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Pieve a Pacina, a Pacena

 

(Pieve di Pacina)

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    PACINA (PIEVE A) già a PACENA in Val d’Arbia. – Pieve antica sotto l’invocazione di S. Maria nella Comunità Giurisdizione e circa miglio toscano uno a libeccio di Castelnuovo Berardenga, Diocesi di Arezzo, Comp. di Siena, dalla qual ultima città la pieve a Pacina trovasi 8 miglia toscane a levante.
    È una delle pievi più celebri nella storia ecclesiastica della Toscana, poiché essa figura sino dal principio del secolo VIII per gli atti giuridici provocati dal vescovo di Siena contro quel di Arezzo, a cagione di 16 o 18 antiche chiese battesimali della diocesi aretina comprese nel contado senese. Avvenne pertanto che nel tempo in cui la città di Siena era amministrata per conto della lista civile dei re Longobardi, cioè, come dice il documento:
    domnicata ad manus regi Ariberti (il qual re morì nell’anno 712) Luperziano vescovo di Arezzo essendo in giro per eseguire la visita diocesana, fermossi col suo seguito alla pieve di S. Maria a Pacina, dove ben tosto si recò da Siena il giudice Gondiberto con Rotuldo gastaldo del re Ariberto nella stessa città.
    Fu allora che il giudice Gondiberto, senza rispetto alcuno al prelato e molto meno agli Aretini del suo seguito, prese, non si sa per qual ragione, a vessarli ed ad ingiuriarli, dondechè gli Aretini irritati si avventarono contro quel giudice regio di Siena e senza altro dire gli tolsero la vita.
    Cotesto avvenimento allarmò il popolo di Siena, il quale essendosi mosso armato verso la pieve a Pacina, costrinse il Vescovo d’Arezzo a ritirarsi in fretta di là. Allora fu che il popolo senese diede a reggere la stessa pieve ad Adeodato vescovo di Siena, il quale era cugino di Gondiberto giudice longobardo ucciso.
    Sebbene all’epoca dell’esame solenne de’testimoni per il giudizio di appello pronunziato in Siena nel 1 agosto del 714,
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    e quindi confermato dal re Liutprando, sebbene la pieve a Pacina, egualmente che altre battesimali del contado senese, fosse ritornata sotto la diocesi d’Arezzo, peraltro il guispadronato di cotesta chiesa plebana, espulsi che furono dai Franchi i Longobardi d’Italia, cadde in potere dei conti di legge e di origine salica, lasciati governatori di Siena da Carlo Magno, dal qual sovrano fu confermata la decisione in causa pievi ecc. nel 714 pronunziata.
    Infatti il padronato della chiesa di Pacina fu ceduto al monastero di
    S. Salvatore a Fontebuona della Berardenga dai discendenti del conte Winigi che era governatore di Siena e del suo contado nell’anno 867, e che fu autore dei conti della Berardenga. Ma gli eremiti Camaldolensi, che presto sottentrarono alle caustrali del monastero suddetto, non ritennero molto tempo il possesso della pieve a Pacina; cosicché, stante le inquietudini che ricevevano da alcuni conti della Berardenga, nel 1267 furono costretti a rinunziarlo.
    Però due secoli innanzi dal fatto testè accennato, Imone vescovo di Arezzo (anno 1047) avendo concesso al clero della sua cattedrale l’amministrazione e collazione delle pievi della diocesi aretina comprese sotto la giurisdizione civile e politica di Siena, anche a questa di Pacina d’allora in poi fu inviato un rettore di nomina del capitolo aretino. Ed è per questo che verso il 1320 troviamo pievano della chiesa di S. Maria a Pacina il canonico aretino Ranieri degli Ubertini, quello stesso che nel 1325 fu promosso alla nuova cattedrale vescovile di Cortona. – Attualmente la pieve a Pacina è di libera collazione del vescovo di Arezzo.
    Il piviere di Pacina nei secoli intorno al mille era uno dè più estesi del contado senese, poiché dipendevano da quel pievano le seguenti 18 chiese: 1. S. Egidio di
    Valcortese, soppressa; 2. S. Pietro in Barca, parrocchia
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    attualmente sottoposta alla pieve di S. Marcellino in Chianti; 3. S. Salvatore in Barca, riunita alla precedente; 4. S. Giusto a S. Giusto, attualmente parrocchia di Castelnuovo Berardenga; 5. S. Salvatore a Fontebuona, ossia della Berardenga, ora detta al Monistero d’Ombrone; 6. S. Cristofano del Castello, unita alla precedente; 7. S. Ercolano d’Orgiale, distrutta; 8. S. Vito, oratorio annesso alla pieve di Pacina; 9. S. Pietro a Pancole, distrutta; 10. Canonica di S. Cristofano a Guistrigona, unita alla seguente; 11. S. Donato a Guistrigona, parrocchia esistente; 12. Canonica di S. Ansano a Dofana, tuttora parrocchiale; 13. S. Maria a Dofana e Montaperto, idem; 14. S. Angelo a Caspreno, annessa alla precedente; 15. S. Angelo a Cerrogrosso, distrutta; 16. S. Pietro a Casciano, idem; 17. S. Bartolomeo di Sestano, idem; 18. S. Quirico a S. Quirico, idem.
    Presso la pieve a Pacina esisteva un antico bagno conosciuto sotto il vocabolo
    di Piscilla, ch’è rammentato nelli statuti senesi del 1278, e del 1298; dall’ultimo dè quali si rileva che lo stesso bagno fu restaurato a spese dei popoli e dei comunelli a Pacina limitrofi; cioè Pacina, Valcortese, Orgiale, Cerrogrosso, Guistrigona, S. Giusto, S. Vito e Sestano. – La località di cotesto bagno fu recentemente scoperta dal mio amico sig. Isidoro Guidi, ora ispettore delle dogane a Livorno, che la trovò nel così detto Bagnaccio, mezzo miglio toscano circa distante dalla Terra di Castelnuovo Berardenga. Vi è rimasta una meschinissima polla di acqua acidula; e tanto l’uno come
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    e l’altra sono rammentati dal prof. G. Giulj nella sua Storia naturale di tutte le acque minerali della Toscana.
    La parrocchia della pieve di S. Maria Assunta a Pacina nel 1640 contava 145 abitanti; nel 1745 ne aveva 426; e nel 1833 noverava 523 abitanti.
Localizzazione
ID: 4469
N. scheda: 36870
Volume: 4
Pagina: 5 - 7
Riferimenti:
Toponimo IGM: Pieve di Pacina
Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 114-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1701011, 4801265
WGS 1984: 11.48056, 43.33891
UTM (32N): 701075, 4801439
Denominazione: Pieve a Pacina, a Pacena
Popolo: S. Maria Assunta a Pacina
Piviere: S. Maria Assunta a Pacina
Comunità: Castelnuovo Berardenga
Giurisdizione: Castelnuovo Berardenga
Diocesi: Arezzo
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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