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S. Frediano a Marti - Cecinella - Chiecina

 

(S. Frediano - Rio Chieccinella e Torrente Chiecina (da SE a NO))

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    CECINELLA nel Val d’Arno inferiore. Piccolo fiumicello, quasi torrente che ha la sua origine vicino a Palaja, e che giunto sotto Marti è ingrossato dal fosso Chiecina, di dove, rasentando la pendice occidentale della collina di Montopoli, scende fra il borghetto delle Capanne e la villa di Varramista sulla strada postale di Pisa, e quindi poco appresso si getta nell’Arno.
    Dal borro di
    Chiecina, suo tributario prese il nomignolo un’antica parrocchia (S. Jacopo di Chiecina) nel piviere di Barbinaja, registrata sul catalogo delle chiese della diocesi lucchese nel 1260. – Vedere BARBINAJA.
    La Cecinella è fiume segnalato nella storia, essendochè lungh’esso fu il confine fra il contado Pisano e il distretto Sanminiatese, siccome ai giorni nostri serve in gran parte di linea di demarcazione fra il Compartimento di Pisa e quello di Firenze.

    MARTI (
    Martis Castr.) nel Val d’Arno inferiore. – Villaggio già castello diruto con chiesa plebana (S. Maria Novella) e due altre parrocchie annesse; nella Comunità e 4 miglia toscane a settentrione di Palaja, Giurisdizione di Pontedera, Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Pisa.
    Risiede nella sommità di un colle, alle di cui falde orientali scorre il torrente
    Cecinella, mentre dall’opposto fianco scende il rio di Ricavo suo tributario.
    È dubbio se l’etimologia del castello di Marti si debba attribuire a un tempio pagano che fosse costà dedicato a Marte o piuttosto alla prima chiesa innalzata nello stesso luogo al santo vescovo Martino; tostochè nell’antico piviere di Mosciano, ora di Montopoli, esistevano tre chiese che ebbero il nomignolo dalla contrada di Marti; quella cioè dentro il castello intitolata a S. Martino, poi a S. Bartolommeo, la seconda a S. Giusto di Marti, e la terza a S. Frediano pure a Marti.
    Nel centro del paese esisteva la chiesa
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    di S. Martino, alla quale subentrò l’altra di S. Bartolommeo, e nel secolo XIV fu edificata l’attul pieve sotto il titolo S. Maria Novella.
    Il castel di Marti fino del secolo XII era posseduto dalla famiglia pisana degli Opezzinghi-Cadolingi, che, al dire degli annalisti di quella città, verso il 1180, l’usurpò al Comune di Pisa; per modo che dai consoli pisani fu deliberato d’inviare a Marti gente d’armi per riaverlo a viva forza. Ma gli Opezzinghi vi si erano talmente fortificati, che le soldatesche della repubblica pisana dovettero con qualche pedita ritirarsi di là. Più tardi peró, nel 1256, quando il Castello di Marti venne assalito dai Sanminiatesi alleatisi ai Fiorentini, fu trovato difeso dalle genti pisane. Ma nel 1284 il Castello medesimo ritornò sotto il dominio degli Opezzinghi di Calcinaja, se dobbiamo prestar fede al trattato di pace stabilito in quell’anno fra la consorteria degli Opezzinghi e il conte Ugolino della Ghererdesca capitano e signor di Pisa. (R. IT. SCRIPT.
    Fragm. Hist. Pisan. – TRONCI, Annali Pis.)
    Infatti nel diploma concesso alla prosapia Opezzinga dell’imperatore Federigo I (1178), confermato poi da Arrigo VI e da Ottone IV, fra i feudi a quella famiglia concessi, trovasi compresa eziandio la corte di Marti col castello e corte di S. Martino, ed entrambi si dichiarano situati nel luogo così detto
    Scalzavacca. – Con un secondo trattato stipulato nel 1298 tra la Rep. di Pisa e gli Opezzinghi, vennero ribanditi gli uomini della comunità di Marti, tanto quelli che abitavano dentro il castello, quanto quelli di fuori, per essere stati ribelli della repubblica pisana, e seguaci dei nobili Opezzinghi. – Cotesto ultimo trattato, concordato in Pisa nel dì 8 di agosto, fu ratificato nel castello di Marti, in domo S. Bartholomei de Marti, li 10 dello stesso mese,
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    anno 1298 (stile pis.) – (GAMURRINI, Della famiglia Cadolingia Opezzinghi).
    Nel 1364 questo medesimo castello fu inutilmente combattuto dall’esercito della Signoria di Firenze, finchè le si sottopose contemporaneamente ad altri comuni del terrritorio pisano li 20 ottobre 1406; cioè qualche mese dopo l’acquisto di Pisa.
    Ma nel 1431 gli abitanti di Marti meritarono l’indignazione della Rep. fior. per aver accolto le truppe comandate da Niccolò Piccinino, sicchè di costà potè transitare libero nel 1432 l’Imp. Sigismondo quando da Lucca recossi a Roma senza toccare il territorio de’Fiorentini suoi nemici. (AMMIR.
    Istor.fior. Lib.XX.)
    Quindi è che, dopo avere ritolto il Castello di Marti alle armi dei Visconti, la Signoria di Firenze, avendo esposto ai collegii, qualmente la occupazione del castello di Marti erasi fatta dal Piccinino più per malvagità di chi lo abitava, che per effetto di guerra, con provvisione del 1433 deliberò, che il castello predetto venisse smantellato. Dondechè per riescirvi più presto e senza spesa la Repubblica diede facoltà a tutti gli uomini (
    ERRATA: del contado pisano) del contadofiorentino di guastare impunemente le sue mura, e di convertire in proprio uso gli avanzi di quelle rovine; di maniera che oggi non resta in Marti che il nome di bastione al sito dove fu l’antica rocca. (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIR.)
    Un’iscrizione esistente nel muro laterale dell’attuale chiesa di S. Maria Novella a Marti, fu riportata dal Targioni nel T.I. de’suoi Viaggi, come quella che indica la sua edificazione, eseguita nell’anno 1332 per le cure del pievano mess. Bacciomeo di Pisa, il quale in quella asserisce di avere affidata la esecuzione dell’edifizio a mestro Lippi da Castel Franco.
    Attualmente la pieve di S. Maria Novella a Marti è nel caposesto di Montopoli, Diocesi sanminiatese, mentre il sito dove fu la chiesa di
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    S. Giusto è ridotto ad un luogo campestre fra Marti ed Usigliano. In quanto alla chiesa di S. Frediano a Marti, sebbene da lunga mano interdetta e convertita ad uso profano, essa esiste sempre sull’ingresso del paese dalla parte occidentale.
    Nel distretto parrocchiale di S. Maria Novella a Marti è compresa la soppressa antichissima pieve di S. Pietro a Mosciano, ridotta a pubblico oratorio presso una villa padronale, che porta il nomignolo di S. Donnino, situata sopra una piccola collinetta. –
    Vedere MONTOPOLI.
    La parrocchia di S. Maria Novella a marti nel 1833 noverava 1594 abitanti.
Localizzazione
ID: 5289
N. scheda: 30241
Volume: 1; 3
Pagina: 640; 101 - 102
Riferimenti: 30240, 30242
Toponimo IGM: S. Frediano - Rio Chieccinella e Torrente Chiecina (da SE a NO)
Comune: MONTOPOLI IN VAL D'ARNO
Provincia: PI
Quadrante IGM: 112-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1640139, 4835726
WGS 1984: 10.7389, 43.66289
UTM (32N): 640202, 4835901
Denominazione: S. Frediano a Marti - Cecinella - Chiecina
Popolo: (SS. Martino e Bartolommeo a Marti) S. Maria Novella a Marti
Piviere: (S. Pietro a Mosciano) S. Maria Novella a Marti
Comunità: Palaja
Giurisdizione: Pontedera
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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