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Palazzuolo, Palazzolo - Belvedere di Palazzuolo

 

(Palazzuolo - Palazzuolo Vecchio (a S) - Palazzuolo alto (a NO) - La Torre (a NE))

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    BELVEDERE di PALAZZUOLO in Val di Chiana. Specola de’signori Casini eretta nel 1821 sul punto più culminante del monte di Palazzuolo a destra del casale omonimo e della strada Regia che da Arezzo per Monte S. Savino e Palazzuolo guida a Siena.
    Da questa elevatezza, posta a 1047 braccia sopra il livello del Mediterraneo, si contemplano a volo di uccello le tre Valli maggiori della Toscana, cioè a ostro la Valle dell’Ombrone senese, a levante la Val di Chiana, compreso il lago di Perugia, e a settentrione la Valle dell’Arno dalla sua origine sino alla gola dell’Incisa.

    PALAZZUOLO o PALAZZOLO del Monte San Savino in Val di Chiana. – Villaggio con castellare in
    Palazzuolo alto dov’esiste la sua antica chiesa parrocchiale di S. Giusto, nella Comunità e Giuridizione e circa 6 miglia toscane a ponente maestrale del Monte San Savino, Diocesi e Compartimento di Arezzo.
    Siede sulla sommità di un monte di macigno che si alza 1047 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo calcolato dal punto di una specola, o
    Belvedere de’fratelli Casini, ch’è poco distante e a levante di un più alto poggio dove ritrovasi il castellare di Palazzuolo con poche case intorno, fra le quali una ad uso di fattoria.
    Il castellare di Palazzuolo stà a cavaliere della strada Regia che porta da Arezzo a Siena, fra la Valle dell’Ombrone sanese, situata al suo ponente, la Val di Chiana posta al suo levante, la Val d’Ambra che si apre al suo settentrione e il vallone superiore della
    Foenna che dal lato di ostro scende in Chiana.
    Ebbero in Palazzuolo signoria gli Ubertini di Arezzo, i quali spesse volte collegaronsi coi nemici della Repubblica Fiorentina, come lo prova il trattato di Sarzana del 1353 fra i Comuni di Firenze, Perugia, Siena ed altri alleati da
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    una parte, e Giovanni Visconti arcivescovo di Milano e suoi aderenti dall’altra parte. Nel quale trattato fra gli altri articoli si conviene in questo, che il Conte Biagio degli Ubertini e suoi consorti, come alleati dell’arcivescovo di Milano potessero pacificamente possedere il castello di Palazzuolo e quello di Rapalle in Val d’Ambra con le respettive giurisdizioni, pedaggi ed altri diritti che eglino avevano avuto sui luoghi medesimi prima di quella guerra. – (I. DUMONT, Corps Universel Diplomatique ec. T.I.P.II.)
    Infatti pochi mesi innanzi di quel trattato la Signoria di Siena fece citare Biagio e Manfredi signori di Palazzuolo per ostilità state commesse contro un Gualtieri Bustacci pure degli Ubertini ch’era raccomandato della Repubblica sanese. Quindi l’Imperatore Carlo IV fra i diversi privilegi spediti da Siena nell’anno 1355 a favore di molti magnati, i quali possedevano giurisdizione sopra varie castella del contado sanese, ve ne fu anche uno per i conti Manfredi e Biagio degli Ubertini, come signori di Palazzuolo.
    Tornato nel 1384 Arezzo col suo contado in potere del Comune di Firenze, insorsero vertenze con la Signoria di Siena, perché ricusava di consegnare ai Fiorentini Palazzuolo, Gargonza, S. Pancarazio e Monte San Savino. Imperrocchè nei libri del Consiglio del popolo esistenti nell’Archivio Diplomatico di Siena, all’anno 1403 leggesi, qualmente nel dì febbrajo di quell’anno (1404
    stile comune) il conte Pietro di Palazzuolo si sottomette al Comune di Siena; per cui questo signore l’anno dopo per ordine della Signoria di Firenze fu espulso da cotesto castello. – Finalmente nel 1500 per nuova ribellione del conte Niccolò Ubertini di Palazzuolo, il Comune di Firenze fece confiscare tutti i possessi che gli appartenevano, i quali con istrumento del 17 novembre dello stesso anno, rogato da ser Giovanni Gherardini, furono venduti a Jacopo del Tasso presso Terranuova insieme col castello di Palazzuolo,
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    e ciò fino a che la tenuta di Palazzuolo venne acquistata dalle Monache di S. Pietro a Monticelli nel suburbio occidentale di Firenze. Alla soppressione di coteste recluse la stessa tenuta per rogito del 9 febbrajo 1787 fu acquistata parte in compra e parte a titolo di accollo dall’ospedale dell’Innocenti di Firenze, dal quale luogo pio la fattoria di Palazzuolo passò negli attuali possessori, fratelli Casini, in ordine al contratto di compra de’20 febbrajo 1835. – (ARCH. DIPL. SAN. Libro della Lupa, e ARCH. Dell’OSPEDALE dell’INNOCENTI.)
    Più antica forse de’rammentati dinasti di Palazzuolo è la sua pieve di S. Giusto, la quale non solamente si legge indicata come battesimale nel catalogo del 1275 delle chiese della diocesi aretina stato pubblicato dal Lami, ma ancora qualche anno innanzi il 1275 tale essa viene qualificata da un codice dell’archivio de’canonici di Arezzo segnato di N°. 454. Avvegnachè ivi si dice: che nell’anno 1257
    Plebanus Plebis Palazzoli eligit canonicum (cioè un cappellano) dictae Plebis. –(Lettere critico-istoriche di un Aretino. Firenze
    1760, pag. 37.)
    Anche nel catalogo del secolo XVII la chiesa di S. Giusto a Palazzuolo continuava ad essere plebana, quando erano sue succursali le chiese parrocchiali di S. Biagio a Tegoleto e di S. Angelo alla Cornia; mentre nel 1275 alla stessa battesimale di Palazzuolo era sottoposta la rettoria di S. Egidio a S. Pancrazio in Val d’Ambra, ch’era pur essa di padronato degli Ubertini.
    Finalmente la chiesa di Palazzuolo avendo perduti, non so come, i diritti di pieve, tornò all’antico onore per decreto vescovile del 18 gennajo 1813, mercè le cure dell’attuale pievano Luigi Casini; per opera del quale è stata riedificata in Palazzuolo basso presso il Palazzo Casini una nuova chiesa. Essa è di bella forma con sagrestia e canonica annessa, ricca
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    di marmi, di stucchi e nelle sue interne pareti dipinta a chiaro scuro dal pittore Righi di Figline.
    Appena compita la nuova chiesa, fu consacrata da Mons. Maggi Vescovo di Arezzo nel dì 1 giugno 1831 che la dedicò ai SS. Pietro e Giusto dopo averla dichiarata battesimale senza però alcuna succursale.
    La parrocchia de SS. Pietro e Giusto a Palazzuolo nel 1833 contava 209 abitanti.

    PALAZZUOLO del Monte S. Savino fra la Val di Chiana e la Valle dell’Ombrone sanese. – Dove si rammentano verso la metà del secolo XIV i conti Manfredi e Biagio degli Ubertini stati signori di Palazzuolo, si aggiunga la notizia dataci dal Manni nell’illustrazione del sigillo di Giovanni di Guido Alfieri (
    Sigilli Antichi Volume XVI. n.°8) cioè, che il di lui figlio giureconsulto egregio sposò in seconde nozze (fra il 1380 e il 1390) donna Urbana figliuola del conte Biagio degli Ubertini di Palazzuolo, dalla quale ebbe un unico figlio, Gio. Simone, che fn padre di una femmina maritata nel 1424 ad un nobile di casa Tommasi di Cortona.
Localizzazione
ID: 4501
N. scheda: 37350
Volume: 1; 4; 6S
Pagina: 294; 36 - 37; 174
Riferimenti:
Toponimo IGM: Palazzuolo - Palazzuolo Vecchio (a S) - Palazzuolo alto (a NO) - La Torre (a NE)
Comune: MONTE SAN SAVINO
Provincia: AR
Quadrante IGM: 114-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1714326, 4803670
WGS 1984: 11.64559, 43.35687
UTM (32N): 714389, 4803845
Denominazione: Palazzuolo, Palazzolo - Belvedere di Palazzuolo
Popolo: S. Giusto a Palazzuolo
Piviere: S. Giusto a Palazzuolo
Comunità: Monte S. Savino
Giurisdizione: Monte S. Savino
Diocesi: Arezzo
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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