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Stazzema - Cave di Marmi

 

(Stazzema)

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    STAZZEMA (Stathiema) nella Valle della Versilia. – Villaggio con chiesa plebana (S. Maria Assunta) capoluogo di Comunità, nella Giurisdizione e circa 4 miglia toscane a levante di Seravezza, Vicariato di Pietrasanta, Diocesi anticamente di Lucca, ora di Pisa, del cui Compartimento è compresa.
    Risiede sopra un monte alpestre, attraversato dalla strada mulattiera che per la Petrosciana varca l'Alpe Apuana
    alle Bocchette di Forno Volasco, o di Stazzema, poste un miglio toscano a levante della Pania Forata, donde si scende per balze sopra Trasillico e Gallicano nella Valle del Serchio.
    È un villaggio composto di più borgate nel fianco di una branca dell'Alpe Apuana in mezzo a castegneti, e sovrastante alle sorgenti della fiumana Versilia, che costassù porta il nome di
    Canale delle Mulina.
    Trovasi fra il grado 43° 59’8" di latitudine ed il grado 27° 58’2" di longitudine, circa 800 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, 8 miglia a grecale di Pietrasanta, passando per la via rotabile di Seravezza, e sei miglia toscane attraversando il poggio di Farnocchia per scendere in Val di Castello, tre malagevoli ripide miglia a libeccio del giogo della strada che per il varco della Petrosciana scende nella Valle dal Serchio.
    Agli Articolo PIETRASANTA e POMEZZANA citai una carta di chiese del 30 agosto 991, dalla quale appariva, che in quella età i popoli di Pomezzano e di Stazzema erano sottoposti alla pieve di S. Felicita in Val di Castello, ossia in
    Massa di Versilia.
    Inoltre dal documento medesimo si rileva in qual modo gli ascendenti dei nobili di Corvaja e di Vallecchia acquistassero allora giurisdizione sopra gli abitanti delle ville di Stazzema e di Pomezzana, per concessione cioè di Gherardo vescovo di Lucca, il quale col consenso del loro padre diede in feudo ai figli del
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    visconte Fraolmo la metà delle rendite e decime che gli abitanti delle ville di Stazzema e Pomezzana solevano pagare annualmente al pievano di S. Felicita in Massa di Versilia presso Pietrasanta.
    Anche nel catalogo delle chiese della diocesi lucchese compilato nel 1260, questa di S. Maria di Stazzema trovasi compresa sotto il piviere di S. Felicita, fino a che dopo avere il suo rettore nella visita diocesana dell'aprile 1651 ottenuto il battistero come semplice cura, il vescovo di Lucca Pietro rota, mediante altro decreto del 16 marzo 1652, innalzo la chiesa di Stazzema al grado di plebana, cui furono assegnate per filiali le parrocchie di S. Michele
    a Farnocchia e di S. Sisto a Pomezzana. – (ARCH. ARCIV. LUCCH.)
    Attualmente il piviere di Stazzema abbraccia, oltre i due popoli di Farnocchia e di Pomezzana quelli dell’Alpe di Stazzema, di
    Pruno e Volegno, del Cardoso e Maliventre e di Retignano.
    Il paese di Stazzema è rammentato non solo nell'istrumento del 30 agosto 991 riportato nelle Memor. Lucch. (Vol. V P. III.) ma ancora nell'atto di divisione del 9 ottobre 1219 fatta fra i nobili di Corvaja e quelli di Vallecchia, oltre una bolla del Pontefice Gregorio IX del 1231.
    Dall'archivio poi delle Riformagioni di Firenze si ha la notizia ufficiale, che
    Stazzema con la sua vicaria composta del paese omonimo e delle ville del Cardoso, Farnocchia, Galleno, Levigliane, Pomezzana, Pruno e Volegno, Retignano e Terrinca, con atto pubblico del 27 ottobre 1484 si sottomise al dominio fiorentino dal quale ottenne favorevoli capitolazioni aumentate per altre consecutive dichiarazioni del 21 marzo successivo, finché tutto cotesto territorio comunitativo nel 19 novembre 1513 venne confermato al capitanato di Pietrasanta, dopo avere i Stazzemesi mediante sindaci rinnovato l'atto di
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    sottomissione senza derogare ai benefizj concessigli nel 1484.
    Questo mese acquistò qualche aumento di fortuna e di popolazione sul declinare del secolo XVI, più che dai lavori delle sue miniere del Bottino, di Levigliani e di Tirrenica, dalle escavazioni copiose de’marmi mischi, ossia le brecce, state scoperte nel 1565 sopra il
    Ponte Stazzemese, o delle Mulina, vale a dire quattr'anni innanzi che ivi presso si scavassero i bardigli fioriti. Di entrambe le quali varietà di marmi il Granduca Cosimo I fece molto uso nella sua capitale, siccome può rilevarsi dal carteggio inedito di artisti del Gaje (Vol. III passim), e dalle opere superstiti in Firenze.

    MOVIMENTO della Popolazione del VILLAGGIO DI STAZZEMA a cinque epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari -; numero delle famiglie 128; totale della popolazione 630.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 141; femmine 131; adulti maschi 156, femmine 182; coniugati dei due sessi 322; ecclesiastici secolari 8; numero delle famiglie 221; totale della popolazione 940.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 156; femmine 135; adulti maschi 129, femmine 160; coniugati dei due sessi 308; ecclesiastici secolari 10; numero delle famiglie 184; totale della popolazione 898.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 128; femmine 130; adulti maschi 150, femmine 198; coniugati dei due sessi 360; ecclesiastici secolari 11; numero delle famiglie 198; totale della popolazione 977.
    ANNO 1843: Impuberi maschi 150; femmine 196; adulti maschi 148, femmine 194; coniugati dei due sessi 342; ecclesiastici secolari 9; numero delle famiglie 197; totale della popolazione 1039.

    Comunità di Stazzema. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 21853 quadrati 547 dei quali spettano a corsi d'acqua e strade.
    Nel 1833 vi stanziavano 5240 individui, a proporzione di 198 abitanti per
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    ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    Cotesto territorio confina dal lato di libeccio fino a maestrale con due Comunità del Granducato (Pietrasanta, e Seravezza) dal lato di settentrione, di grecale e levante con le comunità di vagli di Sotto e di Trasilico nella Garfagnana del Ducato di Modena, e dalla parte opposta a scirocco e a ostro con la Comunità lucchese di Camajore.
    Fronteggia dirimpetto a libeccio con la Comunità di Pietrasanta, a partire di là dalla chiesa di
    Culla sul contrafforte occidenatle del Monte Gabbari, passato il qual giogo dirigesi da scirocco a maestrale sul fianco meridionale del Monte di S. Anna sino verso il varco occidentale di Monte Ornato, le di cui opposte pendici prendono il nome della Costa ed acquapendono nella fiumana Versilia fra Ruosina e Seravezza. Giunti i due territorj presso il palazzo regio sulla Versilia, viene a confine la Comunità di Seravezza, con la quale l'altra di Stazzema entra nella detta fiumana, e pssando sotto il ponte del palazzo rimontano il corso della Versilia fino a Ruosina, dove i due territorj comuitativi abbandonano a ponente la fiumana per dirigersi a settentrione contr'acqua pei canali di Retignano e di Terrinca; quindi rimontando i confluenti di basati e del Giardino, salgono sul pizzo dell'Alpi Apuane sino alla foce dell'Alpe di Corchia. Oltrepassato cotesto giogo le due Comunità continuano a fronteggiare insieme dalla parte della Valle del Serchio per il canale del Freddone,incamminandosi con questo verso la fiumana della Torrita secca.
    A cotesta confluenza cessa dal lato di maestrale il territorio granducale della Comunità di Seravezza, e sottentra a confine di faccia a settentrione la Comunità di Vagli di Sotto
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    della Garfagnana modanese, con la quale cammina di conserva, mediante la fiumana della Torrita secca, o di Castelnuovo, che scende dal fianco settentrionale dell'Alpe Apuana, detta la Penna di Sumbra, ed in seguito per il confluente Verghe che rimonta verso ostro. Quindi piegando da grcaale a scirocco i due territorj salgono sulla Pania della Croce, e per il Monte Forato si dirigono verso il varco della strada di Petrosciana sopra le sorgenti della fiumana medesima. Con questo i due territorj comunitativi per corto tragitto riscendono nella direzione di grecale finchè al termine del Forno Volasco ripiegando proseguoo la direzione verso scirocco dove rasentano la chiesa di S. Giovanni, presso la quale incontrano la fiumana della Torrita Cava.
    A questo il territorio comunitativo di Stazzema trova dirimpetto a scirocco quello lucchese di Camajore, col quale si dirige da scirocco a libeccio per termini artificiali passando davanti al poggio e Villaggio di Pomezzana, quindi salgono sul
    Monte di Croce nel fianco meridionale del Monte Gabbari finché arrivano alla chiesa di Culla, di là dalla quale la Comunità di Stazzema ritrova il territorio comunitativo di Pietrasanta.
    In questo territorio non vi sono grandi corsi d'acqua, comecchè nei suoi monti abbiano origine, a ponente la fiumana
    Versilia, ed a scirocco quelle della Petrosciana e della Torrita Cava. – Non vi si contano tampoco strade rotabili eccetto quella che da Seravezza rimontando la sponda destra della Versilia passa da Ruosina per arrivare al Ponte Stazzamesse, o delle Mulina; tutte le altre sono vie mulattiere e pedonali. Avvegnachè il territorio di questa comunità è uno de’più inclinati e montuosi di quanti altri ne presenta
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    il Granducato di Toscana, sia per la frequenza degli sproni dell'Alpi Apuane che lo cuoprono, sia per la loro ripidezza ed elevatezza sopra il livello del mare Mediterraneo.
    Tali sono, per esempio, tralasciando tante altre montuosità, la
    Pania della Croce che si alza 3188 braccia fiorentine; il Monte Forato, la cui cima fu calcolata trovarsi all'elevatezza di 2009 braccia ed il Monte Gabbari che arriva all'altezza di 1896 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo; monti tutti alpestri e singolarissimi per la forma acuta, per le qualità dei terreni, e per la varietà e quantità de'filoni metalliferi che nelle loro viscere racchiudono. Infatti fra le ardesie si contano le lavagne del Cardosio, fra i marmi sono notissimi i bardigli fioriti e le brecce di Stazzema, sebbene volgarmente conosciute col nome di mischi di Seravezza, per non dire dei marmi bianchi scoperti nell'Alpi di Levigliani, di Terrinea, ecc. – In quanto poi ai filoni metalliferi, sono conosciuti da tre secoli quelli di solfuro di mercurio di Levigliani, i filoni di piombo argentifero del Gallieno e del Bottino, e quelli che diramansi dal monte Gabbari di ferro carbonato e oligisto del Monte di S. Anna, ecc. ecc.
    Rispetto alla struttura fisica e giacitura geognostica del terreno di cotesti monti, rammento per diritto di anzianità le osservazioni di Gio. Targioni Tozzetti, che fu forse il primo scrittore a darne una idea, quando al T. VI pag. 113 de’suoi Viaggi in Toscana (edizione seconda) all'occasione di descrivere la valle di Versilia, e precipuamente la pendice dell'altissima Alpe di
    Pietra Pania dal lato che acquapende verso il mare Tirreno, diceva: che cotesti monti nella sua origine sembravano tutti andantemente costrutti di grossissimi filoni di marmo
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    nella parte superiore, e nel basso di sasso morto. Egli aggiungeva, che questi filoni nelle pendici del monte di Stazzema mostravano di essere colla testata più alta diretti a mezzo giorno, colla più profonda a tramontana.
    Che cotesto
    sasso morto, di cui si servono quelle genti per fabbricare le loro case, corrisponda al macigno schistoso di tinta plumbea, lo diede a conoscere lo stesso Giovanni Targioni alla pag. 134 di quel Vol. ed in molti luoghi dell'Opera citata. Che poi il macigno schistoso, o sasso morto, nei monti di Stazzema sovrapponga generalmente alla gran massa marmorea, o si voglia dire, alla calcarea plutonizzata dell'Alpi Apuane, è un fatto stato verificato da molti valenti geologi della nostra età.
    Uno dei naturalisti toscani che imprese nel secolo attuale a studiare i terreni ed i fenomeni geologici intorno all'Alpi Apuane, fu il prof. Pisano Paolo Savi, il quale nel 1830 pubblicò nel nuovo Giornale de’Letterati di Pisa (N. 50) un catalogo ragionato di alcune rocce caratteristiche della formazione del macigno di Toscana, alterate dal contratto di quelle di
    trabocco; e nel numero successivo del Giornale stesso, all'occasione di trattare delle brecce, ossia dei mischi di Stazzema che trovansi sulla ripa destra del canale delle Mulina lungo la via che porta a Stazzema, il prelodato professore indicò le argille schistose convertite dalla calcarea saceroide in schisti lucenti; ed il macigno in una specie di steaschisto mentre in quanto alle brecce di Stazzema dubito che fossero state in tal modo alternate da un filone ferrifero che il professore stesso aveva incontrato in quelle vicinanze.
    Più recenti di tutte sono le brevi osservazioni fatte nel settembre del 1843 dalla sezione geologica del congresso de’scenziati tenuto in Lucca, dalle quali resulterebbe, che la
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    breccia marmorea di Stazzema fosse stata alterata da una iniezione di materia plutonica composta di una specie di Anfibolitei, o di sostanza talcosa, la quale supposero esservi stata penetrata mediante le screpolature della calcarea saccaroide, i di cui frammenti furono da essa ivi collegati.
    Aggiungasi infine qualmente alle brecce di Stazzema serve di letto un terreno steaschistoso, predominante nel corso montuoso della Versilia e dei canali suoi tributarj.
    Sotto quasi simili rapporti si presentano le brecce sulla opposta pendice orientale del monte che guarda il villaggio di Farnocchia, ed è costà donde cavasi il marmo bianco e bleu, ossia il
    bordiglio fiorito, che si mantiene di un uso più esteso e più continuato di quello delle brecce Stazzemesi.
    Checchè ne sia di tutto ciò, è certo per altro che coteste brecce non si conoscevano prima dell'anno 1565, epoca la più remota delle sue cave aperte per ordine di Cosimo I, che le mise in grande uso in Firenze, sia per colonne nelle piazze pubbliche, sia per stipiti, sia per altri lavori di ornato nel tempio e nella sua reggia.
    Anche nella vallecola percorsa dal
    canale del Cardoso, situata a settentrione e dirimpetto al canale delle Mulina o della Versilia, la formazione calcarea è meno granosa e più decisamente stratificata. Al quale terreno si associano il macigno e lo schisto marnoso (bisciajo) che costà trovasi metamorfosato e convertito in steachisto lucente; ed è quell'ardesia segnalata da Gio. Targioni sotto nome di pietra da forni di Ruosina, e prima di tutti dal Cesalpino sotto il vocabolo di sasso argentino inalterabile al fuoco.
    Cotesta formazione steaschistosa varia nei suoi componenti fino a che, nella pendice settentrionale dello sprone che divide la vallecola del
    Cardoso da quella percorsa dai
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    canali di Terrinca e di Retignano, torna a svilupparsi la calcarea saccaroide bianca, cui serve di base la stessa roccia steaschistosa fino all'Alpe marmorea della Corchia sopra Terrinca e Levigliani. Ed è in questa roccia steaschistosa dove incontransi le vene e filoncini metallici di mercurio solfurato, o cinabro di Levigliani.
    Più importanti per la storia metallurgica di questa Comunità sono i filoni di solfuro di piombo argentifero, che con qualche altro metallo (antimonio e rame solfurati) fornirono materia di antiche e di moderne più peculiari escavazioni nei luoghi denominati il
    Bottino, il Galleno ecc., filoni e vene che attraversano la roccia di steaschisto quarzoso alla sinistra della fiumana Ruosina, o della Versilia. La miniera di piombo argentifero del Bottino, dicevano i scienziati della sezione geologica della quinta riunione di Lucca, allorchè nel 27 settembre del 1843 si diressero nella valle di Seravezza: “la miniera del Bottino consiste in un filone, la cui matrice è intieramente quarzosa, contenente diverse sostanze minerali nelle quali predomina la galena argentifera. – Il filone è di una spessezza variabile (comprendendo le vene filiali), talchè fu calcolato potesse arrivare fino alla potenza di un metro, ed è, dicevano essi, parallelo alla stratificazione della roccia; per modo che esso forma una fenditura dal N. N. O. al S. S. E. (da maestrale a scirocco) – Cotesto filone è stato in varj tempi scavato, ed ora i lavori di scavo sono alla profondità di 200 braccia.
    Tutte le circostanze, soggiungeva il relatore di questa gita geologica, sembrano quivi dare buona speranza di successo, e già è stata estratta notevolissima quantità di minerale, sotto la direzione del sig. Vegni; talchè quei scienziati videro con
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    compiacimento i preparativi che andavano facendosi costà per la lavorazione della miniera argentifera precitata. – Vedere gli Articoli ARGENTIERA e RUOSINA.
    Maggior servizio all'industria del paese reca la fiumana
    Versilia, tostochè le sue acque, senza dire de’mulini, a partire dal Ponte Stazzamese mettono in moto varie macchine idrauliche, parte delle quali sono comprese nel territorio comunitativo di Stazzema. E siccome per l'arte delle canne da schioppo a cilindro acquistossi riputazione il paese di Ruosina, per egual modo seppe distinguersi il villaggio di Farnocchia per la fabbrica delle forbici di acciajo, ecc. – Vedere FARNOCCHIA.
    I prodotti agrarj di questa contrada si limitano ai castagni, che è il grano de'Stazzamesi, alla segale, alle patate, a poco vino nei luoghi meglio esposti, ed ai pascoli alpini, dove si conducono in estate alcune mandrie di capre e pecore. La porzione peraltro più vicina al giogo dell'Alpe Apuana suol fornire ottime pasture stante la freschezza e finezza dell'erbe di quei prati alpini quasi spogliati di alberi di alto fusto, fra i quali esistono le faggete cresciute a stento fra gli spacchi marmorei di quel suolo.
    Il prelodato Giovanni Targioni Tozzetti nel varcare il giogo delle Bocchette di Forno Volasco per scendere a stazzema, raccolse nelle crepature e fessi di quei massi marmorei rarissime piante botaniche, ed in maggior copia ve le trovò sul principio del secolo attuale il Prof. Bertoloni che nel 1819 pubblicò in Bologna una
    Flora dell'Alpi Apuane nelle sue Amoenitates Italiae.
    L'olivo nel territorio di questa Comunità non si vede che in qualche basso canale volto a mezzodì.
    La pieve di S. Maria Assunta di Stazzema è a tre navate, incrostata di pietre squadrate di arenaria, marmo venato e breccia. Attualmente il piviere di Stazzema spettante alla diocesi di Pisa comprende nella sua giurisdizione
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    ecclesiastica sette popoli, cioè; 1. Stazzema; 2. Farnocchia; 3. Retignano; 4. Pomezzana; 5. Cordoso; 6. Pruno e Volegno; 7. e l’Alpe di Stazzema.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITAdi STAZZEMA a cinque epoche diverse.

    - nome del luogo: Alpe di Stazzema o di
    Petrosciana, titolo della chiesa: S. Antonio Abate unita a S. Giovanni (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 391, abitanti anno 1840 n° 419, abitanti anno 1843 n° 431
    - nome del luogo: Cardoso e Malinventre, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° 92, abitanti anno 1745 n° 196, abitanti anno 1833 n° 344, abitanti anno 1840 n° 375, abitanti anno 1843 n° 377
    - nome del luogo: Farnocchia, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° 330, abitanti anno 1745 n° 647, abitanti anno 1833 n° 718, abitanti anno 1840 n° 746, abitanti anno 1843 n° 899
    - nome del luogo: Galleno (1), titolo della chiesa: -, diocesi cui appartiene: -, abitanti anno 1551 n° 38, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° -, abitanti anno 1840 n° -, abitanti anno 1843 n° -
    - nome del luogo: Levigliani, titolo della chiesa: Visitazione di Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Luni-Sarzana), abitanti anno 1551 n° 224, abitanti anno 1745 n° 363, abitanti anno 1833 n° 590, abitanti anno 1840 n° 605, abitanti anno 1843 n° 583
    - nome del luogo: Pomezzana, titolo della chiesa: S. Sisto (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° 232, abitanti anno 1745 n° 322, abitanti anno 1833 n° 367,
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    abitanti anno 1840 n° 381, abitanti anno 1843 n° 356
    - nome del luogo: Pruno e Volegno, titolo della chiesa: S. Niccolò (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° 349, abitanti anno 1745 n° 495, abitanti anno 1833 n° 659, abitanti anno 1840 n° 706, abitanti anno 1843 n° 739
    - nome del luogo: Retignano, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° 213, abitanti anno 1745 n° 385, abitanti anno 1833 n° 455, abitanti anno 1840 n° 519, abitanti anno 1843 n° 536
    - nome del luogo: STAZZEMA, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve), diocesi cui appartiene: Pisa (già Lucca), abitanti anno 1551 n° 630, abitanti anno 1745 n° 940, abitanti anno 1833 n° 898, abitanti anno 1840 n° 977, abitanti anno 1843 n° 1039
    - nome del luogo: Terrinca, titolo della chiesa: SS. Clemente e Colombano (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa (già Luni-Sarzana), abitanti anno 1551 n° 369, abitanti anno 1745 n° 592, abitanti anno 1833 n° 818, abitanti anno 1840 n° 802, abitanti anno 1843 n° 802

    - Totale abitanti anno 1551: n° 2477
    - Totale abitanti anno 1745: n° 3940
    - Totale abitanti anno 1833: n° 5240

    N.B.
    Nelle ultime due epoche entravano dai popoli di Ruosina e di Seravezza in questa Comunità

    - anno 1840: abitanti n° 355
    - anno 1843: abitanti n° 326

    - Totale abitanti anno 1840: n° 5885
    - Totale abitanti anno 1843: n° 6088

    (1)
    Gli abitanti di Galleno dopo la prima epoca compariscono nella cura di Ruosina.

    STAZZEMA della Versilia – Si aggiunga. – Rispetto allo spedaletto esistito in Stazzema sotto l’invocazione di S. Gio. Battista trovasi ricordo in una carta del 4 dicembre 1324 relativa alla nomina di un suo rettore fatta dai patroni di quello spedaletto e confermata dal vicario generale del vescovo di Lucca;
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    in calce al qual documento sono riportati i nomi dei patroni con le costituzioni concernenti il detto spedaletto fatte nel 1434 da Niccolò Guinigi vescovo di Lucca. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Bigallo.)
    Nel 1833 la Comunità di Stazzema senza gli annessi contava 5240 popolani, e nel 1845 con due annessi era salita a 6048 Abitanti, come appresso:

    Alpi di Stazzema,
    Abitanti N.° 389
    Cardoso,
    Abitanti N.° 355
    Farnocchia,
    Abitanti N.° 866
    Levigliani,
    Abitanti N.° 639
    Pomezzana,
    Abitanti N.° 357
    Pruno e Volegno,
    Abitanti N.° 741
    Retignano,
    Abitanti N.° 559
    STAZZEMA,
    Abitanti N.° 1039
    Terrinca,
    Abitanti N.° 769

    Annessi

    Ruosina; dalla Comunità di Seravezza, Abitanti N.° 237
    Seravezza;
    dalla Comunità di Seravezza, Abitanti N.° 97
    TOTALE
    Abitanti N.° 6048
Localizzazione
ID: 4010
N. scheda: 49440
Volume: 5; 6S
Pagina: 461 - 465; 238 - 239
Riferimenti: 53410
Toponimo IGM: Stazzema
Comune: STAZZEMA
Provincia: LU
Quadrante IGM: 104-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1604684, 4871775
WGS 1984: 10.30635, 43.99323
UTM (32N): 604747, 4871950
Denominazione: Stazzema - Cave di Marmi
Popolo: S. Maria Assunta a Stazzema
Piviere: S. Maria Assunta a Stazzema
Comunità: Stazzema
Giurisdizione: Seravezza
Diocesi: (Lucca) Pisa
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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