Repetti on-line

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LUCIGNANO (Licinianum) in Val di Pesa. – Castello distrutto da cui ha preso il titolo una contrada che abbraccia due popoli, cioè la pieve di S. Pancrazio in Val di Pesa, e la parrocchia di S. Stefano a Lucignano, nella Comunità Giurisdizione e due in tre miglia toscane a grecale di Montespertoli, Diocesi e Compartimento di Firenze.
Tanto la pieve di S. Pancrazio, quanto la sua chiesa filiale di S. Stefano a Lucignano risiedono sopra i poggi che percorrono la Val di Pesa fra il torrente Virginio, e la fiumana Pesa, non lungi dall’incrociatura delle strade comunitative che vanno da San Casciano a Lucardo, e da S. Piero in Bossolo a Montespertoli.
Della pieve di S. Pancrazio a Lucignano, o a Licignano, si hanno memorie sino dal secolo XI nelle carte della badia di Passignano, sotto gli anni 1056, 1070, 1076, 1079, e 1087. - °Quella del 1076, (due aprile) rammenta un Rolando signore e proposto della chiesa e pieve di S. Pancrazio a Lucardo, mentre in tutte l’altre carte la stessa pieve porta il vocabolodel distrutto castelletto di Licignano.
Quest’ultimo al pari di molti altri castelli delle valli di Pesa e dell’Elsa, apparteneva ai conti Alberti di Vernio e Mangona, ai quali per privilegio dell’Imperatore Federigo I, nel 1164, fu confermato il castello di Licignano con quelli di Salivolpe, di Pogna, di Fondagnano ec.
Infatti costà in Licignano di Val di Pesa, nel 22 Febbrajo 1208, fu segnato l’instrumento di divise fra il conte Maghinardo e il suo fratello conte Rinaldo, figli del fu conte Albnerto di Vernio: le quali divise vennero poscia confermate, nel di 14 marzo dello stesso anno, dalla contessa Bellafante moglie di detto Conte Maghinardo, mentre trovavasi nel suo
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castello di Monte Rotondo in Maremma. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia di Passignano, e dello Spedale Bonifazio).
Ma il documento più curioso per conoscere una pratica di giurisprudenza di quel tempo leggesi in un atto pubblico spettante all’emancipazione di una figlia. Con quell’atto ncelebrato in Montespertoli li 17 dicembre 1348, all’epoca cioè della famosa peste descritta dal Boccaccio, Stefano figlio del fu Villano del popolo di S. Stefano a Licignano, mercè l’interposizione dell’autorità, con decreto del notaro infrascritto emancipò, e liberò dalla opatria potestà donna Maria sua figlia, dicendole: Sii cittadina Romana, ed uomo libero. In conseguenza di che la donna medesima fu dichiarata autorizzata a tutti i contratti, come se fosse un padre di famiglia, rilasciandole in segno di ciò il peculio avventizio castrense, e quasi castrense, e inoltre le fu dato in premio dell’emancipazione, ed a titolo di donazione, dallo stesso padre di lei un pezzo di terra posto nel popolo di S. Stefano a Licignano, luogo detto in Villa, descritto nei suoi vocaboli e confini. Del qual pezzo di terra la donna suddetta fu messa al possesso nel giorno 28 dello stesso mese di dicembre 1348. – Rogò l’istrumento ser Nuccio del fu Mazza da Montalbino nel popolo di S. Giusto (a Montalbino) Diocesi Fiorentina (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. Generale).
Una delle principali ville, compresa nel popolo di S. Stefano a Lucignano, spetta alla nobil casa Guicciardini, comecchè avessero costà possessioni anche il Gianfigliazzi, i Cavalcanti, i Machiavelli ec. – Vedere PANCRAZIO (PIEVE DI S.) in Val di Pesa.
La parrocchia della chiesa prioria di S. Stefano a Lucignano nel 1833 noverava 381 abitanti.

LUCIGNANO in Val di Pesa. – Castello distrutto e convertito in una villa signorile de’
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conti Guicciardini di Firenze presso la pieve di S. Pancrazio nella cura di S. Stefano a Lucignano. – Il restante al suo Articolo.

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Lucignano di Montespertoli

(Lucignano)

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