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Capraja, Capraria, Cerbaria

 

(Capraia)

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    CAPRAJA (Capraria, già Cerbaria) nel Val d’Arno inferiore. Castello capoluogo di piviere e di Comunità nella Giurisdizione e 1/2 miglio a maestro di Montelupo, Vicariato Regio di Empoli, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
    Risiede alla destra ripa dell’Arno, dirimpetto allo sbocco del fiume Pesa, sul dorso dello sprone australe dei poggi che scendono da Monte Albano verso la Golfolina, nel grado 28° 40’ 5’’ di longitudine e 43° 44’ 4’’ di latitudine, 13 miglia toscane a ponente di Firenze, 18 a ostro-scirocco di Pistoja, 12 a ostro-libeccio di Prato, e 4 a levante di Empoli.
    La più antica memoria superstite della parrocchia di
    Capraja esiste in un privilegio concesso nel 25 febbrajo 998 dall’imperatore Ottone III al vescovo e capitolo di Pistoja, ai quali confermò tra le altre giurisdizioni la pieve di S. Stefano in Cerbaria. Questo nome di Cerbaria ripetuto nel diploma di Federigo I del 4 luglio 1155, e in altre carte pistojesi dei secoli IX e X provano, che l’etimologia di Capraja, piuttosto che alle capre, la deve alla selva selvaggia e forte (Cerbaria), da cui era allora rivestito quel poggio.
    Il paese e distretto di Capraja ha dato il titolo di contea a un ramo dei conti Alberti, dei quali si trova la prima notizia all’anno 1142 in un breve da Gottifredo vescovo di Firenze diretto alla sua cugina Berta Badessa e alle monache del monastero di S. Tommaso situato in Capraja, cui concede ogni sorta di decima,
    quam comes Albertus pater meus et frater ejus comes Hildebrandus concesserunt vobis, vestraeque ecclesiae in loco Fibbiana aut ubicumque. (UGELLI, in Archiep. Flor.)
    Allo stesso monastero di S. Tommaso e S. Giorgio riferisce il testamento di un Celso figlio
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    di Ghisperto, fatto in Lucca nell’anno 740, col quale lasciò la sua posizione di giuspadronato di due chiese al monastero di S. Tommaso sito in territurio Pistoriense ubi Walperga abbatissa esse videtur. (MEMOR. LUCCH. T. IV.)
    Finalmente al monastero suddetto lasciò lire cento nel 1278 la contessa Beatrice nata dal Conte Rodolfo di Capraja, e lasciata vedova dal conte Marcovaldo di Dovadola.
    Rapporto al quale Conte Rodolfo, sussistono vari documenti ad esso onorevoli, sia quando nel 1190 sostenne in Firenze l’uffizio di Giusdicente, sia allorché nel 1212 fu console di quella città. Lo stesso Rodolfo nel 1234 e 1236 somministrò denari e sussidj al conte Ubaldo Visconti Giudice di Gallura, di cui era tutore anche nel 1238. Fu esso che nel 1249 diede asilo nella sua rocca di Capraja ai capi di parte guelfa assediati costà dai ghibellini di Firenze e dalle armi di Federico II, che li ebbero a patti, conducendo quei prigionieri a Napoli per subire l’ultimo supplizio.
    Che il castello di Capraja fosse fortificato anche innanzi la citata epoca lo fa conoscere lo scopo per cui il Comune di Firenze, nel 1203, la costruzione della rocca di Montelupo posta dirimpetto a Capraja. La cui impresa riputavasi allora opera difficile, sia per la favorevole sua posizione, sia perché a quel tempo il castello di Capraja era presidiato dai Pistojesi in forza di una tregua conclusa li 3 giugno 1204 nella chiesa di S. Quirico presso la Pesa e l’Arno, fra essi, il Conte Guido Borgognone e i Fiorentini. Uno dei patti fu quello di non dovere i conti di Capraja né i loro uomini o seguaci oltrepassare ostilmente alla sinistra dell’Arno:
    ubi est Montelupus a Florentinis noviter aedificatus, vel in aliis terris, quas Florentini habent et tenent in comit. florent. Viceversa i Fiorentini si obbligarono di non
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    recar danni alla destra del fiume Arno nel distretto di Capraja e in altre terre del contado pistojese.
    Tra i figli del conte Guido Borgognone appariscono due, il Conte Rodolfo di cui si è già discorso, il quale non lasciò altra successione che la contessa Beatrice vedova di uno dei Conti Guidi. Dal secondo figlio Anselmo sembra che derivasse un Bertoldo compreso col zio Rodolfo nella lega fatta in S. Maria a Monte nel 1238, e un altro Conte Anselmo, ucciso nel 1288, e sepolto in S. Francesco di Pisa. Di più un Conte Rodolfo II, nel 1258 questionava con i Bellincioni per il padronato della chiesa di S. Maria a Samontana, e nel 1286 si sottoscriveva come spedalingo dello spedale di S. Pietro di Capraja. (LAMI,
    Monum. Eccl. Flor.)
    Finalmente di un Anselmuccio figlio del Conte Anselmo di Capraja genero d’Jacopo de’Gaetani di Pisa rende conto una membrana dell’anno 1299 della Badia a Settimo. Il quale Conte Anselmuccio, chiamò a parte della sua eredità la pia società di S. Michele in Orto di Firenze.
    Fra i signori di Capraja, oltre al ramo dei conti sopra indicati, e quello dei Conti Alberti, pare che vi fossero altri consorti.
    Di uno di questi ultimi parlano le storie fiorentine all’anno 1184, e di un Guglielmo conte di Capraja e Giudice di Arborea in Sardegna fanno menzione le storie pisane alla metà del secolo XIII.
    L’antico monastero de’SS. Tommaso e Giorgio di Capraja restò sotto il giuspadronato della Compagnia di S. Michele in Orto sino al 1388, anno in cui le monache di quell’asceterio, previo il consenso dato dal vescovo di Pistoja, furono incorporate alle claustrali di S. Agata in Firenze.
    Capraja con la Castellina di Greti, nel 1741, fu eretta in feudo, e data con titolo di marchesato alla famiglia Frescobaldi, alla quale, dopo la soppressione
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    dei feudi, restò gran parte delle possessioni acquistate sino al secolo XIV dai loro avi in questa contrada.
    La pieve di S. Stefano di Capraja di padronato dei nobili Frescobaldi di Firenze, era matrice di tre popoli: 1. S. Pietro a
    Bibbiano, ora annesso alla pieve. 2. S. Jacopo a Pulignano. 3. S. Pietro a Castro e Conio.
    Comunità di Capraja. – Questa Comunità ha una superficie territoriale di 7012 quadrati, da detrarsi 334 quadrati per corsi d’acqua e strade. – Vi si trovano 2406 abitanti, a ragione di 275 persone per ogni miglio quadrato.
    Confina con 4 Comunità. – A levante-scirocco e a ostro con la Comunità di Montelupo mediante il fiume Arno, a partire dalla nave di Camajone, dove sbocca nel lato destro la via detta dei
    Diavoli, continuando il corso del fiume con la stessa Comunità sino alla foce del rio della Botta o di Castro presso la pieve di Limite. Dirimpetto a questa subentra la Comunità di Empoli che accompagna lungo l’Arno sino alle Grotte poco innanzi la chiesa di Spicchio. Costà lascia a ostro la Comunità di Empoli, e rivolgendo la faccia a ponente, ha a contatto quella di Vinci, con la quale si accompagna rimontando il rio dei Morticini, e quindi fra lo stesso rio e quello di Conio sale alla strada che da Vitolini guida a S. Giusto sulla giogana di Monte Albano. Giunta alle sorgenti del rio Pescajone incontra la Comunità di Carmignano, con la quale per termini artificiali va a trovare la strada del Barco Reale di Artimino. Alla Madonna di Vallicarda, piega alquanto a grecale, e rasentando la Badia di S. Martino in Campo giunge al quadrivio
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    detto la Vergine, dove volgesi a levante e scende per la via de’Diavoli in Arno alla nave di Camajone.
    Dal descritto perimetro si può dedurre che la Comunità di Capraja sino al secolo XIII ha conservato i suoi limiti naturali dalla parte dell’Arno, a forma del convegno del 1204, fra i signori di Capraja. I Pistojesi e i Fiorentini.
    Tra le strade comunitative rotabili si staccano dal capoluogo per condurre, una a Carmignano varcando il Monte Albano, l’altra alla Castellina di Limite passando lungo il greto di Arno, e la terza alla villa di Bibbiani e alla chiesa di Pontignano.
    Fra i corsi di acqua che costeggiano, o attraversano il territorio di Capraja, ad eccezione del fiume Arno, non si contano che rivi o piccoli influenti provenienti dai ripidi poggi di
    Castro, di Conio e di Vitolini.
    La fisica struttura del suolo e la situazione di questa contrada offre tanto al geografo quanto al geologo un oggetto di qualche rilievo; sia che il primo voglia considerare nei poggi di Capraja e di Monte Lupo l’estremo punto meridionale dello stretto di Golfolin,a e la chiave delle Valli Appenniniche intorno all’Arno; sia che il secondo contempli questa chiusa sotto l’aspetto delle rocce che ne costituiscono il circostante suolo.
    Avvegnachè i colli di Capraja possono dirsi collocati sulla linea di transizione fra le masse stratiformi di macigno, alberese, e bisciajo, e le marne terziarie marine. Alla quale separazione di terreni il fiume Pesa costà, come dalla parte di S. Casciano e di Barberino, serve dirò quasi d’intermediario, mediante un interrimento alto e profondo di ciottoli, e di ghiaje staccate dai contrafforti dell’Appennino, trascinate fino a questa foce e depositate sul fianco dei poggi di Montelupo, di Capraja, di Bibbiani, e nella subiacente pianura, massime alla
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    destra dell’Arno. Tale circostanza geologica non sembra che restasse ignota ai nostri antichi, i quali prima e dopo il mille designarono coteste piagge col nome di contrada di Greti. – Vedere ANSANO (S.) in GRETI.
    I poggi di questo territorio dalla parte di Monte Albano, sulle cui pendici sono, come dissi, addossati altissimi letti di ciottoli, si mantengono in gran parte vestiti di selve di alto fusto consistenti in cerri, pini, farnie, lecci, castagni e in altri alberi indigeni che diedero il nome al paese di
    Cerbaja. – Fra i quali boschi primeggiano per varietà e bellezza quelli della tenuta di Bibbiani ridotta a un delizioso parco, corredata di una superba collezione di piante esotiche per le cure del suo proprietario marchese Cosimo Ridolfi, che ha difeso il sottoposto piano dai danni del fiume, nel tempo che lo ha colmato con le sue torbe.
    Se si considera la coltivazione agraria del territorio di Capraja, si vedranno prosperare a mezza costa gli olivi e le viti più squisite con varie specie di frutti, mentre i gelsi, le pasture, il lino, i legumi e i cereali vegetano con costante successo nella pianura presso il greto di Arno. – È opera del sullodato valente agronomo, l’introduzione in Bibbiani di una bigattiera per allevare con più successo i bachi da seta, delle capre lattifere dell’Egitto, e dei merini per migliorare il gregge e i prodotti della pastorizia.
    La Comunità di Capraja mantiene un medico condotto.
    Il giudice civile (potestà) è in Montelupo; per i giudizi criminali e per gli atti di governo Capraja dipende dal vicario Regio di Empoli, dove è pure la sua cancelleria comunitativa e l’uffizio di esazione del Registro. La Conservazione delle Ipoteche e la Ruota sono a Firenze.

    POPOLAZIONE della Comunità di CAPRAJA a tre epoche
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    diverse

    - nome del luogo: Bibbiano (annesso di Capraja), titolo della chiesa: S. Pietro (soppresso), abitanti nel 1551: n° 30, abitanti nel 1745: n° 560 (con S. Stefano - Capraja), abitanti nel 1833: n° 877 (con S. Stefano - Capraja)
    - nome del luogo: CAPRAJA, titolo della chiesa: S. Stefano (Pieve),
    abitanti del 1551: n° 152, abitanti del 1745: n° 560 (insieme a S. Pietro - Bibbiano), abitanti del 1833: n° 877 (insieme a S. Pietro - Bibbiano)
    - nome del luogo: Castro e Conio, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria),
    abitanti del 1551: n° 230, abitanti del 1745: n° 163, abitanti del 1833: n° 194
    - nome del luogo: Castellina, titolo della chiesa: S. Biagio (soppresso),
    abitanti del 1551: n° 220, abitanti del 1745: n° 294, abitanti del 1833: n° 1240 (insieme a S. Maria - Limite)
    - nome del luogo: Limite, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve),
    abitanti del 1551: n° 136, abitanti del 1745: n° 552, abitanti del 1833: n° 1240 (insieme a S. Biagio, Castellina)
    - nome del luogo: Pulignano, titolo della chiesa: S. Jacopo (Prioria),
    abitanti del 1551: n° 132, abitanti del 1745: n° 97, abitanti del 1833: n° 95 (insieme a S. Maria, Limite)

    - totale
    abitanti nel 1551: n° 900
    - totale
    abitanti nel 1745: n° 1666
    - totale
    abitanti nel 1833: n° 2406

    CAPRAJA nel Val d' Arno inferiore capoluogo di Comunità sotto la Giurisdizione di Empoli ecc. – Dove dice: rapporto al quali conte Rodolfo, si aggiunga: non era quel Io il conte Rodolfo II d' Capraja padri della contessa Beatrice, sivvero un di
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    lui nipote, mentre il padre della contessi Beatrice terminò di vivere nel 1240, in prova di che nel 2 marzo de 1241 (stile comune) quella contesa adì l'eredità paterna con benefizio d'inventario.
    Entravano bensì nella linea di que conti i due fratelli Anselmo e Guelfo probabilmente nipoti del suddetto conte Rodolfo II di Capraja, i quali nel 1 ottobre del 1282 assistevano in San Miniato ad un placito spedito da Rodolfo vicarie generale dell'Imperatore Rodolfo in Toscana
    a favore di Rati ieri degli Libertini vescovi di Volterra. – (GIACHI, Memor ecc. nell’ Appendice a pagina 117).
    Nel 1833 la Comunità di Capraja contava 2406 individui, e nel 1845 ne noverava 2702 come appresso, cioè:

    Campo (S. Martino in) (
    porzione), Abitanti N.° 72
    CARBAJA con
    Bibbiani, Abitanti N.° 931
    Castro e Conio,
    Abitanti N.° 237
    Limite e Castellina,
    Abitanti N.° 1364
    Pulignano,
    Abitanti N.° 98
    TOTALE,
    Abitanti N.° 2702
Localizzazione
ID: 896
N. scheda: 10980
Volume: 1; 6S
Pagina: 462 - 464; 48 - 49
Riferimenti: 6420
Toponimo IGM: Capraia
Comune: CAPRAIA E LIMITE
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1662476, 4844559
WGS 1984: 11.01845, 43.73782
UTM (32N): 662539, 4844733
Denominazione: Capraja, Capraria, Cerbaria
Popolo: S. Stefano a Capraja
Piviere: S. Stefano a Capraja
Comunità: Capraja
Giurisdizione: Montelupo
Diocesi: Pistoja
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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