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AQUILIA (ad Aquiliam, o Aquilejam). Mansione incerta sulla Via Cassia fra la pieve di Cascia e il Pontassieve. – Vedere VIA CASSIA.

CASCIA (Cassia) nel Val d’Arno superiore. Contrada da cui presero il titolo due castelli, l’antica pieve di S. Pietro a Cascia e tre parrocchie dello stesso piviere, nella Comunità Giurisdizione e uno in due miglia toscane a scirocco di Reggello, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Trovasi sul lembo dell’alto piano settentrionale della valle dal lato destro dell’Arno e del torrente Resco; per dove credo passasse la via Cassia, dal cui nome probabilmente derivò quello attuale di Cascia. – Vedere VIA CASSIA.
Due castelli esistevano nel così detto pian di Cascia, cioè il Castelvecchio di Cascia, presso la chiesa di Ostina, compreso tra i feudi dei conti Guidi, e il Castelnuovo rammentato con la pieve di Cascia nelle bolle di Pasquale II (anno 1103) e d’Innocenzo II (anno 1134) ai vescovi di Fiesole. – Nel Castelvecchio di Cascia si refugiò, nel 1248, e si difese nel 1250, una mano di Guelfi cacciati da Firenze dalle armi di Federigo II.
Esiste sino da quell’età la grandiosa torre quadrata contigua alla pieve, fabbricata a grandi massi di macigno lavorati a bozze, dove sono poste tre campane, la maggiore delle quali porta la data del 1247.
Assai più importante e più antica è la chiesa plebana di Cascia costruita di pietra serena lavorata, lunga braccia 56, alta braccia 25 e larga braccia 24. È a tre navate con otto archi per parte a sesto tondo sorretti da colonne tozze, parte lisce e parte scannellate, aventi capitelli di rozzissimo lavoro.
Nel capitello della prima colonna a sinistra di chi entra è scolpito un baccanale; in
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altri sono delle aquile che tengono fra gli artigli un mal caratterizzato quadrupede, nel modo stesso che si vede ripetuto consimile emblema nell’antico pulpito che attualmente serve di parapetto al pozzo del cortile della canonica.
Una pietra ricorda la consacrazione di questo antico tempio fatta nell’anno 1073.
La tribuna fu dipinta da Cosimo Ulivelli allievo del cel. Volterrano. La tavola dell’altare di S. Antonio da Padova si crede opera d’Jacopo Vignali; quella del Transito di S. Giuseppe è del Clementi; le piccole figure sotto il quadro dei SS. Giovanni Battista e Brigida sono del cav. Curradi.
Questa ricca pieve è matrice di 23 popoli, attualmente ridotti a 17 parrocchie, cioè: 1. S. Stefano a Cascia annesso da gran tempo alla pieve; 2. S. Andrea a Cascia; 3. S. Giovenale a Cascia; 4. S. Siro a Cascia; 5. S. Agata a Arfoli; 6. S. Giusto a Ruota; 7. S. Salvatore a Leccio; 8. S. Miniato alle Serre, ossia a Montanino; 9. S. Margherita a Cancelli; 10. S. Lorenzo a Rona; 11. S. Stefano a Cetina vecchia; 12. S. Martino a Pontifogno; 13. S. Michele a Catelli; 14. S. Tommaso a Ostina; 15. S. Pietro a Viesca; 16. S. Maria al Piano, ora in S. Jacopo a Reggello; 17. S. Niccolò a Forlì.
Le seguenti sono da lunga mano soppresse: 18. S. Lucia a Fondoli; 19. S. Bartolommeo a Viesca; 20. S. Clemente a Luco; 21. S. Cristoforo a Scopeto; 22. S. Tecla a Cascia; 23. S. Lorenzo a Cascia.
La parrocchia della pieve di Cascia comprende
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778 abitanti.

CASCIA nel Val d'Arno superiore. – Si aggiunga. – Nel Castello di Cascia fu scritto nel 1 settembre 1222 un atto di donazione al Monastero di Vallombrosa. Più tardi la Signoria di Firenze nel gennajo del 1385 deliberò di assegnare 2000 lire per fortificare il castello di Cascia onde poterlo meglio difendere nei tempi di guerra – (GAYE, Carteggio inedito di Artisti Volume I Appendice 2.)

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