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Carrara - Cave di Marmi

 

(Carrara)

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    CARRARA. Città capoluogo di Comunità e di Principato, che unitamente al Ducato di Massa fu dominata dai propri dinasti Cybo-Malaspina, ora dal Duca di Modena, nella nuova Diocesi e miglia toscane 3 e 1/2 a maestrale di Massa ducale, 5 in 6 miglia toscane a grecale dalle rovine di Luni, e 9 a levante-grecale di Sarzana.
    Trovasi fra il grado 27° 46’ di longitudine e 44° 5 di latitudine sulla nuova strada postale di Genova fra Massa e Sarzana, alla base occidentale dell’Alpe Apuana, e nel fondo della valle solcata dal piccolo fiume Avenza , 4 miglia discosta dal suo litorale, sotto quei monti inesausti di candido marmo, per cui Carrara ebbe origine e celebrità.
    Infatti l’etimologia di questa Carrara ( Carraria ) piuttostoché dalla strada carrareccia sterrata, sembra cosa più analoga derivarla dalle sue cave ( Carrières dei Francesi) che Carrariae appellavano gli scrittori dei tempi barbari. – Vedere i miei CENNI SOPRA L’ALPE APUANA E I MARMI DI CARRARA, pubblicati i Firenze nel 1820.
    Ad ogni modo l’origine di Carrara conviene respingerla all’epoca delle prime lavorazioni delle lapicidine di Luni , come il punto più centrale delle cave, il luogo di maggiore riunione e domicilio di lavoranti, di amministratori o altri impiegati del Fisco imperiale, per conto di cui si scavavano, e si amministravano nei primi secoli del Romano impero le cave dei monti di Luni:
    ……………………… dove ronca
    Lo Carrarese che di sotto alberga.
    È in questo che resta tuttora a decidersi se i marmi Lunensi di Carrrara furono adoperati dagli Etruschi o dai Liguri che occuparono per lunga stagione il paese fra l’Arno e la Magra. Comecché gli scrittori del secolo di Augusto non facciano parola della scoperta del bianco ordinario e del marmo turchino venato (Bardiglio) che scavasi da tempo immemorabile nei monti di Carrara, pure da uno
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    di essi ( Strabone ) si ha la conferma che a’ suoi tempi si recavano dalle Lunensi lapicidine grandissime tavole, colonne e massi marmorei per farne squisiti lavori che ammiravansi in Roma e in altre città d’Italia.
    Intorno a questa stessa età fu incisa nelle cave di Carrara una tavola marmorea da me fatta incidere e pubblicata nella citata operetta, dove si fa menzione di un Ilario Maestro dei Villici , e di due Decurioni, i cui nomi variano al pari dei Consoli di Roma ivi parimente scolpiti, a cominciare dall’anno 16 sino all’anno 22 dell’Era Volgare inclusive.
    Tanto il nome del Maestro quanto quello dei Decurioni, essendo senza il prenome e conseguentemente della classe servile, non possono riferire naturalmente ai Decurioni di Municipio, ma piuttosto ai capi delle lavorazioni di quelle lapidicine, dove probabilmente esisteva un collegio di fabbri marmorai , nel modo che si trovò un Decurione dei fabbri navali in quell’ Annio Proculo del sarcofago riposto nel Campo Santo di Pisa.
    Che il luogo di Carrara fosse abitato sino dai primi tempi del Regio Impero da varie classi di artisti, ne danno argomento per crederlo il lusso introdotto nella capitale del mondo sino dai tempi di Mamurra, che volle l’atrio del suo palazzo adorno di colonne di marmo lunense; e lo attestano le magnificenze di Augusto che cangiò Roma di laterizia in marmorea. A ciò si aggiunga che a ciascuna specie di lavoro di marmo erano a quella età destinati diversi artefici, scalptores, marmorarii, lapidarii, quadratarii, musarii, characterii, etc.
    Della classe degli’ingenui o liberti furono i computisti dei marmi Lunensi. Tale era quel Ti. Flavio Successo Liberto di Augusto Tabularius Marmorum Lunensium che leggesi in una iscrizione del Grutero. Sotto l’impero di Valente, Graziano e Valentiniano II, l’ufizio di ragioniere si estese anco all’incarico di sorvegliare all’esecuzione di una legge, che vietava a chiunque lo scavo dei
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    minerali e marmi dei propri fondi, alle miniere o cave del governo non recasse pregiudizio la concorrenza. ( Cod. Theodos. , leg. XIII, De Metallis. )
    Ma un tal vincolo, riconosciuto fatale all’industria, fu ben presto abolito con altra legge più liberale, la quale permise a chicchessia di fare escavazioni, in vista che il prezzo delle pietre era cresciuto smisuratamente. “Ché anzi spariamo, (diceva l’autore della legge) che con tal mezzo si possono scuoprire molte vene di bellissimi marmi.” ( Cod. Theodos. , Leg. II)
    Il marmo candido finissimo statuario delle cave lunensi fu al dire di Plinio, scoperto poco tempo innanzi la sua età.
    La quale scoperta fece dimenticare alli stessi scultori venuti in Italia dalla Grecia il loro famigerato marmo di Paro e quello Pentelico, di cui fino allora avevano gli statuari quasi esclusivamente fatto uso.
    Stabilita e accresciuta sempre più la floridezza commerciale dei marmi Lunensi, dei quali restano inappellabili testimonianze nelle clamorose reliquie di Roma, chi non vorrà accordare a Carrara un’origine contemporanea a cotante lavorazioni ?
    Ma la sorte di Carrara infievolì e quasi restò spenta con la fortuna di Roma, e con la rovina del suo impero.
    Senza troppo valutare il poco sollievo che poté risentire questa contrada dal genio di Teodorico, principe, il più propenso a proteggere le belle arti, dirò piuttosto che a quel raggio di speranza tennero dietro seicento anni di tenebre, nei quali l’Italia, schiava e impoverita, era divenuta preda umiliante di tre barbare popolazioni. Durante il dominio delle quali dubito che non vi sia monumento marmoreo che possa dirsi uscito allora dalle viscere dei monti di Carrara.
    Era in tal abbandono cotesto paese, quando gli imperatori Carolingi donarono ai vescovi e conti di Luni, e Ottone I confermò loro (anno 963) la corte di Carrara. Nuova e più larga donazione fu fatta a quei prelati da Federigo I nel 1185 e da Arrigo VI nel 1191. Nei privilegi dei
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    quali sovrani vennero specificate e comprese le cave carraresi cum alpibus, lapicidinis, etiam marmorum . (UGHELLI, Ital. Sacr. e CODIC. PALLAVICINO di Sarzana .)
    Un istrumento scritto nel Brolio (piccolo parco) del vescovo Lunense a Carrara, porta la data del 26 luglio 998. È relativo alla rinunzia fatta dal marchese Oberto figlio d’altro Oberto, che fu marchese e conte del Palazzo di Ottone I, in mano del vescovo Gottifredo riguardante i giuspadronato di quattro pievi situate nella diocesi Lunense.
    La permanenza dei vescovi di Luni in Carrara, mentre la loro sede era divenuta pericolosa ad abitarsi per cagione di pirati e di mal’aria viene contestata da altri documenti; uno dei quali, sotto il dì 14 ottobre dell’anno stesso 998, fu trascritto nel codice Pallavicino di Sarzana. È un atto di rinunzia di alcuni beni e diritti, fatto nella corte di Carrara da un nobile di Ponzano in presenza e a favore del vescovo Gottifredo.
    Fu pure nelle vicinanze di Carrara dove si ritirò, forse tre secoli innanzi, il santo vescovo Ceccardo, martire della chiesa lunense, patrono principale della città e distretto di Carrara, nella cui collegiata si venerano con somma fiducia le sue reliquie.
    Nella qual collegiata convivevano i preti insieme col pievano sino dal 1137, allorché nel sinodo di Sarzana il vescovo Gottifredo II accordò all’arciprete della pieve di S. Andrea di Carrara un amplissimo privilegio. (UGHELLI, in Episc. Lunens. )
    Appena erano scorsi 14 anni, che lo stesso Gottifredo (il dì 11 marzo 1151) stando in Carrara, fece una solenne cessione della pieve medesima di S. Andrea, e di tutte le sue parrocchie suffraganee, giurisdizioni, decime e beni a favore del priore della chiesa di S. Frediano di Lucca. (BALUZII, Miscell. , T. IV)
    Da quell’epoca in poi sino al declinare del secolo XVIII la pieve di Carrara fu considerata qual chiesa nullius Diocesis , governata
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    dal priore dei canonici Regolari Lateranensi di S. Frediano di Lucca con tutti i diritti abaziali.
    Nel tempo che il popolo carrarese fu presso che esentato dalla potestà spirituale dei vescovo di Luni, andava a grado a grado a emanciparsi dalla loro potestà temporale per costituirsi e reggersi a Comune.
    Tale rea già di fatto, nel 1180, quando i suoi rappresentanti ottennero dal loro signore il terreno per edificare la borgata di Avenza. – Vedere AVENZA.
    Una testimonianza anco più evidente della specie di governo municipale e presso che indipendente di questo popolo, la si trova nel compromesso del 1202 fra il vescovo di Luni, e i marchesi Malaspina, dove intervennero come garanti i consoli e i militi del Comune di Carrara. (MURATORI, Ant. Estensi. ) E meglio ancora si manifesta nei preliminari di pace stipulati con la mediazione di Dante Alighieri in Castelnuovo di Luni, il 6 ottobre 1306, fra il vescovo Antonio Canulla e il marchese Franceschino di Moroello Malaspina con i consorti e Comunità respettivamente amiche e seguaci. Fra le quali Comunità quella di Carrara figura nella parte avversa al vescovo Lunense.
    A sì piccole gare civili somministravano alimento le discordie politiche che ardevano allora con più calore che mai fra i Genovesi, i Pisani e i Lucchesi i quali a vicenda si disputavano il territorio della Lunigiana.
    Prima di tutti a impossessarsi degli antichi feudi dei vescovi e conti di Luni fu la Repubblica di Pisa, la quale, a cominciare dal secolo XII, signoreggiò per molto tempo su quasi tutto il litorale toscano sino oltre a Porto Venere.
    Fu ai Pisani, cui Carrara dové la riattivazione delle sue lapidicine promossa dall’innalzamento delle magnifica Primaziale e dalle opere stupende scolpite da Niccolò Pisano e dai numerosi suoi allievi; e fu altresì durante il loro dominio, che i Carraresi cominciarono a edificare con disegno gotico-italico il più bel tempio del medio evo che esista in
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    Lunigiana.
    Alla signoria della Repubblica di Pisa in cotesta contrada subentrarono altri potentati per la forza d’armi o per quella dell’oro. Col valore militare l’ebbe Castruccio Antelminelli (1322-1328) che incorporò gran parte della Lunigiana alla repubblica di Lucca. Col mezzo dei denari l’ottennero Spinola di Genova, Rossi signore di Parma (1330-1335) e Mastino della Scala tiranno di Verona; sino a che nel 1343 il territorio in questione fu occupato dalle genti di Luchino Visconti, i cui successori vi ebbero ripetute volte dominio. Imperocché Carrara con Avenza e tutto il distretto, non era mai più uscita dalle mani dei Visconti, quando Bernabò duca di Milano la destinò in signoria, a guisa di spillatico, a Regina Scaligeri sua moglie. – Espulso Bernabò dal governo per opera del nipote Gian Galeazzo (anno 1385) non furono degli ultimi sudditi i Carraresi a riconoscere il nuovo principe, che accordò loro onorevoli condizioni per atto pubblico, segnato in Pavia il 7 giugno 1385. – Fra gli articoli più importanti si obbligò il nuovo principe di non cedere mai ad alcun altro Comune e agli uomini della Terra di Carrara, e piuttosto di restituirli nella loro indipendenza primiera; 2. di nominare per vicario, egualmente che per castellani di Carrara, di Avenza e di Moneta, persone ghibelline; 3. di abolire le servitù o prestazioni personali ( Comandate e Angarie ); 4. di lasciare al Comune di Carrara la facoltà di imporre gabelle o altre tasse sopra il commercio dei marmi, onde provvedere alla costruzione e mantenimento dei ponti e strade; e finalmente di mantenere ai Carraresi il privilegio di reggersi coi propri statuti e di formarne all’uopo dei nuovi.
    Estinto Gian Galeazzo (1402), al figlio naturale Gabriello Maria Tocco di parte Pisa, Ripafratta, Sarzana e Carrara. Frattanto di quest’ultima Terra e dei castelli di Avenza, di Moneta e di Ripafratta prese la consegna il capitano Giovanni Colonna, a titolo di pegno per la somma di fiorini
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    26475 di provvisioni e paghe arretrate.
    Il paese di Carrara saldò ogni partita poiché tutto il suo vicariato, nell’Ottobre del 1404 fu consegnato a Paolo Guinigi signore di Lucca, previo lo sborso di 15000 fiorini d’oro fatto dai Lucchesi a Giovanni Colonna creditore dei Visconti. – Poco dopo tale acquisto il governo di Lucca ordinò e fece eseguire (anno 1407) la demarcazione e fissazione dei confini fra i territori comunitativi di Carrara, di Massa e di Montignoso.
    A più triste vicende fu sottoposta Carrara col progredire del secolo XV, sia quando fu presa ai Lucchesi dal marchese di Fosdinovo, assistito dall’oste fiorentina (anno 1428); sia quando scese un anno dopo dalla Lombardia Niccolò Piccinino generale dei Visconti alleato dei Lucchesi, per conto dei quali esso occupò Carrara, Avenza e Moneta; sia quando Carrara fu ritolta nel 1437 ai Lucchesi da Francesco Sforza generale della Repubblica fiorentina, che la riconsegnò ai Visconti alla pace del 1441, dopo che Tommaso Campofregoso signore di Sarzana si era impadronito della rocca di Avenza, di quella di Moneta e di Castelpogi con l’ajuto dei Genovesi.
    Infatti nel 1442 un Gherardo Pietrasanta a nome di Filippo Maria Visconti esercitava l’ufizio di vicario di Carrara, dove nel 1445 Francesco Piccinino faceva le funzioni di comandante civile e militare. ( Vedere i miei CENNI sopra i marmi di Carrara. )
    Estinto Filippo Maria Visconti (anno 1447) i dinasti limitrofi (il Fregoso di Sarzana, e il marchese Malaspina di Fosdinovo) si disputarono a vicenda il possesso di Carrara e dell’intero vicariato; sino a che per sentenza del 15 giugno 1448, pronunciata dall’arbitro Giano Fregoso doge di Genova, la signoria di Carrara fu aggiudicata a Spinetta Fregoso suo cugino, dal quale passò per testamento al di lui figlio naturale Antonietto Fregoso ancora minore, ed a cui destinò tutore Cicco Simonetta ministro del duca di Milano.
    Era sempre nella minore età il poeta Fregoso, quando con istrumento del 22 febbrajo
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    1473, sotto l’influenza del governo milanese fu stabilita in Pavia una permuta di dominii fra Giacomo Malaspina marchese di Massa e il signore di Carrara rappresentato dal suo tutore. Fu allora che il marchese di massa cedé ad Antonietto le sue terre di S. Nazzario presso Pavia, oltre lo sborso di 5000 scudi d’oro, e ne ricevé in permuta la signoria di Carrara con tutta la sua valle. (ARCH. DUC. di Massa. )
    Due anni dopo la morte del marchese Giacomo (anno 1483) insorse contrasto con i di lui figli Alberico e Francesco; l’ultimo dei quali, scontento della parte assegnatagli col marchesato di Scaldasole nella Lomellina, s’impadronì a viva forza di Carrara, che dové poi ricedere al fratello maggiore in forza di un lodo dagli arbitri pronunziato il dì 2 gennajo 1484.
    Mancato Alberico nel 1519 senza successione maschile, i suoi stati di Massa e Carrara passarono sotto la reggenza della sua figlia ed erede Ricciarda, la quale rimasta vedova nel 1520 di Scipione Fiesco, passò in seconde nozze con Lorenzo Cybo nipote del padre del pontefice Innocenzo VIII e di Leone X per via di madre. – Frutto di questo matrimonio furono due figli, Giulio che terminò con tragico fine la vita nel castello di Milano (18 maggio 1548); e Alberico che fu il primo dinasta della casa Cybo-Malaspina subentrato al governo dopo la morte della madre nel 1553; dichiarato principe di Massa e marchese di Carrara con diploma dell’imperatore Massimiliano, nel 23 agosto 1568.
    Deve Carrara a questo valoroso principe la costruzione ed estensione delle sue mura urbane; quella di una vasta piazza che di Alberica porta il nome; alcune delle sue pubbliche fonti che l’adornano; l’erezione del palazzo sovrano, oggi sede delle belle arti; i suoi statuti municipali che sono tuttora di norma alla giurisprudenza di questa città; una convenzione liberale che stabilì con i maestri dell’arte statutaria e con gli scarpellini; nel di cui ruolo è
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    notato, che nel 1570 erano fuori della patria 500 fra scultori e altri lavoranti di marmo. (ARCH. DUC. sudd. )
    Alberico II, bisnipote del primo Alberico sunnominato, poco dopo salito sul soglio avito, ottenne dall’imperatore Leopoldo I (anno 1663) l’erezione di Carrara in Principato.
    L’ultimo principe di questa dinastia fu Alderano che lasciò lo stato a Maria Teresa sua primogenita, la quale, anche dopo maritata nel 1741 ad Ercole Rinaldo d’Este principe ereditario di Morena, esercitò sul paese in questione piena sovranità.
    Fu opera di questa principessa l’erezione dell’Accademia di Belle arti di Carrara, cui assegnò nel 1769 un nuovo edifizio dal quale fu trasferita nel 1815 nel palazzo del principe, mentre si arricchiva di eccellenti esemplari per le cure della duchessa Maria Beatrice figlia unica dell’ultimo rampollo di due sovrane famiglie italiane, e madre del regnante Francesco IV duca di Modena e di Massa.
    Fra i monumenti più rimarchevoli di Carrara, oltre la suindicata Accademia, è da visitarsi, per lo studio dell’arte, la sua chiesa collegiata fabbricata lentamente nel terzo secolo dopo il mille, e adornata di sculture nel secolo XV.
    La qual insigne collegiata è decorata di un capitolo di 14 canonici con tre dignità, Preposto, Primicero e Arcidiacono. Il Preposto esercita l’incarico di pievano e di vicario foraneo sopra il clero e popoli della Comunità.
    Esistono in Carrara altri edifizi sacri e copiosi di marmi. Fra i quali si distingue per ricchezza di pietrami stranieri il tempio della Madonna delle Grazie; per buon disegno e per un eccellente dipinto quello di S. Giacomo annesso allo spedale, e l’altro di S. Francesco dei frati Minori Osservanti.
    Le due piazze, varie strade e alcune abitazioni private sono adorne di fonti di acqua potabile. Una di esse situata nella piazza Alberica scaturisce dal piedistallo di una statua colossale che il popolo carrarese innalzò all’ultima sua sovrana.
    Non mancano a Carrara decenti palazzetti di marmo, né buone abitazioni: mancano bensì fabbriche, le quali
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    riunendo alla ricchezza dell’ornato la castigatezza del disegno, giovino ad appagare l’occhio del forestiero che sa di entrare in un paese di artisti, in mezzo al più ricco e più celebre emporio di marmi, che essere dovrebbe il modello ai vicini e ai lontani, cui altro richiamo non resta che la visita della sua Accademia, delle numerose sue officine ricche di lavori di statuaria e di ornato, e la contemplazione delle sue montagne di marmo.
    Comunità e Principato di Carrara . – Il territorio di questo Principato si limita a quello della sua Comunità, che confina da levante a scirocco con il Ducato e Comunità di Massa; a settentrione con la Comunità Granducale di Fivizzano mediante il giogo dell’Alpe Apuana; a maestro con l’ex-marchesato di Fosdinovo; a ponente con gli stati Sardi; a ostro-libeccio col mare Mediterraneo.
    Ha una superficie territoriale di circa 20000 quadrati agrari di misura toscana, dove esiste una popolazione indigena di 11517 abitanti a ragione di 460 individui per ogni miglio quadrato.
    La figura regolare di questo territorio si accosta a quella di un globo aereostatico, il cui collo piega verso il litorale e il fondo tocca la sommità del monte Sagro .
    Da questo vertice della Pania discendono fra la vallecola del fiume Frigido e quella del fiume Avenza le rupi calcaree che somministrano i famigerati marmi di Carrara, fiancheggiate a destra e a sinistra da una serie di colline, le quali vanno gradatamente declinando sino presso la spiaggia del mare.
    I monti di Carrara con quelli più umili che s’innoltrano per Fosdinovo verso il fiume Magra determinano dal lato occidentale il confine dell’Alpe Apuana ( Vedere ALPE APUANA). – Comecché il punto più centrale, che costituisce l’ossatura pietrosa del monte Sagro consista in gran parte in calcare saccaroide massiccio, ciò nondimeno i suoi fianchi veggonsi ricoperti da rocce di struttura manifestamente stratiforme. Tale è quel calcareo semi-granoso di tinta
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    nero-turchina, in cui il naturalista Guidoni scuoprì sul monte della Tecchia testacei bivalvi del genere di quelli che l’autore stesso poco innanzi aveva trovato nei marmi di Porto Venere.
    Sotto la stessa forma si presentano lo steaschisto-calcareo e argilloso, rocce che abbondano sul lato meridionale e verso le sorgenti del Frigido; di uguale struttura apparisce un marmo oficalce alle pendici dei monti marmorei a grecale di Carrara. Tale è finalmente quel macigno che scavasi nelle propaggini meridionali del monte Bruciana, e nelle diramazioni del monte Forca , a partire da Castelpoggio fino a piè dei colli di Nicola e di Fosdinovo.
    Le branche intermedie ai monti testé indicati costituiscono la massima parte del territorio carrarese, cui non resta di pianura che una lingua di terra non più larga di due, né più lunga di tre miglia a partire verso il lato occidentale della base di monte Verde , lungo il torrente Parmignola , sino alle radici di monte Libero che guarda il suo confine meridionale.
    I monti più eminenti del territorio Carrarese sono, a settentrione il Sagro, la cui sommità emergente dal così detto Campo Cecina , sebbene non sia stata calcolata, supera tutte le altre del distretto; a maestro il varco della Spolverina , altrimenti detto monte Forca; e tra questo e quello la rupe sopra la Tecchia , denominata il Burrone; a grecale del capoluogo il monte della Bruciana e l’Alpe Bassa , sulle di cui cime si toccano i due territorj di Massa e di Carrara.
    L’ubicazione e i nomi respettivi delle cime dei monti suddetti sono indicati nella Mappa topografica del territorio di Carrara inserita in fine del volume.
    Dal Sagro , dal Burrone e dall’ Alpe Bassa partono tutti i contrafforti che
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    forniscono i più bei marmi. Essi trovansi coperti alla loro base dal calcareo semi-granoso, o da quello cavernoso, nell’ultimo dei quali si trovano profonde grotte e concamerazioni cavernose da stalattiti e stalagmiti scherzosamente incrostate.
    I villaggi posti sul dorso o sui fianchi dei contrafforti sopraccennati danno il vocabolo alle cave dei respettivi distretti, ed ai canali o fossi da cui sono solcati, sino a che le acque riunite in un solo alveo presso Carrara acquistano la denominazione di fiume Carrione , e più sotto quella di Avenza .
    Varie strade rotabili attraversano il territorio Carrarese. L’antica Carrareccia per il trasporto dei marmi passa dentro la città lungo la destra sponda del fiume, e di là prosegue sino alla marina. La strada nuova postale da Massa per il poggio della Foce attraversa Carrara, di dove prosegue lungo la ripa sinistra del fiume per Avenza, e di là per il ponte della Parmignola a Sarzana.
    La strada mulattiera che varca l’Alpe Apuana al monte di Forca , ossia della Spolverina , giova a mettere in comunicazione più diretta e per un varco meno disastroso la marittima con la Lunigiana mediterranea. Questa via che staccasi da Carrara va attualmente a ridursi comoda e rotabile per decreto sovrano.
    Il viaggiatore che brama visitare le cave più prossime a Carrara deve rimontare il canale di Torano, sino sopra il villaggio omonimo. Alla così detta grotta del Tanone , descritta dallo Spallanzani, confluiscono due rivi; uno che scende dal lato di maestro fra la Tecchia e il Burrone; l’altro che quasi a lui parallelo si stacca fra il Burrone e il picco del Sagro. È costà dove comincia la regione marmorea. Il valloncello percorso dal torrente più orientale è il luogo che giustamente può chiamarsi al sede dei più fini e più pregevoli
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    marmi. Vi si entra per una profonda gola praticata dall’arte, fra il picco di Crestola e il poggio Silvestro , in una rupe calcarea semi-granosa color grigio fumo, che percossa tramanda un odore di zolfo.
    Conviene a questo passaggio il nome che gli fu dato di sponda , per trovarsi nel tempo stesso d’intermedio fra il calcareo saccaroide traslucido (marmo) e il calcareo cavernoso. Questa potente diga doveva chiudere nei tempi antichi la valle superiore dei marmi formandovi un lago, di cui esiste qualche traccia nel nome di Pescina che conserva un seno, e nei banche di pudinga sparsi in quei contorni.
    Le prime cave ad affacciarsi sono quelle di Crestola e di Cavetta , a sinistra di chi oltrepassa il balzo. Esse forniscono un bellissimo marmo bianco-cereo, sonoro e che prestasi ai lavori di figure più delicate: talché

    ………“il pensiero è in forse
    “di crederle insensate o palpitanti.
     (MONTI, nel Pericle )

    Veggonsi nell’opposto fianco le cave del Poggio Silvestro , cui appartiene il bardiglio (calcareo saccaroide ceruleo) della Grotta de’Corvi , i belli statuarij del Zampone , e quelli che ritengono il nome dello stesso poggio Silvestro . A esso collegasi il poggio di Carpenevola , dove si cavano i candidi marmi della Mossa , quelli flessibili di Betogli , e i grandiosi massi della cava del Polvaccio .
    Nel fondo di questo valloncello, sotto l’alta parete del Sagro si presentano in forma di anfiteatro 30 e più cave di marmo bianco a grana grossa, il quale si estrae in massi di enorme mole. Esso è conosciuto in commercio col nome della località (il Ravaccione ). Nel lato occidentale si trovano le cave della Piastra , di
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    Fossa dell’Angelo , e di Grotta Colombara , il cui marmo bianco ordinario racchiude quei famosi cristalli di quarzo salino limpido, sorpresi talvolta in stato gelatinoso. ( Vedere una mia nota sulla soluzione naturale della silice nei terreni calcarei . ANTOLOGIA di FIRENZE N° 65).
    Il luogo secondo per l’importanza e primo per la storia de’marmi lunensi, merita di essere visitato nel seno percorso dal Canal grande , 3 miglia a grecale di Carrara, dove esistono le cave dei Fantiscritti ,

    E il monte ancora e la spelonca propia
        Là dove stava l’indovin d’Aronte.
    (FAZIO degli UBERTI, Dittamondo )

    Ebbero nome di cave di Fantiscritti da un edicola di tre piccole figure (Giove in mezzo a Bacco e a Ercole) scolpite in un’altissima parete verticale di marmo bianco ordinario, davanti a uno spazioso bacino scavato nel seno della stessa montagna sotto il picco orientale Sagro. È un’area tutta sparsa di grandi moli marmoree, di pilastri, di grossissime colonne, di architravi rimasti tagliati, e abbozzati sulla cava nel decadimento della potenza Romana.
    È una delle cave descritte da Ciriaco Anconitano, che le visitò nel settembre del 1442, quando trovò in Carrara un’iscrizione votiva a Settimio Severo.
    Si dicono Scritti quei Fanti (cioè, fantocci) dell’anaglifo per essere ivi intorno impressi i nomi di chiari artisti e di altri viaggiatori giunti costà.
    Si entra nel seno di Canal grande superando il balzo di Vara , dove si affaccia la continuazione di quella stessa diga che separa i poggi marmorei dei canali di Torano dal calcareo cavernoso.
    Se si lascia il valloncello del Canal grande , si trova quello di Colonnata, dove fu scoperta nel 1810 l’iscrizione dei tempi dell’imperatore Tiberio, poco sopra accennata. – Vedere BEDIZZANO e
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    COLONNATA.
    Il Territorio alpestre di Castelpoggio e di Gragnana, 3 miglia toscane a maestrale di Carrara, non presenta alcuna cava di marmo bianco. Esso è coperto verso la cima della Tecchia di un calcareo semigranoso di color grigio-scuro o nero, in strati molto inclinati, cui trovasi a contatto lo schisto argilloso, mentre nell’alveo dei torrenti di Gragnana s’incontrano marmi semi-granosi e variamente colorati da minute e scherzose macchie di ferro ossidato. Scendendo verso Carrara fra il canale di Gragnana e quello di Torano innalzasi a cavaliere della città, e sul più bel punto della Valle, il monte d’ Arme , formato in gran parte di un calcareo cavernoso, su cui prosperano gli ulivi e le viti: due articoli che costituiscono la maggiore risorsa agraria del territorio Carrarese. Così pure tutte le colline che fiancheggiano la parte inferiore sono piantate a filari di ulivi e a ripiani di viti basse; in guisa che fra Avenza e Carrara sembra al viaggiatore di percorrere in mezzo ad un anfiteatro adorno di festoni, di pampini alternanti con il prezioso albero di Minerva.
    La parte più elevata dei poggi a nord e levante di Carrara e i luoghi più esposti ai venti freddi sono riservati ai castagni, mentre l’Alpe del Sagro e della Tecchia è sparsa di faggete e di pascoli naturali.
    Le granaglie che si seminano nelle piaggie o lungo le due sponde del torrente Avenza, bastano appena per metà al consumo della popolazione, con tutto che l’agricoltore non trascuri l’uso degl’ingrassi e il benefizio di potere irrigare in estate tutto il piano Carrarese, per ottenere dalla terra che venga una seconda annuale raccolta.
    Ma un’utilità più estesa e più costante forniscono all’industria manifatturiera le acque correnti del fiume di Carrara e dei suoi canali superiori; le quali mettono in moto circa 30 edifizi per segare i marmi in tavole; più 10 frulloni per dare il lustro alle ambrogette; 27 mulini,
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    8 frantoj da ulive, una cartiera e una polveriera.
    Altro oggetto di lucro per una numerosa classe di persone ricavasi con il trasporto dei marmi dalle cave al lido del mare e colla loro imbarcazione. Tanto l’uno che l’altra si fanno con gran semplicità di meccanismo descritto nell’operetta già citata.
    Servono a ravvivare l’industria e a provvedere al bisognevole i copiosi mercati settimanali introdotti sino dal 1813 tutti i lunedì in Carrara, dove pure hanno luogo tre fiere annuali di gran concorso; la prima nel 16 di giugno, la seconda nel 24 agosto, la terza nel 30 novembre.
    Il clima di Carrara e di tutto il territorio, generalmente è temperato, di aria elastica, pura e tale che imprime all’individuo un carattere vivace, intraprendente e generoso. Un sagace osservatore del cuore umano assomigliava l’indole dei Carraresi alla struttura fisica del bel marmo in mezzo al quale sono nati: i cui massi sono suscettibili di prestarsi alle più delicate forme e di cedere facilmente allo scalpello del pratico artista che sa lavorarli per il loro verso; mentre riescono essi altrettanto renittenti sotto i colpi mal diretti.
    Carrara è madre di uomini distinti in varia sfera, fra i quali s’innalzarono in grido, nel secolo XVI, Danese Cataneo, poeta e scultore; Francesco Moschino scultore e ornatista insigne; Antonio Francesco e Agostino Calamecch , artisti che lasciarono opere celebrate in Messina; Pietro Tacca scolaro il più valente di Giovanni Bologna, e Antonio Guidi , cognato del Tacca , scultore e ingegnere. Appartengono al secolo XVII Ferdinando Tacca degno figlio di Pietro, Giuliano Finelli , scultore in marmi e in bronzi, Andrea Bolgi, Francesco e Gio. Batista Baratta . Nel secolo XVIII Gio. Francesco Tenderini di Città Castellana, insigne per cristiane virtù; un Cybei e due Franzoni; ma tutti cedono per fama di
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    sapere a tre grandi uomini del secolo XIX, i quali ebbero culla in Carrara, cioè, Carlo Finelli , Pietro Tenerani e Pellegrino Rossi .
    Stanno in Carrara un comandante militare, un giudice di prima istanza che decide in civile e in criminale, un commissario di polizia, la cancelleria Comunitativa, il presidente dell’Accademia del disegno coi rispettivi professori, i maestri delle scuole comunali, un chirurgo e due medici condotti. L’appello in seconda e terza istanza è in Massa, dove trovasi il Governatore del Ducato. L’ingegnere del Circondario, l’ufizio del Registro, la Conservazione delle ipoteche sono in Massa.

    POPOLAZIONE della Comunità e Principato di CARRARA nell’anno 1832

    - nome del luogo: Avenza, titolo della chiesa: S. Pietro (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 1910
    - nome del luogo: Bedizzano, titolo della chiesa: S. Genesio (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 754
    - nome del luogo: CARRARA Città, titolo della chiesa: S. Andrea (Collegiata), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 5063
    - nome del luogo: Castelpoggio, titolo della chiesa: S. Natività di Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 331
    - nome del luogo: Codena, titolo della chiesa: S. Antonio Abate (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 340
    - nome del luogo: Colonnata, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 210
    - nome del luogo: Fontia, titolo della chiesa: S. Niccolò (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 300
    - nome del luogo: Foosola e Moneta, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 916
    - nome del luogo: Gragnana e Nocetoenza, titolo della chiesa:
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    S. Michele (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 760
    - nome del luogo: Miseglia, titolo della chiesa: S. Spirito Santo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 225
    - nome del luogo: Sorgnano, titolo della chiesa: S. Natività di Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 208
    - nome del luogo: Torano, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria), diocesi cui appartiene: Massa Ducale (già Luni-Sarzana) abitanti n° 500
    Totale abitanti : n° 11517

    TAVOLA I [Per l'immagine della mappa di Carrara vedere documento pdf del I volume alla voce CARRARA.]

    QUADRO sinottico dei monti e delle cave di CARRARA con i numeri corrispondenti alla Mappa del suo territorio comunitativo.

    1. Nome del monte: Picco orientale del monte Sagro.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    sopra le sorgenti del canale orientale di Torano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: sotto il monte Sagro esistono le più doviziose cave.
    Osservazioni: È la cima più alta dell’Alpe Apuana Carrarese.
    2. Nome del monte: Il Burrone , picco occidentale del monte Sagro .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: sopra le scaturigini del canale occidentale di Torano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    3. Nome del monte: Monte Forca , o della Spolverina .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: Alle sorgenti del torrente Parmignola .
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: È il varco per dove passa la strada che da Carrara porta a Fivizzano.
    4. Nome del monte:
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    Alpe Bassa , detta anche il Piano dei Santi .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: Alle sorgenti del canale di Colonnata .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Sul lato orientale dell’ Alpe Bassa sono le cave di Caglieglia nel Massese.
    Osservazioni: -
    5. Nome del monte: Monte Brugiana.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Fra Massa e Carrara.
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni:
    È il varco per dove passa la nuova strada postale di Genova.
    6. Nome del monte: Monte Libero.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Fra Massa e Carrara
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    7. Nome del monte: Poggio di Montia
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Fra questo e gli altri 4 poggi indicati ai numeri 8, 9, 10 e 11 trovasi racchiusa in un angusto vallone la città di Carrara.
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    8. Nome del monte: Monte d’ Arme
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Fra questo e gli altri 4 poggi indicati ai numeri 7, 9, 10 e 11 trovasi racchiusa in un angusto vallone la città di Carrara.
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    9. Nome del monte: Poggio di Vezzala .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: Fra questo e gli altri 4 poggi indicati ai numeri 7, 8, 10 e 11 trovasi racchiusa in un angusto vallone la città di Carrara.
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    10. Nome del monte: Poggio di Bedizzano
    Canali o valloncelli
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    cui riferiscono:
    Fra questo e gli altri 4 poggi indicati ai numeri 7, 8, 9 e 11 trovasi racchiusa in un angusto vallone la città di Carrara.
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    11. Nome del monte: Poggio di Codona .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: Fra questo e gli altri 4 poggi indicati ai numeri 7, 8, 9 e 10 trovasi racchiusa in un angusto vallone la città di Carrara.
    Qualità dei marmi delle varie cave: -
    Osservazioni: -
    12. Nome delle cave: Cave di Porcinacchia e di Ruggeta .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: Canale occidentale di Torano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Marmi bianchi venati e Bardigli.
    Osservazioni: Portano delle Piriti di ferro.
    13. Nome delle cave: Cave di Pescina .
    Canali o valloncelli cui riferiscono: Canale occidentale di Torano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Marmi bianchi venati e Bardigli.
    Osservazioni: -
    14. Nome delle cave: Cave di Baccanaglia.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale occidentale di Torano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Marmi bianchi venati e Bardigli.
    Osservazioni: -
    15. Nome delle cave: Cave di Conca e di Calacata.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale occidentale di Torano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Marmi venati e macchiati di paonazzo.
    Osservazioni: -
    16. Nome delle cave: Cave di Crestola, Cima.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano
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    sulla ripa destra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuarj fini e bianchi-avorio.
    Osservazioni: Si prestano ai più delicati lavori.
    17. Nome delle cave: Cave di Crestola, Cavetta.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa destra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuarj fini e bianchi-avorio.
    Osservazioni: Si prestano ai più delicati lavori.
    18. Nome delle cave: Cave della Piastra.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa destra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Ordinarj bianchi in massi di qualsivoglia grandezza.
    Osservazioni: Portano dei cristalli di monte, ( quarzo jalino limpido ) impiantati nella roccia marmorea.
    19. Nome delle cave: Cave della Fossa dell’Angelo.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa destra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Ordinarj bianchi in massi di qualsivoglia grandezza.
    Osservazioni: Portano dei cristalli di monte, ( quarzo jalino limpido ) impiantati nella roccia marmorea.
    20. Nome delle cave: Cave di Grotta Colombara.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa destra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Ordinarj bianchi in massi di qualsivoglia grandezza.
    Osservazioni: Portano dei cristalli di monte, ( quarzo jalino limpido ) impiantati nella roccia marmorea.
    21. Nome delle cave: Cave di Battaglino.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa destra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Ordinarj bianchi in massi di qualsivoglia grandezza.
    Osservazioni: Portano dei cristalli di monte, ( quarzo jalino limpido ) impiantati nella
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    roccia marmorea.
    22. Nome delle cave: Cave di Zampone.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuarj, Ordinarj bianchi e Bardigli.
    Osservazioni: -
    23. Nome delle cave: Cave del Poggio Silvestro.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuarj e Ordinarj bianchissimi.
    Osservazioni: -
    24. Nome delle cave: Cave della Mossa.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuarj e Ordinarj bianchissimi.
    Osservazioni: -
    25. Nome delle cave: Cave dei Betogli.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuaro salino.
    Osservazioni: Flessibile in lastre.
    26. Nome delle cave: Cave del Polvaccio.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuaro bellissimo.
    Osservazioni: Sono preferiti dagli scultori per opere grandiose, e di smisurata mole.
    27. Nome delle cave: Cave del Ravaccione.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Bianchi e Ordinarj.
    Osservazioni: -
    28. Nome delle cave: Cave del Canal Bianco.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale orientale di Torano
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    sulla ripa sinistra.
    Qualità dei marmi delle varie cave: Bianchi e Ordinarj.
    Osservazioni: -
    29. Nome delle cave: Cave del Canal piccinino.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Miseglia .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati e Bardigli.
    Osservazioni: -
    30. Nome delle cave: Cave di Carpevola.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Miseglia .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Statuarj e Ordinarj.
    Osservazioni: -
    31. Nome delle cave: Cave di Valbona.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Miseglia .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati e Bianchi.
    Osservazioni: -
    32. Nome delle cave: Cave de’ Fantiscritti.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Ordinarj di tinata bianco-cerulea.
    Osservazioni: Si credono le prime cave e le più lavorate dai Romani.
    33. Nome delle cave: Cave del Canal grande.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Ordinarj di tinata bianco-cerulea.
    Osservazioni: -
    34. Nome delle cave: Cave di Vara.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati fini.
    Osservazioni: Si estraggono massi cubici di enorme volume.
    35. Nome delle cave: Cave di Para.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati fini.
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    Osservazioni: Si estraggono massi cubici di enorme volume.
    36. Nome delle cave: Cave di Beglia.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati, Bardigli e marmo Oficalce.
    Osservazioni: -
    37. Nome delle cave: Cave di Tarnone.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati, Bardigli e marmo Oficalce.
    Osservazioni: -
    38. Nome delle cave: Cave di Bacchiotto.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Bedizzano .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati, Bardigli e marmo Oficalce.
    Osservazioni: -
    39. Nome delle cave: Cave di Fossa Cava.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Colonnata .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati ordinarj.
    Osservazioni: Sono i marmi più tenaci della contrada.
    40. Nome delle cave: Cave di Nartana.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Colonnata .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati e Bardigli fioriti .
    Osservazioni: -
    41. Nome delle cave: Cave di Gioja.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Colonnata .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Venati e Bardigli fioriti .
    Osservazioni: -
    42. Nome delle cave: Cave dei Vallini , sull’ Alpe bassa.
    Canali o valloncelli cui riferiscono:
    Canale di Colonnata .
    Qualità dei marmi delle varie cave: Bianchi ordinarj.
    Osservazioni:
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    Sono i marmi più tenaci della contrada.

    CARRARA città. – Si aggiunga. – Che questa città de' marmi nel 1433, dopo cioè la pace conclusa nell’ aprile di detto anno fra la Repubblica Fiorentina e la Lucchese, dipendesse dal Comune di Lucca, lo dimostra una lettera della Signoria di Firenze scritta nel giugno del 1433 ai reggitori del governo lucchese, affinchè questi permettessero la lavorazione e trasporto libero alla marina di Avenza dei marmi che si cavavano dalle cave di Carrara per conio ed uso della nuova Cattedrale di S. Maria del Fiore di Firenze.
    Infatti nel 1442 Ciriaco Anconitano visitò nella così della Val di Vara le lapidicine carraresi, dove allora si lavorava per conto dell' Opera di S. Maria del Fiore. – (REPETTI, Saggio sull'Alpe Apuana ed i Marmi di Carrara pag. 57).
    Ma che l'Opera di S. Maria del Fiore , ossia del Duomo di Firenze, un secolo innanzi si servisse dei marmi di Carrara e vi tenesse lavoranti si deduce da una supplica del 3 febbrajo 1319 esibita dagli operai dell'Opera di S. Reparata ed approvata dalla Signoria di Firenze, nella quale si legge « quod ipsi ( operarii ) nuper pro hoc opere fecerunt emi apud cavas marmoreas de Carraria Lunensis Dioecesis marmores albos in bona qnantitate, et quod in ipso opere argumentaverunt numerum magistrorum, ut in eodem opere plus solito viriliter laborent, et quod pro conducendis in platis dictos marmores Pisas, Signam etc... petunt ordinare, quod illa tertia pars pecuniae, quae nunc debetur, aut in posterum debebitur Comuni Fiorentino ex introitu Officii vitii Haeresis, perveniat et devolvatur pro dicto opere Eccl. S. Reparatae. – (GAYE, Opera teste cit. )
    Anche nel 1458 sotto dì 11 marzo ( stile comune ) i governanti di Firenze diressero lettera a Aless. Spinetta Campofregoso, allora Signor di
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    Carrara, per dirgli che gli operai di S. Reparata di Firenze, avendo risoluto di mandare un loro capo maestro, Jacopo di Sandro, in Lunigiana per provvedere marmi perla loro fabbrica, pregavano il Signore Spinetta Caropofregoso di Carrara a dargli ogni favore e lo assicuravano nel tempo stesi che in Firenze allora non vi era peste. – (GAYE, Opera cit. )
    Nel 1832 la Cono, di Carrara contai Abitanti 11517 e nel 1843 ne aveva 1491 come appresso:

    Carrara, Collegiata già chiesa abbaziale , Abitanti N.° 611
    Avenza, Abitanti N.° 2944
    Bedizzano, Abitanti N.°   960
    Castelpoggio, Abitanti N.° 375
    Codena, Abitanti N.° 408
    Colonnata, Abitanti N.° 300
    Fossola e Moneta, Abitanti N.° 1200
    Fontia, Abitanti N.° 404
    Gragnana, Abitanti N.° 826
    Noceto , Cappellania curata , Abitanti N.°   91
    Miseglia, Abitanti N.° 261
    Sorgnano, Abitanti N.° 270
    Tonino, Abitanti N.° 750
    Israeliti in Carrara, Abitanti N.° 12
    Totale, Abitanti N.° 1416
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Localizzazione
ID: 943
N. scheda: 11460
Volume: 1; 6S
Pagina: 481 - 490; 52
Riferimenti: 15880, 53410, 62550, 65730
Toponimo IGM: Carrara
Comune: CARRARA
Provincia: MS
Quadrante IGM: 096-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1588094, 4881214
WGS 1984: 10.10107, 44.08037
UTM (32N): 588158, 4881388
Denominazione: Carrara - Cave di Marmi
Popolo: S. Andrea a Carrara
Piviere: S. Andrea a Carrara
Comunità: Carrara
Giurisdizione: Carrara
Diocesi: (Luni - Sarzana) Massa Ducale
Compartimento: x
Stato: (Ducato di Massa Ducale) Ducato di Modena
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