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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Bibbona

 

(Bibbona)

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    BIBBONA (Castrum Bibonae). Castello in Val di Cecina con antica pieve (S. Ilario) capoluogo di Comunità, nella potesteria di Guardistallo, Vicariato e 12 miglia toscane a scirocco di Rosignano, Diocesi di Volterra, Compartimento di Pisa.
    Giace sopra il risalto di docili colline che hanno a ridosso verso greco i monti della Gherardesca, a settentrione-maestro il fiume Cecina, a ponente un’aperta campagna sino alla spiaggia, la quale a ostro continua con quella di Bolgheri. Trovasi tra il grado 28° 16’ 6” di longitudine, 43° 16’ 3” di latitudine, 4 in 5 miglia toscane lungi dal mare, 24 a libeccio di Volterra, e 34 a ostro di Pisa.
    Circondato da mura torrite difese da un profondo fosso, riguardavasi una volta Bibbona tra i castelli più forti della Maremma pisana, per quanto il suo nome non s’incontri prima del secolo XII. – Innanzi il mille appellavasi
    vico Masio, o Mansio, un perduto casale nel piano di Bibbona, dove nell’anno 797 un nobile lucchese fondò un piccolo monastero, ossia oratorio, cui assegnò una dote nel tempo che ne cedé il padronato alla cattedrale di Lucca. – Vedere ABBAZIA di BIBBONA.
    Da questa remota sorgente probabilmente partivano gli antichi titoli di proprietà dei vescovi lucchesi sopra un territorio fuori della loro diocesi, siccome era questo di Bibbiona. Ai quali possessi riguardava pure il contratto di enfiteusi che essi fecero nel secolo XI col Conte Ugo della Gherardesca, rinnovato al conte Tedice di lui figlio, e finalmente con nuovo istrumento dei 18 settembre 1109 confermato al conte Ugo nipote del primo feudatario. (ARCH. ARCIV. LUCCH.).
    Mentre i signori della Gherardesca da una parte acquistavano in Bibbona beni di chiesa, essi ne donavano altri allo spedale di
    Linaglia presso la Cecina e alla Badia di Serena, fondata nel 1004
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    dal Conte Gherardo presso Chiusdino. Intanto una porzione di sostanze dei Conti Gherardeschi cedute ai nominati luoghi pii passarono alla mensa arcivescovile di Pisa, cui, insieme con altri possessi, il pontefice Innocenzo II confermò con una bolla del 5 marzo 1138 spedita da Campiglia e sottoscritta da XI cardinali, nel numero de’quali eravi S. Bernardo. Anco un Lodo del 1121, pronunziato in Pisa dagli arbitri, fu promosso da una vertenza fra l’arcivescovo e il Conte Gherardo per alcuni loro possessi in cotesta contrada. (UGHELLI Ital. Sacr. – MURAT. Ant. M. Aevi).
    Fra tanti passaggi di diritti, fra sì numerosi padroni, non vi è da dire che alcuno di essi esercitasse sopra gli uomini e castello di Bibbona un qualche impero, o seppure taluno ve lo tenne, fu Ildebrando Pannocchieschi vescovo potentissimo di Volterra, favorito da Federigo I e da Arrigo VI suo figlio. Avvegnaché quest’ultimo, con privilegio del 1186, concesse al vescovo preaccennato, fra gli altri feudi e castelli, anche questo di Bibbona.
    Che però il fatto non corrispondesse alle promesse dell’Augusto, o che tal benefizio fosse di corta durata, lo fece vedere Arrigo istesso, allorché da imperatore (30 maggio 1193) confermò alla città di Pisa le antiche giurisdizioni sopra l’esteso suo contado, compresovi il castello di Bibbona con il suo distretto.
    Infatti Bibbona erasi eretta fino dal secolo XIII in Comunità distinta, e tale da figurare tra i popoli che inviarono i loro sindaci al trattato di concordia, solennizzato nel 1238 fra il partito dei Gherardeschi e quello dei Visconti di Pisa. Quindi nei statuti pisani del 1284 trovasi dichiarata Bibbona residenza di un capitano di giustizia e di un notaro.
    Governava questo paese il conte di Donoratico in qualità di vicario della Repubblica pisana, quando, nel 1345, i popoli alla sua cura affidati si ribellarono alla
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    madre patria, e Bibbona, imitando dei sollevati l’esempio, osò di far fronte e respingere dalle sue mura la compagnia inglese condottavi nel 1371 da Giovanni dell’Agnello. Né si assoggettò di nuovo al governo di Pisa, se non dopo le convenzioni stipulate nel 1397 per la mediazione dei Fiorentini fra i conti della Gherardesca e quella Repubblica. Poco appresso (1405), insorta nuova guerra fra le due repubbliche rivali, Bibbona cadde in potere della Repubblica fiorentina, la quale sino da quel momento ricevé sotto l’accomandigia perpetua tutti i Conti della Gherardesca, costituendoli suoi vicarj di Bibbona e di 14 altri castelli di quella maremma. A mettere in fermento e alterare le cose politiche anche in cotesta contrada contribuì l’arrivo di Carlo VIII in Toscana (1494), quando i Fiorentini disperavano di conservare, i Pisani si lusingavano di ottenere libertà dal francese monarca. Ruppe di fatti Pisa per breve tempo l’odioso giogo impostole dai governanti di Firenze; e con scelta compagnia di armati poté facilmente impadronirsi dei perduti castelli, fra i quali Bibbona. Ma quest’ultimo fu ritolto ben presto (1496) dal capitano fiorentino, che ne formò un baluardo, guardato da numeroso presidio, onde chiudere da questo lato i soccorsi all’assediata Pisa fino alla resa e unione finale del suo territorio a quello della Repubblica fiorentina.
    Comunità di Bibbona. Il territorio comunitativo di Bibbona abbraccia una superficie di 25808 quadrati, dei quali 822 sono occupati dai letti di fiumi, torrenti e strade.
    Tutto questo spazio di territorio è diviso fra due parrochi, il pievano di Bibbona, che ha tutto il suo popolo raccolto entro il castello, l’altro è al Fitto della Cecina, dove ora sorgono case e coltivazioni nuove.
    Si contavano nel 1833 in tutto questo spazio 814 abitanti, vale a dire, 26 persone per ogni miglio quadrato di suolo.
    La sua figura iconografica
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    s’approssima alla forma di un coturno con la pianta sulla spiaggia del mare, il calcagno sulla riva del fiume Cecina, la fiocca volta verso il poggio al Pruno, di dove ripiega dalla punta nel piano sino alla marina.
    Il territorio di Bibbona trovasi a contatto fra libeccio e ponente con il Mediterraneo; dagli altri lati è circondato da 7 Comunità. Imperrocché esso confina a maestro con la Comunità di
    Riparbella mediante il fiume Cecina dalla foce al confluente Linaglia, al quale punto si volge a grecale, e allora ha di fronte la Comunità di Monte Scudajo sino a che taglia la strada rotabile di Guardistallo, dove subentra il territorio di quest’ultima che abbandona prima di arrivare al punto dei tre termini nelle vicinanze della strada comunitativa diretta dal ponte della Cecina a Casale. Costà trova quest’ultima Comunità, con la quale fronteggia dal lato settentrionale sino al crine del poggio al Pruno, al qual punto tocca nuovamente la Comunità di Guardistallo, con la quale scende nel torrente Sterza. Al risalire incontro a questo torrente ha di fronte la Comunità di Montecatini di Val di Cecina sino al fosso della Canonica che separa le due Comunità e le accompagna sul crine del poggio al Pruno, presso la via pedonale della Sassa.
    Costà tocca per breve tragitto la Comunità di
    Monteverdi, la quale lascia ai termini dove s’incontrano entrambe a confine con la Comunità della Gherardesca. Con quest’ultima quella di Bibbona scende il poggio al Pruno nel suo fianco australe, e quindi si stende nella pianura, dove attraversa la via Aurelia o Grossetana per dirigersi alla spiaggia del mare presso il Forte
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    di Bibbona. – Il littorale compreso nella Comunità di Bibbona ha 5 miglia d lunghezza fra il Forte suddetto e quello alla bocca di Cecina.
    Il territorio qui sopra delineato, quantunque nella massima parte consista in pianura, ha tra questa e la sommità del poggio
    al Pruno il monte e la collina. Quello montuoso appartiene in gran parte al terreno calcareo compatto, fra cui sorgono grandi masse serpentinose che ne costituiscono la parte più eminente ed il suo dorso attraversano: mentre i fianchi inferiori del monte sono coperti da brecce siliceo-calcaree, da gessaje alabastrine e da un tufo conchigliare marino, del quale ultimo sono pure formate le colline intorno a Bibbona. La sua pianura è un deposito di rena del mare mista alla creta e al terriccio.
    Cinque strade rotabili passano per il territorio di Bibbona; l’antica Aurelia ossia Regia grossetana, tracciata lungo il littorale, recentemente ricostruita e ampliata; due comunitative che si staccano dalla prima per condurre a Bibbona e a Casale, una di esse diramasi dal gran cammino dell’Aurelia dirimpetto al Forte di Bibbona; l’altra fra il fosso della
    Madonna e quello delle Tane. La quarta via rotabile staccasi dal ponte della Cecina e attraversa a settentrione le colline di Bibbona per dirigersi a Casale; finalmente la quinta passa per l’estremo confine a settentrione maestro lungo la sinistra ripa della Cecina che accompagna sino alla sua foce in mare.
    Nel numero dei fiumi e torrenti maggiori che passano, oppure rasentano il territorio di Bibbona, avvi per due miglia, a greco-levante il torrente
    Sterza, e per un tragitto di circa 4 miglia, dal lato di maestro, il fiume Cecina. – Nasce, e compisce il suo cammino lungo il territorio di Bibbona, il torrente della Canonica che scaturisce sulla schiena
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    del poggio al Pruno e termina nella Sterza. Scendono dal lato occidentale del poggio medesimo e sboccano direttamente nel Mediterraneo, a ostro di Bibbona, il piccolo torrente o fossato de’Sorbizzi, a settentrione il fosso delle Tane, e in mezzo a questi quello della Madonna: l’ultimo dei quali scorre sotto le mura castellane rasente un grazioso tempietto a croce greca dedicato a S. Maria della Pietà.– Di minor corso, ma quasi sempre perenne è il canale della Cecinella che parte dal Fitto della Cecina e entra in mare un miglio a ostro della foce del fiume. Si vuotano in esso il fosso del Casone fra la via Regia Grossetana e il littorale, dove scorre un altro borro detto Illatro. Questo nomignolo ci ricorda la perduta chiesa di S. Biagio de Illatro donata nel 1004 insieme con l’annessa corte del Conte Gherardo della Gherardesca alla Badia di Serena; la qual chiesa di S. Biagio apparteneva al distretto di Bibbona, siccome lo dichiara un altro documento del 22 gennajo 1158 della stessa provenienza. (MURAT. Ant. M. Aevi).
    Ma il torrente più importante, a cui richiama la storia di questa contrada, è quello di
    Linaglia, il quale, sebbene abbia origine fra Guardistallo e Casale, compisce però il suo cammino sul confine settentrionale di Bibbona.
    È noto il torrente
    Linaglia per un antico ospizio situato nella sua valle lungo una pubblica via, ed a cui vuolsi riferire quella corte di Linalia rammentata sino dall’anno 1004 nella fondazione della Badia di Serena. Oltre di ciò esso spedale, sotto il nome di S. Leonardo di Linaglia, viene rammentato in molte pergamene inedite dell’antico monastero di
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    S. Lorenzo alle Rivolte di Pisa, a cui passarono i beni dello stesso ospizio, dopo essere stato riunito a quello di Stagno presso Livorno. Risguardano per la maggior parte donazioni fatte dai Conti della Gherardesca sotto gli anni 1155, 1160 e 1173. La prima fu rogata in Bibbona, la seconda in Pisa e a Settimo di Cascina, la terza in Donnoratico. Trattano tutte di possessioni situate nel distretto di Bibbona, una delle quali lungo la strada che dall’antica Badia del Mansio, andava verso il mare. (ARCH. DIPL. FIOR. l. c.).
    In un Lodo pronunziato in Pisa, li 25 agosto del 1121, in causa di una lite fra l’arcivescovo di Pisa e il conte Gherardo della Gherardesca, fu deciso sui possessi di Linaglia e di Cecina litigati fra entrambi i pretendenti (MURAT.
    Ant. M. Aevi).
    Tanto le acque dei summentovati rivi, torrenti e fossi, quanto di altri scoli di minore volume, giunte alla spiaggia incontrano nelle gibbose dune arenose frequenti ostacoli che gli obbligano a cangiare direzione, retrocedere, inondare e ridurre melmosi e palustri i grembi più depressi del littorale.
    Né costanti possono dirsi le loro foci nel mare, per ragione delle torbe e della rena che da questo lato scarica la Cecina, o che le traversie e l’impetuoso vento di libeccio rammontano lungo la spiaggia. Il declive della quale è sì poco sensibile, che fra la bocca di Cecina e il Forte di Bibbona si può innoltrare un miglio dentro mare, senza trovare un fondo maggiore di 5 in 6 braccia. Il punto più depresso del lido fu riscontrato quasi nel centro di questa sezione, davanti al fosso della
    Madonna, dove pure mette foce l’altro delle Tane proveniente da Casale. Lo scandaglio immerso costà, alla stessa distanza di un miglio dal lido, pescò
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    circa 10 braccia di profondità.
    Sebbene, mediante la distruzione di tante macchie acquitrinose, la costruzione di nuovi argini, di nuove fosse di scolo, di nuove strade aggerate, di più estese coltivazioni, siasi all’età nostra assai guadagnato in coteste campagne, non ostante ciò resta ancora molto da fare per vedere il territorio di Bibbona ripopolato e bonificato in tutte le sue parti.
    In tanta vastità di terreno, ridotto nelle mani di pochi possedenti o fittuari, non si conosce, né si potrebbe ancora, volendo, praticare il sistema colonico della piccola coltura. Causa sinora senza dubbio ne fu la malsanìa dell’aria che da tempi assai remoti spopolò le Maremme, e che obbliga i pochi lavoranti indigeni a ritirarsi dalla pianura e ricovrarsi di buon’ora nel castello, mentre gli operanti stranieri, che costituiscono il nerbo delle lavorazioni forestali ed agrarie, ritornano tra il giugno e l’ottobre col loro bagaglio alla patria.
    Le produzioni del suolo di questa Comunità possono ridursi a tre generi diversi.
    I terreni serpentinosi che emergono dalle creste del poggio
    al Pruno, e quelli di calcare compatto che gli avvicinano, sono ridotti a Debbio o Cetina, vale a dire a sodaglie con poca macchia bassa e molta pastura naturale, in qualche parte suscettibili di essere seminati. Costà si nutriscono branchi di capre e di pecore scortate da pastori di altre contrade, i quali l’usufrutto del suolo prendono dal proprietario a fida.
    Le colline tufacee poste fra il monte e il piano, sono ridotte a cultura di olivi con viti piantate a filari, ed i cui prodotti sono in aumento e progressivamente migliorano di qualità per le cure dei proprietari istessi.
    La pianura coperta da un terreno di trasporto è seminata in parte a grano, con alcuni campi piantati a viti che al palo più che al pioppo
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    vengono affidate. Ma il maggior spazio è ridotto a pascoli per le mandre delle bestie cavalline e vaccine, meno poca macchia di ginepri, e di cardi sopra i tomboli in vicinanza del mare. La porzione coltivata a sementa è cinta in gran parte da siepi, o da una palacinta di assicelle di cerro, ad oggetto di preservare le seminagioni dai danni del bestiame liberamente vagante per quelle pianure. In mezzo alle quali scorre quasi in linea retta la via Grossetana modernamente con regia splendidezza riaperta sulle tracce dell’antica Aurelia, o Emilia di Scauro: talché sarebbe impossibile smarrirsi costà di cammino, come pretese di far credere un viaggiatore antiquario che la via Aurelia da Livorno a Roma sognando percorreva nell’ottobre del 1831.
    In una parola, i prodotti de’bestiami ed i cereali costituiscono i sommi articoli di rendita del territorio di Bibbona, ai quali tiene dietro l’olio ed il vino, che in buona dose e di mediocre qualità ivi si raccoglie.
    Fatta la messe, il terreno si lascia in riposo, e torna a pastura per due ed anche per un maggior numero di anni, secondo il grado di fertilità, o piuttosto a proporzione delle braccia che vi possono concorrere; e di fronte alla vastità dei possessi e al piccolissimo numero dei possessori, i quali fanno coltivare, seminare e raccogliere a loro conto uve, ulivi e granaglie.
    L’uso di dare in affitto i terreni incolti e sodaglie, e quello assai più lodevole di suddividerli in più lavoranti, onde renderli più fruttiferi, va di anno in anno a estendersi e prender piede in questa parte di Maremma. – Già una nuova colonia, nuovi possedenti, nuove famiglie, nuove case veggonsi erigere e stabilire nella vasta Tenuta Regia detta il
    Fitto della Cecina, mercé il provvedimento preso dall’Augusto Regnante, di suddividere e concedere
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    a favorevoli condizioni una possessione di circa 10000 saccate di terreno fertilissimo, situata a destra e a sinistra della bassa Cecina, consegnandolo a 40 e più proprietari nuovi, il cui interesse sarà di lavorare più utilmente quel suolo, e di meglio sorvegliare alla sua fertilità.
    Tanto nella porzione posta alla sinistra della Cecina compresa nel distretto di Bibbona, quanto in quella alla destra del fiume, vedesi già un movimento che dà a sperare il più felice successo, e che presto sarà per offrire un prospetto fisico statistico assai migliore di quello che ci si presentava nell’anno 1833.
    Non vi sono manifatture né edifizi, eccetto quelli dei mulini, e una ferriera sulla sinistra ripa della Cecina, convertita da pochi anni in una fucina per fondere il rame del minerale che si estrae dalle miniere di Montecatini di Val di Cecina.
    Questa fabbrica esiste sotto il confluente del torrente
    Linaglia, nelle di cui vicinanze furono scoperte un secolo addietro molte anfore e altre terraglie con l’impronta di nomi romani che indicavano i respettivi figulinai. – Vedere CECINA, fiume e castello.
    Per ora non hanno luogo in questa Comunità fiere né mercati. Essa è sotto la giurisdizione civile del Potestà di Guardistallo, il quale per rapporto al politico e al criminale dipendeva dal Vicariato di Campiglia, innanzi che fosse assegnato a quello nuovamente eretto (16 giugno 1833) in Rosignano, con cui attualmente riferisce per l’una e l’altra ragione.
    La Comunità di Bibbona mantiene un medico, un chirurgo e un maestro di erudimenti elementari. – Ha la sua Cancelleria in Rosignano, l’ufizio di Esazione del Registro in Piombino, la Conservazione delle Ipoteche in Volterra, e la Ruota in Pisa.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di BIBBONA a tre epoche diverse

    Popolazione
    del 1551
    - BIBBONA, S. Ilario (Pieve),
    abitanti n° 506

    Popolazione
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    del 1745
    - BIBBONA, S. Ilario (Pieve),
    abitanti n° 312

    Popolazione del 1833
    - BIBBONA, S. Ilario (Pieve),
    abitanti n° 658
    - Cecina, S. Giuseppe (Pieve moderna),
    abitanti n° 156
    - Totale
    abitanti n° 814

    BIBBONA alla Marina nella Val di Cecina. – Si aggiunga. – Con la legge del 2 agosto 1838 fu eretta in Bibbona una nuova potesteria sotto il vicariato di Rosignano, la quale abbraccia i territorj delle soppresse potesterie di Guardistallo e di Castagneto, ossia della Comunità Gherardesca. – a sua Cancelleria comunitativa è in Guardistallo.
    Nacque costì quel Cecchino da
    Bibbona sicario di Lorenzino de' Medici che unitamente a Bebo da Volterra lo trucidò in Venezia nel 1547. (SEGNI Stor. Fior. Libr. XII.)
    Nel 1833 la Comunità di Bibbona contava soli 814 Abitanti e nel 1845 essa ne numerava più del doppio, come appresso, cioè:

    BIBBONA,
    Abitanti N.° 1019
    Fitto di Cecina (
    porzione), Abitanti N.° 637
    TOTALE,
    Abitanti N.° 1656
Localizzazione
ID: 532
N. scheda: 6560
Volume: 1; 6S
Pagina: 315 - 319; 29
Riferimenti: 29260, 11742
Toponimo IGM: Bibbona
Comune: BIBBONA
Provincia: LI
Quadrante IGM: 119-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1629709, 4792085
WGS 1984: 10.5992, 43.27198
UTM (32N): 629772, 4792260
Denominazione: Bibbona
Popolo: S. Ilario a Bibbona
Piviere: S. Ilario a Bibbona
Comunità: Bibbona
Giurisdizione: Guardistallo
Diocesi: Volterra
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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