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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Petrognano

 

(Petrognano - S. Pietro (a O))

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    PETROGNANO in Val d’EIsa. – Casale che diede il nome a una chiesa parrocchiale (S. Pietro) gia nel piviere di S. Appiano, poi annessa alla pieve di S. Gio. Battista in Jerusalem a Semifonte, comunemente detto di S. Donnino, nella Comunità e 4 miglia toscane a grecale di Certaldo, Giurisdizione di Castel Fiorentino, Diocesi e Compartimento di Firenze.
    Non saprei se a questa corte di Petrognano presso la pieve di S. Leonardo a Lucardo volesse appellare un diploma attribuito a Carlo Magno in favore della badia di Nonantola alla quale donò:
    In Comitato Lucardu corte nostra S. Petri in Mercato, seu corte nostra Monte Calvo, et corte Campane, et cortge Petroniano, Plebe S. Leonardi, etc.; so per altro che questo Petrognano da lungo tempo ha dato il nome ad un poggio marnoso e dirupato della Val d’Elsa posto fra il fosso d’Avane e il torrente che scende da Bagnano. – Giaceva infatti sopra una prominenza di cotesto poggio il famoso castello di Semifonte, nel luogo dove attualmente esiste una villa signorile del March. Gaetano Capponi di Firenze.
    Fra le memorie relative alla chiesa parrocchiale di S. Pietro a Petrognano e al suo distretto presso Semifonte rammenterò innanzi tutto una provvisione presa dalla Signoria di Firenze dopo la distruzione di Semifonte (anno 1203), con la quale fu decretato di non potersi da chicchesia edificare mai più sul poggio di Semifonte. Quindi e che anche dopo vari secoli la famiglia Capponi dovè supplicare per ottenere la grazia d'innalzarvi quella villa che ora vi risiede. Infatti con altra riformagione del 27 maggio 1331 i reggitori del Comune di Firenze avendo deciso di far demolire le pescaje e mulini che la badia a Settimo teneva sull'Arno fra Gangalandi e Signa, ed i periti avendone assegnato il prezzo in 3500 fiorini
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    d'oro, la Signoria per dare una cauzione sul pagamento determinato, ipotecò a favore della stessa badia il poggio di Petrognano, ossia di Semifonte con otto tavole da cambisti poste in Mercato nuovo di proprietà del Comune di Firenze.
    Ma qualche tempo dopo essendo stata tolta cotesta ipoteca dagli ufiziali di Torre di Firenze, i monaci Cistercensi di Settimo ricorsero alla corte di Roma, la quale delegò in arbitro di quest’affare il vescovo di Siena. Quindi nel 12 giugno dell’anno 1340 fu pubblicato un monitorio contro il magistrato suddetto affinchè dentro il termine di nove giorni restituisse al monastero di Settimo le otto tavole di Mercato nuovo e il poggio di Semifonte, a cauzione e in ricompensa della pescaja e mulini per ordine del Comunità di Firenze distrutti. Contuttociò nel 14 novembre dello stesso anno 1340 i signori priori delle arti insieme al gonfaloniere di giustizia e ai 12 buon uomini approvarono una provvisione, colla quale si ordinava a Jacopo Gabbrielli da Gubbio capitano generale di guerra del Comune di Firenze di dichiarare nulla l'assegnazione fatta del poggio di Semifonte o di Petrognano e delle otto tavole in mercato nuovo al Mon. di Settimo in ricompensa dei mulini e pescaja distrutti nel fiume Arno presso il Ponte a Signa, sicchè di tutto ritornasse al possesso il Comune medesimo. Avvegnaché il Mon. di Settimo aveva ricevuto dal Comune di Firenze fiorini 600 d'oro ad oggetto di declinare e rimettere nel corso naturale, lo che non aveva eseguito, le acque del fiume Arno presso Firenze, per cui accadevano frequenti inondazioni dal lato specialmente della porta S. Francesco, o della Giustizia.
    Seguì infatti sotto il di 9 dicembre 1340 l'accesso personale del suddetto capitan generale Gabbrielli agli 8 banchi di Mercato nuovo, ed il possesso preso a nome del Comune da un suo ufiziale del poggio
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    di Petrognano o di Semifonte, nel tempo che la badia a Settimo lo aveva affittato a un tal Danza di Bernardino del popolo di S. Pietro a Petrognano.
    Cotesta deliberazione peraltro diede occasione a nuove controversie fra il governo della Repubblica e i monaci Cistercensi, per cui il delegato pontificio dopo avere in tal causa pubblicato monitorj, censure e interdetti contro gli ufiziali di Torre nel Comune di Firenze, egli stesso con altra deliberazione data in Siena nel 31 maggio 1341 revocò i monitorj e le scomuniche fulminate. Che la vittoria pertanto in simil causa restasse dalla parte de'monaci, lo dice abbastanza un precetto emanato nel 22 gennajo 1343 (
    stile comune) da ser Ghiberto notaro e ufiziale di Guglielmo d’Assisi come conservatore della giurisdizione di Gualtieri duca d'Atene, signor generale della città di Firenze e suo distretto; col quale atto ordinò a Danza di Bernardino del popolo di S. Pietro a Petrognano di corrispondere ai monaci della badia a Settimo il fitto convenuto pel poggio di Semifonte. Ossia di Petrognano.
    Anche nel 19 maggio dello stesso anno 1343 fu rinnovato precetto nel palazzo ducale, di Firenze a nome dello stesso Gualtieri duca d'Atene come signore della Repubblica, affinchè i lavoratori del poggio di Semifonte, ed i pensionarj delle otto tavole in mercato nuovo state assgnate con detto poggio alla badia a Settimo, e quindi per decreto del Comune di Firenze al Monastero medesimo ritolte, d'allora in poi corrispondessero le raccolte e pensioni da essi dovute al monastero più volte nominato.
    Ma le vertenze su quest'affare non erano ancora nel 1345 appianate, poichè per istrumeuto del 20 gennajo 1346 (stile comune) rogato nella badia di S. Galgano diocesi di Volterra don Angelo suo abate accordò licenza a don Remigi abate del Mon. di Settimo di eleggere arbitri nella lite vertente tra il
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    monastero predetto ed il Comune di Firenze a cagione del poggio di Semifonte e delle 8 tavole da cambisti in Mercato nuovo aggiudicate e poi ritolto al suo Mon., quindi nuovamente al medesimo dal duca d'Atene concesso in compensazione della demolizione della pescaja e de'mulini di Gangalandi. – In conseguenza di ciò gli arbitri stati eletti dalle parti con lodo del 25 febbrajo successivo dato in Firenze nel palazzo del popolo, altrimenti detto de'Signori, sentenziarono, che la badia a Settimo dovesse ottenere dal Comune di Firenze e per esso dagli ufiziali di Torre le già nominate 8 tavole di Mercato nuovo ed il poggio di Semifonte e fruire del tutto per cinque anni da incominciare alle calende di marzo prossimo avvenire; e che dopo cotesto termine i monaci dovessero rilasciare liberamente al Comune di Firenze le suddette cose. – Inoltre fu deciso di dare licenza all'abate di Settimo di poter costruire nel fiume Arno una pescaja di giuncheto con dei molini a condizione fra le, altre di fare alla detta pescaia due cateratte larghe braccia otto e altrettante almeno in altezza, e che ogni volta che il Comune di Firenze pagasse ai monaci di Settimo 2000 fiorini d'oro, questi dovessero demolire affatto e senza la minima resistenza la detta pescaja e mulini. – Vedere GANGALANDI. – (Arch. Dipl. Fior. Carte di Cestello).
    Rispetto alla chiesa parrocchiale di S. Pietro a Petrognano dirò, che il suo parroco prete Francesco (
    ERRATA: nel 13 aprile) nel 3 aprile del 1286 fu tra quelli che assisterono al sinodo tenuto in quel giorno nella chiesa maggiore di Firenze.
    La stessa chiesa conservavasi parrocchia anche nel principio del secolo XV siccome lo dichiara un istrumento del 27 ottobre 1401 citato all'Articolo MARCIALLA. –
    Vedere SEMIFONTE.
Localizzazione
ID: 4653
N. scheda: 39170
Volume: 4
Pagina: 151 - 152
Riferimenti: 2650, 20020, 47890
Toponimo IGM: Petrognano - S. Pietro (a O)
Comune: BARBERINO VAL D'ELSA
Provincia: FI
Quadrante IGM: 113-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1673093, 4822556
WGS 1984: 11.14316, 43.53744
UTM (32N): 673157, 4822730
Denominazione: Petrognano
Popolo: (S. Pietro a Petrognano annesso a) S. Jerusalem di Semifonte in S. Donnino a Lucardo
Piviere: (S. Appiano a S. Appiano) S. Jerusalem di Semifonte in S. Donnino a Lucardo
Comunità: Certaldo
Giurisdizione: Castelfiorentino
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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