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Stia - Palagio del Casentino, Palagio Fiorentino - Casentino

 

(Stia - Stia Vecchia (a NE))

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    STIA (Stagia) nel Val d'Arno casentinese. – Terra illustre con antica chiesa plebana (S. Maria Assunta) capoluogo di una Comunità, stata anche capoluogo della contea di Porciano, de’conti Guidi, appellata del Palagio Fiorentino, nella Giurisdizione e appena un miglio toscano a settentrione maestrale di Pratovecchio, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Arezzo.
    Risiede presso la confluenza in Arno del torrente
    Staggia dal quale la pieve e la contrada presero il nome, sopra la testata sinistra del primo ponte che attualmente cavalca l’Arno dopo disceso dal monte della Falterona, ossia da Capo d'Arno, situato alle spalle di Stia, sopra la strada comunitativa rotabile che staccasi dalla provinciale casentinese al di là di Romena.
    Trovasi Stia nel grado 43° 51’8" di latitudine, e 29° 18’0" di longitudine quasi due miglia toscane a settentrione di Romena, mezzo miglio toscano a scirocco della torre di Porciano, il simile a ostro del
    Capo dArno e circa altrettante a ponente dell’Eremo di Camaldoli.
    Fu il
    castel vecchio di Stia con la corte e territorio annesso tra i feudi, come dissi, de’CC. Guidi del ramo di Porciano, i quali tennero palazzo in Stia vecchia nel luogo denominato tuttora il Palagio, donde presero il distintivo non solo quei dinasti, quanto ancora la Comunità di Stia, la quale fino al declinare del secolo passato si appellò del Palagio Fiorentino.
    Una delle memorie superstiti più vetuste in cui si rammenta il ramo de’conti Guidi di Stia, insieme alla sua pieve fu pubblicata dagli Annalisti camaldolesi sotto l'anno 1054. – È un atto di donazione scritto nell’aprile di detto anno nella camera del pievano di S. Maria situata in
    Stia nel casentino, citato altre volte agli Articolo GAVISERRI, e SPRUGNANO;
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    dal qual documento apparisce, che il donatore fu un conte Guido figlio del fu C. Alberto di legge e origine Ripuaria. – Vedere APPENDICE alla presente Opera.
    Che i conti di Porciano fossero anche i dinasti di
    Palagio, o di Stia vecchia lo dà a conoscere lo storico fiorentino Ammirato, allorché all’anno 1358 rammenta un conte Francesco da Porciano al servizio de’Fiorentini e comandante di un corpo di cavalleria, il quale dallo stesso scrittore all'anno 1363, venne designato col titolo di conte Francesco da palagio. Che questo conte Francesco fosse lo stesso personaggio di Guido Francesco de’conti Guidi di Modigliana morto nel 1369 lo dava a congetturare lo storico medesimo, tostochè disse, qualmente in quell'anno era stata presa dalla Signoria di Firenze la tutela de’figliuoli del conte Guido Francesco e dei loro castelli. – Vedere POPPI.
    All’
    Articolo poi PALAGIO DEL CASENTINO fu indicato, come ritenesse costantemente il nome di Palagio dentro e di Palagio fuori una parte della contrada superiore di Stia.
    Fu appellata
    Palagio dentro la porzione di alcune case poste in Stia vecchia che servono per abitazioni di contadini, mentre più in alto circa un sesto di miglio esisteva un piccolo castelletto, ossia casa torrita, denominato Palagio fuori, nome che in seguito rimase non solo alla casa, ma ancora alla Comunità di Stia, designata, come fu testè accennato, sotto il vocabolo di Palagio Fiorentino.
    La Terra di
    Stia nuova fu rifatta nel 1402, due anni dopo che la Rep. Fior. ebbe Antonio Guidi da Palagio, il quale nel 1392 aveva figurato in un torneo fatto in Firenze, dove condusse 40
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    uomini con la divisa bianca per allegrezza della pace fatta in Genova fra la Rep. Fior., e Giovan galeazzo Visconti di Milano. Ma nel 1400 essendosi ribellato ai Fiorentini, abbracciò il partito dello stesso signore di Milano all'occasione di una nuova guerra contro la Repubblica.
    Dondechè il conte Antonio Guidi fu costretto dalla forza de’Fiorentini ad abbandonare le terre che per antica successione possedeva e che la Repubblica riunì in un solo corpo di Comunità, appellandola del
    Palagio Fiorentino; nella qual circostanza in assegnato alla Comunità medesima per arme un leone rampante con una bandiera in campo bianco entrovi un giglio rosso. – Vedere PAPIANO del Casentino, e MONTE MEZZANO.
    La terra di Stia attuale pertanto può dirsi moderna attuale pertanto può dirsi moderna perché edificata nel luogo del borgo di
    Stia vecchia, di cui conserva tuttora la forma, sulla ripa destra della Staggia, dove fu costantemente la sua chiesa plebana. – Questa fra il secolo XI e XIII fu rifabbricata a tre navate di pietra di macigno, ma deformata dal tempo e dai ghiacci, ed aveva sopra la porta maggiore un rozzo ed informe bassorilievo. – Attualmente tanto le pareti della facciata come quelle dell'interno furono intonacate di calcina.
    Dell'antichità della prima chiesa plebana di Stia fa testimonianza, oltre l’atto di fondazione del Monastero di S. Miniato al Monte sopra Firenze, rammentato all'Articolo LONNANO, anco l’istrumento dell’aprile 1054, scritto nella camera del pievano di Stia.
    Appella poi alla pieve attuale di Stia, dopo rifatta, il catalogo delle chiese della diocesi fiesolana del 1299; nel quale furono indicate dieci chiese tiliali della stessa battesimale, qualificandole come appresso:
    1. S. Maria a
    Poppiena, Priora esistente, (data nel 1783 alla pieve di Pratovecchio).
    2. S. Biagio
    a Ama (nel 1831 assegnata alla pieve suddetta).
    3. S. Vito
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    a Lonnano (idem).
    4. S. Lorenzo
    a Porciano (cura esistente).
    5. S. Niccolò del
    Lago, poi a Montemezzano (da lunga età distrutta e unita alla seguente).
    6. S. Salvatore a
    Basilica (cura traslata in S. Andrea a Gavioserri).
    7. S. Stefano a
    Tuleto (ora in S. Cristina a Papiano).
    8. S. Romolo a
    Valiano (data nel 1831 alla pieve di Pratovecchio).
    9. S. Angelo a
    Pratiglione (riunita alla cura di S. Giacomo alla Villa).
    10.
    S. Giusto (chiesa ignota).
    Attualmente il piviere di Stia consiste nelle sette parrocchie seguenti:
    1. Pieve di S. Maria Assunta
    a Stia.
    2. S. Cristina
    a Papiano.
    3. S. Lorenzo a Porciano.
    4. S. Andrea
    a Gaviserri.
    5. SS. Primo e Feliciano a Vallucciole.
    6. S. Giacomo
    alla Villa.
    7. S. Bartolomeo a Castel Castagnajo.
    Nel contagio del 1630 la popolazione di stia restò fatalmente afflitta e decimata; la quale sventura diede occasione al capitano Antonio Goretti di scrivere un’elegia italiana, il di cui MS. conservasi dai suoi discendenti ed eredi conti Goretti di Stia.
    Fra gli uomini più distinti la terra di Stia conta un Bernardo Tanucci nato costì nel 20 febbrajo 1698, educato nelle belle lettere da Andrea Tanucci professore in Pisa, dov’ebbe a maestro in giurisprudenza Giuseppe Averani, e dove lo stesso Bernardo ottenne una cattedra di quella Università. Passato da Pisa a Napoli con l’Infante Don Carlo, poi re delle Due Sicilie, il Tanucci sotto il di lui figlio Ferdinando IV poté divenire primo ministro di Stato, e quasi arbitro di tutti gli affari pubblici di quel reame.

    MOVIMENTO della Popolazione della TERRA DI STIA divisa per famiglie, a cinque epoche diverse.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -;
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    adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 56; totale della popolazione 295.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 96; femmine 90; adulti maschi 145, femmine 184; coniugati dei due sessi 200; ecclesiastici dei due sessi 10; numero delle famiglie 165; totale della popolazione 725.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 192; femmine 168; adulti maschi 173, femmine 160; coniugati dei due sessi 452; ecclesiastici dei due sessi 13; numero delle famiglie 218; totale della popolazione 1158.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 188; femmine 160; adulti maschi 208, femmine 259; coniugati dei due sessi 511; ecclesiastici dei due sessi 12; numero delle famiglie 240; totale della popolazione 1338.
    ANNO 1843: Impuberi maschi 198; femmine 169; adulti maschi 233, femmine 176; coniugati dei due sessi 444; ecclesiastici dei due sessi 9; numero delle famiglie 247; totale della popolazione 1229.

    Comunità di Stia. – Questa Comunità occupa una superficie di 17509 quadrati dei quali 440 spettano a corsi d’acqua e a strade. – Vi abitavano nel 1833 individui 2568, a ragione di 121 persone per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    Il territorio comunitativo di Stia confina con sei Comunità del Granducato, tre delle quali spettanti aalla Val di Sieve (cioè S. Godenzo, Londa e Pelago) due al val d’Arno casentinese (Monte Mignajo e Pratovecchio) ed una alla Valle transappennina del Rabbi (Premilcore).
    A settentrione si tocca con quelle di S. Godenzo sul monte della Falterona, sul di cui sprone volto a maestrale sottentra il territorio della Consuma. Costassù trova dirimpetto a ponente la Comunità di Pelago, con la quale si dirige presso la vetta della Consuma nella strada vecchia Casentinese. Ivi voltando faccia da ponente a ostro sottentra la Comunità di Monte Mignajo, mediante la strada vecchia suddetta. Dopo circa due miglia toscane viene a confine la Comunità di Pratovecchio,
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    nella direzione da primo di maestrale per termini artificiali, poi di scirocco mediante il borro di Rimaggio sino alla sua confluenza in Arno. Il corso inverso di questo fiume nella direzione di settentrione serve di limite alle due Comunità sino alla confluenza in Arno del borro della Madonna, situato fra stia e Pratovecchio. A cotesto sbocco il territorio comunitativo di Stia voltando da settentrione a grecale rimonta il borro della Madonna, quindi sale il monte per il fosso di Gaviserri. Dopo percorso cotesto fosso il territorio di Stia arriva sul giogo di Camaldoli, al di là del quale cessa la Comunità di Pratovecchio e sottentra dirimpetto a grecale quella transappennina di Premilcore. Con il territorio di quest’ultima la nostra di Stia fronteggia lungo la cresta della Falterona, dirigendosi a settentrione del capoluogo sopra le più alte sorgenti del borro Oja. A quel punto ritorna a confine un appezzamento disunito della Comunità di Pratovecchio, con il quale il territorio di Stia ripiega nel val d’Arno casentinese, prima scendendo lungo il borro Oja, quindi entrando nel torrente Staggia in cui l'altro confluisce. Costì voltando direzione da ostro a ponente libeccio dopo mezzo miglio attraversa la Staggia per salire sul poggio di Porciano, e poscia per la via di Montalto o di bocca Pecorina ritornare sulla Falterona dove per termini artificiali trapassa il capo d’Arno per arrivare sulla cresta della montagna al punto in cui ritrova la Comunità di S. Godenzo.
    Fra le più note montuosità comprese nel territorio comunitativo di Stia tre furono misurate trigonometricamente dal ch. Pad. Inghirami, la sommità cioè della
    Falterona, il Capo dArno ed il poggio di Porciano. La
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    prima di esse fu ritrovata braccia 2320, ed il terzo braccia 1077 sopra il livello preindicato.
    Una sola strada rotabile passa dal ponte di Stia per entrare nella Terra, ed è quella che staccasi dalla provinciale casentinese per dirigersi verso l’alto Casentino guidando alle Terre di Stia di Pratovecchio, innanzi di rientrare nella strada provinciale che ritrova nel piano di Campaldino.
    Non parlerò della supposta strada di Annibale cui diè occasione la scoperta di varie anticaglie di merito e di epoche diverse state trovate presso la distrutta chiesa del
    Lago a Monte Mezzano; stantechè dovrò tornare su quest’argomento al SUPPLEMENTO, Articolo LAGO (S. NICCOLO’DEL).
    I principali corsi d'acqua che scendono dai monti sopra stia sono due, l’Arno a maestrale e la
    Staggia a settentrione. Quest’ultima fiumana, che non si secca tampoco nella calda stagione, presta da gran tempo agli industriosi abitanti di cotesta contrada grandi servigj, talchè i compilatori del calendario casentinese per l’anno 1840, discorrendo di Stia, esclamavano: Ecco il solo paese della provincia ove il tuo animo si apre a un conforto, perché costì vede le forze della natura chiamate dall’arte a contribuire all’industria di una intiera popolazione….Tale è lo spettacolo che Stia ora presenta. I due grandi edifizj di lanificio (cito lo stesso Calendario del 1840) sostenuti da un’accomandita di 100,000 lire toscane, nei quali solevano aliora consumarsi in anno comune 120,000 libbre di lana, 30,000 d’olio, e 25,000 libbre di sapone, fornivano al commercio 2300 pezze di panno di tutte le qualità, comprese le casimirre e le flanelle.
    Inoltre vi si trovano due cartiere, i di cui pistoni sono messi in moto dalle acque della
    Staggia nel popolo di Papiana sopra la terra di Stia, dove si consumavano in detto anno 130,000 libbre di stracci per ridurli in 300 balle
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    di carta di varie qualità. Vi esiste ancora una ferriera, nella quale si purgano circa libbre 600,000 di ferraccio fuso a Follonica riducendolo atto a diversi lavori per le ordinarie officine.
    Tutti cotesti opificj nel 1840 occupavano circa 360 persone, 320 delle quali servivano alle due fabbriche di lanificj, i di cui fondatori, i signori Ricci e fratelli Beni, meritano molta lode per avere a grande rischio delle loro fortune dato un plausibile esempio, confacente a dimostrare che il genio industriale non era totalmente bandito da coteste contrade.
    Esiste inoltre dentro Stia una fabbrica molto accreditata di cappelli di feltro.
    Al di fuori del paese la maggior parte della popolazione, o si procura occupazione ai lavori recandosi dall’ottobre al maggio in Maremma, oppure attende alla pastorizia, al traino degli abeti della montagna, alla costruzione di vasi vinarj e di seggiolami ordinarj di faggio, o alle faccende agrarie. In questo territorio comunitativo si calcola che ricevino nutrimento nell’estate da 12,000 animali lanuti, ed in tutte le stagioni da 450capi di bestiame vaccino, con più circa 900 majali.
    Rispetto ai maggiori prodotti agrarj della contrada, possono essi ridursi a granaglie, a castagne ed a vino. L’olio non comparisce nella statistica di questa Comunità, comecchè non manchi qualche località dove vegeta e fruttifica anche l’ulivo.
    La Comunità di Stia mantiene un medico ed un chirurgo.
    Vi è un mercato settimanale che il popolo di
    Stia vecchia ottenne dalla Repubblica Fiorentina sino dall’anno 1502.
    Esso ha luogo nel giorno di martedì, e tre piccole fiere annuali cadono nel 16 agosto, nel 21 novembre e 21 dicembre.
    Il potestà e il cancelliere Comunitativo risiedono in Pratovecchio, l’ufizio d’esazione del registro, e l’ingegnere di circondario sono in Poppi, la conservazione delle Ipoteche, ed il tribunale di prima Istanza si trovano in Arezzo.

    QUADRO della Popolazione della COMUNITAdi STIA a
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    cinque epoche diverse.

    - nome del luogo: Castelcastagnajo, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 366, abitanti anno 1745 n° 217, abitanti anno 1833 n° 156, abitanti anno 1840 n° 252, abitanti anno 1843 n° 271
    - nome del luogo: Gaviserri (*), titolo della chiesa: S. Andrea già S. Salvatore Basilica (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 151, abitanti anno 1745 n° 119, abitanti anno 1833 n° 163, abitanti anno 1840 n° 171, abitanti anno 1843 n° 173
    - nome del luogo: alle Grazie, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 115, abitanti anno 1745 n° 81, abitanti anno 1833 n° 110, abitanti anno 1840 n° 135, abitanti anno 1843 n° 120
    - nome del luogo: Gualdo, titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 133, abitanti anno 1745 n° 186, abitanti anno 1833 n° 171, abitanti anno 1840 n° 180, abitanti anno 1843 n° 189
    - nome del luogo: Porcino (*), titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 406, abitanti anno 1745 n° 165, abitanti anno 1833 n° 220, abitanti anno 1840 n° 230, abitanti anno 1843 n° 231
    - nome del luogo: STIA
    nuova e vecchia, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 617, abitanti anno 1745 n° 725, abitanti anno 1833 n° 1297, abitanti anno 1840 n° 1529, abitanti anno 1843 n° 1434
    - nome del luogo: Vallucciole, titolo della chiesa: SS. Priamo e Feliciano (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 260, abitanti anno 1833 n° 319, abitanti anno 1840 n° 364, abitanti anno 1843 n° 372
    - nome del luogo: Villa, titolo della chiesa: S.
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    Jacopo con l’annesso di S. Angelo di Prataglioni (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 330, abitanti anno 1745 n° 153, abitanti anno 1833 n° 132, abitanti anno 1840 n° 166, abitanti anno 1843 n° 168

    - Totale abitanti anno 1551: n° 2118
    - Totale abitanti anno 1745: n° 1906
    - Totale abitanti anno 1833: n° 2568
    - Totale abitanti anno 1840: n° 3027
    - Totale abitanti anno 1843: n° 2958

    N.B.
    Le parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nelle ultime due epoche mandavano fuori di questa Comunità

    - anno 1840: abitanti n° 290
    - anno 1843: abitanti n° 311

    -
    RESTANO abitanti anno 1840: n° 2737
    -
    RESTANO abitanti anno 1843: n° 2647

    All’incontro nell’ultime due epoche entravano da due Comunità limitrofe in questa di Stia

    - anno 1840: abitanti n° 170
    - anno 1843: abitanti n° 177
    -
    TOTALE abitanti anno 1840: n° 2907
    -
    TOTALE abitanti anno 1843: n° 2824

    STIA nel Val d’Arno casentinese. – Al suo luogo si aggiunga la notizia che rilevasi da una membrana del 21 settembre 1403 dell’
    Arch. Gen. ora nel Dipl. Fior. scritta nel distretto di Romena, con la quale uno del popolo di S. Maria a Stia contea del conte Pietro di Modigliana (del ramo di Porciano) alienò per il prezzo di fiorini dodici d’oro un pezzo di terra posto nella curia di Palagio.
    La parrocchia di S. Maria a Stia nel 1845 aveva nella Comunità omonima 1376 popolani, ed una frazione di 235 persone entrava nella Comunità di Pratovecchio. – TOTALE
    Abitanti 1611. – Nel 1833 la Comunità di Stia conteneva senza annessi 2568 individui, e nel 1845 con due annessi ne aveva 3026, come appresso:

    Castel Castagnajo,
    Abitanti N.° 311
    Gaviserri (
    porzione), Abitanti N.° 103
    Grazie,
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    Abitanti N.° 135
    Gualdo di Stia,
    Abitanti N.° 189
    Porciano (
    porzione), Abitanti N.° 194
    STIA (
    la maggior parte), Abitanti N.° 1376
    Vallicciole,
    Abitanti N.° 340
    Villa,
    Abitanti N.° 202

    Annessi

    Campolombardo; dalla Comunità di Pratovecchio, Abitanti N.° 122
    Fornace;
    dalla Comunità di Londa, Abitanti N.° 54
    TOTALE
    Abitanti N.° 3026

    PALAGIO DEL CASENTINO, ossia PALAGIO FIORENTINO nel Val d'Arno Casentinese. – Porta tuttora il nome di
    Palagio dentro e Palagio fuori una parte del castello superiore di Stia, la cui comunità abbraccia quelle che furono del Palagio Fiorentino e della contea d’Urbech.
    Fù il castel di
    Palagio dei conti Guidi, ed era posseduto dal Conte Antonio figlio del C. Francesco del Palagio, quando egli nell’anno 1402 essendosi unito coi nemici della repubblica fiorentina, di ottobre corse con essi a predare molto bestiame che pascolava sulle terre del conte Piero da Porciano raccomandato de’Fiorentini, ai quali apparteneva. Per la qual cosa i Decemviri della guerra dettero 600 uomini a cavallo e 1000 soldati a piedi al conte Piero da Porciano, affinché, passando con quelle masnade nelle terre del Conte Antonio nel Casentino, le ingiurie fatte a lui ed alla repubblica vendicasse.
    L’impresa, dice l’Ammirato, fu molto facile; imperrocché il conte Antonio non si aspettando tanta oste, rinchiuso con poca gente dentro il suo castel di
    Palagio, per minacce dei suoi vassalli stessi fu costretto a venire a patti coi Fiorentini, e cedere loro il castello che per antica successione dei suoi maggiori possedeva, a condizione che egli e la sua famiglia coi beni mobili che esistevano nel Palagio e sue attinenze potessero andar liberamente ovunque volessero. – Le quali capitolazioni dai
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    Dieci della guerra sotto dì 5 ottobre 1402 essendo state confermate, ne avvenne, che tutte le ville di antica pertinenza dei conti Guidi di Palagio, consistenti nel Borgo e luogo di Stia, in Stia vecchia, in Monte Mezzano, Lonnano, e Papiana, si riunirono in un sol corpo e università, chiamandola d’allora in poi la Comunità del Palagio Fiorentino, cui fu dato per arme un leone rampante, che teneva con le branche una bandiera bianca entrovi un giglio rosso. Nel tempo stesso fu proibito al conte Antonio, ed a tutti i conti Guidi di Modigliana, non che agli Ubertini del Casentino di riprendere giurisdizione sotto qualsiasi pretesto nella comunità del Palagio Fiorentino.
    Per la qual cosa d’allora in poi i popoli della Comunità di
    Palagio furono compresi nel contado fiorentino, e come tali contemplati a tutti gli effetti di ragione.
    Forse accadde in uno di quei trambusti di guerra che i conti Guidi di
    Palagio, con l’intenzione di salvare i loro tesori, nascondessero nella parte più inospita del sovrastante monte della Falterona nel loro territorio di Monte Mezzano quella ricca collezione di statuine, di arnesi, di ornati metallici e armi di vario stile ed età, stante non ha guari scoperte su quella montagna presso la sorgente del torrente Ciliegete senza indizio di alcuna fabbrica dall’età o dagli uomini distrutta.
Localizzazione
ID: 4015
N. scheda: 49530
Volume: 1; 4; 5; 6S
Pagina: 511 - 512; 25 - 26; 467 - 471; 56, 239
Riferimenti: 6530
Toponimo IGM: Stia - Stia Vecchia (a NE)
Comune: STIA
Provincia: AR
Quadrante IGM: 107-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1718084, 4853650
WGS 1984: 11.71203, 43.80531
UTM (32N): 718147, 4853824
Denominazione: Stia - Palagio del Casentino, Palagio Fiorentino - Casentino
Popolo: S. Maria Assunta a Stia
Piviere: S. Maria Assunta a Stia
Comunità: Stia
Giurisdizione: Pratovecchio
Diocesi: Fiesole
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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