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Paterno di Vallombrosa

 

(Paterno)

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    PATERNO DI VALLOMBROSA nella Valle dell’Arno superiore a Firenze. – Villa magnifica e residenza dell’amministrator generale del patrimonio di Vallombrosa con oratorio (S Antonio Abate) in mezzo ad una vasta tenuta omonima nel popolo di S. Martino a Pagiano, Comunità e miglia toscane 2 a levante-scirocco di Pelago, Giurisdizione del Pontassieve, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
    Trovasi presso la strada che da Pelago conduce alla Vallombrosa sopra un declivio del monte che ha a settentrione il poggio e chiesa di
    Magnale, a levante mediante il torrente Vicano di S. Ellero il Castello di Tosi sotto la Vallombrosa, e a ostro la chiesa e casale di Pagiano.
    Il palazzo di Paterno fu riedificato dai Monaci Vallombrosani nel 1588 come apparisce dal millesimo scolpito sopra la porta orientale che guarda verso grecale di faccia al Monte della Vallombrosa.
    Nel 1734 fu aumentata di un terzo almeno tutta la fabbrica dal lato di ponente, dove sopra la finestra dell'oratorio esiste a contatto della porta maggiore l’epoca scolpita in pietra, davanti a una strada tracciata in linea retta nel principio di questo secolo in mezzo ai poderi della stessa tenuta. – Ma chi vide il palazzo di Paterno prima del 1840 e chi lo rivede oggi non lo riconoscerebbe, tanto sono migliorati i comodi interni, nobilitati i quartieri, aumentati e decentemente addobbati quelli del piano superiore. Nella facciata interna del cortile si legge la seguente iscrizione dettata dal Ch. Prof. Luigi Muzzi.

    QUESTA MANSIONE
    ONORATA PIÙ VOLTE
    DALL AUGUSTA PRESENZA
    DE REALI NOSTRI
    I CENOBITI VALLOMBROSANI
    ESSENDO ABATE FERDINANDO MATTEI
    PROMOTORE E CURANTE IL CAMERLINGO
    VITALIANO CORELLI
    NEL MDCCCXXXX RESTAURARONO
    ED IL SUPERO PIANO
    A SIMMETRICA FORMA RIDUSSERO

    Già all’articolo PAGIANO si rammentò la donazione del 31 gennajo 1104 fatta dalla moglie di un conte Guidi alla badia della Vallombrosa, e un istrumento del dicembre 1146 scritto in
    Paterno di Pasiano; lo
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    che giova a far conoscere che fino d'allora in cotesto Paterno esisteva un qualche resedio, villa o casa padronale.
    A conferma di un tal vero citerò un istrumento del 19 ottobre 1159 relativo alla donazione fatta da diverse persone pie al Monastero di Vallombrosa di una vigna posta avanti la casa de’Vallombrosani in luogo detto
    Paterno.
    Infatti nel settembre del 1100 i coniugi Ugo ed Ermengarda donarono al Monastero di Vallombrosa beni situati a
    Paterno e a Pagiano, o Pasiano. – Nel 27 novembre del 1101 altra donazione fu fatta da un Manfredi ai Vallombrosani consistente in beni di suolo posti nei vocaboli di Paterno, Valle Cupoli, Gualtieri e Palaja ne’pivieri di Pitiana e di S. Gervasio.
    Altre donazioni di sostanze poste in Paterno, alle Masse, in Magnale, furono fatte a Vallombrosa nel 1103, di aprile,
    nel gennajo del 1111, nell’ottobre del 1129, nel maggio del 1144, nel settembre del 1146, nell’ottobre del 1159, nei mesi di aprile, ottobre, e novembre del 1259, nel maggio del 1261, oltre altri acquisti posteriormente fatti dai Vallombrosani in Paterno, siccome apparisce dalle pergamene superstiti nell’Archivio Diplomatico Fiorentino o dalli spogli di quelle che conservavansi nell’archivio della Vallombrosa espilato all'epoca dell’invasione straniera, e riuniti in un libro di sinopsi scritto nel 1588 e 1769 che conservasi in Paterno.
    Tale è una scrittura privata del 3 luglio 1445 per la quale Fr. Dino di Guido converso Vallombrosano conduce a livello dal Monastero di Vallombrosa una vigna posta a
    Paterno con una casetta in luogo detto Chiusure nel popolo di S. Martino a Pagiano.
    Anche all’
    Articolo MAGNALE fu detto, che il Paterno della Vallombrosa non ha che fare col Paterno di Terni, dove sembra
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    che fosse firmato dall’Imperatore Ottone III l’ultimo suo privilegio a favore della badia fiorentina.
    Appella bensì al Paterno della Vallombrosa un diploma dell’Imperatore Arrigo VI spedito da Pisa li 26 febbrajo 1191 a favore della badessa e monache benedettine di S. Ellero, cui confermò fra gli altri beni tutto ciò che quell’asceterio possedeva nella
    Corte di Quona e in Paterno.
    Furono poi rogati in
    Paterno nella curia di Magnale due istrumenti esistenti fra le membrane della Vallombrosa, ora nell’Arch. Dipl. Fior. Il primo di essi è del dì 18 settembre 1159 e l'altro sotto di 8 luglio 1235 relativo a una cessione di beni posti nella villa di Catiniano, piviere di S. Gervasio in Scorgnano, ora di S. Clemente a Pelago.
    Finalmente i monaci della Vallombrosa aumentarono assai la loro tenuta di Paterno allorché, previa concessione del Pontefice Urbano VIII del 14 luglio 1626, poterono l’abate e monaci di Vallombrosa vendere alcuni predii che possedevano a Prato per investirli in altri effetti vicini a Paterno. – (
    Spogli cit.)
Localizzazione
ID: 4580
N. scheda: 38310
Volume: 4
Pagina: 71 - 72
Riferimenti: 37050
Toponimo IGM: Paterno
Comune: PELAGO
Provincia: FI
Quadrante IGM: 107-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1702546, 4847624
WGS 1984: 11.51678, 43.75553
UTM (32N): 702610, 4847799
Denominazione: Paterno di Vallombrosa
Popolo: (S. Antonio a Paterno) S. Martino a Pagiano
Piviere: S. Pietro a Pitiana
Comunità: Pelago
Giurisdizione: Pontassieve
Diocesi: Fiesole
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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