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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Caprese

 

(Caprese Michelangelo)

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    CAPRESE nella Valle Tiberina. Castello capoluogo di Comunità siccome lo fu di Potesteria, nel Vicariato Regio della Pieve S. Stefano, da cui è 4 miglia a libeccio, Diocesi di S. Sepolcro, già di Arezzo, al cui Compartimento appartiene.
    È un avanzo di rocca con il pretorio e piccola parte di mura castellane nel dorso di una rupe che si avanza dal fianco orientale dell’Alpe di Catenaja sino alla destra ripa del torrente
    Singerna nel grado 29° 39 di longitudine e 43° 39 di latitudine, 10 miglia toscane a maestro di Sansepolcro, 5 a scirocco di Chiusi casentinese, e 16 a grecale di Arezzo.
    Opinarono alcuni eruditi, anche nella nostra età, che a questo luogo riferire volesse Procopio quando parlava della mansione
    ad Capras, dove seguì dopo la disfatta dell’esercito di Totila la morte di quel re. Ma allorché si voglia considerare bene la località di Caprese, per dove non vi è ombra di antiche vie militari, donde varcare di là per l’Appennino dell’Emilia, e quando si esamina la marcia dell’esercito di Narsete che da Ravenna avanzandosi verso Roma incontrò per via il nemico, sarà facile il persuadersi che in tutt’altro luogo dovette seguire lo scontro e la micidiale giornata, non mai nella valle superiore del Tevere e molto meno 10 miglia discosto da Caprese, la cui origine è oscura quanto il suo nome.
    Il primo albore di questo paese sembra apparire nel privilegio concesso da Ottone I, il 7 dicembre 967, a favore di un suo fedele chiamato Goffredo figlio del fu Ildebrando, cui destinò in feudo i gioghi dell’Appennino della Vernia a partire, da un lato dal crine delle
    Calvane (il Bastione del Trivio) sino a Montefeltro, e dall’altro lato dai confini di Bagno fino alla foresta di Caprile, comprese
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    le contrade di Compito, di Caprese e di Chiusi.
    Dissi altrove (
    Vedere BADIA TEDALDA) che resta da sapere, se il beneficato dell’imperatore Ottone fu l’autore dei conti di Chiusi e di Motedoglio, alla cui consorteria appartennero eziandio i signori di Caprese.
    Fra i documenti più antichi e meno equivoci a provare ciò havvenne uno, del 12 marzo 1082, relativo a una vendita fatta da Alberto di Ranieri signore di Galbino a favore di Bernardo di lui fratello, cui rinunziò la sua parte del castello di Anghiari con varie possessioni e giuspadronati, fra i quali trovasi nominato
    Caprese e altre villate del piviere di S. Cassiano sino al fiume Singerna.
    Con altro istrumento del 1088 lo stesso Alberto col suo figlio Ranieri donò alla Badia dei Camaldolesi di S. Maria a Decciano, dove era abate un di lui fratello Pietro i suoi averi di
    Trecciano, di Sovaggio, di Pianoro, di Tramosiano e di altri luoghi lungo la Singerna. – Avvenuta la fondazione della Badia di Anghiari (anno 1104) per opera di Bernardino figlio di Sidonia e nipote di Alberto prenominato, i Camaldolensi acquistarono nuovi diritti e più estese giurisdizioni nel castello e distretto di Caprese. Cosicché l’imperatore Federico I con privilegio del 3 dicembre 1184; dopo lui l’imperatore Arrigo VI con diploma del 6 ottobre 1186; e finalmente Carlo IV, nel 17 marzo 1355, confermarono alla Congregazione Camaldolense il monastero di Anghiari con le chiese e beni ad essa donati dai nobili di Galbino, non escluse le ragioni acquistate sul castello di Caprese, cioè: quidquid juris habet in castro de Caprese, et in toto districtu ejus, et omnia, quae fuerunt Bernardini filii Sidoniae. (ANNAL. CAMALD.)
    Con tutto ciò i conti di Galbino non cessarono così per fretta
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    di signoreggiare sulla vallecola della Singerna, disponendo quasi a libero arbitrio dei beni, apparentemente più che in realtà, ai monasteri per altri fini da alcuni di quei conti stati assegnati.
    Il popolo di Caprese verso il 1260 si emancipò dai suoi dinasti ad insinuazione, e con l’assistenza dei Conti Guidi di Romea, i quali vi dominarono sino a che, nel 1323, la rocca di Caprese fu assediata per tre mesi da Guido Tarlati vescovo di Arezzo. Vinta che fu entrò pur essa fra le glorie militari di quel famoso prelato. Dopo la morte del quale tennero domino in Caprese Pier Saccone Tarlati e i di lui fratelli o nipoti fino al 1363; nonostante il privilegio accordato da Carlo IV (anno 1356) agli Aretini, nel cui contado civile ed ecclesiastico eravi sempre Caprese. Dopo il 1363 questa contrada cadde sotto il dominio dei Perugini che mantennero per 10 anni un presidio nella rocca di Caprese, in forza di un trattato concluso con i Fiorentini, al cui contado Caprese nel 1384 fu incorporato con tutto il territorio di Arezzo.
    D’allora in poi il governo di Firenze destinò in Caprese un giusdicente di nobile lignaggio che teneva ragione anche sul vicino castello e distretto di Chiusi, risiedendo alternativamente sei mesi per luogo.
    Fra i potestà fiorentini stati in Caprese per la loro Repubblica si conta il padre di Michelangelo Buonarroti, e fu precisamente là, dove nacque nel 1474, il 6 di marzo, quel divino ingegno, siccome lo dimostrarono gli Accademici Tiberini nella festa letteraria ad onore del sommo artista in Sansepolcro testé celebrata.
    L’antica pieve di Caprese (
    S. Cassiano in Startina), situata in un poggio di rimpetto al castello nel lato sinistro della Singerna, fu pur essa di padronato dei conti di Montedoglio, dai quali passò verso il 1524 ai monaci Benedettini di Firenze, per
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    legato dell’abate Buonafede, mentre era commendatario della Badia Tedalda, e della pieve di Caprese. (PUCCINELLI, Cronic. della Bad. fior.)
    La pieve di S. Cassiano in
    Startina fu staccata dalla Diocesi di Arezzo nel 1520 per unirla al nuovo vescovato di Sansepolcro. Costituiscono attualmente il piviere dei SS. Ippolito e Cassiano presso Caprese le seguenti parrocchie: 1. S. Giovanni Battista a Caprese; 2. S. Lorenzo alla Torre con l’annesso di S. Andrea a Sovaggio; 3. La badia di S. Maria a Dicciano con l’annessa badia di Tifi; 4. S. Biagio a Centosoldi, già a Fragajolo; 5. S. Giorgio a Salutio; 6. S. Maria a Gregnano.
    Comunità di Caprese. – Il territorio di questa Comunità abbraccia una superficie di 19540 quadrati dai quali sono da detrarre 780 quadrati occupati da corsi d’acqua e da poche strade.
    Conta 1567 abitanti a ragione di 67 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con 5 Comunità. – A greco e a levante con il territorio della Pieve S. Stefano, a cominciare dalla ripa sinistra della fiumana
    Singerna, sulla pendice meridionale del monte Modina, là dove sbocca la strada che viene da Compito e dall’Alvernia, con la quale passa alla sinistra della Singerna per salire il poggio di Startina o della pieve di S. Cassiano. Di là segue la direzione da greco a levante sino alla croce di Fungaja, donde piega a scirocco per riscendere nella valle lungo la strada vecchia che guida da Arezzo e da Anghiari alla Pieve S. Stefano, e con essa arriva sulla Singerna che costeggia scendendo per mezzo miglio lungo la ripa destra sino al fosso della Lamaccia
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    Costà trova la Comunità di Anghiari, con la quale mediante il fosso predetto sale il poggio di Popiano a ostro la Madonna della Selva, il cui borro serve di limite alle due Comunità dal lato di ostro-libeccio sino passato la
    Selva perugina. Di là si avanza per il colle di Galbantino sulla schiena dell’Alpe di Catenaja. Arrivato al vertice della montagna dove scaturisce il Cerfone che passa sotto il Ponte alla Piera, s’incontra con la Comunità di Subbiano, con la quale lungo il crine dell’Alpe medesima attraversa le più alte sorgenti del fosso Camajano. Poco innanzi di arrivare al torrente Carbonchia subentra alla Comunità di Subbiano quella di Chitignano che fronteggia con Caprese dal lato di ponente per circa 2 miglia lungo il dorso dello stesso Appennino sino alla Casella del monte Foresto. Qua trova la Comunità di Chiusi Casentinese, con la quale percorre la spina del contrafforte orientale del monte Foresto, sinché entra nella via che guida al casale di Moggibiani. A questo punto ripiega verso grecale-levante per scendere nella strada di Montalone e con essa nel fosso Tritesta, di cui ne seguita il corso per mezzo miglio, poscia lo attraversa per inoltrarsi sino alla Singerna, rimontando la fiumana stessa per breve cammino onde ritornare sulla strada di Compito a confine con la Comunità della Pieve S. Stefano.
    Fra i maggiori corsi di acqua che percorrono nella Comunità di Caprese contasi il torrente
    Singerna, il quale se non nasce nel territorio in questione riceve costà il maggiore alimento dai fossi di Tritesta, Carbonchia e Camajano.
    I punti più elevati del territorio sono dalla parte dell’Alpe di Catenaja, le cui più elevate prominenze appartengono
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    alle Comunità limitrofe del Casentino.
    La fisica struttura di questo suolo, nella massima parte montuoso, offre nel lato meridionale un’eccezione a quella delle rocce stratiformi che formano in generale l’esterna ossatura dell’Appennino; poiché, mentre i fianchi orientali dell’Alpe di Catenaja sono coperte da rocce di macigno e da schisti marnosi, cui trovasi sottostante la calcaria compatta, un’altra specie di terreno emerge di mezzo a quest’ultima nella valle della Singerna, tanto a sinistra quanto alla destra del torrente medesimo. È una roccia magnesiaca verdastra che in molti punti convertesi in asbesto e in gabbro, e tale più estesamente comparisce sul confine meridionale della Comunità dei monti così detti
    Rognosi. Dal lato di levante sul dorso dei poggi che fanno barriera fra la Singerna e il Tevere vedesi una prominenza denominata le Murelle, dove la calcarea stratiforme cangiò di aspetto e di struttura mostrandosi bianca e in masse semigranose.
    Ivi presso esistono alcune mofete sprigionanti dai loro meati del gas acido carbonico solforoso capace di uccidere gli animali volatili o terrestri che vi si avvicinano. Nel lato opposto della stessa vallecola, appena un miglio discosto da quelle mofete, trovasi
    l’Acqua acidula della Madonna della Selva di cui abbiamo fatto cenno all’articolo ACQUE MINERALI. Scaturisce questa piccola polla da una calcarea schistosa coperta da un tufo arenario colorito in giallo dall’ossido di ferro.
    Di quest’ultima qualità di terreno sono coperti i poggi della Selva Perugina, quelli di Monna e della Madonna della Selva, mentre poco lungi di là, presso il casale di Popiano torna ad affacciarsi la calcarea compatta, di sotto alla quale traboccano le rocce massicce dei Monti Rognosi e quelle che cuoprono i fianchi del poggio di Montauto de’Barbolani.
    – Vedere ANGHIARI Comunità.
    Fra i prodotti del suolo abbondano i boschi di cerri, di lecci,
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    e di castagni, massime sulle pendici dei colli che propagansi alla destra del torrente Singerna, mentre sterili e in gran parte nudi sono i poggi fra il Tevere e la Singerna, specialmente dal lato meridionale e verso i monti Rognosi.
    Le seminagioni di cereali e di mais sono più frequenti nel fondo della valle coperta di ghiaja e di rena.
    La risorsa maggiore consiste nelle piccole frequenti gregge pecorine, e nelle mandrie di majali che trovano il loro nutrimento fra le sodaglie, in mezzo alle selve ghiandifere o sotto i castagneti.
    Non vi sono industrie manifatturiere oltre l’uso di tessere le mezze lane per il consumo dei villici indigeni.
    Con il Regolamento governativo del 25 giugno 1776, speciale alla Comunità di Caprese, furono riuniti in una sola amministrazione economica gli undici comunelli e popoli seguenti. 1. S. Angelo alla
    Lama e S. Giovanni Battista a Caprese; 2. S. Lorenzo alla Torre; 3. S. Giorgio a Salutio; 4. S. Maria a Gregnano; 5. S. Biagio a Fragajolo; 6. S. Lorenzo a Popiano (ora annesso alla Madonna della Selva); 7. S. Cristoforo in Monna; 8. S. Paolo in S. Polo; 9. S. Maria a Senzano e S. Giusto a Trecciano; 10. S. Maria a Dicciano e Tifi; 11. Pieve di S. Cassiano in Startina.
    La potesteria di Caprese fu soppressa nel 1782; alla qual epoca la stessa Comunità venne aggregata nel civile siccome lo era nel criminale al Vicariato Regio della Pieve S. Stefano, dov’è pure la sua cancelleria. L’Ingegnere di Circondario; l’uffizio per l’esazione del Registro è a Sansepolcro. La conservazione dell’Ipoteche e la Ruota in Arezzo.
    Caprese, oltre che ha la gloria di aver visto nascere fra le
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    sue mura il gran Buonarroti, è pure la patria del ch. astronomo vivente, Giovanni Santini, professore all’Università di Padova.

    POPOLAZIONE della Comunità di CAPRESE a tre epoche diverse

    Popolazione del
    1833

    - nome del luogo: CAPRESE, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Prioria), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 200
    - nome del luogo: S. Cassiano in
    Startina, titolo della chiesa: SS. Ippolito e Cassiano (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro, abitanti nel 1833: n° 144
    - nome del luogo: Centosoldi, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 174
    - nome del luogo: Diccianoe Tifi, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve già Badia), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 179
    - nome del luogo: Gregnano, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 56
    - nome del luogo: Monna, titolo della chiesa: S. Cristofano (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 179
    - nome del luogo: Monna, titolo della chiesa: S. Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 158
    - nome del luogo: Popiano, titolo della chiesa: S. Maria della Selva (Pieve), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 137
    - nome del luogo: Salutio, titolo della chiesa: S. Giorgio (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 51
    - nome del luogo: Torre e Sovaggio, titolo della chiesa: SS. Lorenzo e Andrea (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 157
    - nome del luogo: Zenzano, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro,
    abitanti nel 1833: n° 112

    Frazione proveniente da una parrocchia fuori della Comunità

    - nome del luogo: Valle Calda, titolo della chiesa: S. Martino (Prioria),
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    diocesi cui appartiene: Sansepolcro, abitanti nel 1833: n° 20

    - totale
    abitanti nel 1833: n° 1567

    - Popolazione del 1551:
    abitanti n° 1963
    - Popolazione del 1745:
    abitanti n° 1476
    - Popolazione del 1833:
    abitanti n° 1567

    CAPRESE nella Val Tiberina. – Infine. – La parrocchia di S. Ippolito e Cassiano
    a Caprese nell'anno 1833 aveva 144 Abitanti e nel 1845 ne noverava 149, dei quali 139 nella Comunità principale di Caprese, ed una frazione di 10 individui in quella di Pieve S. Stefano.
    La popolazione della Comunità di Caprese nel 1843 era di 1567 Abitanti e nel 1845 ascendeva a 1719 Abitanti cioè:

    CAPRESE,
    S. Gio. Battista, Abitanti N.° 218
    CAPRESE,
    S. Cassiano (porzione), Abitanti N.° 139
    Centosoldi,
    Abitanti N.° 219
    Decciano e Tifi,
    Abitanti N.° 178
    Gregnano,
    Abitanti N.° 54
    Monna (
    S. Cristofano), Abitanti N.° 213
    Monna (
    S. Paolo), Abitanti N.° 198
    Papiano e Selva (
    porzione), Abitanti N.° 145
    Salutio di Caprese,
    Abitanti N.° 55
    Torre e Sovaggio,
    Abitanti N.° 191
    Zenzano,
    Abitanti N.° 118

    Annessi

    Valle Calda; da Pieve S. Stefano, Abitanti N.° 21
    TOTALE,
    Abitanti N.° 1749
Localizzazione
ID: 905
N. scheda: 11080
Volume: 1; 6S
Pagina: 466 - 469; 49
Riferimenti: 12080
Toponimo IGM: Caprese Michelangelo
Comune: CAPRESE MICHELANGELO
Provincia: AR
Quadrante IGM: 115-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1740902, 4836696
WGS 1984: 11.98775, 43.64579
UTM (32N): 740965, 4836871
Denominazione: Caprese
Popolo: S. Giovanni Battista a Caprese
Piviere: S. Maria della Selva
Comunità: Caprese
Giurisdizione: (Caprese) Pieve S. Stefano
Diocesi: (Arezzo) Sansepolcro
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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