anno 1745 n° 371, abitanti anno 1833 n° 457, abitanti anno 1840 n° 442
    - nome del luogo: Lamena, titolo della chiesa: S. Michele (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 97, abitanti anno 1745 n° 132, abitanti anno 1833 n° 187, abitanti anno 1840 n° 191
    - nome del luogo: Marcojano e Mezzalla, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 197, abitanti anno 1745 n° 239, abitanti anno 1833 n° 427, abitanti anno 1840 n° 358
    -
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    nome del luogo: Montepoli, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 188, abitanti anno 1745 n° 162, abitanti anno 1833 n° 197, abitanti anno 1840 n° 231
    - nome del luogo: Petrone (*), titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 144, abitanti anno 1833 n° 231, abitanti anno 1840 n° 240
    - nome del luogo: SCARPERIA con l’annesso del Ferrone, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Filippo (Prepositura), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 978, abitanti anno 1745 n° 1066, abitanti anno 1833 n° 1518, abitanti anno 1840 n° 1576
    - nome del luogo: Senni (*), titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 189, abitanti anno 1745 n° 259, abitanti anno 1833 n° 338, abitanti anno 1840 n° 360
    - nome del luogo: Signano, titolo della chiesa: S. Clemente (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti anno 1551 n° 65, abitanti anno 1745 n° 33, abitanti anno 1833 n° 120, abitanti anno 1840 n° 121

    - Totale abitanti anno 1551: n° 2940
    - Totale abitanti anno 1745: n° 3463
    - Totale abitanti anno 1833: n° 5056
    - Totale abitanti anno 1840: n° 5068

    N.B.
    Nell’ultima epoca uscivano fuori di questa Comunità dalle due parrocchie segnate con l’asterisco (*)

    - anno 1840: abitanti n° 47

    -
    RESTANO abitanti anno 1840: n° 5021

    Altronde vi entravano dalle tre chiese parrocchiali di Coldaja, Figliano e Gabbiano poste fuori di questo territorio comunicativo

    - anno 1840: abitanti n° 225

    -
    TOTALE abitanti anno 1840: n° 5246

    SCARPERIA nella Val di Sieve. – Si aggiunga agli uomini più distinti nati nel secolo XVIII in questa Terra il poeta
    Clasio, ossia l'abate Fiacchi.
    Nel 1833 la Comunità di Scarperia contava senza annessi 5050
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    popolani, e nel 1845 con tre annessi ascendeva a 5389 Abitanti, come appresso:

    Cerliano,
    Abitanti N° 572
    Cornocchio,
    Abitanti N° 183
    Fagna,
    Abitanti N° 478
    Lumena,
    Abitanti N° 167
    Marcojano,
    Abitanti N° 394
    Montepoli,
    Abitanti N° 189
    Mugello (S. Agata in),
    Abitanti N° 825
    Petrone (
    porzione), Abitanti N° 210
    SCARPERIA,
    Abitanti N° 1675
    Senni (
    porzione), Abitanti N° 343
    Signano,
    Abitanti N° 110

    Annessi

    Coldaja; dalla Comunità di S. Pierassieve, Abitanti N° 24
    Gabbiano;
    dalla Comunità di S. Pierassieve, Abitanti N° 35
    Figliano;
    dalla Comunità del Borgo S. Lorenzo, Abitanti N° 184
    TOTALE
    Abitanti N.° 5389
Localizzazione
ID: 3840
N. scheda: 47500
Volume: 3; 5; 6S
Pagina: 625 - 627; 221 - 229; 230
Riferimenti: 32910
Toponimo IGM: Scarperia
Comune: SCARPERIA
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1688878, 4874163
WGS 1984: 11.35654, 43.99789
UTM (32N): 688942, 4874338
Denominazione: Scarperia del Mugello, Castel S. Barnaba - Mugello
Popolo: SS. Jacopo e Filippo a Scarperia (con annesso S. Michele a Ferrone e S. Donato a Montecchio)
Piviere: S. Maria a Fagna
Comunità: Scarperia
Giurisdizione: Scarperia
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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