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Barberino di Val d'Elsa

 

(Barberino di Val d'Elsa)

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    BARBERINO DI VAL D’ELSA. Castello sulla strada Regia romana, capoluogo di Comunità e residenza di un potestà, nel Vicariato di Colle, piviere di S. Pietro in Bossolo, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
    È un piccolo castello sul pianoro delle colline che separano la valle della Pesa dal quella dell’Elsa, a 646 braccia sopra il livello del Mediterraneo, nel grado 28° 50’ longitudine e 43° 32’ 6’’ latitudine 18 miglia toscane a ostro di Firenze, 22 a settentrione-maestro di Siena, 10 a grecale-settentrione della città di Colle. È cinto di vecchie mura con due porte castellane sull’estremità del borgo, pel quale un dì passava la via romana, in un risalto di poggio a cavaliere dell’attuale strada postale che da Firenze conduce per Siena a Roma, la quale lo rasenta dal lato orientale, un miglio toscano e 1/2 passata la mansione di Tavarnelle.
    La distruzione di Semifonte diede la vita a Barberino, il di cui castello non comincia a sentirsi nominare prima del secolo XIII, quantunque come un semplice luogo del piviere di S. Pietro in Bossolo venga citato in una pergamena della Badia di Passignano, scritta in Firenze a dì 22 giugno dell’anno 1054 (
    ARCH. DIPL. FIOR.).
    Il sistema politico della Repubblica fiorentina di costruire nel suo contado luoghi muniti per accogliere sotto la tutela della legge i vassalli dei magnati, e tenere in freno nel tempo medesimo cotanti valvassori, potè indurre i Magistrati di quel Comune a edificare sul poggio di Barberino in Val d’Elsa una rocca, nel tempo in cui nelle circostanti colline tenevano esteso vassallaggio i Conti Alberti, i Gherardini ed altri regoli di Val d’Elsa e Val di Pesa.
    Certo è che una delle più vetuste ricordanze di questo paese sta nel testamento olografo scritto in lingua volgare, nel 18 febbrajo 1278, dalla Contessa Beatrice vedova
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    del Conte Marcovaldo di Dovandola nata dal Conte Rodolfo degli Alberti di Capraja; mercè cui fu destinato un legato di lire 25 al convento dei frati minori francescani di Barberino di Val d’Elsa, cioè, al soppresso monastero dei Conventuali di Borghetto fra Tavarnelle e Barberino.
    Nei primordii del secolo XIV questo castello doveva essere già circondato di mura, e fornito di un presidio, tosto che lo storico Giovanni Villani lo qualificò nel numero delle fortezze prese nell’inverno del 1312 dall’imperatore Arrigo VII dopo abbandonato l’assedio di Firenze. (CRON.
    Libro IX capitolo. 48)
    Sino da quest’ultima epoca il castello di Barberino in Val d’Elsa, unitamente a quello di S. Donato in
    Poggio, fu destinato a residenza di un Rettore, o giudice dipendente dal Potestà di Firenze, innanzi che fosse dichiarato capoluogo di Potesteria sotto il Vicariato di Certaldo.
    Avvi in questo Castello qualche fabbrica degna di essere quì rammentata. Tale è un piccolo spedale, ad uso di pellegrini, sulla cui facciata leggesi l’iscrizione seguente:
    Questo Spedale fece fare Taddeo di Cecco da Barberino ec. l’anno 1365.
    Era questi uno dei figliuoli del celebre Frencesco da Barberino, che fu esso medesimo il restauratore dell’antica chiesa parrocchiale di S. Bartolommeo dello stesso luogo.
    Esiste ancora dentro le mura castellane il palazzo dei Barberini, da cui sortirono i proavi del pontefice Urbano VIII: sulla porta del quale avvi una scudo di pietra con i tre insetti che dovrebbero essere piuttosto Tafani che Api, come apparisce meglio da un’altra arme più antica esistente nella facciata del succenato spedale, e dal nome di
    Tafania che tuttora conserva nelle vicinanze di Barberino uno dei poderi dell’illustre prosapia che ne prese il cognome e quindi il suo blasone.
    Comunità di Barberino in Val d’Elsa. – Il territorio di questa
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    Comunità, situato quasi nell’ombellico della Toscana, possiede tutto l’alto piano che costituisce la più bella parte delle colline, che si distendono fra l’Elsa e la Pesa, appoggiandosi verso oriente alle pendici occidentali dei monti del Chianti. Ha una superficie di quadrati 36082, di cui 1008 quadrati sono presi da strade pubbliche e da corsi di acqua, con una popolazione di 7869 abitanti, pari a 182 anime per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Il suo perimetro confina con 7 Comunità. Dal lato di libeccio il fiume Elsa la divide dal territorio di
    S. Gimignano, a partire dalla confluenza del torrente Avane presso Vico di Val d’Elsa sino al poggio di Bellosguardo passato la strada della pieve di Appiano, dove lascia il fiume e subentra la Comunità di Poggibonsi. Dirimpetto alla medesima volgesi a scirocco, e quindi a ostro, prendendo per confine naturale il serpeggiante torrente Drove, che attraversa presso alla grande strada Romana per seguitare lungo il ramo sinistro dello stesso torrente sino alla via comunale che da Poggibonsi guida alla Panieretta verso Monsanto. Costà si volge a levante e cavalca il torrente alla confluenza del fosso di Cedda sotto Montignano dove trova la Comunità della Castellina nel Chianti, con la quale piega a grecale, prima lungo il borro del Granado, poscia per la strada di S. Agnese, la quale abbandona al fosso dell’Argenna sotto Monte Corboli. Di là attaversa la strada provinciale del Chianti lungo il crine dei poggi fra S. Donato e la Castellina sino a che per la lama di Sicelle scende nel fiume Pesa, varcato il quale sotto Monte Bernardi trova la Comunità di Greve. Con questa fiancheggia rimontando per il fosso delle Villane
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    le pendici orientali del Poggio a Vento, dove trapassa la strada che da Passignano conduce a Rignana sino a che giunti al luogo di Citinale e Tracolle, subentra la Comunità di S. Casciano, con la quale fronteggia dal lato di settentrione riscendendo per il fosso del Casino nella Pesa al Ponte nuovo, per dove ritorna sulla ripa sinistra del fiume. Costà lungo il poggio di Pe rojo, alla confluenza del borro della Felce in Pesa, volgesi da maestro a ponente per andare contro la corrente del borro medesimo sulla schiena delle colline della Romita, e di là per il fosso della Lama scendere nel torrente Virginio. In questo punto alla Comunità di S. Casciano subentra quella di Montespertoli, con la quale confina mediante il borro di Marciano sino al Virgignolo di Palazzuolo presso Uglione. Quivi piegando a occidente trova la Comunità di Certaldo, e di conserva con essa percorre sulla schiena dei poggi per breve tratto la strada di Marcialla sino a Vigliano, poi quella che dall’Agliena porta alla villa Vettori e a S. Michele di Semifonte. Costà lasciata a sinistra la via che guida a Bagnano, entra nel torrente Avane, e con esso ritorna in Elsa a trovare la Comunità di Certaldo al punto donde partì.
    Questo territorio merita di essere osservato sotto più rapporti: o sia che si contempli l’importanza della sua posizione geografica: o che si esamini la fisica struttura del suolo, sia ancora per le rimembranze storiche dei luoghi che costà figurarono innanzi che la Repubblica fiorentina ne decretasse l’esterminio.
    La posizione territoriale di cotesta Comunità parla da se stessa a chi per poco passeggi la Toscana. Basta arrivare sul pianoro
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    di Tavarnelle alla mansione postale della grande strada Romana per contemplare di costà, e meglio ancora da uno dei vicini poggetti, a volo d’uccello le principali valli che tributano omaggio a quella del fiume maggiore della Toscana. Infatti Barberino di Val d’Elsa contasi per uno dei paesi più centrali del Granducato; a mezzo cammino fra Firenze e Siena, circondato a una distanza di poche miglia dalle popolose e commercianti Terre di Poggibonsi, S. Gimignano, Certaldo, Castelfiorentino, Montespertoli, S. Casciano e Greve.
    Dirò piuttosto della singolarità che presenta la fisica struttura di questa contrada all’occhio del naturalista sorpreso di lasciare bruscamente il solido alberese e la finissima pietra arenaria che più non rivede dopo la Val di Greve e di trovarsi quasi all’improvviso sopra immensi ammassi di ciottoli e di arena che cuoprono a un’immensa altezza la stessa ossatura pietrosa sui poggi che acquapendono in Val di Pesa, mentre nell’opposto lato di questo fiume dove comincia la Comunità di Barberino, e di là proseguendo per sino all’opposto confine sulla Valle dell’Elsa, apparisce un nuovo terreno mobile, in cui sino dalla origine furono sepolte famiglie intere di testacei marini e altre reliquie organiche fra mezzo ai depositi di ghiaja e di tufo arenario giallo rossastro, mentre al tufo e alla ghiaja serve di base un sedimento estesissimo, un fondo d’argilla grigia cerulea (
    mattajone), che è d’aspetto monotono, sterile rapporto a una variata produzione, ma assai fertile riguardo al naturalista per la copia e varietà di conchiglie fossili che in esso, a preferenza del sovrapposto tufo, si racchiudono.
    A tutto questo cumulo di distruzione terrestre e marina, a tanto sfacelo di corpi minerali e organici, servono di cornice e forse anche di base le branche dell’Appennino che scendono a levante-scirocco dai monti del Chianti fra l’Elsa e la Pesa, e a greco-settentrione da
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    Monte Scalari fra la Pesa e la Greve. Si direbbe che il detritus delle tre rocce fondamentali dell’Appennino toscano, fosse stato trascinato in più tempi da una più alta regione, e che, a seconda della respettiva durezza e adesione degli elementi costituenti le tre masse pietrose (galestro o marna fissile, arenaria e alberese) ricuoprisse il suolo della Valle dell’Elsa, quando probabilmente questo bacino costituiva una cala o seno di mare. Avvegnachè tanto in questa dell’Elsa, quanto nelle Valli dell’Era e dell’Arbia che più d’appresso l’avvicinano, trovasi quasi costantemente l’argila cerulea per base visibile del letto mobile, sopra cui si adagia l’arenaria tufacea, coperta essa stessa dai depositi di ghiaja, consistente per la massima parte di calcarea compatta o appenninica.
    Comunque sia della causa implicita di cotesto fenomeno geognostico, intorno a cui l’uomo da tanti secoli si affatica per tentare di strappare il velo misterioso che quella nasconde, incombe solamente al nostro proposito di avvertire, che il territorio di questa Comunità può dirsi il primo dove, a partire dalla catena centrale dell’Appennino, comincia la zona di quel terreno superiore marino già da noi segnalata all’articolo APPENNINO. La quale zona costituisce o almeno ricuopre in gran parte le colline subappennine della Toscana, le quali si appoggiano e sono fiancheggiate, da un lato, dalle rocce compatte regolarmente stratificate, e dall’altro, dai minerali e pietre cristalline sconvolte e traboccate in mezzo a queste per opera di un’azione intestina, potente, sollevatrice, ma ignota.
    Serve di limite orientale alla zona intermedia nel tempo stesso alla Comunità di Barberino di Val d’Elsa, il vallone solcato dal fiume
    Pesa, entrambe le di cui pareti sono coperte da banchi di ciottoli e di ghiaje che nascondono a destra l’ossatura solida delle diramazioni Appenniniche, a sinistra il terreno marino poco sopra accennato.
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    Il pianoro pertanto di Barberino trovasi rivestito di un grossolano conglomerato misto, non di rado a conchiglie fluviatili e marini, simili a quelle del tufo arenario che l’avvicina, e col quale spesse volte insieme alternano nei poggi di Marcialla, di Lucardo, di S. Maria Novella e di Barberino. Più copiosa di fossili marini, e di più esteso dominio è la marna cerulea volgarmente appellata Mattajone. Questa non solamente serve di base al tufo marino superstite nei risalti più elevati dello stesso territorio, ma costituisce quasi tutte le subalterne colline, le piagge e balze estremamente soggette ad essere profondamente lacerate dalle acque correnti dei tortuosi borri di Val d’Elsa.
    Entrano nel numero di questi rovinosi torrenti il Virginio che scorre per più rami diviso a greco settentrione della Comunità di
    Barberino, prima d’introdursi riunito in un sol tronco nel territorio di Montespertoli. Il maggiore dei suoi rami scaturisce nei contorni della pieve di S. Piero in Bossolo; i minori che formano il Virginiello, partono dalla colline di Marcialla e di Palazzuolo. Nasce dal Borghetto e all’occidente del poggio di Barberino il torrente Agliena che entra nell’Elsa al castello di Certaldo, mentre a levante di Barberino ha origine da varii rivi il torrente Drove, il quale, scende sulla sinistra della strada Regia sino a che l’attraversa per entrare in Elsa nel piano di Poggibonsi. Parte dalle piagge di Pastina e di Poneta per due fossi, i quali raccolti insieme danno il nome e il loro tributo al torrente Avane, costituendo sino all’Elsa la linea di demarcazione fra il territorio occidentale di Barberino e quello orientale di Certaldo.
    Sono degne di rimembranza per la storia, fra i luoghi del circondario comunitativo di Barberino di Val d’Elsa, il poggio e villa di Marcialla, dove
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    già fu il castello di Pogna: la villa de’Vettori e quella dei Capponi edificate sopra le balze stesse, sopra le quali risiedeva il forte castello e la rocca di Semifonte. – Vedere POGNA e SEMIFONTE.
    Non parlo di tante alte ville delle più distinte famiglie fiorentine sparse in cotesta amena contrada, la quale, per salubrità di aria, dolce temperatura di clima e per qualità di produzioni vegetabili ed animali a poche altre può dirsi seconda.
    Fra gli stabilimenti religiosi sono per antichità segnalate la Pieve di
    S. Appiano e quella di S. Pietro in Bossolo, una a ostro, l’altra a settentrione del Capoluogo: i monasteri del Borghetto e di Morrocco; quello che credesi fondato da S. Francesco d’Assisi, l’altro per i Carmelitani eretto nel 1459 da Niccolò di Giovanni di Ser Nigi.
    La porzione del territorio di Barberino volta a levante sulle pendici dei monti che scendono dal Chianti è in gran parte vestita di selve di castagni, di boschi di cerri, di querci, di pinete e di stipe. Per il lato boreale, verso il Virginio e la Pesa, provano a meraviglia fra il terreno ghiajoso e tufaceo l’ulivo, la vite, il gelso e ogni genere di alberi fruttiferi, mentre nelle colline, nelle piagge e lungo le frane dei torrenti che scendono a libeccio nell’Elsa, (quasi tutte formate di
    mattajone) si raccolgono piante filamentose, graminacee, panico, mais, e cereali di varia specie, fra i quali primeggia il grano civitella (Triticum aestivum) bello e di molto peso. Vi abbonisce pure la vite, che in cotesto terreno cresce rigogliosa e produce la dolce verdea. – In questi colli sarebbe da desiderarsi più estesa la pratica agraria delle colmate di Monte col metodo pubblicato e praticato con felice
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    successo da un benemerito agronomo in una tenuta di Val d’Elsa, e in un suolo dell’istessa indole e di eguale formazione.
    L’arte di saper profittare delle acque correnti e piovane che sogliono essere per loro stesse disastrose alle colline di
    mattajone; il metodo economico di trascinare con l’opera loro il terreno dai ciglioni nei burroni, colmando gli uni a spese degli altri che si deprimono; l’industria di marnare i campi di argilla col farvi trascinare il tufo arenario dalle sovrastanti verruche, è un’arte nuova, un metodo utile, un’industria preziosa, e non tanto applicabile per le coltivazioni di Val d’Elsa dove nacque, e dove trovasi il migliore modello di sua opera, ma in tutte quelle che riuniscono euguali condizioni e una struttura di suolo similissima. – A dare maggiore estensione a questo genere di lavori agronomici può contibuire assaissimo una ben intesa associazione fra i propietarii fondisti, imperocchè non tutti posseggono nel loro podere gl’elementi e le condizioni volute in questo genere di colmate per profittarne senza l’ajuto e il concorso del vicino.
    È in questa stessa qualità di terreno di
    mattajone dove esistono quei pascoli che danno i preziosi formaggi e le delicatissime carni di agnello, che portano il nome del vicino paese di Lucardo, sebbene i prodotti di simile qualità si ottengano in un circondario che stendesi intorno a Lucardo per parecchie miglia, tanto nella Comunità di Montespertoli, quanto in quella Barberino e nelle limitrofe.
    Non solo il bestiame lanuto, ma il vaccino e i pollami costituiscono un ramo importante di risorsa ai proprietari terrieri, siccome lo sono i filugelli che in cotesto clima temperato sogliono prosperare. I majali pur essi sono nel numero dei bestiami che spicciolatamente ingrassati nei poderi dai coloni o a branchi nei boschi, procurano lucro non piccolo ai loro proprietarii.
    La generalità del popolo
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    non contadino trova di che sostentarsi dai mestieri e arti meccaniche, dal fornaciajo al fabbricante di rozze stoviglie, dal carretajo all’intagliatore, dal fabbro all’orologiajo, dal ciabattino al sellajo, dal manuale all’ingegnere.
    Ma ciò che reca maggiore ilarità, movimento più sensibile e con crescente agiatezza aumento sensibile di popolazione, è l’amenità intrinseca della contrada, dove il ricco possidente apre alla famiglia e agli amici della città dilettevoli e generose villeggiature; è la circostanza favorevole della sua situazione centrale che offre agli abitanti occasioni di guadagno giornaliero nella compra, vendita e trasporto delle produzioni indigene ai frequentatissimi mercati di Poggibonsi, di Certaldo, di Castel-fiorentino, di S. Casciano e di Greve; sia che si parli dell’aumentate vetture, alberghi, botteghe di merci, di commestibili e di artieri, cresciute con nuove case in borgate nuove per l’aumentato numero dei passeggieri. E tutto in grazia del movimento generale del secolo che cammina, di una pace rassicurata, di leggi protettrici della libertà commerciale, di migliori pratiche agrarie, e di più estesi mezzi di comunicazione.
    Infatti tre grandi strade attraversano il territorio di Barberino; una superiore lungo la schiena dei poggi del Chianti, che guida per la Castellina a Siena o per Radda nel Val d’Arno a Figline, Montevarchi e Arezzo; l’altra inferiore che è l’antica via
    Romea o Francesca, appellata comunemente la traversa, la quale percorre lungo l’Elsa fra la strada Regia di Pisa e quella di Roma, staccandosi dalla prima all’Osteria bianca per riunirsi alla seconda all’ingresso di Poggibonsi. La terza è la grande strada Romana che taglia nel centro il territorio di Barberino e tutto il suo diametro dal ponte della Pesa sin sotto a S. Appiano, e per sette più miglia ne percorre il territorio fra moderni gruppi di case, fra borgate che nascono e fra paesi che aumentano.
    Lo dica
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    il borghetto di Tavarnelle che senza parrocchia, e con poche e meschine case restò sino alla fine del secolo che ci ha lasciati, mentre oggi si vede aumentato di abitazioni assai comode, di ben provviste botteghe, di arti e officine di vario genere, fra le quali una fabbrica di grandi orologi.
    La sola popolazione di Tavarnelle è cresciuta di un quinto nell’ultimo ventennio, quella di tutto il territorio comunitativo confrontato con la statistica dell’anno 1551, all’anno 1745 era aumentata di un 12 per cento, e di un 38 per cento dall’anno 1745 al 1833. –
    Vedere Il quadro della popolazione qui appresso.
    Fra gli uomini di merito conta Barberino il celebre poeta e filosofo Francesco di Neri notaro e giureconsulto fiorentino, che fiorì dal declinare del secolo XIII sino al 1348, contemporaneo di altro giureconsulto da Barberino (Ser Bartolo di Chele) stato notaro della Signoria di Firenze nel 1326. Posteriormente si segnalò in diplomazia per importanti commissioni affidatagli dalla Repubblica fiorentina sia a Roma, sia in Lunigiana, Giovanni di Maffeo da Barberino, fratello del tritavo di colui che forma la più bella gloria di Barberino, voglio dire del cardinale Maffeo che sedè per tanti anni con molta gloria sulla cattedra di S. Pietro sotto il nome di Urbano VIII.
    Molti altri ne conta il distretto di Barberino, al quale apparterrebbe il famoso Baldo d’Aguglione, che segnò la fatale sentenza contro l’Alighieri, se fosse provato che quel severo giudice trasse i natali a
    Uglione presso Palazzuolo, piuttosto che in qualche altro Aguglione posto in maggior vicinanaza di Firenze. – Vedere Aguglione.
    Con il Regolamento generale del 23 maggio 1774 per l’organizzazione economica delle Comunità del contado fiorentino, furono riuniti in un sol corpo a quella di Barberino cinque Comuni antiche, cioè
    Barberino, S. Donato in
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    Poggio, Linari, Vico di Valdelsa, e Cepparello o Monsanto, composte allora di 31 popoli, riuniti attualmente in 24. – Uno solamente di questi popoli, (S. Biagio a Passignano) fa parte della Diocesi di Fiesole, gli altri sono della Diocesi Fiorentina.
    Risiede in Barberino di Val d’Elsa un Potestà di terza classe dipendente dal Vicario di Colle per la giurisdizione criminale, e per gli atti di polizia. La sua Cancelleria Comunitativa è a San Casciano, L’ufizio dell’Esazione del Registro in Poggibonsi, (
    ERRATA: la Conservazione dell’Ipoteche e la Rota a Firenze) la Conservazione delle Ipoteche in Firenze, ed il Tribunale di Prima istanza in Siena.
    Non vi sono mercati nè fiere nel Capoluogo eccettuata una di piccola entità, che cade il 24 agosto. – Un’altra fiera di maggior concorso, specialmente in bestiame, si pratica in S. Donato in Poggio il lunedì dopo la terza Domenica di settembre.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di BARBERINO DI VAL D'ELSA a tre epoche diverse

    Popolazione
    dell’anno 1833

    - nome del luogo: Appiano di Val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Appiano (Pieve),
    abitanti n° 377
    - nome del luogo: BARBERINO DI VAL D'ELSA, titolo della chiesa: SS. Bartolommeo e Stefano (Cura),
    abitanti n° 725
    - nome del luogo: Bonazza, titolo della chiesa: S. Antonio (Cura),
    abitanti n° 206
    - nome del luogo: Borghetto, titolo della chiesa: S. Lucia (Cura),
    abitanti n° 991
    - nome del luogo: Bossolo, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve),
    abitanti n° 706
    - nome del luogo: Castel di Linari, titolo della chiesa: S. Maria (Cura),
    abitanti n° 66
    - nome del luogo: Cortine, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria),
    abitanti n° 137
    - nome del luogo: Linari, titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria),
    abitanti n° 303
    - nome del luogo: Monsanto, titolo della chiesa:
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    S. Rufiniano (Prioria), abitanti n° 288
    - nome del luogo: Morrocco, titolo della chiesa: S. Maria (Cura),
    abitanti n° 197
    - nome del luogo: Olena, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura),
    abitanti n° 116
    - nome del luogo: Palazzuolo, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura),
    abitanti n° 365
    - nome del luogo: Passignano, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura),
    abitanti n° 369
    - nome del luogo: Pastine, titolo della chiesa: S. Martino (Cura),
    abitanti n° 102
    - nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S. Gimignano (Prioria),
    abitanti n° 248
    - nome del luogo: Poggio, titolo della chiesa: S. Donato (Pieve),
    abitanti n° 710
    - nome del luogo: Poneta, titolo della chiesa: S. Maria (Cura),
    abitanti n° 79
    - nome del luogo: Ponzano, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Filippo (Prioria),
    abitanti n° 185
    - nome del luogo: Sambuca, titolo della chiesa: S. Jacopo (Prioria),
    abitanti n° 334
    - nome del luogo: Sicelle, titolo della chiesa: S. Miniato (Prioria),
    abitanti n° 156
    - nome del luogo: Tignano, titolo della chiesa: S. Romolo (Prioria),
    abitanti n° 414
    - nome del luogo: Vico di Val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Andrea (Prepositura),
    abitanti n° 212
    - nome del luogo: Vico di val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Michele (Cura),
    abitanti n° 196
    - nome del luogo: Vigliano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura),
    abitanti n° 156
    - Somma
    abitanti n° 7638

    Frazioni di popolazioni provenienti da chiese parrocchiali situate fuori della Comunità di BARBERINO DI VAL D'ELSA

    - nome del luogo: Cedda, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), Comunità nella quale risiede: Poggibonsi, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 11
    - nome del luogo: Chianti, titolo della chiesa: S. Agnese (Pieve), Comunità
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    nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 24
    - nome del luogo: Cinciano, titolo della chiesa: S. Giorgio (Cura), Comunità nella quale risiede: Poggibonsi, Diocesi alla quale appartiene: Colle,
    abitanti n° 9
    - nome del luogo: Cusona, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), Comunità nella quale risiede: S. Gimignano, Diocesi alla quale appartiene: Colle,
    abitanti n° 20
    - nome del luogo: Petrognano, titolo della chiesa: S. Pietro a Ponzano, Comunità nella quale risiede: Certaldo, Diocesi alla quale appartiene: Firenze,
    abitanti n° 40
    - nome del luogo: Panzano, titolo della chiesa: S. Maria, Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Fiesole,
    abitanti n° 82
    - nome del luogo: Ricavo, titolo della chiesa: S. Giusto alla Piazza (Cura), Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Fiesole,
    abitanti n° 18
    - nome del luogo: Ulignano, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), Comunità nella quale risiede: S. Gimignano, Diocesi alla quale appartiene: Colle,
    abitanti n° 27
    -Somma
    abitanti n° 231

    -TOTALE
    abitanti n° 7869

    Popolazione della stessa Comunità

    -all'anno 1551,
    abitanti n° 4965
    -all'anno 1745,
    abitanti n° 5569
    -all'anno 1833,
    abitanti n° 7869

    BARBERINO DI VAL D’ELSA – Infine si aggiunga. – Anche questo potestà fu soppresso nel 1838, e riunito alla potesteria di Poggibonsi sotto il vicario R. di Colle ed il tribunale di Prima istanza di Siena.
    La sua popolazione nel 1833 con i suoi annessi era di 7869 popolani, e nel 1845 contava 9238 Abitanti, come appresso, cioè:

    BARBERINO DI VAL D’ELSA,
    Abitanti N.° 865
    Bonazza,
    Abitanti N.° 229
    Borghetto,
    Abitanti N.° 1158
    Bossolo,
    Abitanti N.° 721
    Castel di Linari,
    Abitanti N.° 92
    Cortine,
    Abitanti N.° 159
    Linari (
    porzione), Abitanti N.°
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    266
    Marcialla (
    porzione), Abitanti N.° 514
    Monsanto,
    Abitanti N.° 300
    Morrocco,
    Abitanti N.° 238
    Olena,
    Abitanti N.° 129
    Palazzuolo,
    Abitanti N.° 379
    Passignano,
    Abitanti N.° 417
    Pastine,
    Abitanti N.° 152
    Petrojo (di Barberino di Val d'Elsa,
    Abitanti N.° 242
    Poggio,
    Abitanti N.° 871
    Poneta,
    Abitanti N.° 109
    Pontano,
    Abitanti N.° 187
    Sambuca,
    Abitanti N.° 362
    Tignano,
    Abitanti N.° 511
    S. Appiano di Val d'Elsa (
    porzione), Abitanti N.° 363
    Vico, S. Andrea,
    Abitanti N.° 194
    Vico, S. Michele,
    Abitanti N.° 262
    Vigliano (porzione),
    Abitanti N.° 106

    Annessi

    Cedda; da Poggibonsi, Abitanti N.° 9
    Chianti (S. Agnese in);
    dalla Castellina, Abitanti N.° 43
    Cinciano;
    da Poggibonsi, Abitanti N.° 14
    Petrognano (S. Jerusalem);
    da Certaldo, Abitanti N.° 180
    Rignana;
    da Greve, Abitanti N.° 61
    Sicilie;
    dalla Castellina, Abitanti N.° 105
    Totale,
    Abitanti N.° 9238
Localizzazione
ID: 406
N. scheda: 5140
Volume: 1; 6S
Pagina: 264 - 269; 22 - 23
Riferimenti: 12960
Toponimo IGM: Barberino di Val d'Elsa
Comune: BARBERINO VAL D'ELSA
Provincia: FI
Quadrante IGM: 113-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1675455, 4823398
WGS 1984: 11.17264, 43.54447
UTM (32N): 675518, 4823573
Denominazione: Barberino di Val d'Elsa
Popolo: SS. Bartolommeo e Stefano a Barberino di Val d'Elsa (con annesso S. Lucia a Cassiano)
Piviere: S. Pietro in Bossolo
Comunità: Barberino di Val d'Elsa
Giurisdizione: Barberino di Val d'Elsa
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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